Neve e dilettantismo

Polemiche infinite per le conseguenze disastrose della gestione dilettantistica dell’ emergenza neve a Roma.
Per combattere i disagi della neve bisogna conoscerla (la neve), così come occorre conoscere il mare per andare in barca o come bisogna conoscere le insidie della montagna per andare a fare escursioni in alta quota.
Più di quarant’ anni fa mi trovai a passare un inverno sull’ Appennino Emiliano: il borgo era composto da una ventina di case, c’ era un unico negozio che vendeva di tutto e una macelleria che apriva due volte la settimana. Il primo paese distava una decina di chilometri e per arrivarci c’ era un’ unica strada parzialmente asfaltata . Quando di sera o di notte cominciava a nevicare, non c’ era bisogno di scrutare il cielo per accorgersene: ai primi fiocchi infatti cominciavano a passare gli spazzaneve, che non smettevano il loro lavoro fino a che non finiva di nevicare.
Salvaguardare la percorribilità della strada che collegava quel borgo al resto del mondo era cosa troppo vitale per affrontare la situazione con leggerezza o superficialità e gli amministratori locali lo sapevano bene.

Forse Alemanno avrebbe dovuto far dotare i bus di catene da neve e avrebbe anche dovuto pretendere che anche i taxisti e tutti gli automobilisti ne fossero provvisti. Non importa se a Roma non nevica quasi mai.

Ieri un taxista romano ha ammesso candidamente che né lui, né i suoi colleghi sono provvisti di catene : certo un investimento di qualche decina di euro una tantum può essere un impegno troppo forte per i taxisti….

In partenza.

Sono in partenza per l’ Emilia : il nipotino Davide ha di nuovo mal di gola e necessita di un periodo di “vacanza” supplementare.
Pertanto a risentirci dall’ Emilia.

Una bella storia.

Questa mattina ho ricevuto via e.mail questa storia che mi pare meriti di essere raccontata:

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.
Ad uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.
Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza.
L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.

Parlarono della loro moglie delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.

Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.

L’uomo nell’altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.

La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo.
Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza. Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.

In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse vedere la banda, poteva sentirla. Con gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva.

Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo .

Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicino al letto. Essa si affacciava su un muro bianco.

L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose cosi meravigliose al di fuori da quella finestra.
L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. ‘Forse, voleva farle coraggio..’ disse.

Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.

Un dolore condiviso è dimezzato, ma la felicità condivisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.

L’oggi è un dono, e per questo motivo che si chiama presente.

Benvenuto, Emmanuel!

A Erba da alcuni mesi vive una piccola comunità di rifugiati assistiti dall’ amministrazione comunale e dalla Caritas . Qualche giorno fa è nato, da una coppia nigeriana, il piccolo Emmanuel, che dovrà sottostare alle assurde leggi sulla cittadinanza approvate dal governo Berlusconi e fino a quando avrà 18 anni dovrà continuamente chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno.
Credo che si debba fare qualcosa per ovviare a questa assurdità, a meno che si voglia ottusamente perseguire il fine di allevare in mezzo a noi una generazione di cittadini-fantasma che si vedrà autorizzata dall’ insensatezza delle leggi a diventare nemica della società in cui vive e che lo vuole relegare a uno stato di perenne inferiorità.

Gennaio 2012


Amo questo gennaio:
l’aria gelida, il cielo azzurro,
i tramonti infuocati, il sole che indugia
più a lungo sull’ orizzonte.
E tra l’ erba inaridita dal gelo
trovo già le viole e le primule
fiorite sfidando la brina
Le gemme cominciano a ingrossarsi:
l’ inverno appena cominciato
parla già di primavera
e di promessa di vita nuova

Tra Scienza e poesia.

Non avevo mai sentito parlare di Scienza Olistica; il primo approccio mi è capitato quest’ anno all’ UTE (Università della Terza Età).

C’ è molto materiale su internet in proposito e credo che ognuno possa farsene un’ idea. Per quanto mi riguarda, pur restando un po’ perplessa dalla “pretesa” di sovvertire ogni campo della conoscenza secondo una nuova ottica, resto affascinata dal tentativo di far convergere mondi ritenuti fino ad ora inconciliabili, come la scienza che studia i fenomeni naturali secondo metodi sperimentali e la poesia, la filosofia, la spiritualità.

E’ una scienza che porta a concludere che “Nessuno è mai solo” perché ogni essere vivente o inanimato esiste solo in quanto somma di “relazioni”.

Non so quanto credito possa riscuotere nel mondo scientifico questa nuova disciplina, ma merita certamente la mia attenzione e questa segnalazione vuole essere uno stimolo per coloro che sono curiosi
per predisposizione genetica, come me.

Omaggio ad Alì

Repubblica dedica un bellissimo articolo al 70° compleanno di Cassius Clay , ribattezzato Mohammed Alì quando, contrario alla guerra nel Vietnam, rifiutò di arruolarsi e gli fu tolta la licenza per continuare a salire sul ring.
Io non capivo molto di pugilato, ma quando trasmettevano alla TV i suoi incontri cercavo sempre di non perderli: era leggero come una piuma, elegante nei movimenti, la sua più che una boxe era una danza: era bellissimo !
In omaggio al suo glorioso passato gli fu chiesto di accendere il fuoco di Olimpia ad Atlanta; era già malato da tempo e i danni del parkinson erano evidenti. Fu un momento molto commovente, che riempì di lacrime gli occhi di mezzo mondo….
Auguri, Alì, grande atleta e uomo coraggioso sul ring, nei momenti della notorietà e nell’ affrontare la malattia …

Da queste foto balza agli occhi il contrasto tra l’ immagine del pugile emblema della perfezione fisica e del controllo del proprio corpo e la decadenza precoce (aveva solo 54 anni ad Atlanta) non dissimulata , ma mostrata con coraggio.