E’ carnevale… ma c’è poco da scherzare

Il proverbio dice che “a carnevale ogni scherzo vale” , ma quest’anno c’è poca voglia di scherzare.

Si cerca di far finta che tutto sia come sempre, che si possa ridere, fare burle, mascherarsi … ma il pensiero va  a quella guerra che in questi giorni occupa tutti i giornali e i notiziari.

Viene sempre alla mente l’immagine dei bambini in lacrime, spaventati, costretti a rifugiarsi nei corridoi delle metropolitane delle città ucraine: non  sanno spiegarsi quello che sta accadendo, ma ne sentono tutto il dolore e la paura … certamente  loro non stanno pensando al carnevale.

Se Putin aveva pensato di fare uno scherzo di carnevale, sappia che non ci abbiamo trovato niente da ridere …

 

 

 

LA GUERRA CHE VERRÀ di Bertolt Brecht

La guerra che verrà
Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Mentre dall’Ucraina arrivano notizie di guerra, forse vale la pena riflettere su quanto ci dice Bertold Brecht: essa porta solo sofferenze e morte soprattutto tra la gente più indifesa di entrambe le parti in campo … E’ sconsolante pensare che ancora oggi si possa pensare di risolvere i contrasti con le armi: il secolo scorso dovrebbe averci convinti che le guerre servono solo a portare allo scoperto la parte peggiore degli esseri umani …

E l’Europa nel mezzo….

Credo che siamo tutti col fiato sospeso: una nuova guerra in Europa potrebbe scoppiare da un momento all’altro….che angoscia!

I grandi della Terra si stanno misurando, stanno mostrando i muscoli, in un crescendo di minacce e di provocazioni.  Pare che la scusa sia la possibilità che l’Ucraina entri nella NATO, ma a detta di molti questo è solo un pretesto.  L’intento vero sarebbe quello di riportare la Russia ad essere potenza di primo piano come ai tempi dell’URSS.

Biden dal canto suo ha tanti problemi in casa sua che pensa di rifarsi un’immagine di uomo forte facendo la voce grossa e minacciando interventi militari.

In mezzo c’è l’Europa che ha da perdere più di tutti da un conflitto che metterebbe a repentaglio i rifornimenti di gas russo da cui molti paesi (anche l’Italia) dipendono. Viene quasi da dubitare che il vero obiettivo di questa operazione sia la disgregazione dell’Europa, che, unita, può rappresentare un soggetto di grande rilievo nel panorama globale.

Sarebbe ora che l’Europa stessa prendesse coscienza delle proprie potenzialità,  stringesse bene i ranghi e si opponesse alla ormai superata logica di affidare alle armi la “soluzione” dei contrasti. Le guerre non hanno mai risolto nulla, hanno solo aggravato i problemi vecchi e ne hanno sempre creato di nuovi.

Non credo che  con un po’ di buona volontà e di coraggio non si possa arrivare a un compromesso onorevole. Se è così, è doveroso percorrere questa strada tenendo presente che la guerra è sempre la via peggiore.

 

La Buona Samaritana

Credo che tutti conosciamo la parabola evangelica de “Il Buon Samaritano”, quella in cui uno sventurato aggredito e picchiato dai briganti viene curato e assistito non dai passanti che appartengono alla élite israelita, ma da uno straniero di passaggio, appartenente a un gruppo etnico disprezzato e ritenuto eretico.

E’ accaduto anche pochi giorni fa. Un mio familiare se ne stava andando in bicicletta verso Milano per andare al lavoro. Terminata la pista ciclabile, una macchina lo ha urtato e lo ha sbalzato sul bordo della strada. Il casco lo ha protetto, ma ugualmente il malcapitato si è ritrovato a terra in stato confusionale. Ricorda a malapena una voce femminile, certamente italiana, che gli chiedeva come stava e ha poi visto la sua bici ben appoggiata al muro con accanto lo zaino. Ma lui non riusciva a capire cosa gli stesse capitando. Poco dopo è passata di lì una signora nordafricana che accompagnava il figlio a scuola; lei lo ha guardato ed è passata oltre, ma dopo pochi minuti eccola di ritorno per sincerarsi di cosa fosse accaduto a quel giovane che restava ancora lì seduto a terra.

