Fratelli tutti.

Papa Francesco, in un momento difficile come questo, ha voluto mostrare cosa sia la Chiesa  al di là di scandali e meschinità e a tal fine  ha scelto come data di pubblicazione della sua terza Enciclica proprio la festività del Santo di cui, primo nella storia della Chiesa, ha voluto assumere il nome.

Ne ho letto, per ora, solo la parte iniziale e mi ha emozionato il grande respiro che emana da quelle parole: lo sguardo del Papa si allarga a tutto il mondo a tutti gli uomini del mondo a tutte le fedi di tutti gli uomini del mondo, a tutte le persone di buona volontà che ancora possono e devono impegnarsi per cambiare rotta all’umanità che si è incamminata su una strada che porta a creare sempre più disuguaglianze e  divisioni,  a innalzare muri, a depredare la terra dei beni che custodisce, a sottomettere buona parte del genere umano alle prepotenze e all’avidità di una minoranza che ha come unico obiettivo i propri vantaggi economici.

E’ un’analisi severa  dello stato attuale del mondo quella che troviamo nelle pagine iniziali dell’enciclica di  Papa Francesco, che denuncia quanto sia miope chi vede solo il tornaconto immediato.

E’ anche sorprendente come Francesco dica esplicitamente che le sue riflessioni si ispirano al documento firmato da lui insieme a un grande imam arabo ad Abu Dhabi non molto tempo fa.  Anche per questo aspetto dell’enciclica Papa Francesco ha tenuto conto dell’insegnamento del Santo di Assisi, che, in un momento in cui si combattevano le crociate, ha trovato la forza e il coraggio di intraprendere un viaggio difficilissimo per incontrare il Sultano e portare parole di rispetto e di pace.

L’enciclica “Fratelli tutti” va letta con calma e va meditata, ma soprattutto va calata nella realtà di oggi, allo scopo di modificarla, di renderla più umana e più giusta, nel rispetto della Madre Terra e dei  diritti di tutti i “fratelli” che la abitano.

Film: Qualcosa di meraviglioso.

Oggi è iniziata la rassegna di film proposti nell’ambito dell’iniziativa, rivolta in particolare agli anziani, ma aperta a tutti, nota come “Pomeriggi al cinema”, organizzata dalla comunità pastorale di S. Eufemia in collaborazione con varie associazioni cittadine.

Il primo film proposto, “Qualcosa di meraviglioso”, trae spunto da una storia vera.

Nura è un cittadino del Bangladesh e rimane coinvolto in una manifestazione di piazza, la polizia lo identifica e forse per intimorirlo tenta di rapire suo figlio, che ne resta all’oscuro. questo induce Nura a partire dal suo paese per mettere in salvo suo figlio Fahim, piccolo genio degli scacchi, lasciando la moglie e altri due figli in patria con la promessa che  si riuniranno appena Nura si sarà sistemato.

Il viaggio è lungo e faticoso, ma arrivano a Parigi, dove però l’inserimento non è facile per Nura che non ha permesso di soggiorno  e non trova lavoro. La Croce Rossa li ospita temporaneamente e Fahim comincia a frequentare una scuola di scacchi presso un vecchio campione, Sylvain, impersonato mirabilmente da Dépardieu, che intuisce le grandi capacità del ragazzo.

Intanto però il padre riceve l’ordine di espulsione e vive per la strada mentre Fahim trova ospitalità tra gli amici, ma il fatto di essere clandestino  gli impedirebbe di partecipare ai campionati di scacchi se non fosse che Sylvain trova il modo di far cambiare i regolamenti.

Fahim diventa campione di Francia e la sua storia balza agli onori della cronaca, inducendo il primo ministro a favorire la regolarizzazione della posizione di Nura e Fahim, che alla fine potranno ricongiungersi col resto della famiglia.

