Per crescere un bambino ci vuole un villaggio.

Ieri ad Arcellasco la psicopedagogista Lucia Todaro, molto conosciuta ed apprezzata in zona per i suoi corsi nelle scuole superiori e per l’aggiornamento dei docenti, ha tenuto una breve conferenza sul “TEMA UNA FAMIGLIA DI FAMIGLIE”.

In tempo di pandemia si sono  accentuati i problemi relativi all’educazione, anche perchè gli stessi educatori si trovano spiazzatie in balia di molte insicurezze.

Ecco allora che la psicopedagogista ha prima suggerito temi che possono far recuperare serenità a tutti, giovani e adulti e poi ha evidenziato il beneficio che ogni famiglia può trarre dall’aprirsi alla collaborazione con le altre famiglie: si possono condividere problemi e fatiche, si possono scambiare consigli ed esperienze con reciproco vantaggio.

Il sapersi inseriti in una famiglia a sua volta appartenente a una comunità può dare molta serenità anche ai figli, oltre che ai genitori.

E’ sempre vero il proverbio africano che recita: per crescere un bambino, ci vuole un villaggio.

Gennaio.

potatura_meloSono le 17:22 del 19 gennaio e fuori c’è ancora un po’ di luce…

Il lento allungarsi del dì mi fa sempre sentire più leggera, come se potessi respirare meglio.

Esco in giardino, raccolgo i rami, rinsecchiti dal gelo, degli ultimi fiori autunnali, poto le ortensie, le rose, la salvia, il samumelo e cerco i segni della vita che presto tornerà a sbocciare.

I miei gioielli.

A Natale ci siamo ritrovati tutti insieme e i cinque nipoti si sono fatti un selfie: eccoli ! Sono bellissimi e sono molto felice quando li ho vicini.

Ho messo questa foto su Facebook e ha ottenuto molti like e molti commenti.  Loro sono davvero i miei gioielli, quanto di più prezioso può vantare la nostra famiglia.

Non passa giorno che non pensi a voi, ragazzi! Non passa giorno senza che una mia preghiera chieda per voi saggezza e coraggio.  Il Signore vi protegga sempre !

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W le tartine!!!

All’avvicinarsi delle vacanze di Natale, ogni maestra cerca di far vivere più consapevolmente le tradizioni locali e familiari. Anche in classe di Giovanni l’insegnante si sta impegnando in questo compito di educazione sociale e civile , tra  altre  riflessioni e considerazioni intorno alle tradizioni culinarie e gastronomiche, a un certo punto chiede:

-Chi di voi bambini ha la mamma che fa torte per il Natale?

Parecchi bambini alzano la mano e spiegano quali dolci squisitissimi siano capaci di fare le loro mamme. Giovanni (7 anni) non ha alzato la mano e teme che la sua maestra possa pensare male della sua mamma, allorasi alza dal banco, le va vicino e le sussurra: -La mia mamma non prepara la torta, ma sa fare delle tartine spettacolari!!!-

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Una storia da dimenticare.

La storia della bambina ( Serenella) abbandonata in Ucraina lascia esterrefatti, ma dice chiaramente quanto sia contro natura la pretesa di avere un figlio anche a costo di comprare un’altra donna che lo partorisca per te.

Nell’articolo di Avvenire si parla di 5 donne che hanno avuto parte nella vita di Serenella, 5 donne che potrebbero con qualche motivo dirsi mamma di questa bambina che ora ha un anno.

Se la povertà e il bisogno ci fanno essere più indulgenti (senza giustificare) verso chi vende i propri ovuli o il proprio utero, non è tollerabile chi approfitta di questa situazione per avere un neonato tra le braccia, come fosse una bambola senza diritti e senza anima.

