Povero John!

Ieri sera ho visto per un po’ la seconda serata del festival di Sanremo e tra le tante canzoni che non so valutare (al primo ascolto non capisco nulla) e gli intermezzi anche piacevoli, mi ha disturbato molto la performance di John Travolta.

Lui appariva evidentemente come proiettato in un evento di cui non sapeva nulla, rispondeva a monosillabi alle domande di Amadeus e guardava un po’ perplesso il pubblico dell’Ariston.

Ma quello che a me è apparso più triste è stato il momento del “ballo del qua qua”. Mentre lo vedevo imitare le mosse insulse di Fiorello, mettevo a confronto quelle immagini con quelle del Travolta che è entrato nella mitologia della cinematografia mondiale. Dov’erano quella gioia di vivere, quell’energia esplosiva , quei movimenti naturalmente sinuosi e agili che non ci stancavamo di ammirare?

Direi ad Amadeus e a chi ha organizzato quella partecipazione che, per rispetto dei personaggi invitati, non è bene costringerli a esibizioni così umilianti.

Mi è dispiaciuto vedere Travolta ridotto a giullare inconsapevole.

Giornata mondiale contro le MGF.

MGF= Mutilazioni Genitali Femminili.

Questo articolo ci ricorda che il 6 febbraio è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, obbrobrio ancora praticato in molti paesi e anche in Italia, da parte di famiglie immigrate.

L’articolo mette in luce la vastità e la gravità del problema e informa sulle iniziative che si stanno attuando (soprattutto in Emilia) per arginare questa usanza crudele.

Essa mira a far sentire la donna come un prodotto imperfetto della natura e, come tale, deve accettare di assoggettarsi a umiliazione, dolore e a rischio di infezioni e di morte.

Quale condizionamento culturale e sociale può indurre delle madri a sottoporre le proprie figlie a una pratica tanto disumana? Mamme ribellatevi! Voi che avete conosciuto questa terribile esperienza, fate in modo che le vostre figlie non debbano subire la stessa sorte. Padri, l’usanza delle mutilazioni genitali è una barbarie che non ha diritto di esistere nel terzo millennio!! E’ un rito ancestrale e barbaro che non ha nulla a che vedere con la religione: Dio ha creato l’uomo e la donna e ha dato loro un corpo meraviglioso, perfetto, non è certo sua volontà che si offenda e si umili proprio quel corpo che è destinato a continuare nel tempo la Sua opera di creazione.

Letture: Todo modo (L. Sciascia).

Mi è capitato tra le mani “Todo modo” di Sciascia.

Le parole “todo modo ” sono in lingua spagnola e si riferiscono a una frase di S. Ignazio di Loyola, fondatore dell’ordine dei Gesuiti. Esse significano “con ogni mezzo”. “in ogni modo”.

Il protagonista è un pittore di una certa fama in cerca di un luogo un po’ fuori dal mondo in cui riposare e, quasi per caso, capita in una costruzione sorta dove una volta sorgeva un eremo e adibita ora ad albergo. E’ gestito da don Gaetano, un religioso di grande cultura, ma dalla personalità piuttosto ambigua. In quell’albergo isolato dal mondo, si ritrovano ogni anno politici di alto livello, banchieri e uomini di potere per alcuni giorni di esercizi spirituali.

Presto però l’atmosfera si intorbidisce e si intuisce che dietro la maschera di persona perbene di ognuno dei personaggi presenti si nasconde una verità diversa e inquietante. Ha così inizio una serie di omicidi  che gli inquirenti non riescono a risolvere.

Il tipo di atmosfera e l’ambientazione in un luogo pressoché inaccessibile, ricordano un po’ il giallo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”, ma è tuttavia evidente che  l’intenzione di Sciascia non è quella di intrattenere piacevolmente il lettore, ma vuole prendere di mira il mondo politico degli anni ’70 in Italia: quanti misteri irrisolti, quanta ipocrisia dietro ai modi educati e ai proclami di onestà di tanti uomini delle istituzioni! La sete di potere non si ferma né di fronte al ricatto né di fronte al delitto.

Il lettore viene coinvolto negli intrighi che vengono raccontati ed è portato a fare congetture e ipotesi, senza poter giungere a una conclusione e questo rende la lettura appassionante. Ho notato che nella costruzione delle frasi spesso lo scrittore tradisce la sua origine siciliana.

