Per salutare Rosangela.

rosangela ColomboOggi , con Lalla e Marirosa, ho partecipato alla messa funebre della sorella di don Ivano, Rosangela Colombo. Quando siamo arrivate nella chiesa parrocchiale di Galbiate, la messa stava per cominciare e la chiesa era ormai strapiena, tanto che abbiamo trovato posto solo in un locale adiacente.

Ci siamo sentite in dovere di presenziare per testimoniare a don Ivano, preziosissimo collaboratore dell’UTE, la vicinanza nostra personale e quella di tutta l’associazione.

Con la sua omelia,  don Ivano ha tratteggiato un ritratto così vivo e sfaccettato della sorella Rosangela, che mi pare di averla sempre conosciuta, anche se non ho mai avuto la fortuna di incontrarla. Era una donna semplice, sensibile, sempre disponibile ad aiutare, soccorrere, stare vicino a ognuno che ne manifestasse il bisogno, nel segno di una fede tenace e profonda. E’ stata “madre” di tanti anche senza aver avuto una famiglia sua.

Come ho detto c’erano tantissime persone a darle l’ultimo saluto e a pregare per lei, ma forse Rosangela non ha più bisogno delle nostre  preghiere: ora sarà nella gloria dei Cieli e sarà certo lei a pregare per tutti quelli che la ricordano con affetto e gratitudine.

Strage di Erba: registrazioni inequivocabili.

Dopo 16 anni si torna a parlare ancora una volta della strage di Erba e della richiesta degli avvocati di riaprire il processo.

Mi sembra solo una mossa per far parlare di sé e per occupare qualche colonna di giornale con qualche articolo che attira sempre l’attenzione dei lettori: più le storie sono macabre, più solleticano la curiosità morbosa della gente. Io, che abito forse a 500 metri in linea d’aria dal luogo in cui sono avvenuti quei tragici fatti, non ho mai voluto nemmeno sapere in quale palazzo siano stati perpetrati e quando passo nella zona schiaccio l’acceleratore.

Penso che sia proprio in coincidenza di questo rinnovato interesse, che sul sito del quotidiano locale “La Provincia di Como” vengono pubblicate le registrazioni degli interrogatori di Olindo e Rosa. Esse contengono inequivocabilmente la prova della loro colpevolezza: le testimonianze, rese separatamente durante gli interrogatori, evidenziano particolari che solo chi ha compiuto quei gesti può conoscere e confermano che i due accusati hanno agito insieme. A questo link potete trovare l’ultima registrazione pubblicata (la terza). Basta ascoltarne anche solo qualche minuto  per convincersi di quale sia la verità dei fatti.

Sempre in attesa…

Come è difficile essere madre! Vorresti proteggere i tuoi figli da ogni dispiacere, da ogni avversità e ti ritrovi impotente con le mani inutilmente protese mentre li vedi in preda all’affanno.

Poi la vita se li porta con sé, lontano, e tu puoi solo pregare perché siano felici, perché la loro strada sia quella giusta, che non si smarriscano … e cerchi sempre di tenere accesa la “luce” di casa perché sappiano che in ogni evenienza qualcuno li sta aspettando.

Un elenco in ordine alfabetico per il 2023.

Tra i tanti articoli di giornale che in questi giorni ci hanno sintetizzato gli avvenimenti più salienti del 2022 o fatto previsioni per il 2023, credo meriti attenzione questo articolo di AVVENIRE .

In ordine alfabetico riassume brevemente i tanti problemi irrisolti che il 2022 lascia dietro di sé e i possibili sviluppi di varie situazioni che riguardano tutti noi: l’intelligenza artificiale giunta a realizzazioni sempre più sorprendenti, la lotta delle donne per la conquista del diritto di esistere come esseri degni di rispetto, le guerra (o le guerre?), i giovani, il clima, l’energia pulita, la povertà, la vita senza dignità nelle carceri…

E’ un breve compendio che ci fa pensare e che stimola ognuno di noi a “tirarsi su le maniche”: c’è tanto da fare se vogliamo che l’umanità abbia un futuro e nessuno può fare finta di non saperlo, né tantomeno tirarsene fuori.

Buon Natale 2022!

Questo sarà un Natale un po’ sottotono anche per me, così come il momento suggerisce anche a livello collettivo.

