“Amen” per Sidney Poitier.

Un altro ritratto che ha tappezzato da oltre 60 anni le pareti ideali del mio immaginario è stato staccato e ha lasciato una malinconica impronta di sè. E’ morto infatti a 94 anni uno dei miei attori preferiti: Sidney Poitier.

Il primo ricordo che ho di lui è quello legato a un film in bianco e nero: “AMEN” in cui veniva ingaggiato, un po’ obtorto collo, da alcune monache che avevano bisogno di aiuto per svolgere lavori impegnativi nel loro convento.  La fatica veniva alleviata dal canto il cui titolo dava il nome al film stesso.

Era un Sidney Poitier nel fiore degli anni, bello, aitante, con un sorriso dolce e incantevole. Mi era piaciuto molto quel film (dovevo avere circa 14/15 anni e ricordo che lo andai a raccontare alla mia amica del cuore di allora che non aveva ancora la TV.

In seguito imparai ad apprezzare le sue doti di attore in altre pellicole memorabili e ancor di più lo ammirai per il suo impegno garbato, ma tenace per la parità di diritti.

Spero che le TV nostrane gli dedichino qualche serata e ritrasmettano qualche suo film. Il bello del cinema e delle tecnologie moderne è che possono farci sentire come ancora presenti e vivi i protagonisti che più abbiamo amato, anche dopo che  hanno lasciato questa terra.

Ecco qui di seguito un breve video che ricorda il film da me citato.

 

 

 

Vivere il presente.

“Auguro allora a tutti noi di avere la capacità in questo anno nuovo di sapersi fermare ogni tanto a vivere il nostro adesso, ascoltare il nostro cuore, uscire dal tempo, fuori dall’ieri e dal domani, godendo del presente dove possiamo incontrare chi siamo, Dio, le persone che ci sono accanto, la natura, il mondo, la bellezza e l’essenziale che è proprio dei bambini…” (Da “Libera informazione”

Queste, che riporto qui sopra, sono le righe conclusive di un bell’articolo che parla di come i bambini godano delle piccole cose di ogni giorno perchè non si lasciano angustiare dal passato e non si fanno angosciare dal futuro, ma vivono intensamente il presente.

Se questo  vale per i bambini, credo valga ancora di più per gli anziani, che hanno sulle spalle un grosso fardello di anni e giorni non sempre felici e davanti a sé l’incertezza di un tempo che si accorcia inesorabilmente.  Concentrarsi sul presente e cogliere ogni occasione di bene da fare e di amore da dare è certamente la ricetta migliore per vivere sereni anche alla mia età.

Epifania.

L’Epifania è la festa che ricorda la “manifestazione” a tutto il mondo (rappresentato dai Magi venuti da lontano)  del Dio venuto in terra.

I Re Magi: la tradizione li dipinge come tre sapienti, tre studiosi desiderosi di capire quale significato avesse quello strano segno nel cielo. Per questo si sono messi in viaggio senza pensare ai disagi da affrontare  e senza valutare se  valesse la pena di cercare risposte che forse non avrebbero trovato.

Essi mi ricordano quelle persone che, senza far rumore e senza pregiudizi, cercano il senso più profondo del loro esistere e in questa ricerca impegnano tutte le loro energie.

 

re magi giotto

Addio al 2021 e al Presidente.

Il 2021 non è stato certamente un anno facile per nessuno, ma il nostro Presidente Mattarella lo ha concluso ieri con un discorso che me lo ha fatto sentire come un vero Padre della Patria, capace di interpretare i sentimenti più autentici di noi tutti. In questi sette anni della sua Presidenza non lo si è mai visto perdere la sua calma fiduciosa, la sua imparzialità, il suo rispetto rigoroso delle istituzioni. Dal suo viso non  è mai scomparso quell’accenno di sorriso mite che viene dalla serenità interiore.

Tra poco lo perderemo, ma resterà nel mio cuore come la personificazione dell’uomo mite che viene menzionato nelle Beatitudini “Beati i miti, perchè erediteranno la terra….” La mitezza non è debolezza, anzi è il fermo dominio di sè che fa sì che non si ceda all’impulsività, ma si persegua sempre con dolce determinazione  il fine che ci si è preposti.

Grazie, Presidente! La rimpiangeremo

Natale in trincea.

 

E’ un episodio molto noto, accaduto su un fronte di guerra nel Natale del 1914 tra soldati inglesi e tedeschi; quanto è avvenuto quel giorno ci fa sentire tutta l’assurdità della guerra che trasforma in soldati costretti ad uccidere persone desiderose di fraternità.

