In rete.
In rete scrivi, commenti,vai da un blog all’ altro discutendo delle cose più varie: politica, ricordi, cronaca, bambini e dapprima ti riesce difficile immaginare chi ci sia dietro quelle pagine virtuali,
ma basta una parola sfuggita tra le tante che scorrono e intravedi un’ umanità imprevista:
un amore finito e dolente, un lavoro precario che rende precaria anche l’ esistenza,
una donna che trepida nell’attesa di una nuova vita,
una malattia angosciante che rende incerto il futuro,
l’ amarezza di troppe delusioni che tolgono la speranza,
vicende dolorose. che lacerano l’ anima..
Tante tensioni prendono forma…
e si delineano lentamente
degli occhi, dei visi, delle mani
che tremano, sperano o pregano….
e ti senti avvolgere da una calda umanità
C’ è sempre da imparare…. anche dalle pecore.
Ieri, camminando tra Proserpio e Castelmarte, due tranquilli, silenziosi e deliziosi paesini sopra Erba, mi è capitato di vedere a un certo punto un piccolo gregge su un prato in cui l’ erba alta doveva essere particolarmente appetitosa..
Sono rimasta qualche momento ad osservarlo e quello che mi ha sorpreso è che nel brucare l’ erba le pecore procedevano strettamente a contatto e non si allontanavano mai l’ una dall’ altra. C’ era certamente un capo all’ interno del gregge che dirigeva le mosse e tutte le altre seguivano le sue indicazioni con una compattezza e una sincronia incredibile.
Credo che quel comportamento fosse indotto dal numero esiguo da cui era composto il gregge e dal fatto che non c’ erano nè un pastore, nè un cane da pastore alle viste e questo stare uniti io l’ ho interpretato come una strategia difensiva: uno per tutti, tutti per uno.
Anche dalle pecore si può imparare qualcosa : spesso noi umani, che ci riteniamo tanto “superiori” , nelle difficoltà tendiamo a beccarci tra noi, a puntare il dito contro l’ altro , a rimpallarci le responsabilità…. le pecore no… procedono a stretto contatto, difendendosi reciprocamente: il bene del gruppo è anche il bene del singolo.
A proposito di testamento biologico…
Da diversi anni non avevo più visto l’ ultima zia ancora in vita : la zia T. , che sempre era stata vicina ai miei genitori nei periodi più difficili. Per questo approfittando di una mia breve permanenza in Emilia sono andata a trovarla.
Ha più di novant’ anni ormai ed è affetta da demenza senile. Mia cugina la cura con amorevole dedizione da molto tempo.
Al primo colpo d’ occhio non riconoscevo più in lei il viso che ricordavo: troppo deformato dalla malattia; poi a poco a poco si è risvegliata dal torpore, che è il suo stato abituale, ha accennato un sorriso, che le ha restituito i tratti conosciuti e ha pronunciato chiaramente un “ciao”. Grande è stata la sorpresa di mia cugina : a suo dire erano anni che non rispondeva al saluto di nessuno!!!
L’ ho vista bere con la cannuccia, mangiare con gusto una merendina di frutta, imboccata dalla figlia. Chiacchierando sulla difficoltà di accudire un paziente in quelle condizioni, mia cugina ribadiva la sua volontà di non affidare mai la sua mamma a nessuna struttura ospedaliera o assistenziale ed ha raccontato come una persona di sua conoscenza accudisca un genitore in stato vegetativo sottoposto da tempo a nutrizione forzata, mentre il suo corpo è devastato da numerose piaghe da decubito. A un certo punto è stata pronunciata questa frase: ” Stanno nutrendo a forza un cadavere!”
Ho raccontato questo episodio perchè è stata approvata una legge sul testamento biologico, che impedisce di esprimere la volontà di non essere sottoposti a nutrizione forzata: ora , mentre penso che ogni vita sia preziosa e che per questo vada accudita e tutelata sempre (così come è stato fatto per i miei genitori e come si sta facendo per mia zia), mi pare anche che non si possa togliere a nessuno il diritto di morire, quando la natura ha deciso che “tutto è compiuto”.