Nella nebbia.

Fa freddo in Emilia: la nebbia bassa e fitta fa luccicare l’asfalto, inumidisce ogni cosa e impedisce al sole di apparire.

Mi incappuccio ben bene e mi avvio per la strada quasi deserta in queste ore di un mattino di festa. Sto andando a riprendere la mia auto parcheggiata a lato della strada: la sera prima l’ho ricoperta con un telo antighiaccio e, quindi, giunta sul posto,  mi accingo a rimuoverlo.

Sulla pista ciclabile che corre lì accanto si sta avvicinando una ragazza in bicicletta; anche lei è ben coperta e un pesante basco di lana gialla e marrone le ricopre la testa. Man mano sento più distintamente la sua voce che canta una canzone di Ivan Graziani, che sta ascoltando con le cuffie. E’ una voce piacevole, ben intonata, limpida e istintivamente tralascio per un attimo ciò che sto facendo per ascoltare e rivolgo un sorriso a lei che sta passando davanti a me.

Lei si accorge del mio sguardo e, senza smettere di cantare, alza una mano e mi fa un saluto.

La nebbia c’è ancora, tutto è grigio e freddo, ma quella voce aggraziata e quel saluto mi riscaldano il cuore e mi rallegrano, come se fosse improvvisamente apparso un raggio di sole.

Inno calcistico o poesia? (Per Gigi)

Un’amica carissima mi ha segnalato questo inno della squadra del Liverpool, che sorprende per la bellezza dei versi e per il sentimento di empatia che lo pervade.

Solitamente gli inni calcistici tendono ad esaltare la propria squadra con toni bellicosi, incitano a farsi valere contro gli avversari; questo inno invece vuole essere una dichiarazione di affetto dei tifosi per i propri giocatori, assicurando loro il proprio sostegno anche nei momenti più bui. Una bella lezione di vera sportività.

Mi piace riportare questo inno proprio oggi in cui i notiziari riportano la triste notizia della morte improvvisa di Gigi Riva, un calciatore che ha impersonato il modello del vero campione, che sa anteporre i valori dello sport ai soldi, cosa davvero eccezionale nel mondo sportivo di oggi.

Riposa in pace, Gigi! Certamente in questo tuo ultimo viaggio non sei da solo: ti accompagnano l’affetto, la gratitudine e la stima dei tanti a cui hai regalato momenti indimenticabili.

When you walk through a storm
Hold your head up high
And don’t be afraid of the dark

Quando cammini attraverso una tempesta
Mantieni la testa alta
E non avere paura del buio

At the end of the storm
Is a golden sky
And the sweet silver song of a lark

Alla fine della tempesta
C’è un cielo dorato
E il dolce canto argentato di un’allodola

Walk on through the wind
Walk on through the rain
Though your dreams be tossed and blown

Continua a camminare attraverso il vento
Continua a camminare attraverso la pioggia
Anche se i tuoi sogni verranno scossi e spazzati via

Walk on walk on with hope in your heart
And you’ll never walk alone

Continua a camminare con la speranza nel cuore
E non camminerai mai da solo

You’ll never walk alone

Non camminerai mai da solo

Walk on walk on with hope in your heart
And you’ll never walk alone

Continua a camminare con la speranza nel cuore
E non camminerai mai da solo

Una comunità che canta.

Ieri sera, sabato 20 gennaio, la comunità di Arcellasco ha fatto festa per l’organo a canne ritornato al suo antico splendore.

Il coro parrocchiale  (di cui faccio parte, anche se da poco tempo) ha cantato alcuni dei brani con cui di solito accompagna la messa della domenica: canti che anche i fedeli hanno imparato via via. Poi tutti presenti sono stati invitati a eseguire alcuni canti molto conosciuti e infine è stata la volta del coro “Convivia musica”, e delle splendide voci femminili che lo compongono.

Tutti i canti erano naturalmente accompagnati dal suono dell’organo e dalle sue molteplici voci: è stata una bella emozione sentire risuonare nelle volte della chiesa tanta armonia!! Ed emozionante è stato anche sentir cantare insieme tutta una comunità che esprimeva insieme una sintonia di sentimenti, di fede e di gioia

Seguendo il link sottostante si può ascoltare uno dei canti del coro parrocchiale.