E’ un film molto recente, che tratta uno dei temi più dolorosi del nostro tempo (l’immigrazione) mettendo in luce le sofferenze di chi si vede lasciato ai margini, braccato come un malfattore pur non avendo commesso crimini, minacciato addirittura di essere privato dei propri figli non per mancanze proprie, ma per l’ottusità della burocrazia. Come ho già detto, Dépardieu interpreta magnificamente il maestro di scacchi, burbero ma dal cuore generoso, così come risultano molto credibili i due attori che interpretano i ruoli di Nura e Fahim.

Ai nostri giorni è facile trovare chi pensa che gli immigrati siano tutti fannulloni che vengono in Europa per farsi mantenere, ma io penso che questo sia un modo miope, superficiale e ingiusto  di vedere le cose: io penso che chi sta bene nel proprio paese non cerca di andarsene, sapendo di andare incontro a una vita  piena di pericoli e di disagi.

La cosa che più rattrista e scandalizza è che spesso tra le file dei più accaniti odiatori degli immigrati ci sono tanti cattolici, che forse non hanno messo in connessione la loro testa col loro cuore e col Vangelo.

 

 

 

 

Disorganizzazione o disprezzo dell’utente?

Sandra, Veronica, Paolo, Luca, Simona (qualche nome non me lo ricordo e l’ho inventato) sono solo alcuni degli operatori con cui ho parlato facendo il numero del call center  di Eni gas e luce.  Sono tutti gentilissimi ma nessuno di loro è riuscito in questi 4 mesi a risolvere il mio problema.

Ad Aprile, credo, ho chiamato per segnalare che mi si stava addebitando in bolletta un Kit illuminazione che non mi è mai stato recapitato; il 20 Maggio ricevo una nota di credito che dice espressamente: “Non ti verrà accreditato alcun costo nella prossima fatturazione per il prodotto in oggetto. Se hai già pagato delle rate, queste ti verranno restituite nella prima fatturazione utile”. 

Ero sinceramente sorpresa e soddisfatta di tanta tempestività …. ma poi è arrivata la fattura con l’addebito di un’altra rata e un’altra ancora e un’altra ancora. Ogni volta tempestavo il call center di chiamate, perdendo mattinate intere a schiacciare i vari tasti seguendo le indicazioni della segreteria automatica e quando finalmente riuscivo a parlare con l’operatore la risposta era:” ho segnalato il problema all’ufficio competente” .

Ad agosto la fattura non riportava più alcun addebito, ma del rimborso nemmeno l’ombra e così  a settembre…..

E’ incomprensibile come ci possa essere tanta negligenza e tanto disprezzo del cliente; cambierò certo gestore, ma prima mi devono rimborsare quanto mi hanno trattenuto senza motivo.

Pensando alla scuola…

L’inizio imminente del nuovo anno scolastico, accompagnato da incertezze e  timori, mi fa venire in mente  un altrettanto difficile inizio di anno scolastico di oltre quarant’anni fa. Lo riporto qui per mandare un messaggio agli insegnanti che si trovano ad affrontare un’esperienza nuova: spesso davanti alle difficoltà scopriamo in noi stessi risorse che non sapevamo di possedere, perciò “Coraggio!!!”

Non c’era ancora nessuna legge che regolamentasse l’inserimento di bambini con handicap nelle classi. Un istituto di riabilitazione e recupero di bambini con handicap aveva iscritto tra i 57 bambini residenti che dovevano frequentare la prima classe, alcuni suoi pazienti con gravi difficoltà motorie e/o di apprendimento. Eravamo in due a dover prendere in carico le due sezioni di classe prima previste dal provveditorato e l’ impresa si presentava ai limiti delle umane possibilità. Riuscimmo a convincere il collegio docenti ad assegnare l’ unica insegnante di sostegno, presente nel plesso, alle nostre sezioni  e facemmo insieme una scelta per quei tempi poco praticata. Considerammo gli iscritti come un unico gruppo da dividere in tre sottogruppi che si modificavano secondo le diverse attività e sui quali ruotavamo a turno noi tre insegnanti.

