Compiti, che tortura!!

compiti-delle-vacanzeIl tema dei compiti a casa è sempre stato molto dibattuto e da sempre ci si divide in due fazioni contrapposte.

C’è chi sostiene a spada tratta la loro utilità per rafforzare le conoscenze acquisite a scuola, per favorire l’acquisizione di un metodo di studio personale e abituarsi a compiere il proprio dovere anche quando non è proprio piacevole.

Altri invece sostengono che se il tempo scolastico è ben sfruttato, non serve impegnare ulteriormente i ragazzi e le famiglie, che potrebbero invece dedicare il loro tempo insieme in attività più rasserenanti.

A questa seconda corrente di pensiero appartiene sicuramente mio nipote Samuele (10 anni), che per la lontananza dalla sua scuola deve alzarsi molto presto la mattina e per lo stesso motivo torne spesso tardi la sera. Fare i compiti è perciò per lui una specie di tortura legalizzata e frequentissimi sono i contrasti con la mamma che lo spinge a compiere il suo dovere.

Questa situazione lo ha spinto già qualche anno fa a scrivere una lettera al premier Cameron e, dopo la sua caduta, anche alla signora May. Naturalmente la mamma di Samuele non ha spedito quelle lettere accorate e il suo grido di dolore è stato inascoltato.

Ora però Samuele sa usare il computer e ha scritto una mail al direttore della sua scuola, spiegando che dopo 8 ore di scuola è una crudeltà chiedere ai ragazzi di fare anche i compiti, che diventano anche motivo di “frizioni” nell’ambito familiare.

Due giorni fa Samuele è stato chiamato nell’ufficio del direttore, che molto simpaticamente si è messo a discutere con Samuele spiegandogli le ragioni degli insegnanti.

Non so se Samuele  sia uscito convinto da quell’ufficio, però è certo soddisfatto di aver finalmente ottenuto una risposta alle sue proteste e la solidarietà dei suoi compagni. Che abbia la vocazione del sindacalista?

All’opera!

All-focus

Chi abita vicino alla parrocchia di Arcellasco in questi giorni vive un’atmosfera  fatta di canti, musica e grida gioiose di bambini. E’ infatti cominciato l’oratorio estivo, che, come ogni anno, offre un grande aiuto alle famiglie nel periodo in cui le scuole sono chiuse. Il motto di quest’anno è: “All’opera!”

Ieri è stata la prima volta del momento dei compiti e quasi tutti  i bambini sono arrivati attrezzati del necessario: astucci e libro delle vacanze. Alcuni però non lo avevano ancora acquistato e a loro ho assegnato una scheda con un gioco da completare. Sono bambini di seconda classe, che conosco già in gran  parte: sono bambini. Fa parte del gruppo anche uno dei figli della famiglia ospitata nella casa “S. Martino” e si è dimostrato molto sveglio ed educato.

L’oratorio estivo durerà almeno 5 settimane e avremo modo di passare insieme molte ore, che spero saranno piacevoli per loro e per me.

Un bimbo al lago.

Il bimbo, chino sull’ acqua del lago,
osserva i girini e sa che
saranno  rane un giorno, bambino-in-riva-al-lago
se la  sorte sarà loro benigna..
Li insegue e li cattura con abilità, ma subito poi li rilascia: li sente piccoli e indifesi come lui.

Un ricordo di scuola.

La relazione della psicologa dell’ istituto che lo aveva curato, diceva che era  un bambino che risentiva di traumi cerebrali  causati da un incidente d’ auto, subito quando aveva quattro anni. Le terapie erano riuscite a riportarlo a camminare, anche se doveva ancora avvalersi di tutori, ma la formulazione della parola era rimasta lenta; le capacità intellettive erano valutate nella norma (anche se ai limiti inferiori).
All’ impatto con la scuola (prima elementare) il bambino mostrò tanta voglia di relazionarsi con i compagni e con la maestra, ma aveva dei terribili accessi di aggressività e faceva molta fatica a seguire le attività. La motivazione principale dell’ inserimento era stata la socializzazione e durante quel primo anno imparò a fare il bravo scolaro, ma non imparò nè a leggere nè a scrivere (perchè non ero abbastanza severa, diceva la psicologa ad ogni incontro) e quindi ero stata invitata a bocciarlo.
A me sembrava una vera crudeltà, visto che aveva fatto progressi da gigante nei rapporti coi compagni e nell’ autocontrollo e non raccolsi l’ invito. Durante l’ estate gli preparai una specie di sillabario con il lavoro già predisposto in modo da riuscire a seguirlo mentre la classe faceva attività diverse. E il secondo anno imparò a leggere e a scrivere semplici frasi.
Chi lo seguiva però non era soddisfatto perchè poteva fare di più…ma non era vero : il poverino riusciva a imparare certe cose al mattino , ma non riusciva a ricordare il giorno dopo ciò che era stato fatto , soprattutto quando si trattava di tecniche legate alla matematica.Dopo aver sperimentato tutte le strategie possibili, capii che le lesioni dovevano aver colpito la parte di memoria preposta a quelle attività e cominciai a scrivere ogni giorno sul suo diario: studia la tabellina del 2. Andai avanti per un mese e più, fini a quando arrivò il giorno della riunione con gli specialisti (la psicologa era cambiata).
L’ incontro si svolse secondo il solito rituale  e stavamo per concludere quando l’ assistente del bambino mi disse un po’ imbarazzata:- Signora quando lei scrive sul diario di studiare le tabelline, posso fargli fare qualcos’altro? Lui non è in grado di ricordarle, non c’ è niente da fare……-

