Film: La Tempesta di sabbia.

La vita dei beduini non è facile, in un ambiente naturale ostile che offre ben poche risorse; ma se poi sei una donna, allora tutto si complica enormemente: non c’è altra via che soggiacere a regole tribali vecchie di millenni, imposte dagli uomini, senza alcuna considerazione per i diritti delle donne e per i loro sentimenti.

La storia inizia su una strada che attraversa una zona desertica. Un’auto la sta percorrendo e al volante c’è una ragazza; al suo fianco c’è il padre che le fa da istruttore di guida. Subito si pensa che si tratti di un padre affettuoso, e dalla mentalità aperta, tanto più che di lì a poco si viene a sapere che la ragazza, Layla, frequenta regolarmente la scuola. Ma ci si deve subito ricredere: questo padre  sta per sposare una seconda volta e questo getta nella disperazione Jalila, la prima moglie, mamma di Layla.

Mentre l’uomo è  in viaggio di nozze, una telefonata porta lo scompiglio tra madre e figlia: a chiamare è un ragazzo che Layla ha conosciuto a scuola. I due sono innamorati, ma sanno bene che le leggi tribali non consentono loro di sposarsi. La madre, dopo questa scoperta diventa la nemica della figlia e le proibisce di andare a scuola e di incontrare il ragazzo, che però cerca inutilmente di ottenere il beneplacito della famiglia. Il padre allora combina subito un matrimonio per Layla con uno sconosciuto. A questo punto la madre si ribella: vuole un buon matrimonio per la figlia e ha un durissimo scontro col marito, che a quel punto la ripudia.  Layla sa che per sua madre e per le sue tre sorelle si prepara un ben triste futuro e allora va dal padre e accetta di sottomettersi al matrimonio combinato se lui riprende con sè la moglie e le figlie.

E’ un film con pochissimi personaggi, ambientato in un villaggio in mezzo al deserto; i dialoghi sono essenziali ma efficaci. Ha il merito di mettere a fuoco il dramma che tante donne vivono ancora oggi, là dove nessuna dignità e nessun diritto è loro riconosciuto.

 

A Erba si vota per eleggere il sindaco.

Ho avuto l’opportunità e il privilegio di seguire l’iter che ha portato alla stesura di un programma unico per il centro sinistra e alla scelta del candidato sindaco per la nostra città.

Ho visto mettere in campo tanto impegno, tanta tenace fiducia nei valori della democrazia, tanta capacità di mettere a fuoco i problemi della città e di individuare le possibili soluzioni.  Tracciate le linee generali del programma si doveva trovare la persona giusta che potesse farle proprie e proporle in modo credibile ai nostri concittadini e a questo punto è partita un’intensa opera di mediazione con le diverse personalità che parevano le più adatte al ruolo.

Non era facile proporre un’impresa che poteva sembrare senza possibilità di riuscita, ma l’insistenza della squadra del PD alla fine è riuscita a convincere una persona che pare proprio la più giusta per la situazione attuale della città: competente ed esperta di problemi amministrativi, umile e capace di ascolto, sguardo deciso sui problemi da risolvere e concretezza nelle soluzioni proposte.

Chissà se gli erbesi sapranno apprezzarlo?

Il senso di responsabilità.

Avevo forse 20 anni, un diploma fresco in tasca e la prospettiva di dover aspettare parecchio tempo prima di avere l’occasione giusta per  il lavoro di insegnante cui aspiravo. Per questo coglievo, insieme ad alcune amiche, tutte le occasioni per partecipare a corsi che arricchissero il mio curriculum.

Eccomi perciò iscritta a un corso per la gestione dei centri ricreativi. Le proposte sono interessanti: giochi di movimento, canto corale, modellaggio ecc. Entrando in palestra naturalmente ci si doveva cambiare le scarpe e indossare una tuta.

Un giorno, una delle dirigenti del corso, all’inizio delle attività, quando eravamo tutte presenti per pianificare la giornata, ci fece una ramanzina che diceva pressappoco così:

“Gentili signore e signorine (eravamo tutte donne), sono certa che le vostre case siano ben ordinate e che nemmeno un granello di polvere sfugga al vostro occhio vigile, ma devo purtroppo farvi notare che il vostro comportamento qui, in questo centro, non corrisponde alle vostre abitudini individuali. Pertanto vi prego di curare le vostre cose, di tenerle in ordine e di consentire la regolare fruizione degli spazi a nostra disposizione.”