Non avevamo locali adatti, non avevamo una palestra, nè un laboratorio, ma con l’ aiuto dei bambini gli spazi venivano adeguati alle varie esigenze. Addirittura i bambini trasportavano una sedia a rotelle su per le scale per raggiungere l’aula al primo piano, mentre io portavo in braccio l’alunno affetto da miodistrofia.

Dopo un primo periodo di sconcerto fra i genitori e i colleghi, in breve tempo i nostri bambini si mostrarono entusiasti  di questa scuola un po’ movimentata e anche i genitori furono ben felici dei risultati che ottenevano tutti, perchè dovendo adeguare la didattica e le attività anche alle esigenze dei meno fortunati, ne beneficiò tutto il gruppo e tutti raggiunsero gli obiettivi programmati.

Questo “modus operandi” si protrasse per ben tre anni, finché le autorità scolastiche non si rassegnarono a riconoscere la necessità di tre classi  effettive e noi insegnanti proseguimmo a programmare per classi aperte, come avevamo fatto fin dall’ inizio.

Ricordo quel periodo come uno dei più faticosi della mia esperienza scolastica per i tanti progetti che abbiamo dovuto sottoporre ai dirigenti scolastici, ma è stato anche un periodo di grande entusiasmo, di grande sintonia con le colleghe e di grandi soddisfazioni.

 

Non chiamiamoli sciacalli.

Da Wikipedia:

sciacallo (1)“Gli sciacalli occupano una nicchia ecologica simile a quella dei coyote americani, in quanto sono predatori di piccoli animali e, soprattutto, mangiatori di carogne. Sono animali notturni, attivi prevalentemente all’alba e al tramonto.”

Gli sciacalli hanno dunque  una funzione molto positiva nell’ambiente in cui vivono: si nutrono di carogne, quindi sfruttano fonti di energia che altri non potrebbero utilizzare  senza pesare sull’equilibrio del loro habitat e lo mantengono pulito: sono dei preziosi spazzini.

Allora non chiamiamo sciacalli quei figuri che approfittando delle leggi eccezionali in tempo di pandemia hanno usufruito di aiuti di cui non avevano diritto, come parassiti ignobili. Ora si è saputo che cinque deputati e molti politici e amministratori regionali e locali hanno richiesto il sussidio, ma da qualche giorno era anche giunta la notizia di imprenditori che avevano chiesto la CIG per i loro dipendenti pur continuando a farli lavorare in nero.  Quale è il danno alla collettività? In momenti come questo se non ci sentiamo tutti  investiti della responsabilità di contribuire alla rinascita del nostro paese, non c’è speranza per nessuno.

Non chiamiamoli sciacalli…. i veri sciacalli se ne sentirebbero offesi nella loro dignità.

P.S: Certamente hanno ragione a protestare gli amministratori locali dei piccoli centri abitati per essere stati equiparati ai deputati e ai consiglieri regionali: i loro introiti si ,imitano a poche centinaia di euro al mese  e, se fanno parte delle partite IVA, hanno con diritto usufruito dei 600 euro offerti dal governo.

 

Neonati come merce.

Solo casualmente mi sono imbattuta in una notizia che risale a tre mesi fa e che tuttavia mi ha lasciato senza parole: 46 neonati “depositati” (proprio come si fa con la merce) in una clinica Ucraina perché lì li hanno lasciati le madri in affitto che li hanno partoriti, visto che i genitori “committenti” non potevano ritirarli a causa del lockdown che ha bloccato i voli.

Mi fa orrore pensare che questi bambini siano trattati esattamente come una merce qualunque, mi fa orrore che delle donne siano costrette per necessità ad affittare il proprio utero e a sfornare figli  così come fanno gli animali da allevamento; ma soprattutto mi fanno orrore quelle persone che comprano i figli così come si compra una macchina nuova.

