Primavera nella bassa.-

Rivedere la mia pianura in fiore è stata una sorpresa: non ricordavo più quanto  verdi e splendenti fossero i campi di grano in questa stagione  e quante fossero le sfumature di verde  delle gemme degli alberi e come magici appaiono i campi dei peschi fioriti contrapposti alle nuvole bianche sparse qua e lè dei ciliegi e dei peri.

Stamattina tutti questi colori spuntavano al di sopra di una leggerissima nebbiolina che aleggiava raso terra e che contribuiva a dare un che di onirico all’ insieme. La primavera rende bella e suggestiva anche la più piatta e prevedibile pianura.

Domenica pomeriggio a Londra.

Nel primo pomeriggio siamo andati a prendere il battello per andare alla Torre di Londra. Samuele era incantato dalla velocita’ del mezzo e dalle acque un po’ agitate e torbide del Tamigi. Io invece ammiravo i palazzi che sorgono sulle rive e che ricordano il passato di grande potenza commerciale di questo paese. Attraversando il  ponte sul Tamigi mi ha colpito una particolarita’: guardando allaView Image mia destra potevo vedere la parte medioevale di Londra, mentre sulla sponda opposta del fiume ci si ritrova di fronte a palazzi ultramoderni, avveniristici : un balzo di mille anni riassunto in una frazione di secondo. Samuele , dopo aver degustato un grosso gelato fino all’ ultimo pezzo di cono, cosa mai successa , ha trovato molto comodo farsi portare sulle spalle dal papa’ e si  gongolava tutto nel vedersi tanto in alto. Al rientro sono venuti a trovarci i nostri amici indiani che ci hanno mostrato su internet la casetta(dieci camere da letto!!!) che hanno acquistato , poi hanno giocato a nascondino con Samuele, che dettava le regole. Nel culmine del divertimento , la mamma ha chiesto se poteva giocare anche lei e Samuele si e’ affrettato a rispondere: I love you, mummy, but stay there!!!- (ti voglio bene, mamma, ma stai li’)

Il gioco era gia’ perfetto cosi’…..

Partenza…..primaverile.

Domani partirò per Londra : Samuele ha bisogno della nonna per qualche giorno…. chissà se anche là troverò la primavera che oggi è scoppiata qui da noi. Sarà meglio essere prudenti  …. Ciao!

A Somasca.

Ieri ho visto, grazie a una mia cara amica, un angolo di Brianza che non conoscevo e che mi ha colpito per la sua bellezza e per la sua spiritualità. Siamo infatti andate a Somasca, un borgo appena sopra Lecco, dove ha svolto la sua attività negli ultimi anni di vita S. Girolamo Miani ( o Emiliani).

Si accede al santuario percorrendo una lunga scala le cui tappe sono segnate da cappelle con le rappresentazioni degli episodi più importanti della vita del santo. 

Man mano che si sale si allarga sempre più l’ occhio sul panorama sottostante: il lago di Garlate splende liscio sotto il sole pallido e lo sguardo può distendersi lungo il percorso dell’ Adda che proprio lì ricomincia il suo percorso verso il mare, dopo aver sostato nelle acque tranquille del lago.  Sulle rive si affollano borghi silenziosi, dalle viuzze strette che sfociano qua e là in piazzette minuscole, ma arricchite da chiese e monumenti di pregio. La gente che percorre quelle strade è particolarmente gioviale, non pare di essere in Brianza…!!

 Lungo la salita ti ritrovi sulla destra la montagna aspra , che mostra rocce grigiastre nude e ripide, ma rallegrate, ove la vita può attecchire, da ciuffi di viole e addirittura ulivi.

Arrivate al santuario ,( che sorge proprio come su un balcone che dà sul lago e sui luoghi manzoniani) il vento che pur spirava piacevolmente non bastava a spazzare via la foschia che velava il paesaggio.

 Lì abbiamo incontrato un personaggio che pareva sbucato fuori dalle pieghe del tempo: assomigliava più a un elfo o a un folletto benigno: era il sacerdote che gestisce il santuario.

La faccia abbronzata e dai lineamenti asciutti era sovrastata  da un grosso berrettaccio di lana, gli abiti erano poco curati, come quelli di uno che non ha nè mezzi nè modo di curarsi del suo look.  Su nostra richiesta ci ha raccontato questa storia: http://www.ilpuntostampa.info/2011/02/san-girolamo-emiliani-miani.html

Il suo eloquio sciolto, arguto  e quasi forbito contrastava incredibilmente con l’ impressione che ne avevo avuto in un primo momento.

Alla fine del racconto siamo ridiscese lentamente verso il paese. Ringrazio M. E. per avermi regalato un bellissimo pomeriggio.

Un buon incontro.

Dopo aver sbrigato una delle tante commissioni che mi hanno occupato in questi giorni, sono entrata in un supermercato che io frequento molto raramente. Stavo già per andare alla cassa, quando mi sono ricordata che mi mancava ancora qualcosa. Ritornando sui miei passi , vedo venirmi incontro una ex-collega che non vedevo da tantissimo tempo, anche lei (l’ ho saputo dopo) capitata casualmente in quel centro commerciale.