A questo punto mi illuminai tutta e le dissi: – Cara signorina, lei da oggi in poi non troverà più quella scritta sul diario, perchè so benisssimo che non può impararle. Io volevo solo che fosse lei a dirlo, perchè se lo dico io mi sento dire che devo essere più severa…..
I presenti si scambiarono sguardi molto imbarazzati, mentre sull’ assemblea scendeva un gelo da brividi….. e da quel giorno nessuno mi disse più di essere più severa… anzi non mi invitarono nemmeno più alle  riunioni….

Emmanuel

bimbo-africanoQuel giorno ho incontrato lo sguardo dei tuoi dolcissimi occhioni neri. La tua mamma era andata a studiare la lingua che dovrà insegnare anche a te. Tu stavi tranquillo nel passeggino,  ma poi ti sei annoiato e hai cominciato a gridare sempre più forte per attirare l’ attenzione.
Allora ho cominciato a cantarti un motivetto inventato lì per lì e ti ho preso le mani color cioccolato per muoverle al ritmo della melodia. Tu  hai sorriso e, se mi fermavo, tu accennavi a continuare il movimento delle braccia: quella musica ti piaceva …. e ti rassicurava.
 Poi ho preso a dondolare avanti e indietro il passeggino e i tuoi occhi a poco a poco si sono chiusi. … era proprio come quando cullavo i miei nipotini, solo che tu avevi gli occhi più scuri, la pelle più scura, i capelli più ricci, ma lo stesso dolcissimo sorriso e la stessa voglia di coccole.

Se un bimbo piange…

bimbo-che-piangeIl pianto silenzioso di un bimbo difficilmente è per un capriccio….parla di un’ingiustizia subita, di una sorte amara, di una privazione d’affetto.

Il pianto silenzioso di un bimbo mi stringe il cuore.

Condanne a morte.

“Pisellino” aveva solo pochi anni in più di Alfie, il bambino che sta commuovendo il mondo. Chiedo la carità di una lacrima e di una preghiera anche per lui. E per tutti i piccoli sparsi nelle nostre periferie. Senza futuro, senza un traguardo. Sfruttati, ingannati, strumentalizzati. Lanciati come esche per le strade a fare gli interessi di altri. Sono loro a pagare il prezzo più alto, sono loro ad essere acciuffati, sono loro a finire facilmente in carcere. Sono sempre loro a finire molto presto al camposanto”.

Questo è l’appello accorato di un parroco di Napoli che, dalle pagine di “Avvenire”, vuole ricordarci la triste sorte di tanti bambini che, non certo per loro colpa, si trovano a crescere in ambienti in cui non c’è libertà di scelta: o ti fai ingaggiare dalla criminalità o ti condanni a una vita di stenti. E sono tanti i giovanissimi che muoiono per mano di quella criminalità che li ha resi schiavi; se Alfie è stato condannato a morte dallo Stato inglese, Pisellino e gli altri (morti nello stesso modo) sono stati condannati a morte dall’inadempienza dello Stato italiano.

L’appello di questo parroco mi commuove e certamente prego per il ragazzo ucciso, ….. ma  sarebbe ora che le istituzioni prendessero veramente a cuore il risanamento e lo sviluppo di quelle zone d’Italia per ridare speranza alle persone per bene.

Notizie meteo: freddo bau!

Quando la mattina esce con la  mamma per andare all’ asilo,Samuele  viene  investito dal vento freddo che solitamente si infiltra tra i palazzi e spazza il piazzale davanti a casa sua. E’ a quel punto che sente la mamma esclamare contrariata :

-“Ma che freddo cane!”-

Ora lui sa bene che la parola cane corrisponde all’ inglese “dog”, ma ha capito benissimo che dicendo “BAU” capiscono tutti, sia la mamma che tutti gli altri che parlano in modo diverso. Perciò questa mattina, poichè la mamma tardava a ripetere la solita esclamazione mattutina, lui si è rivolto a lei e ha detto:

–  “MAMMA, FREDDO BAU !!”-