E’ proprio così, nel gruppo il senso di responsabilità personale si attenua, si diluisce, perchè non ci sentiamo direttamente individuabili e perchè ci uniformiamo troppo facilmente ai cattivi esempi di chi ci sta accanto (perchè solo io devo comportarmi bene?).

In questi giorni i giornali riportano vari episodi di “reati” perpetrati da ragazzi (e sempre più spesso anche da ragazze)  che nel branco compiono azioni che mai commetterebbero da soli. Bisogna educare, in famiglia e a scuola, i nostri ragazzi a chiedersi sempre: farei questa cosa se ci fosse qui mia madre o mio padre? sono sicuro di poter raccontare ciò che sto facendo senza vergognarmi di me stesso?

Peripezie sanitarie.

La pandemia ha certamente gettato nel caos la nostra sanità regionale. Questo mi ha indotto, ahimè, a pensare di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria, che, me ne sto accorgendo solo ora, avrà come unico effetto quello di avermi spillato qualche centinaio di euro.

Qualche giorno fa, mi sono resa conto, dopo aver richiesto una ricetta al medico, che non avevo più un medico di base e ho dovuto chiedere appuntamento alla AST della zona per risolvere il problema e a quel punto nella mia città c’era un solo posto disponibile.

Chiedo subito un appuntamento perché da tempo mi sto trascinando qualche acciacco di troppo, ma mi viene risposto che dovrei richiamare un paio di settimane più tardi, comunque ottengo via internet le ricette per i medicinali.

Chiedo appuntamento per una visita privata per accorciare i tempi, ma anche qui è un incubo: ho girovagato per i reparti dell’ospedale più di mezz’ora, rimpallata da uno sportello e da un corridoio a un altro prima di trovare l’ufficio per poter pagare la parcella.

Mi vengono richieste delle radiografie; chiedo appuntamento col medico e mi sento rispondere: può richiamare fra un paio di settimane?!!!!???? Resto un po’ allibita, ma fortunatamente ottengo la prescrizione delle radiografie. Stamattina le prenoto e scopro che con le ricette così formulate spenderò più di 100 euro di ticket, mentre bastava una sola ricetta con conseguente unico ticket da 38 euro.

Ah, la meravigliosa, insuperabile Sanità Lombarda!!!

 

 

Lo spettro della fame.

Segnalo questo articolo di “Avvenire” , in cui si parla delle conseguenze della guerra in Ucraina sull’esportazione di cereali.

I prezzi del grano aumentano velocemente e vari altri fattori, oltre la guerra, fanno prevedere una riduzione nella produzione.

Assisteremo presto alla morte per fame di milioni di persone nei paesi che non potranno permettersi di acquistare i cereali a prezzi sempre più alti? E se già assistiamo alla fuga da paesi nordafricani come l’Egitto, quale sarà l’impatto sull’Europa di flussi migratori sempre più massicci?

Pare così assurdo che ancora si pensi di regolare le controversie con le armi, che non possono che aggravare i tanti problemi che affliggono l’umanità, soprattutto in un momento storico, come quello che stiamo vivendo, in cui, più che mai siamo inseriti in un sistema di vasi comunicanti, per cui ciò che accade in una qualsiasi parte del mondo ha inevitabilmente conseguenze più o meno immediate su tutto il pianeta.

La verità delle immagini.

Ascoltare alla radio il discorso di questa mattina sulla Piazza Rossa, mi ha fatto pensare a Pirandello e alla sua opera teatrale “Così è se vi pare”, nella quale ogni personaggio racconta una sua versione della realtà senza che gli spettatori possano capire quale sia la verità dei fatti.

Putin, infatti, ha parlato di una Russia minacciata, di una reazione legittima tendente a difendere la Patria da un’aggressione, di soldati che, da eroi, combattono una guerra giusta in difesa dei valori della cultura nazionale.

Ad ascoltarlo potrebbero venire dei dubbi, ma, a conferma di una versione dei fatti diversa da quella da lui raccontata, oggi c’è la tecnologia: le immagini che arrivano dall’Ucraina raccontano un’ atroce verità: c’è un invasore (la Russia) che rade a zero le città e fa strage di civili in una terra che ha il torto di voler continuare a chiamarsi Ucraina.