Il coraggio di Francesco.

Purtroppo non ho seguito l’intervista di Fabio Fazio a Papa Francesco  andata in onda sul canale 9, ma ne ho letto il resoconto su “Avvenire” (che è uno dei pochi giornali che si possono leggere senza pagare) e mi ha colpito la  frase    con cui ha risposto alla domanda sulle benedizioni alle coppie gay: “C’è un prezzo di solitudine che devi pagare, a volte le decisioni non sono accettate” ma “la maggior parte delle volte non si accettano le decisioni perché non si conoscono”.

Non sono un’esperta di Vaticano, ma da quel che riesco a capire, Francesco sta facendo un lavoro immane per cambiare la Chiesa e farla diventare veramente “cattolica”, cioè universale, e veramente accogliente con tutti i suoi figli, come dev’essere una madre.

Ho notato, ad esempio, che nomina molti cardinali stranieri , per contrastare, penso, lo strapotere di quelli italiani ed europei, da secoli al timone della Chiesa. Ma oggi il mondo è cambiato e molti popoli si stanno affacciando per la prima volta alla ribalta del mondo: vogliono essere ascoltati e vogliono poter far sentire la loro voce… non credo che tutti ne siano contenti …

Per quanto riguarda poi la vergogna della pedofilia, credo che nessun altro Papa abbia fatto tanto come lui e con tanta determinazione.

Proprio di questi ultimi giorni è la decisione di concedere la benedizione alle coppie gay (che non va confusa col matrimonio) e anche questo sta provocando ripercussioni non sempre favorevoli, ma Francesco deve aver tenuto conto delle sofferenze che per secoli sono state inflitte a chi si sentiva “diverso” da quanto dichiarato all’anagrafe, negandogli anche il diritto di esistere e obbligandolo a nascondersi, a camuffarsi. L’amore sincero e disinteressato è  sempre da rispettare.

Francesco non ha , come i politici, l’assillo di dover essere rieletto, perciò decide con libertà e coraggio secondo ciò che gli ispira la carità cristiana, senza dover rendere conto a nessuno se non a se stesso e a Dio.

Tutto questo si paga con la solitudine, ma se ne ha in cambio la serenità che viene dalla coerenza con se stessi.

 

Caro Herpes Zoster, …

Caro Herpes Zoster,

so che ti annidi da qualche parte nel mio corpo e che stai lì in letargo da molti decenni e avendo constatato i danni e le sofferenze  che hai procurato a persone a me vicine, perdonami, ma avevo deciso di ricorrere alla vaccinazione: non volevo distruggerti, ma solo assicurarmi di renderti innocuo. Per questo mi sono rivolta al mio medico curante, che però aveva avuto solo poche dosi per i malati più fragili e quindi dovevo rivolgermi al centro vaccinazioni dell’ASL.

Ed eccomi al telefono:- Pronto? chiederei, se possibile, di  fare il vaccino contro il “fuoco di S. Antonio” (ho usato questa terminologia perchè temevo di usare a sproposito quella scientifica) –

  • Bene, signora! Come si chiama e quando è nata?- Chiede la signora al telefono. Io rispondo a queste domande e a quelle che seguono: no, non sono cardiopatica; no, non ho patologie autoimmuni, no, non ho patologie polmonari …  Dopo questo breve dialogo, la signora mi dice che non essendo nata tra il 1952 e il 1958 e non avendo patologie particolari (sono soltanto vecchia!!!) la Regione Lombardia non mi riconosce il diritto alla vaccinazione gratuita.

– Però – aggiunge la gentile impiegata – può fare la vaccinazione a pagamento!!!-

– Bene! – dico io – e quanto costa? –

– Ci vogliono due dosi a 197 euro l’una! -Io rimango basita e chiedo: – Ma perchè quelli del ’46 sono stati esclusi? –

– Non glielo so spiegare , signora, ma queste sono le disposizioni della Regione.-

Per questo, Herpes Zoster, ti prego resta tranquillo lì dove sei visto che sei caro, molto caro …

P.S. Ringrazio la mia regione che ritiene che quelli nati negli anni 40 non meritino più le sue attenzioni.