Non vorrei mai diventare un corpo morto cui viene impedito, da un sondino, di esalare l’ ultimo respiro.
Giornata estiva con temporale finale.
Avevo letto le previsioni che dicevano pioggia e temporali soprattutto nel pomeriggio, così stamattina ho cominciato a tagliare l’ erba del prato (prato è una parola grossa per quei 20 m. quadrati ) dietro alla casa. Avevo quasi finito quando è cominciata a cadere una pioggia fine fine che mi ha convinto a lasciar perdere i ritocchi (vicino ai muretti il tosaerba non arriva).
Nel pomeriggio il tempo era incerto e ho approfittato di uno squarcio di sereno per andare in biblioteca e per farmi una passeggiata . Al ritorno ho ripreso il lavoro in giardino e ho tagliato l’ erba anche dell’ aiuola davanti alla casa. Appena finito di rastrellare l’ erba tagliata , l’ ho messa subito nei sacchi, così è già pronta per essere portata alla discarica comunale. Mentre riponevo gli attrezzi, mi sono soffermata un attimo a guardarmi intorno: il cielo si era oscurato di nuovo e c’ erano delle nuvole nere che correvano velocissime verso nord, verso la montagna : doveva esserci un vento molto forte lassù…. Un falco roteava sopra i nostri tetti lasciandosi spingere dalle correnti: doveva godersela un mondo… Stavo pensando di andare subito a farmi una doccia per togliermi la polvere e il sudore di dosso, quando è cominciato a tuonare forte e subito dopo sono cominciate le prime gocce. Sembrava una pioggerella tranquilla, ma a poco a poco è diventata più violenta ed è cominciato anche a grandinare. Chicchi grandi come grosse ciliegie percuotevano i vetri e le persiane : sembravano sassate. Ho rimandato l’ idea della doccia per correre nelle varie stanze a controllare che non entrasse acqua. Per tre volte la grandine è cessata e poi è ricominciata sempre più forte della volta precedente: il tutto sarà durato più di un’ ora, accompagnato da interruzioni di corrente. Alla fine l’ antenna condominiale è fuori uso, gli orti sono coperti da una poltiglia verde e non è rimasto nulla in piedi ; la mia macchina che resta all’ aperto ha qualche bollo in più, ma pazienza : uno più uno meno non fa differenza. Ai miei anziani vicini invece non funzionava più il frigorifero e mi hanno chiesto se da me fosse tutto in ordine. Sono andata a vedere cosa stesse capitando e da come saltava il salvavita ho capito che doveva esserci qualche guaio alla presa di corrente degli elettrodomestici; infatti era appesantita da troppe spine e staccandole la corrente ritornava. Così si è risolto anche quel guaio.
Adesso c’è un gran bel fresco, ma temo che da qualche parte i danni siano stati ben più gravi di quelli registrati qui.
Chi ama la sua vita…
Il breve vangelo di oggi terminava così: “Chi cercherà di salvare (in altre versioni : chi ama…) la sua vita la perderà; chi la perderà, la manterrà viva…”
Il significato di queste parole suona sempre un po’ misterioso, ma questa sera su Rai Moovie (che coincidenza!) ho visto un film che pare essere stato proprio ispirato da quel passo di Luca.
Il film si intitola “La stanza di Marvin” ed è interpretato magistralmente da Merryl Streep, Diane Keaton , Leonardo Di Caprio e Robert De Niro. Si può trovare la trama particolareggiata a questo link : http://it.wikipedia.org/wiki/La_stanza_di_Marvin , io la accennerò brevemente per spiegarmi meglio.