Film: Il tuttofare.

il tuttofareQuesto film è interpretato magistralmente da Sergio Castellitto, spalleggiato adeguatamente dal giovane Guglielmo Poggi. Quest’ultimo interpreta il ruolo di un praticante senza contratto alle dipendenze di un principe del foro, l’avvocato e professor Bellastella. Il ragazzo è pagato 300 euro al mese per un numero di ore di lavoro indefinito, nel senso che non c’è un orario di lavoro, ma in ogni momento deve essere a disposizione del capo. Le sue mansioni vanno dal rammentare e suggerire con precisione, per ogni situazione giuridica, gli articoli del codice cui riferirsi, al fare la spesa al mercato, al preparare la colazione per la moglie dell’avvocato: è proprio un tuttofare, ma questo non è sufficiente a fargli riconoscere un contratto  adeguato e nemmeno una paga dignitosa. Ma ad un certo punto ecco che il dr. prof. Bellastella propone al praticante tutto ciò che ha sognato da tempo: contratto definitivo e diecimila euro al mese!!! Ma naturalmente c’è una condizione: il ragazzo deve sposare l’amichetta del suo capo, immigrata dal Messico, per farle ottenere la cittadinanza italiana. Il ragazzo in un primo momento si indigna giustamente, ma poi cede all’idea dei vantaggi economici che gliene possono derivare e da lì accade tutta una serie di guai, che porteranno l’avvocato in prigione, ma subito dopo agli arresti domiciliari perchè colpito improvvisamente da una grave forma, simulata, di Altzeimer (naturalmente confermata da medici compiacenti e ben pagati) e dopo qualche tempo verrà nominato ministro. Il ragazzo invece, cui verranno addossate le responsabilità del suo capo, si trova a dover adattarsi a fare il cuoco in un ristorante.

Questo film ha il pregio di mettere il dito su una piaga che  affligge i giovani di questo paese che vogliono intraprendere una carriera professionale che implichi un tirocinio: sono sfruttati in modo indegno per anni e spesso emergono solo coloro che ottengono raccomandazioni (pur essendo dei perfetti inetti) o quelli che si adeguano alle regole di un mondo corrotto e senza ideali. Questa denuncia serissima ” castigat ridendo mores” infatti spesso riesce a essere molto divertente.

E’ meno divertente ciò che ho sentito alla radio stamattina: non si trova personale per le strutture alberghiere e turistiche in genere e ciò mette addirittura a rischio la stagione estiva di molte zone. Anche in questo caso bisogna chiedersi: è colpa dei giovani che non hanno voglia di lavorare (come dicono alcuni)? o non è forse colpa di contratti da fame (quando è tutto alla luce del sole) e di condizioni di lavoro avvilenti? Perchè mortificare così i nostri giovani e indurli a cercare all’estero un’opportunità di costruirsi un futuro?

Con i ragazzi de “LoSnodo”

Ieri mi è sembrato di rivedere una scena della mia infanzia, quando i “vecchi” ci raccontavano attorno al camino le loro storie intrise di buoni insegnamenti.

La scena però era molto diversa: non c’era un caminetto acceso, ma un tavolo e qualche microfono, non c’erano bambini intenti ad ascoltare, ma i giovani erbesi e dei paesi vicini che danno vita a “LoSnodo” e al posto della nonna c’era un “NONNO” molto speciale: l’avvocato Guzzetti, già presidente della fondazione Cariplo e protagonista di tanta parte della vita politica lombarda del recente passato.

I ragazzi hanno prima di tutto esposto il problema legato alla loro sede, che potrebbe presto ospitare un posto di polizia, stando a una delibera del Consiglio Comunale, ma questo contrasterebbe con le finalità per le quali la fondazione Cariplo ha sostenuto le spese per la riqualificazione dei locali della ex – stazione ferroviaria di Erba.

Poi sono cominciate le domande  dei ragazzi sulla politica, sul futuro dei giovani, sulle disuguaglianze che si accentuano sempre più, su come combattere la povertà economica ed educativa.

Nelle risposte, è emersa a tutto tondo la figura di un uomo che ha inteso la politica come servizio e che ha sempre avuto come stella polare i valori e i principi presenti nella nostra Costituzione. Giustamente alla fine dell’incontro i ragazzi hanno consegnato una tessera di socio onorario a questo esponente di una classe politica che ha saputo far risorgere il nostro paese dalle rovine del secondo conflitto mondiale.

Il monito proincipale che i giovani si sini sentiti ripetere a più riprese è stato quello di impegnarsi in politica, di far sentire le loro voci, perchè è il loro futuro e il futuro di questo pianeta che è in pericolo.