Il mio 11 settembre.

Era stata una mattina pesante e, dopo aver lavato i piatti e sistemato la cucina mi ero messa sul divano , davanti al televisore, per riposare un po’. Sullo schermo apparve l’ immagine di  grattacieli che stavano bruciando. “Oh, no – mi son detta – non  ho voglia di vedere uno dei soliti film catastrofici” e cambiai canale, ma anche lì c’ era la stessa immagine….  e bastarono pochi secondi per capire che era tutto vero: le torri gemelle stavano bruciando colpite da due aerei.  Fui presa da un’ angoscia terribile : chi poteva aver pensato un attacco tanto spaventoso? Quante persone stavano in quel preciso momento morendo in un modo orribile? Cosa sarebbe successo di lì a poco? Stava forse per scoppiare una guerra?

Mia figlia , proprio in quel momento era all’ aeroporto e stava per ripartire per l’ Inghilterra , ma i notiziari parlavano di chiusura degli aeroporti, cosa poteva accadere?

Andai a chiamare i miei familiari  e divisi con loro le mie paure …. Le immagini intanto diventavano sempre più atroci e diventava via via più evidente che eravamo dinanzi a un fatto che avrebbe segnato la storia.  Verso sera riuscii a parlare con mia figlia: non sapeva ancora nulla; la partenza dell’ aereo era stata ritardata , ma nessuno aveva spiegato il perchè, ma poi il volo e l’ atterraggio erano stati del tutto normali…. tirai un sospiro .

A distanza di nove anni quel giorno rimane nella mente di tutti quelli che lo hanno vissuto  e in tutti, penso, si riaffacciano ogni tanto degli interrogativi sui molti punti oscuri  di un avvenimento che ha causato lutti infiniti.

un’ avventura

Comincia qui una nuova avventura.

Che senso può avere per una persona  di una certa età aprire un blog? Per me la molla è stata la necessità, che sentivo forte, di raccontare, ai miei nipotini lontani, i miei vissuti presenti e passati e di fissare in qualche modo le tappe della loro crescita e gli episodi più significativi . E’ un modo per lasciare loro la possibilità di conoscermi meglio, un giorno , se lo vorranno, ma è anche un mezzo per inserirmi nella realtà di oggi, visto che col passare degli anni è inevitabile che si restringano sempre più le possibilità di relazionarsi col mondo circostante. 

 Ringraio fin d’ ora quelli che avranno la pazienza  di seguirmi in quest’ avventura.

Sono partiti tutti.

Due settimane frenetiche:
a preparare pappe , biberon
e pranzi affollati;
giocattoli sparsi per casa
una patata nel camino
un rinoceronte conteso
voci allegre, risate giovani
filastrocche e cartoons
a ritmo continuo;
svegliarsi di notte
a un pianto improvviso
da consolare con un abbraccio
Ora c’è silenzio:
sono partiti tutti.

Anno nuovo.

Ti
accolgo
con  speranza
mista a timore.
Aspetto da te pace,
perdono, giustizia ,
solidarietà e fratellanza
mentre
egoismo e indifferenza
dividono i popoli e devastano i cuori.

A Londra.

Un anno fa sono stata per un periodo abbastanza lungo in Inghilterra .La cosa che mi ha colpito subito già dall’aereo è stata la bellezza della campagna: prati di un verde smagliante, siepie cespugli più scuri che separano i campi tra loro e che sottolineano l’andamento ondulato del terreno; certo nulla a che vedere con la nostra campagna di emiliano-lombarda, dove siepi, cespugli “improduttivi” o alberi buoni solo per ospitare i nidi degli uccelli sono scomparsi, forse per rendere più agevole il lavoro delle macchine agricole.Così però la campagna ha assunto un aspetto sempre più desolato.
Io poi mi ero sempre immaginata Londra come una città grigia e triste e invece mi sono trovata davanti un’esplosione di fiori, che sbucano da ogni parte: in vasi appesi ai lampioni lungo le strade. ai davanzali delle finestre e sulle soglie dei seminterrati adibiti ad abitazione. E i parchi?
Una vera meraviglia per estensione, per la cura con cui sono tenuti, per la varietà degli animali che vi si trovano.
Un’altra cosa che mi ha impressionato è l’efficienza del trasporto pubblico, che ti permette di spostarti in lungo e in largo senza perdite di tempo: i treni o gli autobus passano frequentissimi e le attese sono ridotte al minimo. Le stazioni sono ordinatissime.

In Inghilterra, si sa, l’immigrazione ha avuto inizio molto prima che da noi e ultimamente si è intensificata ulteriormente. Molti giovani provenienti da tutti i paesi del mondo, e spesso altamente qualificati, cercano un’ occasione di lavoro che un’economia in espansione (come lo era fino a pochi mesi fa quella inglese) può offrire. Dopo essersi “sistemati”, legittimamente questi giovani desiderano far famiglia e questo comporta un notevole aumento della natalità, che spesso mette alla frusta le strutture  pubbliche del sistema sanitario  di Sua Maestà. I reparti maternità sono spesso sovraffollati anche se le degenze per i casi “normali” sono brevissime; la partoriente che presenti un qualsiasi fattore di rischio può in questa situazione trovarsi in seria difficoltà.
I medici sono certamente qualificati ed efficienti; il personale infermieristico sempre scarso, soprattutto di notte, è costituito per lo più da donne di colore dai modi molto sbrigativi e poco inclini alle coccole verso le pazienti, che devono accudire il proprio piccolo subito dopo il parto, anche quando questo abbia richiesto il taglio cesareo. Se a questo si aggiunge la vetustà della struttura, da me visitata, (che poteva comunque fregiarsi di un’ottima valutazione di affidabilità) con le facilmente immaginabili conseguenti carenze di comfort e se si aggiunge ancora la presenza in alcune sale d’attesa  di moquettes visibilmente molto “vissute”, si può comprendere quale contraccolpo abbia avuto in me l’ammirazione per l’efficienza inglese