Per fortuna in questa storia ci sono anche due donne con un ruolo positivo, due donne che hanno saputo amare Serenella e accoglierla: la prima è la babysitter ucraina, che, sì, era pagata per accudire la bambina, ma ne ha avuto buona cura; la seconda è la mamma che ora ha preso con sè Serenella in preaffido. L’amore e la generosità di questa donna potrà dare un po’ di normalità a questa bimba? Io lo spero veramente, ma come si sentirà Serenella il giorno in cui, malauguratamente, venisse a sapere la sua storia? Non posso nemmeno pensarlo e prego perchè nessuna traccia possa condurla a conoscere tutta la verità.

Giovanni e l’ordine pubblico.

Dopo cena, si sta conversando sui fatti dell’attualità ed è inevitabile parlare delle manifestazioni anti green-pass che da molto tempo movimentano e agitano le piazze di tante città nei fine settimana.

Siamo tutti d’accordo nel biasimare questi che pretendono di non vaccinarsi gratuitamente e vogliano poi essere curati gratuitamente con grande dispendio e spreco di risorse pubbliche; tutti approviamo la scelta di disperdere i manifestanti in modo energico, deciso.

Giovanni (7 anni) parrebbe non ascoltare, ma ad un certo punto interviene chiedendo:- Come hanno fatto a mandare via la gente? – Io rispondo:- L’hanno innaffiata per bene e la gente ha dovuto correre via per cambiarsi gli abiti fradici!-

Alla mente di Giovanni certamente affiorano i ricordi estivi, quando ingaggiava  battaglie all’ultimo spruzzo  coi cugini ed esclama: – Ci sarei andato anche io con la mia pistola ad acqua ad aiutare la polizia!-

Tutti scoppiamo a ridere: è molto divertente pensare ai poliziotti impegnatissimi a fronteggiare la folla con le pistole ad acqua…..Non so quanto sarebbe popolare Giovanni come ministro dell’Interno….

Ciao, ragazzi!

E finalmente è arrivato il giorno!

I ragazzi di prima media, divisi in due gruppi, hanno ricevuto il Sacramento della Cresima dalle mani di Mons. Maurizio Rolla. Avevano già incontrato mons. Rolla, che, generosamente, era venuto a incontrarli all’inizio del mese, perché la Cresimazione non assumesse solo l’idea di un atto burocratico-amministrativo come un timbro su una cartolina postale.

Le disposizioni anti-COVID, che per le chiese non sono cambiate dai tempi del lockdown più stretto, ci hanno costretto a una laboriosa preparazione, ma, alla fine, quello che conta è che tutti erano presenti e ben compresi dell’importanza del momento.

Un grosso grazie va ai genitori, ai padrini e alle madrine, al parroco don Claudio per la cura con cui ha seguito tutto il percorso catechistico e a Mons. Rolla per la sua vicinanza.

Ai ragazzi invece va il mio abbraccio più caloroso, la mia esortazione a non sprecare il tesoro di amicizie e di solidarietà che hanno costruito così mirabilmente in questi anni e raccomando loro di continuare a incontrarsi il Venerdì sera in parrocchia, dove troveranno altri amici e altre guide per affiancarli nel cammino che li attende. Ciao, ragazzi!

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“Pagella in tasca”

pagella in tascaE’ una iniziativa encomiabile. Penso che abbia preso il nome e l’ispirazione da quel ragazzo che volendo giungere in Italia aveva portato con sè la sua pagella: voleva dimostrare di essere un bravo ragazzo con tanta volontà di studiare. Purtroppo la sua pagella è servita solo a farne identificare il cadavere dopo uno dei tanti naufragi.

Per evitare ad altri ragazzi la stessa sorte ecco l’iniziativa rivolta a bambini dei campi profughi che abbiano dimostrato buone capacità nello studio: possono arrivare in Italia e frequentare le nostre scuole senza dover affrontare i pericoli e le sofferenze di un viaggio da clandestini.

Spero che iniziative del genere vengano poste in essere in tanti altri paesi ….sono tanti i bambini da salvare…