Che serata!

E’ stata una serata magnifica!

Il Guarneri di Matteo Fedeli e l’orchestra di archi che lo hanno accompagnato hanno creato un’atmosfera magica nel Teatro Excelsior ieri sera.

Prima le note piene di energia e di vita di Vivaldi e Corelli poi via via autori sempre più moderni fino ad arrivare alle musiche avvolgenti di Ennio Morricone  e alle carole natalizie più tradizionali.

Le finalità benefiche della serata sono state ben illustrate dalla brava presentatrice, che ha saputo comunicare quanto di speciale faccia da tanto tempo “la Nostra Famiglia”, una realtà territoriale di cui andare veramente orgogliosi per la sua opera di assistenza e riabilitazione, ad altissimo livello, per bambini affetti da varie disabilità e patologie. Anche per la nostra UTE la presentatrice è riuscita a trovare parole molto belle ispirandosi, devo dirlo senza falsa modestia, alla parte introduttiva del libro “LA NOSTRA STORIA” (scritto in collaborazione tra La Presidente UTE, Maria Guarisco, e la sottoscritta). Lette e interpretate da quel palco quelle pagine mi hanno ripagato della lunga fatica che mi sono costate.

Le lunghe standing ovation che hanno salutato soprattutto gli ultimi brani, hanno indotto maestro ed orchestra a suonare alcuni pezzi fuori programma e hanno concluso la loro splendida performance con le note suggestive ed emozionanti dell'”Alleluja ” di Leonard Cohen: devo confessare che quella melodia mi è entrata nell’anima e l’ha accarezzata con la sua suadente, dolcissima, nostalgica malinconia.

Le note e la “voce” del Guarneri mi hanno accompagnato per tutta la serata.

 

I

La religione? Che c’entra?

Tornavo tristemente a casa ieri  e, mentre mi districavo tra un camion e l’altro  da sorpassare, ascoltavo la radio.

Gianluca Nicoletti dai microfoni di Radio24  faceva risentire  le parole deliranti del Cardinale Viganò  contro i vaccini e il rosario recitato in piazza da manifestanti contro i green pass. Nello stesso tempo si aveva notizia che in Romania una giornalista RAI (Gregoraci, mi pare) veniva fermata dalla polizia romena su denuncia di una parlamentare locale contraria ai vaccini per presunte motivazioni religiose, facendo scoppiare un caso diplomatico.

Sono certa che la religione non debba proprio aver niente a che fare con il COVID e che queste interferenze rientrino in ciò che viene vietato nel terzo comandamento: NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO. Non si può tentare di avvalorare posizioni che nulla hanno di scientifico e di dimostrabile tirando per la giacchetta il Padre Eterno.

Per questo credo sia oltremodo opportuno il pronunciamento dei   Vescovi europei, che invitano tutti a vaccinarsi come gesto di amore per il prossimo.

E speriamo che basti questo a fermare tutti quelli che in malafede o anche per distorta convinzione ritengono che combattendo il vaccino stiano ingaggiando una guerra santa  contro il Maligno.

Le contraddizioni di Giorgia.

Leggo che Giorgia Meloni caldeggia la candidatura di Berlusconi a Capo dello Stato e la cosa non mi stupisce, ma mi manda in confusione.

Si è sempre detto che i tre capisaldi della destra siano “Dio-patria-famiglia” e mi pare che Berlusconi sia proprio in aperta contraddizione con questo motto.

Famiglia: nel caso di Berlusconi sarebbe opportuno parlare di famiglie, ne ha avute più di una e credo che, se le sue mogli decidessero di parlare di lui, forse non sarebbero troppo indulgenti, viste le sue “cene galanti” e la sua inclinazione verso le giovanissime.

Patria: chi ama la patria paga le tasse e non corre il rischio di essere condannato per evasione fiscale, come è successo a Berlusconi. Chi ama la patria non trasferisce la sede legale della sua mega-azienda (Mediaset) in Olanda.