Gli parla e capisce che è molto stordito, che non risponde a tono alle sue domande e chiama l’ambulanza. Mentre il ragazzo viene portato via si prende cura della sua bici e telefona (ha preso il numero dal cellulare) alla moglie per dirle dove potrà recuperarla.

Si fa così presto ad etichettare la gente dal modo di vestire, dal colore dell’incarnato, dall’accento, ma spesso c’è più umanità in quelli di cui la gente diffida che in quelli che sono ritenuti “gente perbene”.

La “buona samaritana” merita certamente un grosso grazie e un gesto di gratitudine.

 

Taxi drivers

Roma ha talmente tanti tesori artistici, archeologici e religiosi che chi intende visitarne  almeno una infinitesima parte deve rassegnarsi a mettersi le gambe in spalla e …camminare. Questo per una persona giovane e baldanzosa non è certo un problema, ma per chi risente di una lunga consuetudine con artrosi e reumatismi vari, il taxi costituisce il “deus ex-machina” che risolve situazioni critiche.

I taxisti di Roma sono in genere persone gioviali che amano discorrere coi clienti e un’amica del gruppo, mentre ci stavamo avvicinando all’albergo, continuava a fare domande del tipo: – Dove siamo? Che monumento è quello? …- Il taxista rispondeva con gentilezza. Poi siamo passati accanto a una piazza dove svettava un possente obelisco e la stessa amica sfoderò un’altra raffica di domande, al che il taxista: – Signo’, non sono una guida turistica, comunque devo dirle che quell’obelisco ieri non c’era!!!!- Inutile dire che siamo scoppiati tutti a ridere ….

Dopo la vista a S. Giovanni in Laterano e alla Basilica di S. Croce in Gerusalemme, piedi e gambe doloranti ci hanno convinti a chiamare il radiotaxi. Pochi minuti di attesa ed eccoci a sfrecciare per le vie di Roma, ammirando angoli di impareggiabile bellezza. Il taxista ci faceva orgogliosamente notare i monumenti , i palazzi, le fontane: tutto era bellissimo in quello splendido pomeriggio di sole. Ma io non potei trattenermi dal dire che in certi punti la città era ancora veramente molto sporca….. e il taxista prontamente mi ha zittito:- Guardi in alto, signora, non in basso!…

Tornando a casa…

Avevo accettato di partecipare con molte perplessità, ma alla fine mi sono unita al gruppo.

Roma è sempre bellissima e nasconde tesori incredibili. Noi abbiamo privilegiato il patrimonio costituito dalle basiliche e dalle chiese che custodiscono le opere dei vari Caravaggio, Michelangelo, Bernini, Borromini, ecc. …, senza tralasciare il patrimonio immenso custodito nei Musei Vaticani e nell’attigua Cappella Sistina. Si resta quasi annichiliti davanti a tanti capolavori e ci si rende conto che davvero l’uomo ha in sé una scintilla divina che lo fa partecipe della capacità di Dio di creare bellezza.

E’ stato molto emozionante partecipare alla messa in S. Pietro e in San Giovanni: ci si sentiva immersi nell’abbraccio di una Chiesa universale e senza tempo, in cui trovano posto tutti gli uomini che vogliono prendere parte alla sua missione.

Poi c’è stata l’udienza papale in Sala Nervi: lì davvero si è respirata l’universalità della Chiesa per le tante lingue in cui le parole del Papa sono state tradotte. La voce di Papa Francesco risuonava come al solito dolcemente paterna, ma il messaggio era chiaro e preciso.

Uscendo dall’udienza, ci parevano così assurde e senza fondamento le critiche quotidiane rivolte a Papa Francesco e soprattutto parevano del tutto pretestuose le critiche alla sua partecipazione alla trasmissione televisiva di Fazio: il Pontefice non è certo in cerca di visibilità per se stesso, non ne ha bisogno, è in cerca di visibilità per il messaggio di amore e di pace del Vangelo. C’è chi dice che non sia stato opportuno partecipare a una trasmissione di intrattenimento, perché la sua figura e il suo ruolo perdono di sacralità, ma io so che Gesù Cristo si è mescolato sempre agli umili e ai reietti della società del suo tempo senza temere  per la sua “sacralità” ed era Gesù…

Per un amico che non c’è più…

E’ venuto a mancare Cesare Cavenaghi, un amico buono, conosciuto all’UTE tanti anni fa.

Sempre pronto a rendersi utile in tante associazioni, lo trovavi  in parrocchia e ovunque ci fosse da dare una mano per il bene comune, per animare la vita sociale e culturale della città.