Non si potrà infatti non penare, mentre noi festeggiamo insieme ai nostri cari in case calde e sicure a quelli che lo trascorreranno al freddo, al buio e senza acqua o nelle trincee piene di fango e ghiaccio; ma pensando a questi, cioè agli Ucraini, mi verranno in mente quelli che a causa di guerre ormai dimenticate soffrono la fame e vivono in accampamenti in cui si può solo cercare di sopravvivere agli stenti e alla povertà.

E quando saremo a tavola il pensiero volerà certamente  a quelli che non sono più con noi e ai quali potremo solo dedicare una preghiera guardando le loro sedie vuote.

Questo però non deve togliere la gioia del Natale ai più piccoli e quindi  faremo festa, nascondendo le nostre pene dietro ai sorrisi .

Buon Natale dunque, Buon Natale comunque!!

Il coraggio degli Ucraini.

Da tanti anni conosco una cara ragazza che viene dall’Ucraina e che è  il mio angelo custode quando sono in difficoltà.

Ha studiato in Russia quando ancora esisteva l’URSS, parla russo e ricorda con un po’ di nostalgia i tempi in cui, finiti gli studi, il partito al governo ti indicava dove andare a lavorare e non avevi l’incubo della disoccupazione. Ha sempre guardato con benevolenza alla Russia e l’ invasione del febbraio scorso l’ha sconvolta: come può essere spiegata questa aggressione di un popolo da sempre amico? Perchè tanta crudeltà negli attacchi? Perchè distruggere le città e accanirsi contro i civili?

L’ultima volta che ci siamo incontrate le ho detto che ogni sera, quando mi ritrovo nel mio letto, al caldo, con la possibilità di leggere alla luce dell’abat-jours, senza la paura che un missile mi caschi sopra le tesata mentre dormo, mi viene da pensare agli Ucraini che resistono al freddo , al buio e in sistemazioni di fortuna. E lei mi ha risposto: – Sai cosa dicono i miei parenti in Ucraina? “Tutte le nostre sofferenze sono nulla in confronto a quello che stanno vivendo i nostri uomini sul fronte, nel fango delle trincee, sotto la neve giorno e notte e sotto il fuoco nemico. A questo punto nessuno più vuole sottostare a Putin, resisteremo fino alla morte”.-

Stando così le cose, certamente un giorno finirà questa guerra come finiscono tutte le cose di questo mondo, ma mi viene da chiedere con sempre più angoscia: Quando?

 

 

I figli dell’Africa.

Con la sconfitta del Marocco da parte della Francia ai mondiali di calcio in Qatar, forse l’Africa tutta che ha sognato in questi giorni di vedere uno dei suoi stati all’apice del calcio mondiale, sente il dolore della delusione. Ma non ce n’è motivo: il Marocco ha perso con onore, battendosi alla pari con i campioni francesi e, se avesse vinto con un po’ più di fortuna, lo avrebbe meritato.

Oltre a questo, l’Africa è stata presente più che mai nel mondiale ai massimi livelli: nelle squadre partecipanti quanti sono stati i calciatori di origine africana in quasi tutte le squadre!!! Anche nella Francia i ragazzi di colore sono forse in maggioranza.

E così accade in molti sport: l’Africa può andare orgogliosa dei suoi figli sparsi nel mondo…

Quando la furbizia non paga.

Le sofferenze degli Ischitani in questi giorni, fanno stringere il cuore e tutti dobbiamo sentirci partecipi del loro dolore. Giustamente la macchina imponente della Protezione Civile sta facendo sforzi immani per soccorrere la popolazione e si spera che l’emergenza possa finire al più presto.

Ma … se leggiamo quanto si dice in questo articolo è inevitabile porsi delle domande: se da sempre il territorio dell’isola è così fragile,  perché si è permesso di costruire là dove non sarebbe stato consentito? Chi doveva controllare, perché non lo ha fatto? Chi ha costruito in barba a tutti i criteri di sicurezza era consapevole del rischio a cui si esponeva o non ne era informato?

Come spesso accade nel nostro paese “gabbare” le leggi non è ritenuta cosa riprovevole, ma cosa  da furbi perché si pensa al “vantaggio” immediato che ne deriva, poi quando l’inevitabile accade allora si chiede l’intervento di quello Stato le cui direttive sono state bellamente ignorate.

Sarebbe anche ora di cambiare mentalità e di maturare un maggiore senso di responsabilità; quando questo accadrà potremo dirci un popolo civile.