Dio: non credo che certi comportamenti pubblici e certe contiguità (vedi Dell’Utri condannato per mafia) del “nostro” siano proprio graditi a Dio.

Per questo penso che la posizione della Meloni sia quanto mai contraddittoria e l’unica speranza che resta a chi la pensa come me è che tutto questo parlare di Berlusconi presidente sia solo un depistaggio per mascherare le trattative sotterranee tra i partiti.

I peccati più gravi.

Nel viaggio di ritorno dalla Grecia, il Papa ha pronunciato una frase che ha colpito molto i giornalisti, come se fosse una svolta imprevista nel magistero della Chiesa. La frase in questione è: “I peccati più gravi non sono quelli della carne”.

A dir la verità  non è proprio una novità, come si legge in questo articolo  del 2019.

Disprezzare la corporeità è stato per troppi secoli un atteggiamento della cristianità, culminato nel medioevo e oltre, quando addirittura non lavarsi era considerato un atto di penitenza gradito a Dio  e il ricercare le sofferenze corporee un mezzo per raggiungere la santità.

Per parte mia non ho mai capito tali atteggiamenti e da molti anni anche sacerdoti di mia conoscenza andavano dicendo le stesse cose che Papa Francesco va ripetendo: il nostro corpo fa parte della creazione, è opera mirabile di Dio  e come tale va rispettato, curato e difeso.

Certamente l’attività sessuale è una straordinaria possibilità di comunicare  e di partecipare alla Creazione e pertanto va esercitata sempre con grande senso di responsabilità e rispetto per l’altro, con l’intento di darsi reciproco sostegno.

Ciò che, spesso, in questo campo, veniva considerato grave peccato in passato, non si può certo paragonare al male provocato da chi riduce in schiavitù altri esseri umani, da  chi li sfrutta, da chi li degrada,da  chi li schiaccia per conseguire più successo e più potere.

Un cambiamento di “registro” in questa materia potrà forse riavvicinare i  molti che si sono allontanati dalla Chiesa non sentendola più in sintonia con la realtà e con il  modo odierno di intendere la vita.

Un anniversario passato in sordina.

E’ trascorso senza troppe sottolineature e senza troppi clamori un anniversario che verrà studiato dai nostri nipoti sui banchi di scuola, come uno degli eventi fondamentali del XX secolo:  l’8 dicembre 1991, 30 anni fa, infatti veniva dichiarata al mondo la fine dell’URSS e del suo regime comunista che era stato figlio della rivoluzione russa del 1917.

I giovani non possono capire come sia cambiato il mondo da allora, quando due blocchi ostili si fronteggiavano in quella che fu chiamata guerra fredda, quando il rischio di una guerra atomica era un’eventualità non troppo remota.

Noi Italiani  abbiamo visto cambiare rapidamente il nostro modo di stare insieme e di fare politica. Ricordo quando, prima di entrare in cabina elettorale, non pensavi tanto alle persone a cui stavi accordando la tua fiducia, quanto al fatto che col tuo voto avresti potuto sconvolgere gli equilibri del mondo intero e questo ha immobilizzato la politica del nostro paese per quasi cinquant’anni e per questo siamo dovuti passare attraverso le tragedie del terrorismo  degli “opposti estremismi”, per questo la politica ci rabboniva con privilegi assurdi per certe categorie (come le baby pensioni o il riconoscimento facile di invalidità inesistenti). Allora, quando il debito pubblico si è effettivamente creato, non se ne  sentiva mai parlare…

Poi il rapido crollo dell’URSS.

Qui da noi in campo politico fu come aprire i cancelli arrugginiti di una vecchia caserma.     da allora gli elettori italiani si sono sbizzarriti a crearsi nuovi miti e ad abbatterli poco dopo e tutto è diventato più imprevedibile.  Da allora il mondo nostrano  dei partiti ha visto rivoluzioni epocali con la creazione di nuove alleanze e nuovi poli di attrazione. Non ci sono più le ideologie a orientare le scelte della gente e questo ha avuto ripercussioni di segno opposto in molti campi.