A parte l’ incedere un po’ più incerto, pare che per lei il tempo non passi : sempre perfettamente in ordine, un filo lieve di rossetto e solo poche rughe a sottolineare l’ espressione sorridente del volto.

Mi ha fatto piacere incontrarla e sentire il racconto dei suoi mille impegni per la valorizzazione del patrimonio culturale della zona. Era un’ apprezzatissima maestra e una collega preziosa per la grande esperienza,  per la preparazione  e per la dedizione con cui esercitava  la sua professione.

Sentire le sue parole di conforto e di sostegno mi ha fatto bene: grazie Bina!!

E se penso a quale insieme di casualità è stato dovuto il nostro incontro, mi vien da dire che Qualcuno ha guidato i nostri passi…

E’ ancora inverno….

Un vento leggero, ma deciso, aveva spazzato il cielo che appariva completamente limpido, senza una nuvola, come raramente accade qui da noi; sotto la sua sferza anche gli zampilli della fontana ondeggiavano e spandevano in modo disordinato mille spruzzi. Mulinelli di foglie e polvere si alzavano di quando in quando. Intorno le montagne, ancora nere per i boschi spogli, avevano le cime coperte di neve e il loro candore si stagliava splendidamente contro l’ azzurro del cielo.

I prati erano pieni di viole e di margherite, ma tutto  appariva freddo e distante.

Ricominciare…

“Ricomincio da tre”- diceva Troisi- vuoi che nella vita io non abbia fatto almeno tre cose buone? E allora perchè dovrei ripartire da zero? Io ricomincio da quelle tre cose….”

Io ho tre figli , tre nipoti , una nuora  e un genero… posso ricominciare da loro… almeno spero…

In memoria di un carrello amico.

L’ avevamo comprato 26 anni fa, dopo alcune esperienze in tenda, che ci avevano lasciato il ricordo di notti scomode e dell’ umidità che ristagnava dopo la pioggia.

Era bello , essenziale nel design e pratico: bastavano cinque minuti  dopo l’ arrivo in campeggio per aprirlo e avere tutto in ordine : era un carrello-tenda made in Denmark.

Il primo viaggio fu una vera avventura fantozziana: avevamo imballato le attrezzature in modo sbagliato e il telo di plastica che le avvolgeva si gonfiava d’ aria ogni pochi chilometri percorsi, perciò ci dovemmo  fermare a più riprese per risistemare il tutto

Arrivammo in Costa Azzurra e precisamente a S. Raphael decisamente provati  e fu così che ci fermammo al primo campeggio sulla costa che esponeva il cartello “posti liberi”; lì però tutte le piazzole migliori erano occupate stabilmente e ce ne venne assegnata una piuttosto   scoscesa e sassosa. Fu un’ impresa improba trovare una posizione di equilibrio e nonostante tutto quando si saliva sulle camerette il carrello ondeggiava sensibilmente. In realtà non c’ era nessun pericolo, ma  passammo ugualmente una notte insonne tra un ondeggiamento e l’ altro ogni volta che uno dei nostri figli si rigirava nel lettuccio.

Il giorno dopo ci trasferimmo in un campeggio poco più distante dal mare e potemmo sistemarci in una piazzola ampia, ben spianata e ombreggiata da alti pini marittimi: si stava veramente bene . Negli anni successivi andammo in Spagna, ancora in Francia e in varie località marine in Italia (campeggi carissimi, allora).

Lo abbiamo usato l’ ultima volta una decina di anni fa. Eravamo ai primi d’ agosto e avevamo penato tutto il giorno per trovare un posto libero sulla riviera adriatica. Era già buio quando abbiamo trovato un posto dove posizionare il carrello, aprirlo e buttarci esausti nelle camerette. Ci eravamo appena addormentati, quando un rumore terribile ci svegliò di soprassalto mentre tutto il carrello vibrava paurosamente: eravamo quattro adulti, per fortuna, e tutti e quattro ci catapultammo fuori dalla tenda mentre quel rumore assordante continuava ancora . Stavamo rischiando un infarto collettivo, ma subito capimmo cos’ era che ci aveva spaventati a morte: avevamo piazzato il carrello accanto a una rete metallica che ci separava dalla massicciata della ferrovia: quello che era passato a tre o quattro metri di distanza era un direttissimo Bari- Milano che in quel tratto sprigionava tutta la velocità di cui era capace!!!! Non cercammo di cambiare campeggio, perchè in quei giorni c’ era il tutto esaurito su tutta la costa; per due o tre notti non ci fu possibile dormire , poi venne un nubifragio che allagò il campeggio e ci costrinse a scappare in fretta e furia.

Da allora il carrello è rimasto inoperoso a deteriorarsi maliconicamente sotto le intemperie, anche perchè quando chiedevamo come potercene sbarazzare sorgevano sempre difficoltà: era targato, quindi bisognava portarlo alla demolizione, ma il demolitore voleva solo la carcassa e non le parti non metalliche…. il tempo ha fatto marcire queste ultime  e venerdì il carrello (ridotto a una scatola vuota) è stato issato su un carro attrezzi e portato via, ma sembrava non volesse andarsene, tanto hanno dovuto penare per caricarlo.

Nel vederlo allontanarsi mi son venuti in mente tutti questi ricordi che ho scritto qui.