Una denuncia inascoltata?

Da anni collaboro col sito “Per Lunga Vita” gestito dalla mia amica Lidia, che ha alle spalle una lunga e qualificatissima esperienza nel campo dell’assistenza agli anziani.

In questi giorni, proprio tramite quel sito, mi è pervenuta questa segnalazione:

 “Sono stato testimone di numerosi giornalieri maltrattamenti fisici e psicologici in una casa famiglia di Novara da parte di operatore sanitario a pazienti, siano essi poveri ragazzi aventi sindrome di down che signore anziane costrette a vita in sedia a rotelle e alcuni, anche se corti e pochi causa il luogo, li ho filmati col cellulare!!
La cosa assurda e vergognosa è che organi predisposti di zona hanno destato interesse meno che zero. Per organi intendo Giudici, medici, assessori, servizi sociali, politiche sociali ecc….quindi se la faccenda, che a me non fa dormire per non essere mai stata valutata da questi senza aver voluto visionare nulla, può essere presa in considerazione ne sarei enormemente grato premettendo che non voglio alcun tipo di compenso, elogio, pubblicità, ma il mio desiderio sarebbe far punire strutture come questa e personale retribuito, classificato operatore sanitario. Se un consiglio è di rivolgersi alle Forze dell’ordine di zona, ci terrei a farlo con testimoni visto che essendomi recato solo nella mia nuova regione di residenza e da pochi mesi sposato a 300 km dai fatti elencati, sono rimasto molto deluso dalla ridicola risposta datami.”

Questa segnalazione mi riempie davvero di angoscia: ciò che succede in certe strutture per disabili è paragonabile a quanto è accaduto nelle prigioni di Santa Maria Capua Vetere: le violenze, gli abusi, le torture  arrivano proprio da coloro che hanno il compito di proteggere, custodire, garantire sicurezza e dignità a coloro che sono stati loro affidati dallo Stato o, in questo caso, dalle famiglie. E se è inaccettabile la violenza sui detenuti, loè ancora di più quella sui disabili, sulle persone più indifese a causa di handicap fisici o mentali.

Il sig. Carlo, autore della missiva pervenutami, denuncia anche l’indifferenza delle autorità preposte al controllo e questo fa veramente molto male, perchè credo che ci sarebbe comunque la possibilità di verificare, tramite telecamere nascoste, la veridicità dei fatti denunciati e quindi di intraprendere eventualmente i provvedimenti del caso.

Oso sperare che l’indifferenza delle autorità abbia avuto lo scopo di non alzare polveroni anzitempo, ma che stiano attenzionando con discrezione la struttura in questione.

IO, nel mio piccolo, do comunque voce al sig. Carlo e spero che questo serva ad allertare tutti coloro che hanno a che fare con strutture assistenziali: è l’attenzione dei familiari il primo baluardo a difesa dei più deboli.

Campi di concentramento: una realtà segreta.

Il rapporto di Amnesty International ci fa conoscere l’altro verso della medaglia di un paese, la Cina, che sta facendo sfoggio della sua potenza, basata però sulla oppressione delle minoranze etniche.

Enormi campi di concentramento dove milioni di persone sono sottoposte a inenarrabili sofferenze sono presenti anche in un altro paese orientale: la Corea del Nord.

Come possiamo tollerare queste atrocità che sono solo uno strumento di controllo della popolazione messo in atto da decenni? Sono soltanto interessi politico-economico-commerciali a indurre il mondo intero a chiudere gli occhi?

Tradizioni come gabbie.

Oggi in Pakistan matrimoni combinati e femminicidi sono proibiti e condannati dalla legge, quindi nemmeno nel Paese di origine Saman avrebbe dovuto subire quello che ha subito.

Questa affermazione viene espressa dalla scrittrice Asmae Dachan in questo articolo di Avvenire.

E’ confermata così l’idea che chi si trasferisce da un paese ad un altro, chi emigra, tende a conservare intatte le tradizioni, le usanze e la lingua del proprio paese, così come erano quando se ne è allontanato. Mentre in patria tutto si evolve, come succede ovunque, il migrante conserva nella sua mente un quadro immutabile del modo di vivere che ha segnato la prima fase della sua vita, resta aggrappato tenacemente a tutto ciò che ritiene delinei la sua identità. Succede a tutti i migranti a qualunque etnia appartengano.