Mi fanno invece tantissima pena quei bambini  stoccati in un deposito in attesa della consegna. Come ho detto, la notizia è di tre mesi fa e spero che nel frattempo i 46 neonati abbiano trovato delle braccia calorose che facciano loro dimenticare il gelo e la solitudine in cui hanno vissuto i primi giorni della loro vita.

Rimane però un grandissimo interrogativo: è sempre lecito fare ciò che la tecnica rende possibile? E’ lecito commissionare dei figli alla stregua di un elettrodomestico di nuova generazione? A me pare di no.

Meglio Bolsonaro?

Con 2,4 milioni di contagi e 87mila morti, il Brasile del negazionista Jair Bolsonaro è l’epicentro della pandemia, insieme agli Stati Uniti. A preoccupare, l’aumento drammatico dell’infezione tra alcuni fra i  gruppi più vulnerabili della popolazione, come gli indigeni e i residenti delle favelas. La gestione governativa della crisi è oggetto di forti critiche. Oltre un milione di operatori sanitari ha denunciato il presidente alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e genocidio per non avere sufficientemente protetto i cittadini.” (da Avvenire)

I vescovi brasiliani denunciano la grave situazione in cui si trova il loro paese per colpa di un governo federale che non ha preso alcun provvedimento contro la pandemia che sta falcidiando la popolazione. Alla voce della Chiesa brasiliana si è unita quella dei sanitari di quel paese che hanno denunciato Bolsonaro a un tribunale internazionale per la evidente incapacità di affrontare l’emergenza da COVID-19.

In Italia. al contrario, ci si sta stracciando le vesti per il prolungamento dello stato di emergenza, che implica l’ “insostenibile” obbligo di portare una mascherina nei luoghi chiusi e il mantenimento delle distanze di sicurezza, come se questo ledesse indelebilmente la libertà  personale, come se fosse solo un tentativo di imporre un’assurda dittatura (!!!) e si arriva anche a lanciare  appelli  per indurre  la gente a scendere in piazza.

Forse questi italiani, che, visto il gradimento di Conte e del suo governo, spero siano una minoranza, gradirebbero avere come primo ministro uno come Bolsonaro che propone come ricetta solo il fatto ineluttabile che tanto prima o poi si deve morire.

Si sperava che la pandemia ci avrebbe fatti diventare tutti più buoni, più umili, più saggi, invece assistiamo a rigurgiti di volgarità oscena, di ignoranza abissale e di presuntuosità stucchevole.

Di questo, parte della responsabilità va data anche agli scienziati o presunti tali che parlano troppo e che dovrebbero sapere che nella scienza è anche possibile dire”non abbiamo ancora certezze” invece di sfornare oracoli contrastanti tra loro un giorno sì e l’altro pure; ma gran parte della confusione dilagante va attribuita a cinici calcoli  di squallidi politici senza scrupoli, che pur di avere un po’ di visibilità non esitano a mettere a rischio la vita della gente.

 

 

Forse non sarà reato, ma ….

Questo articolo  che ho trovato sul sito “Mosaico di pace” rispecchia esattamente il mio pensiero.

Non è mia abitudine condannare o assolvere comportamenti di personaggi che risultano indagati: non mi piace aggiungermi alla folla che grida “crucifige” nè a quella che si schiera acriticamente a difesa dei propri beniamini. Credo sia meglio lasciare che le indagini facciano il loro corso: troppo spesso è successo che chi è stato linciato per mesi sui media o sui social viene poi assolto dopo anni.

Anche nel caso Fontana credo sia meglio lasciare al tempo il compito di far diradare il nebbione che è stato sollevato, tuttavia il fatto che un rappresentante di spicco delle nostre istituzioni porti i suoi soldi nei paradisi fiscali è per me inconcepibile….. forse non sarà un reato perseguibile a norma di legge, non so, ma moralmente è un comportamento, a mio avviso, inaccettabile…