Bambini e internet.

Dieci anni non sono forse troppo pochi per tenere tra le mani tutto un mondo sconosciuto e apparentemente tanto allettante?

Da molto tempo si moltiplicano gli appelli a non lasciare libero accesso a internet ai bambini troppo piccoli e il caso di Palermo non fa che confermare quali pericoli nasconda la rete.

Ascoltiamo perciò gli appelli di educatori e pedagogisti: nessuno di noi metterebbe un’automobile a disposizione di un bambino, che non è in grado di controllarla e guidarla; così non dobbiamo mettere i bambini in condizione di farsi sopraffare dalle insidie velenose della rete: anche se sanno navigare e interagire con disinvoltura maggiore di noi adulti, non hanno gli strumenti per discernere ciò che può essere utile o anche solo divertente da ciò che può essere dannoso e addirittura letale.

Se proprio per necessità logistiche  si dovesse dotarli di un cellulare, optiamo per quelli che non hanno accesso alla rete e se gli passiamo il nostro dispositivo, stiamo accanto a loro mentre ne fanno uso.

Pierantonio Costa: uomo giusto.

Fra pochi giorni celebreremo, come ogni anno la “Giornata della Memoria” per ricordare a tutti noi quali orrori siano possibili quando si mette a tacere la voce della coscienza e si fa finta di non sapere ciò che di disumano sta accadendo intorno a noi.

Stamattina alla radio, Alessandro Milan ha trasmesso la registrazione di un’intervista rilasciata in passato da Pierantonio Costa, morto solo qualche giorno fa senza che gli siano stati resi gli onori che meritava.

Costa era console in Rwanda quando in tre mesi un milione di persone fu massacrato a colpi di macete. Lui non guardò dall’altra parte, ma ascoltò la sua coscienza e usò il suo patrimonio personale (tre milioni di dollari) per salvare la vita a duemila persone che cercavano di fuggire da quell’inferno.

Con voce calma e senza nessuna retorica Costa, nell’intervista citata, raccontava la sua vicenda, sottolineando come l’uomo sia l’unico essere sulla terra che uccida per il piacere di uccidere e alla fine puntava il dito contro gli stati occidentali: non devono trattare con governi criminali facendo finta di non sapere quanto sangue abbiano versato. Sono parole che puntano senza ipocrisia il dito contro chi è corresponsabile ancora oggi dei  focolai di guerra che devastano  tanti paesi.

Sapremo preservare il ricordo dell’esempio dato da Pierantonio Costa, uomo GIUSTO?

Nel giorno della Memoria, dovremmo ricordare tutti i GIUSTI come il console Costa insieme a tutti  gli Olocausti perpetrati ogni volta che l’uomo dimentica di essere UOMO e lascia libero sfogo alla bestia che si annida nel profondo della sua anima.

1 Gennaio: giornata per la pace.

Copio da Wikipedia:

«Giunga ora il Nostro saluto fraterno e paterno ed il Nostro augurio di pace, con quanto la pace deve recare con sé: l’ordine, la serenità, la letizia, la fraternità, la libertà, la speranza, l’energia e la sicurezza del buon lavoro, il proposito di ricominciare e di progredire, il benessere sano e comune, e quella misteriosa capacità di godere la vita scoprendone i rapporti con il suo intimo principio e con il suo fine supremo: il Dio della pace.»
(Paolo VI, Omelia per la prima celebrazione della «Giornata della pace», 1° gennaio 1968[2])

paceOggi si celebra la giornata per la pace, istituita da Paolo VI nel 1968, come si evince da quanto riportato sopra.

Poco fa, Papa Francesco ha esortato di nuovo il mondo a perseguire la pace, ma per costruire una pace vera non basta far tacere le armi, che pure anche in questo momento seminano morte e disperazione in tante parti del mondo.