Il caporale Leon Harris del 13esimo battaglione del London Regiment in una lettera scritta ai genitori che stavano a Exeter (riprodotta sul sito www.christmastruce.co.uk ) racconta:

«È stato il Natale più meraviglioso che io abbia mai passato. Eravamo in trincea la vigilia di Natale (1914) e verso le otto e mezzo di sera il fuoco era quasi cessato. Poi i tedeschi hanno cominciato a urlarci gli auguri di Buon Natale e a mettere sui parapetti delle trincee un sacco di alberi di Natale con centinaia di candele. Alcuni dei nostri si sono incontrati con loro a metà strada e gli ufficiali hanno concordato una tregua fino alla mezzanotte di Natale. Invece poi la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26, siamo tutti usciti dai ricoveri, ci siamo incontrati con i tedeschi nella terra di nessuno e ci siamo scambiati souvenir, bottoni, tabacco e sigarette. Parecchi di loro parlavano inglese. Grandi falò sono rimasti accesi tutta la notte e abbiamo cantato le carole. È stato un momento meraviglioso e il tempo era splendido, sia la vigilia che il giorno di Natale, freddo e con le notti brillanti per la luna e le stelle».

Una bella lezione di storia

Oggi nella trasmissione “Tante Storie” su Rai3 è intervenuto il prof. Barbero per parlare delle cause della “Guerra di Secessione” americana. Ha puntualizzato in modo molto chiaro e preciso che il problema dell’abolizione della schiavitù non sia stata la sola causa del conflitto e come l’abolizionismo dei nordisti avesse ben poco di etico.

I contrasti tra nord e sud erano cominciati relativamente alle tasse doganali: il nord industriale voleva imporre delle imposte sulle merci di importazione per difendere i propri prodotti, il sud agricolo si opponeva a queste misure perché aveva bisogno di rendere  facili e snelli gli scambi commerciali con l’Inghilterra e l’Europa; il sud poi teneva bassi i prezzi dei propri prodotti utilizzando gli schiavi, invece al nord quelli che lavoravano nelle fabbriche non potevano accettare che gli schiavi li sostituissero, precipitandoli nella miseria.

L’imposizione  dell’abolizione della schiavitù fu quindi mal accettata dal sud e al nord i neri liberati venivano comunque visti come scomodi concorrenti e la situazione si trascina anche ai giorni nostri; le leggi infatti sono cambiate, ma il modo di pensare della gente stenta a cambiare.

Solstizio.

Oggi è giorno di solstizio d’inverno: il giorno con meno ore di luce e con la notte più lunga.

Prima dell’introduzione del calendario gregoriano il solstizio cadeva il 13 dicembre, giorno in cui si festeggiava Santa Lucia per questo è rimasto il detto popolare: Santa Lucia il giorno più corto che ci sia.

Il solstizio è sempre stato salutato con grande gioia  fin dall’antichità, perchè segnava il “ritorno del sole”.

Nell’antichità

I popoli germanici e scandinavi festeggiavano Jul, dal nordico hiól, jól “ruota” con allusione al sole. Per gli antichi romani era il Sol Invictus e Angeronalia. Ovvero il Dies Natalis Solis Invicti (Giorno di nascita del Sole Invitto) istituito dall’imperatore Aureliano. Per i cristiani invece divenne, traslato di qualche giorno, il Natale. Queste le ricorrenze storiche legate al solstizio d’inverno.

Queste righe sono tratte da un articolo del Messaggero, che può interessare i più curiosi.

La responsabilità di fare la spesa.

Nella provincia di Foggia è coltivato il 40% di tutto il pomodoro italiano. Siamo secondi solo agli Stati Uniti. Il ruolo della Grande distribuzione organizzata è centrale in questo sfruttamento, perché schiaccia anche le aziende, comprando il prodotto prima del raccolto e imponendo il prezzo. I produttori quindi possono tagliare solo sul “capitale variabile”, cioè la forza lavoro. Che in questo caso rasenta il lavoro schiavile.

Queste righe si possono leggere alla fine di questo articolo di Avvenire, nel quale si parla della morte dei due fratellini nell’incendio verificatosi in un campo ROM della provincia di Foggia.

E’ terribile pensare che anche noi che andiamo sempre alla ricerca del prodotto a minor costo possiamo essere in parte moralmente responsabili della morte di due piccoli innocenti e di tante altre sofferenze.

Certo quando scegliamo una passata di pomodoro non pensiamo a chi l’ha prodotta, a quelli che ci hanno lavorato, o se sono stati rispettati i diritti umani e le leggi del nostro Paese: in quel momento siamo presi dalla preoccupazione di contenere l’importo che ci verrà addebitato alla cassa. Per questo bisognerebbe pensare a contraddistinguere i vari prodotti con un’ etichetta che garantisca il rispetto delle regole in tutta la filiera produttiva. E chi dovrebbe attivarsi in questo senso? Penso che dovrebbero farsene carico proprio le grandi marche di supermercati, visto che sono proprio loro a innescare il circolo vizioso che porta a schiavizzare i più deboli tra i deboli.