Un grido di dolore.

Ieri con un gruppo di amici e amiche sono stata al teatro S. Babila di Milano e abbiamo potuto finalmente assistere all’operetta “La principessa della czarda”: la prenotazione risaliva a due anni fa, ma il COVID aveva sempre costretto al rinvio della rappresentazione.

All’uscita, abbiamo trovato le vie del centro di Milano rumorosamente affollate da gente che festeggiava la fine del Carnevale Ambrosiano. C’era un trambusto allegro: cantanti di strada che si esibivano nei loro cavalli di battaglia, giovani che passeggiavano chiacchierando allegramente, bambini alle prese con stelle filanti e coriandoli.

bandiera-ucrainaGiunti di fianco al Duomo, abbiamo visto una grande bandiera gialla e blu dell’Ucraina stesa sull’asfalto e attorno tanta gente che sventolava bandierine dello stesso paese. Tutti gridavano all’unisono: Libertà! Libertà! Libertà!!

Quel grido di dolore, che tanto contrastava con l’atmosfera circostante, mi ha fatto venire i brividi e mi ha fatto sentire tutta la crudeltà e l’assurdità di quanto sta accadendo in Ucraina.

E noi non possiamo fare altro che pregare…

E’ carnevale… ma c’è poco da scherzare

Il proverbio dice che “a carnevale ogni scherzo vale” , ma quest’anno c’è poca voglia di scherzare.

Si cerca di far finta che tutto sia come sempre, che si possa ridere, fare burle, mascherarsi … ma il pensiero va  a quella guerra che in questi giorni occupa tutti i giornali e i notiziari.

Viene sempre alla mente l’immagine dei bambini in lacrime, spaventati, costretti a rifugiarsi nei corridoi delle metropolitane delle città ucraine: non  sanno spiegarsi quello che sta accadendo, ma ne sentono tutto il dolore e la paura … certamente  loro non stanno pensando al carnevale.

Se Putin aveva pensato di fare uno scherzo di carnevale, sappia che non ci abbiamo trovato niente da ridere …

 

 

 

Cosa accade?

In questi giorni i quotidiani e i notiziari ci raccontano di cose orribili accadute durante i festeggiamenti di capodanno a Milano e oggi leggo anche di questo stupro a Roma nelle stesse circostanze.

Forse questi fatti sono sempre accaduti, solo che  non arrivavano sui giornali, ma può anche essere che si stia manifestando nei giovani e nei giovanissimi un’idea distorta della sessualità, indotta dalla frequentazione di siti porno. Questa era anche l’ipotesi che veniva sostenuta in una trasmissione radiofonica di qualche giorno fa.

I ragazzi non parlano di certi argomenti coi genitori e la scuola non è in grado di sopperire a questa lacuna educativa. Ecco allora che i giovani di oggi, favoriti dalla tecnologia di cui possono disporre senza controlli (o quasi), frequentano i siti pornografici, pensando che quella sia la realtà. Pensano di imparare a diventare grandi, invece interiorizzano un’idea malata della sessualità, identificandola col possesso, con la violenza, con la strumentalizzazione del partner …  Niente di più deviante per delle menti deboli e confuse.

Bisognerà prendere atto che bisogna dare ai ragazzi una visione diversa che parli di amore, di rispetto e che presenti la sessualità come la più alta espressione di comunicazione, che fa battere due cuori come se fossero un solo cuore.

Ma perchè non oscurare nel web certi siti?  Incitare alla violenza non è forse un reato?  Allora quei siti dovrebbero essere oscurati per apologia di reato e non mi si venga a dire che sarebbe una censura di stampo reazionario …

Segnali inquietanti.

Ieri più di una rete televisiva ha dedicato le sue attenzioni all’assalto al Campidoglio di un anno fa. Le trasmissioni che ho seguito io (RAI3 e La7) sono arrivate alle stesse conclusioni: negli USA è in pericolo la stessa democrazia a causa del grande seguito che continuano ad ottenere i suprematisti bianchi che riconoscono in Trump il loro leader.

Come ho sempre pensato anche io, questo rigurgito di razzismo radicale è stato rinfocolato dalla presidenza di Obama: i simpatizzanti del vecchio KKK hanno ritenuto un pericolo per la supremazia bianca il fatto che una persona di colore fosse riuscita a scalare la più alta carica del potere politico e hanno serrato le fila, incoraggiati dalla politica di Trump. Questi ancora oggi diffonde notizie false circa la legalità del risultato elettorale che ha portato Biden alla Casa Bianca e questo non fa che aumentare le fila di coloro che sono disposti a distruggere le istituzioni repubblicane e a smantellare la Costituzione.

Se le mire di questi terroristi (così sono stati definiti dai commentatori) dovessero realizzarsi, potrebbe scoppiare forse una terribile guerra civile? E quali conseguenze sono ipotizzabili sulla politica italiana e mondiale? Già adesso molti sovranisti europei sono in contatto e ottengono appoggi dai suprematisti americani, sapremo noi fermarli difendendo i principi democratici su cui si fonda la nostra convivenza civile?

Natale in trincea.

 

E’ un episodio molto noto, accaduto su un fronte di guerra nel Natale del 1914 tra soldati inglesi e tedeschi; quanto è avvenuto quel giorno ci fa sentire tutta l’assurdità della guerra che trasforma in soldati costretti ad uccidere persone desiderose di fraternità.