Una persona di mia conoscenza, fuggita dal suo paese che  faceva parte dell’URSS, proprio nel periodo  del suo crollo, racconta del  caos, del disorientamento della gente, della crisi economica spaventosa e della sua scelta, per certi versi obbligata, di emigrare verso l’ovest, visto come unica possibilità di sopravvivere.

Non essendo stata impegnata politicamente e non avendo mai dovuto subire i duri trattamenti riservati ai dissidenti, quella mia amica rimpiange del mondo comunista la sicurezza del posto di lavoro alla fine del percorso scolastico: forse non avresti avuto occasioni straordinarie di successo, ma certo non eri costretto a emigrare per guadagnarti un tozzo di pane.

 

Natale sotto i portici.

IMG20211208094006_2In attesa dell’ora della messa (cambiato rispetto a qualche anno fa) ho passeggiato sotto i portici di Rolo ed ho avuto una piacevole sorpresa: l’oratorio di S. Francesco era aperto ed entrando ho potuto ammirare un grande presepio molto ben allestito.

Ancor più però mi ha colpito tutta una serie di piccoli presepi costruiti  dai ragazzi della locale scuola media: la fantasia ha suggerito tanti modi diversi di interpretare la scena della nascita di Gesù. Ci sono infatti presepi costruiti con carta, cartone, tappi di sughero e tappi di plastica, sassi, stoffe di vario genere, palline da tennis e anche spagnolette di diversi colori di filo per cucire.  Sono tutti inseriti dentro le cassette di legno che servono per raccogliere la frutta e in uno di questi presepi è un setaccio per la farina a fare da sfondo alla scena natalizia.

Mi sembra una bella iniziativa che serve a rendere più gioiosa, ma anche più intima, l’atmosfera del Natale.

Teste da ricondizionare.

Una storia già sentita troppe volte: una ragazza si ribella alle leggi tribali della propria famiglia e per questo viene picchiata e seviziata perchè si sottometta a un matrimonio imposto e a una vita che lei non accetta.

La polizia, intervenuta, ha arrestato il padre e sanzionato il fratello, ma basterà questo a impedire che questa ragazza faccia la fine di tante altre?

IN questi casi, ma anche in quelli in cui i denunciati sono italiani, occorrerebbe forse fare come accade in certi paesi: istituire dei campi di rieducazione,  in cui  i detenuti vengono rinchiusi per anni e “ricondizionati” come si fa per certi dispositivi elettronici.

 

Il Presepe di Crevenna ci aspetta.

Anche quest’anno, l’8 dicembre, si apre la mostra del Presepe di Crevenna che potrà essere visitato  tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 14 alle 18 e nei festivi anche dalle 10 alle 12.  Per le visite di gruppo è possibile fissare visite su appuntamento anche al mattino.

Il Presepe di Crevenna è una realtà consolidata, ormai conosciuta anche fuori dai confini della Brianza e della Lombardia e riscuote ogni anno grande successo di visitatori.

E’ una ricostruzione in miniatura dell’antico borgo di Crevenna con tutte le attività che la animavano agli inizi del Novecento: dalla bottega artigiana alla cascina dei contadini e si evidenzia una particolare cura   nella ricostruzione delle varie fasi della lavorazione della seta, dall’ allevamento  dei bachi alle varie macchine presenti nelle filande.

Le libere offerte dei visitatori andranno a sostenere numerose opere di beneficienza in Brasile, a favore delle popolazioni di Indios minacciati dalla distruzione della foresta.

Ci sono perciò molti motivi per andare a visitare questa sorprendente realizzazione dei volontari di Crevenna, che resterà aperta al pubblico fino a domenica 23 Gennaio.