Credo che tutti siamo convinti che Israele ha diritto di esistere, credo anche che Hamas usi scuole e ospedali come rifugi e magazzini per le armi, trasformando così i civili in scudi umani e penso che Israele abbia il diritto di difendersi, ma non abbia il diritto di sterminare un popolo … è questo però che sta accadendo: oltre ai bombardamenti che hanno causato 40mila morti, bisogna mettere in conto anche le altre misure mirate a rendere impossibile la vita nella striscia di Gaza. Tra queste credo sia crudele fermare gli approvvigionamenti di alimenti e farmaci e che sia addirittura disumano togliere l’acqua come si evince da questo articolo di OXFAM
SSN … esiste ancora?
Dopo aver passato due mattinate al telefono col call center del Servizio Sanitario Regionale per sentirmi proporre appuntamenti anche per il 2026(!!!!), ieri sono andata all’ospedale cittadino per prenotare di persona alcuni esami e visite per un’amica appena rientrata da un lungo ricovero. Per evitare attese troppo lunghe, ho deciso di andare all’accettazione alle 12: 30, orario che ritenevo meno affollato.
Sono arrivata all’accettazione alle 12:40 e, prendendo il biglietto al distributore dei numeri, mi è venuto un colpo: avevo 30 persone davanti a me nella sezione prenotazioni, senza contare quelle in attesa per le accettazioni e per i ricoveri. Mi sono detta:- Pazienza! Mettiamoci a sedere e aspettiamo … –
Con mia grande soddisfazione vedevo scorrere molto velocemente sullo schermo le chiamate ai vari sportelli e ho pensato: Meno male che il sistema è efficiente e funziona a dovere…-
Poi sullo schermo è apparso il mio numero, mi sono recata allo sportello e l’impiegata ha appena dato uno sguardo alle mie scartoffie, poi molto velocemente ha risposto per ogni richiesta- Non c’è posto ….Non c’è posto …. Non c’è posto …Mi dispiace! –
Allora ho capito che la velocità del servizio prenotazioni era causata dal disastro della sanità….
Alla mia amica non resterà che ricorrere a strutture private con un grande dispendio di soldi!!
Deportazione?
Deportazione= (da Treccani) [dal lat. deportatio –onis, attraverso il fr. déportation; v. deportare]. – Pena mediante la quale il condannato viene privato dei diritti civili e politici, allontanato dal luogo del commesso reato o di residenza e relegato in un territorio lontano dalla madrepatria: condannare alla d.; le d. in Siberia, nelle colonie penali; colonia di deportazione. Per estens., trasporto di un condannato in luogo di pena fuori dei confini della madrepatria; trasferimento coatto di gruppi di condannati politici o di minoranze civili invise o sospette in campi di lavoro o di concentramento: le d. di massa o in massa operate dai nazisti.
Relegare gli immigrati nei centri di detenzione in Albania ha tutto il sapore della deportazione …. o no?
Vengono spontanee alcune domande: che reato hanno commesso i migranti? Hanno subito una condanna? E’ un reato cercare di sopravvivere sfuggendo a guerre, fame e povertà? Per quanto tempo durerà la reclusione? Che sorte spetta a chi viene deportato? Il Presidente albanese ha detto che il suo governo non sarà responsabile per quello che accadrà all’interno di quel centro …
Alla radio ho appena sentito che questa iniziativa si riduce a un costoso spot per il governo: ci costerà un miliardo di euro, ma non porterà ad alcun risultato pratico.
Strategia di vendita o truffa mascherata? …
Spesso mi capita di avere fretta quando vado al supermercato, quindi, se trovo ciò che mi serve già pesato e impacchettato, afferro al volo una confezione e la metto nel carrello.
Da un po’ di tempo però mi sto accorgendo che qualche supermercato nelle confezioni già pre-pesate mischia sempre alla merce fresca qualche “pezzo” già deteriorato o quasi marcio. Il risultato è che arrivata a casa metti tutto nel frigo e il giorno dopo apri la confezione e sei costretta a buttare nella spazzatura una mela su quattro o due pesche su otto.
Capisco che in questo modo il supermercato contiene i suoi costi, ma non mi sembra corretto pagare per merce buona anche quella che il supermercato dovrebbe scartare.
Visto che la cosa si sta ripetendo da parecchio tempo non so se definire questa pratica strategia di contenimento dei costi o truffa mascherata…
Clamori e silenzi.