Il caporale Leon Harris del 13esimo battaglione del London Regiment in una lettera scritta ai genitori che stavano a Exeter (riprodotta sul sito www.christmastruce.co.uk ) racconta:

«È stato il Natale più meraviglioso che io abbia mai passato. Eravamo in trincea la vigilia di Natale (1914) e verso le otto e mezzo di sera il fuoco era quasi cessato. Poi i tedeschi hanno cominciato a urlarci gli auguri di Buon Natale e a mettere sui parapetti delle trincee un sacco di alberi di Natale con centinaia di candele. Alcuni dei nostri si sono incontrati con loro a metà strada e gli ufficiali hanno concordato una tregua fino alla mezzanotte di Natale. Invece poi la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26, siamo tutti usciti dai ricoveri, ci siamo incontrati con i tedeschi nella terra di nessuno e ci siamo scambiati souvenir, bottoni, tabacco e sigarette. Parecchi di loro parlavano inglese. Grandi falò sono rimasti accesi tutta la notte e abbiamo cantato le carole. È stato un momento meraviglioso e il tempo era splendido, sia la vigilia che il giorno di Natale, freddo e con le notti brillanti per la luna e le stelle».

Una bella lezione di storia

Oggi nella trasmissione “Tante Storie” su Rai3 è intervenuto il prof. Barbero per parlare delle cause della “Guerra di Secessione” americana. Ha puntualizzato in modo molto chiaro e preciso che il problema dell’abolizione della schiavitù non sia stata la sola causa del conflitto e come l’abolizionismo dei nordisti avesse ben poco di etico.

I contrasti tra nord e sud erano cominciati relativamente alle tasse doganali: il nord industriale voleva imporre delle imposte sulle merci di importazione per difendere i propri prodotti, il sud agricolo si opponeva a queste misure perché aveva bisogno di rendere  facili e snelli gli scambi commerciali con l’Inghilterra e l’Europa; il sud poi teneva bassi i prezzi dei propri prodotti utilizzando gli schiavi, invece al nord quelli che lavoravano nelle fabbriche non potevano accettare che gli schiavi li sostituissero, precipitandoli nella miseria.

L’imposizione  dell’abolizione della schiavitù fu quindi mal accettata dal sud e al nord i neri liberati venivano comunque visti come scomodi concorrenti e la situazione si trascina anche ai giorni nostri; le leggi infatti sono cambiate, ma il modo di pensare della gente stenta a cambiare.

La responsabilità di fare la spesa.

Nella provincia di Foggia è coltivato il 40% di tutto il pomodoro italiano. Siamo secondi solo agli Stati Uniti. Il ruolo della Grande distribuzione organizzata è centrale in questo sfruttamento, perché schiaccia anche le aziende, comprando il prodotto prima del raccolto e imponendo il prezzo. I produttori quindi possono tagliare solo sul “capitale variabile”, cioè la forza lavoro. Che in questo caso rasenta il lavoro schiavile.

Queste righe si possono leggere alla fine di questo articolo di Avvenire, nel quale si parla della morte dei due fratellini nell’incendio verificatosi in un campo ROM della provincia di Foggia.

E’ terribile pensare che anche noi che andiamo sempre alla ricerca del prodotto a minor costo possiamo essere in parte moralmente responsabili della morte di due piccoli innocenti e di tante altre sofferenze.

Certo quando scegliamo una passata di pomodoro non pensiamo a chi l’ha prodotta, a quelli che ci hanno lavorato, o se sono stati rispettati i diritti umani e le leggi del nostro Paese: in quel momento siamo presi dalla preoccupazione di contenere l’importo che ci verrà addebitato alla cassa. Per questo bisognerebbe pensare a contraddistinguere i vari prodotti con un’ etichetta che garantisca il rispetto delle regole in tutta la filiera produttiva. E chi dovrebbe attivarsi in questo senso? Penso che dovrebbero farsene carico proprio le grandi marche di supermercati, visto che sono proprio loro a innescare il circolo vizioso che porta a schiavizzare i più deboli tra i deboli.

I peccati più gravi.

Nel viaggio di ritorno dalla Grecia, il Papa ha pronunciato una frase che ha colpito molto i giornalisti, come se fosse una svolta imprevista nel magistero della Chiesa. La frase in questione è: “I peccati più gravi non sono quelli della carne”.

A dir la verità  non è proprio una novità, come si legge in questo articolo  del 2019.

Disprezzare la corporeità è stato per troppi secoli un atteggiamento della cristianità, culminato nel medioevo e oltre, quando addirittura non lavarsi era considerato un atto di penitenza gradito a Dio  e il ricercare le sofferenze corporee un mezzo per raggiungere la santità.

Per parte mia non ho mai capito tali atteggiamenti e da molti anni anche sacerdoti di mia conoscenza andavano dicendo le stesse cose che Papa Francesco va ripetendo: il nostro corpo fa parte della creazione, è opera mirabile di Dio  e come tale va rispettato, curato e difeso.

Certamente l’attività sessuale è una straordinaria possibilità di comunicare  e di partecipare alla Creazione e pertanto va esercitata sempre con grande senso di responsabilità e rispetto per l’altro, con l’intento di darsi reciproco sostegno.

Ciò che, spesso, in questo campo, veniva considerato grave peccato in passato, non si può certo paragonare al male provocato da chi riduce in schiavitù altri esseri umani, da  chi li sfrutta, da chi li degrada,da  chi li schiaccia per conseguire più successo e più potere.

Un cambiamento di “registro” in questa materia potrà forse riavvicinare i  molti che si sono allontanati dalla Chiesa non sentendola più in sintonia con la realtà e con il  modo odierno di intendere la vita.