Questo però causa lacerazioni dolorosissime nei casi in cui ci sia una vera e propria contrapposizione di valori in famiglie come quella di Saman Abbas e, come si dice nell’articolo, a subirne le conseguenze più tragiche sono le donne.

Giovani sfruttati e imprenditori inadeguati?

In un’Italia che ha perso 800.000 posti di lavoro in un anno, in molti settori non si trova la mano d’opera per ricoprire i posti che vengono a crearsi con la ripresa.

Se un giovane preferisce accontentarsi dei 700/800 euro del Reddito di Cittadinanza anziché accettare un lavoro nella ristorazione, vuol dire che quel lavoro è molto mal pagato, quindi non darei la colpa ai giovani, ma agli imprenditori miopi e “micragnosi”.

Sono gli stessi imprenditori che non assumono i nostri laureati  perché dovrebbero pagarli troppo (e non considerano il fatto che introducendo in fabbrica un giovane preparato e apportatore di nuove idee se ne avvantaggerebbe tutta l’impresa), costringendo di fatto i nostri giovani migliori a cercare una sistemazione dignitosa all’estero.

Nell’articolo linkato sopra si legge di paghe orarie di 3/4 euro l’ora, il che sa di sfruttamento schiavistico e i giovani fanno bene a rifiutare proposte tanto indecenti.

Un tempo le mondine cantavano “Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorar”. Oggi tutti i giovani, le donne e gli immigrati sfruttati dovrebbero cantare insieme ” se vuoi che venga a lavorare, prova tu a campare con lo stipendio che vuoi dare a me …”.

 

Mano nella mano verso la morte….

Da molti giorni, purtroppo i giornali riportano il caso di Saman Abbas, la ragazza di origine pakistana scomparsa a Novellara e sulla cui sorte si possono fare solo ipotesi terribili.

Sarebbe stata uccisa da uno zio per essersi rifiutata di accettare un matrimonio combinato. Per questo era stata accolta in una comunità protetta, ma poi aveva fatto rientro a casa; forse mamma e papà l’avevano rassicurata? Poi l’agguato: la preparazione della fossa e il giorno dopo mamma e papà la accompagnano su un sentiero di campagna e non ha  più fatto ritorno.

In tutta questa storia è agghiacciante il ruolo di tutta la famiglia, ma soprattutto quello della madre: forse anche lei ha subito il peso di quelle tradizioni tribali che negano alla donna il diritto di scegliere e di decidere della propria vita e non riesce a vedere per la propria figlia altre possibilità se non soggiacere o morire.

Cosa avrà pensato mentre la conduceva per mano verso il suo assassino? Temeva forse, per la sua stessa vita? Come  può una madre accettare di uccidere la propria figlia (anche se non è stata lei ad alzare la mano contro Saman, è certamente colpevole come chi ha compiuto materialmente l’omicidio)? Quali saranno state le ultime parole rivolte alla giovane? Avrà sentito tutto l’orrore di ciò che stava per compiersi o era più forte il rancore per chi non accettava regole e tradizioni secolari?

Penso che siano sagge le parole della rappresentante dell’UCOI riportate in questo articolo di Avvenire, ma io aggiungerei che bisognerebbe rendere obbligatoria per tutte le donne immigrate la frequenza di corsi per imparare la nostra lingua e le nostre leggi in fatto di diritto di famiglia e diritti delle donne: solo così si potrebbe rompere il loro isolamento  e rendere più facile e sicura la vita delle loro figlie, che non capiscono più le tradizioni tribali dei genitori.

L’isola che ORA ama l’isolamento.

E’ di un paio di giorni fa la notizia che Il Regno Unito ha schierato due navi da guerra davanti all’isola di Jersey per contrastare una manifestazione di protesta dei pescatori francesi in relazione alle condizioni previste dalla Brexit.

E’ di oggi questa notizia: cittadini europei trattenuti in centri di accoglienza perchè intendevano entrare in UK senza visto.