Per costruire la pace bisogna combattere la povertà, bisogna evitare che poche persone al mondo detengano la maggior parte delle ricchezze del pianeta, bisogna riconoscere a tutti eguali diritti in nome dell’unica appartenenza all’umanità, bisogna smettere di investire in armamenti per creare occasioni di lavoro dignitoso.

Bisogna creare legami di solidarietà vera tra individui, tra gruppi, tra nazioni e prenderci cura gli uni degli altri in un clima di rispetto  per l’ambiente: uomo e natura non possono non vivere in simbiosi e dal benessere dell’una dipende il benessere dell’altro.

E’ una meta ambiziosa quella che ci propone Papa Francesco: potremo raggiungerla solo se sapremo metterci insieme, superando le barriere culturali e gli egoismi che ci dividono. Utopia? Forse sì,  ma forse è l’unica via sensata da percorrere.

 

 

Croazia, tra terremoto e violazione dei diritti umani.

Nei giornali e alla TV se ne parla molto poco, ma sul confine tra Bosnia e Croazia, da tempo si compiono soprusi e violenze ai danni di migranti che tentano di raggiungere i paesi del centro-Europa. In questi giorni poi alle violenze si aggiunge il tormento del freddo per gente che non ha di che ripararsi e riscaldarsi.

Ora la Croazia è stata sconvolta da un violento terremoto e non avrà certo tempo e voglia di occuparsi dei migranti, visto che sarà già difficile per il governo soccorrere i propri concittadini.
Una cosa però forse allevierà  la situazione di chi sta bivaccando alla frontiera: forse i militari saranno occupati altrove e avranno altro da fare che tormentarli con lanci di pietre e percosse miranti a spaccare le gambe, non saranno lì a frustarli, a derubarli di vestiti, scarpe e telefoni.

E pensare che tutto questo sta accadendo anche  oggi, in questo momento, ai confini dell’Europa …. c’è di che vergognarsi…

E’ giusto accorrere in soccorso dei terremotati croati, ma sarebbe altrettanto giusto porre termine alle sofferenze dei migranti.

Pandemia e volontariato.

Oggi una videoconferenza organizzata dall’Università Cattolica ha messo a fuoco il mondo del volontariato in questo tempo di pandemia.

I relatori parlavano della realtà di Brescia, una delle città più duramente colpite dalla prima ondata di contagi e hanno evidenziato come tante persone, e tra queste tanti giovani, abbiano sfidato il pericolo di ammalarsi e abbiano superato le loro paure per mettersi a disposizione di chi aveva più bisogno di aiuto. In molti casi le associazioni hanno dovuto inventarsi nuovi modi di operare, perchè le situazioni erano del tutto nuove e impreviste, ma esse hanno comunque saputo dare risposte rapide ed efficaci.

Si è detto anche che i giovani, che non amano essere inquadrati in organizzazioni ufficiali, sanno però farsi avanti nelle situazioni di emergenza e alcuni giovani che partecipavano alla videoconferenza hanno testimoniato quanto sia stata preziosa per loro stessi questa esperienza.

Una relatrice, la responsabile del CSV di Brescia  ha affermato che nel volontariato i giovani hanno modo di sperimentare ed acquisire capacità che potranno arricchire il loro curriculum e facilitare quindi il loro ingresso nel mondo del lavoro e ha concluso esortando i giovani a fare qualche Master in meno e un po’ di volontariato in più.

Sapere che tra noi esiste un vero silenzioso esercito di persone generose e coraggiose non può che confortarci e riempirci il cuore di speranza.

Non chiederti cosa può fare il tuo paese….

Succede anche in altri paesi? Non lo so davvero.

So però che qui da noi ogni mossa per contrastare la diffusione dei contagi suscita sempre una ridda di polemiche: se si chiudono le scuole si obietta che ci si dimentica dei diritti dei bambini e dei giovani allo studio e alla socialità, che i genitori che lavorano non sanno a chi affidare i loro figli; se si aprono le scuole: ecco così si diffondono i contagi, i bambini portano a casa il virus e i nonni muoiono.