Il suo cuore generoso ora ha finito di battere e ci lascia nel più profondo sgomento.

Sarà difficile fare a meno di te, Cesare, ma ci conforta l’idea che la fede che ti ha sempre accompagnato ora avrà il suo premio: continua  a starci vicino e  noi ti penseremo sempre presente nella stanza accanto.

 

Da “LA NOSTRA GENTE” – Ricordando Ilva.

A Rolo, il mio paese di origine, viene pubblicato da moltissimi anni, grazie all’impegno di tante persone di buona volontà (tra queste io conosco e stimo molto Enrico Contini), “LA NOSTRA GENTE” un periodico di ispirazione cattolica. Nell’ultimo numero compaiono articoli che ricordano Ilva, mia sorella, venuta a mancare proprio un mese fa. Quello che segue è il ricordo delle figlie Alessandra e Monica.

IMG-20220117-WA0007Era gennaio 2018… mia madre, io, mia Zia Diana e la mia migliore amica partimmo per la Thailandia. Quando le dissi che sarei andata e le chiesi se voleva venire, mi rispose subito di sì, disse: “… ma quando mi ricapita di venire fino a lì, con te, alla mia età, a trovare la Vanna (Suor Giovanna Catellani)!” Mia mamma aveva 81 anni nel 2018, compiuti là il 19 gennaio. Credo che per lei sia stato il compleanno più bello della sua vita, festeggiare il proprio 81° compleanno in Thailandia, con le sue sorelle.

Si divertiva a constatare che era la più vecchia in tutto l’aeroporto! Mia mamma era così, giovane dentro, una donna moderna, intelligente, che amava leggere ed essere informata, era coraggiosa, accogliente, creativa, amorevole. Per noi era la donna più bella di Rolo: sia da giovane sia da donna matura era sempre bella ed elegante. Era un porto sicuro dove rifugiarsi. Terza di 5 figli iniziò a lavorare a 12 anni con la macchina da cucire, lavoro che ha svolto tutta la vita. La ricordo fino a tarda notte a confezionare o alla taglia cuci, perché di giorno era occupata con noi figlie. E con i soldi guadagnati comprava le stoffe per cucirci i vestiti. Ha amato la sua famiglia infinitamente e credo che noi siamo state la sua ragione di vita. Era orgogliosa delle sue figlie, prima di Alessandra e poi di noi gemelle. Ci ha amato più della Sua vita. Ci ha insegnato l’altruismo, l’ac- coglienza, la determinazione, a lottare senza lamentarci, a perseguire i nostri obiettivi “mirando in alto”, come diceva lei! Ed era orgogliosa anche dei suoi nipoti che adorava e che mi ha aiutato a crescere. Con l’esempio ci ha insegnato ad accudire gli anziani e a curare i piccoli. Mia mamma e mio papà hanno sofferto tanto nella loro vita, per le molte vicissitudini che hanno vissuto, per i tanti problemi che la vita ti presenta e hanno dovuto affrontare la sofferenza più grande che due genitori non dovrebbero mai vivere. E’ una sofferenza che non ti lascia più . Ma lei non ce l’ha fatto pesare, ha continuato la vita cercando di renderla migliore per noi. Pur in questa immane disgrazia ha continuato ad accudire i nipoti, a preparare pranzetti succulenti, a pregare, a vivere da cristiana.

Tutte le persone vicine e lontane che l’hanno conosciuta non la dimenticano, per l’umanità che emanava, per la simpatia, per l’altruismo e la disponibilità. Non ti dimenticheremo mai cara mamma, sei sempre con noi e ora til pensiamo felice insieme alla Laura e vicino al Signore!

Monica e Alessandra Bandini

Quella che segue è invece la poesia dedicata alla zia Ilva da mia figlia Grazia:

Non sarà facile lasciarti andare/ Tu che hai inondato i nostri giorni di tanti sorrisi/ Addolcito i nostri pasti con piatti sopraffini /Ricamato i nostri corpi con abiti eleganti /La tua allegria contagiosa più di ogni nostra tristezza / Sei sempre stata la più bella, come Marilyn Monroe/ Anche quando il fiore più bello ti è stato rubato /E col cuore tagliato a metà ci hai amato. La più bella sempre, anche col grigio nei tuoi occhi blu. (G.R.)