Forse non ci siamo ancora abituati all’idea che la Brexit ha cambiato le cose e che non è più così agevole poter entrare in Inghilterra. Ma se non possiamo andarci per lavorare, perchè dovremmo andarci come turisti?

Se gli Inglesi amano il loro isolamento, dovremmo assecondare i loro desideri, ma viene da pensare: se amano tanto la solitudine, perché per secoli sono andati a spadroneggiare e a depredare in  mezzo mondo?

Primo maggio: cosa non dobbiamo dimenticare.

In Italia tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si è avuto un importante movimento contadino, forse il più grande d’Europa. E’ il 1882 quando migliaia di contadini della pianura padana incrociano le braccia per il primo di una lunga serie di grandi scioperi che presto dilagano nel Delta del Po, in Emilia, in Piemonte. (da RAI Storia)

E’ certo in riferimento alla stagione degli scioperi dei contadini verificatisi negli anni  20 del novecento, che mia madre raccontava con dolore:-Da una fattoria all’altra rimbalzavano i muggiti strazianti delle mucche che chiedevano di essere munte: i contadini avevano incrociato le braccia per giorni e giorni e le mucche chiedevano aiuto inutilmente.-  Mia madre concludeva questi ricordi così: -Povere bestie! Loro non c’entravano !-

E’ vero! Le mucche non c’entravano, ma forse una lotta dura si era resa necessaria, inevitabile, se si pensa alle condizioni miserabili in cui erano costretti a vivere i contadini. Mi ricordo di una conferenza sulla pellagra, vero flagello in quei tempi: era provocata dalla dieta a base quasi esclusivamente di polenta e portava i malati alla pazzia. Tutti ne conoscevano le cause, ma invece di assicurare maggiore reddito ai contadini in modo che potessero arricchire la loro dieta, si optava per la costruzione dei manicomi dove rinchiudere i poveri disgraziati colpiti dalla malattia!!!

E’ anche risaputo che furono le mondine del vercellese a ottenere, nel 1906, per prime in Europa, il riconoscimento delle otto ore lavorative: donne forti e coraggiose che sfidarono la prepotenza dei proprietari terrieri.

Le lotte di quegli anni sono state il punto di partenza per la conquista del riconoscimento dei diritti di chi lavora, diritti che oggi in molti casi, anche qui da noi, vengono messi in discussione.  I tempi cambiano, il lavoro cambia, ma il diritto a un lavoro dignitoso resta anche in tempi di globalizzazione selvaggia.  Ricordiamocelo mentre festeggiamo il 1° Maggio.

(Anna Identici canta : Se otto ore vi sembran poche)

 

Da noi non se ne parla più…

Da noi si parla poco di Myanmar (Birmania) e quindi si è portati a pensare che la situazione di quel paese si sia normalizzata, ma le notizie che ho appreso poco fa da mia sorella che vive in Thailandia sono purtroppo molto diverse.

Ma qual è la causa del colpo di Stato dei militari e delle successive stragi di giovani manifestanti che chiedono il rispetto del voto popolare? Come al solito è tutta questione di soldi, di materie prime troppo  preziose per lasciarle nelle mani della minoranza che abita nel territorio dove si concentrano le maggiori ricchezze…così come come viene detto in questo articolo che si conclude così:

La motivazione è soprattutto economica visto che la Regione in cui vivono è ricca di risorse naturali:  legname, gas, pietre preziose, oro. Secondo la European Karen Network, “la soluzione alla crisi dei rifugiati Karen in Thailandia è che i militari in Birmania vengano smantellati e che si torni presto ad una democrazia federale in cui i diritti umani siano rispettati”. (SIR – Agenzia di informazione)

La Thailandia ospita già, nelle zone di confine con la Birmania, migliaia di rifugiati che vivono in condizioni di grande disagio, ma altre migliaia di persone sono costrette ad abbandonare le loro case per i bombardamenti decisi dai militari.

Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra i rappresentanti dei paesi asiatici della zona,  però si è concluso con un nulla di fatto e l’ONU non può intervenire in nessun modo per l’opposizione di Cina e Russia.