Se si chiudono i locali, giustamente i gestori soffrono e chiedono misure meno restrittive, ma poi i loro clienti se ne fanno un baffo delle norme di precauzione e quindi ecco gli “osservanti” inveire contro chi permette che si tengano aperti gli esercizi pubblici.

Ora la polemica si sposta sulle settimane bianche ed è vero che non c’è nula di più salutare che farsi una bella camminata in montagna con o senza neve, respirare l’aria fresca, sentire il vento in faccia e ascoltare il silenzio maestoso delle alte quote. …. ma abbiamo visto tutti gli assembramenti  in attesa dello skilift o dentro le ovovie, e allora?

Mi vengono in mente le parole di Kennedy: Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese.

Se tutti ci assumessimo consapevolmente le nostre responsabilità, tenendo sempre presente che il bene comune viene prima di quello personale, non ci sarebbe bisogno di tanti decreti e di tante norme e le polemiche non riempirebbero le pagine dei giornali.

Povera Lucia!

I contagi crescono in Italia a ritmi vertiginosi, ma altrove, nel mondo, le cose non vanno meglio, anzi direi che vanno molto peggio.

Governare in tempi di pandemia non è cosa facile: si devono affrontare situazioni del tutto nuove e si devono cercare risposte altrettanto nuove,  e possibilmente rapide, con la certezza che molti ne resteranno danneggiati e che questi potrebbero scatenare la loro rabbia sulle piazze.  Ma il virus non sente ragioni e obbedisce all’unica legge che la natura gli ha assegnato: moltiplicarsi  ….

Tra i nostri ministri nell’occhio del ciclone c’è il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, che non vuole la chiusura delle scuole, forse ricordando come in primavera tutti lamentavano che le scuole chiuse erano la chiara testimonianza di come il governo avesse ignorato i bambini e i giovani. Molti si stracciavano le vesti perchè coi figli a casa i genitori non sapevano come conciliare la loro cura e le necessità del lavoro, altri ponevano l’accento sui danni che un lockdown prolungato poteva arrecare all’istruzione e al benessere psicologico dei nostri bambini, per non parlare delle inevitabili carenze della didattica a distanza e dell’emarginazione di chi non poteva accedervi.

Forse la signora Azzolina oggi ricorda tutto questo e non vuole chiudere le scuole, ma proprio per questo molti chiedono la sua testa….che fatica fare il ministro…

La pace? non la conosco.

Che cosa è  la pace? – Sembra una domanda banale con una risposta molto ovvia.

Ma se a porre questa domanda è un bambino del Sud-Sudan (come in questo articolo) o dell’Afghanistan o della Cecenia allora la domanda diventa come un lampo che squarcia il buio che avvolge tragedie senza fine…. Vi sono paesi nel mondo in cui molti adulti e tutti i bambini sono nati e vissuti mentre intorno a loro imperversavano distruzioni, massacri e violenze di ogni genere e non sanno cosa voglia dire la parola “pace”, non l’hanno mai sperimentata. Loro non sanno cosa voglia dire sentirsi al sicuro e vivono costantemente nella paura …. pochi giorni fa 12 bambini in Afghanistan sono morti sotto le macerie della loro scuola colpita dai bombardamenti.

Secondo me, ha avuto troppo  poca eco l’evento che ha visto in Campidoglio l’incontro dei capi delle più diffuse religioni del mondo; tutti insieme hanno pregato per la fine di tutte le guerre  che continuano ad affliggere tanti popoli.

Le guerre sembrano tanto più assurde oggi, mentre la pandemia, che colpisce indistintamente tutti i paesi del mondo,  dovrebbe farci sentire più che mai tutta la nostra fragilità e dovrebbe farci capire quanto sia irrazionale e demenziale contrapporci gli uni  agli altri per meschini interessi economici  invece di combattere tutti insieme contro le piaghe della fame, della povertà e contro l’invisibile nemico subdolo che ci sta assediando.