Due sorelle hanno fatto scelte diverse nella vita e quando il padre (Marvin) viene colpito da ictus, la maggiore delle due (Diane Keaton) si dedica alla sua assistenza aiutata da una vecchia zia, la minore invece si allontana dalla famiglia: non può sprecare la sua vita . Inseguendo i suoi progetti però incappa nel fallimento del suo matrimonio e nella difficoltà di crescere da sola i due figli: tutto questo la indurisce , la fa diventare insensibile anche verso le inquietudini del figlio maggiore . Un giorno viene a sapere che la sorella , malata di leucemia, ha bisogno di un trapianto di midollo e tutti i familiari sono invitati a sottoporsi a un test di compatibilità. Questo fatto riunisce dopo vent’ anni di lontananza e di disinteresse reciproco le due sorelle, che avranno modo di scontrarsi rinfacciandosi vecchi rancori . Lee, la più giovane , non può concepire di vivere come ha fatto la sorella , ma non può non notare come lei sappia parlare ai suoi figli e capirli, come sappia rasserenare gli incubi del padre col gioco della gibigiana (i riflessi del sole catturati con uno specchietto) e assecondare le piccole manie della vecchia zia un po’ svanita.
La scena che sintetizza il significato del film è quella in cui la sorella maggiore confessa di sentirsi fortunata perchè nella sua vita c’ è stato tanto amore, ma non parla dell’ amore ricevuto dal padre e dalla zia , bensì di quello che lei ha provato per loro e che ha dato un senso alla sua esistenza.
Inutile dire che alla fine Lee decide di restare accanto alla sorella , facendo felici anche i suoi figli , che hanno finalmente trovato una vera famiglia .
…. chi perde (dona) la sua vita, la ritroverà…
Inno del sole.
Ieri era il solstizio d’ estate, una data che mi mette malinconia perchè segna il momento in cui cominciano ad accorciarsi le ore di luce. Ho trovato un video su You Tube che abbina le immagini dell’ alba alla musica di Mascagni “Inno del Sole”, sì proprio quella che la Rai tanti anni fa utilizzava come sigla all’ inizio delle trasmissioni giornaliere, ma credo che solo i meno giovani se ne ricorderanno… http://www.youtube.com/watch?v=v4NbWdMdTbA&feature=related
Omaggio a un “amico” sconosciuto.
– Dove l’ avrò messo? Dove l’ avrò cacciato ! Certo con il trambusto di questi mesi potrei anche averlo buttato via per sbaglio….-
Questo mi dicevo ieri pomeriggio, mentre buttavo all’ aria cassetti e qualunque contenitore di documenti si trova in casa mia. Guardando il calendario, mi ero ricordata che tra pochi giorni ho l’ appuntamento al CAAF per la compilazione del mod. UNICO, quindi mi son messa a controllare la cartelletta contenente i documenti necessari alla bisogna, ma ecco che mi accorgo con sgomento che manca un CUD !!!
Comincia la ricerca frenetica e angosciosa : so benissimo che si può averne una copia, ma come è possibile che io abbia smarrito un documento tanto importante? Sto davvero perdendo colpi…!!
Quando ogni possibile angolo è stato inutilmente esplorato e quando ogni mobile è cosparso di fogli vari, mi sovviene di un indirizzo mail che fa riferimento a un impiegato che ha seguito con tanta premura e tanta competenza la mia pratica di pensione. Gli scrivo un messaggio spiegandogli il mio problema e chiedendo istruzioni per avere una copia del CUD.
E’ ormai tardi per avere una risposta , gli uffici sono ormai chiusi e per avere subito informazioni telefono al numero verde dell’ amministrazione interessata ed è qui che mi viene detto che il CUD non mi è mai stato spedito (!!!) e che se voglio averne urgentemente una copia devo recarmi a Como alla sede provinciale.
Sospiro di sollievo : allora non l’ ho perso … !!! Scrivo subito un altro messagio al funzionario di cui sopra dicendogli di aver risolto il problema telefonicamente e scusandomi per averlo disturbato inutilmente.
Stamattina però aprendo la posta elettronica trovo con grandissimo piacere una copia del documento che mi interessa e che provvedo subito a stampare. Posso evitare i disagi di un viaggio a Como sotto il sole , la fatica di trovare un parcheggio e la coda immancabile agli sportelli.
E’ vero che la burocrazia nel nostro paese è ancora troppo farraginosa ed elefantiaca, ma consola molto sapere che esistono al suo interno persone come D.C. , che non si lasciano stritolare dagli ingranaggi burocratici e hanno sensibilità, senso del dovere e competenza: grazie, sconosciuto funzionario amico!!!