Oggi sui media nostrani si fa un gran parlare della stucchevole sconfitta dell’Italia contro la Svizzera e della conseguente fine della nostra avventura calcistica europea. Non mi sorprende questo clamore: gli italiani amano il calcio; mi sorprende invece come non si sia fatto lo stesso “rumore” per altri avvenimenti dei giorni scorsi, ad esempio questo o questo.
Ma forse siamo ancora fermi a pensare che certe vite valgano meno delle altre, proprio come si è pensato per secoli nella storia dell’umanità, quando era normale considerare gli schiavi alla pari degli animali da soma o i poveri come persone senza diritti.
Credo che l’onore nazionale sia stato compromesso molto gravemente dalla morte di un operaio abbandonato senza cure dopo aver perso un braccio e dalla morte in fondo al mare di 26 bambini.
La perdita di una partita di calcio al confronto è certamente cosa da riderci su.
Film: Bread and roses (K. Loach)
Ieri, 1° maggio, su La7 ho visto il film “Bread and roses” di Ken Loach. Credo che sia stato un modo giusto di celebrare la festa dei lavoratori, ricordando quelli che ancora oggi (il film è di 24 anni fa) vengono sfruttati senza pietà perché sono i più indifesi. La protagonista è una giovane donna messicana, Maya, che raggiunge la sorella Rose a Los Angeles dopo essere entrata clandestinamente e in modo molto pericoloso negli Stati Uniti, sfuggendo anche alle grinfie di uno dei tanti trafficanti di esseri umani.
Grazie alla sorella, ottiene un posto in un’ impresa di pulizie e lì conosce un sindacalista, che vuole organizzare delle manifestazioni per rivendicare migliori condizioni di lavoro e di vita (non solo “pane”, ma anche le “rose”, cioè paghe decenti e assistenza sanitaria).
Maya partecipa attivamente all’organizzazione delle manifestazioni, che vedono invece la maggior parte dei suoi compagni molto restia ad aderire alla lotta per paura di perdere anche quel misero posto di lavoro che pure consente loro di sopravvivere.
Anche Rose è contraria a queste rivendicazioni: ha un marito malato e non può permettersi di perdere il lavoro, anzi in cambio di una piccola promozione tradisce i suoi compagni e fa arrestare il sindacalista e chi lo ha assecondato, ivi compresa Maya: lo scontro fra le due sorelle è inevitabile ed è così che Maya viene a conoscenza delle violenze e delle sofferenze a cui si è sottoposta Rose, anche quando era ancora una ragazzina, per aiutare lei e il resto della famiglia
Le manifestazioni raggiungono il loro scopo e i lavoratori ottengono i miglioramenti richiesti, ma Maya, senza documenti e colpevole di alcuni furti (compiuti per aiutare un amico a pagare la tassa universitaria) viene espulsa, ma alla partenza viene salutata da tutti i compagni di lavoro e anche dalla sorella, che non ha mai smesso di volerle bene.
E’ un film che dipinge una realtà cruda senza concedere nulla ai sentimentalismi e allo spettacolo e in cui le persone vengono rappresentate in tutta la loro umanità e autenticità.
Ancora un triste 25 Aprile
Devo ringraziare dal profondo del cuore il nostro Presidente Mattarella per il bellissimo discorso che ha pronunciato in diretta TV in occasione della festa della LIBERAZIONE. E’ stato un discorso chiaro, che ha ribadito con fermezza e senza ambiguità i valori che questa festa vuole celebrare e questo mi ha fatto bene, dopo aver assistito, qui a Erba, a una tristissima celebrazione.
Alla messa in Prepositura erano presenti forse una trentina di persone se si escludono le autorità civili e militari e il celebrante ha impostato la sua omelia sul valore della libertà, senza esprimere valutazioni di sorta sulla festa in sé. Si è poi formato uno sparuto corteo fino al monumento alla Resistenza (a 100 m. dalla chiesa), dove il Sindaco Caprani (eccezionalmente presente!! – di solito delegava qualche membro del Consiglio Comunale) ha pronunciato poche parole di circostanza. Non si è nemmeno suonato l’Inno di Mameli!!!
Poi il piccolo assembramento che si era creato, si è dissolto mestamente. Spero che i cittadini erbesi abbiano disertato la locale festa della Liberazione per recarsi a Como o a Milano dove erano preannunciate grandi manifestazioni celebrative, …
Una nota bella: alla celebrazione ho incontrato la mia amica Luigia (94 anni portati magnificamente) elegantissima come sempre, che è venuta per onorare la memoria del suo defunto marito che aveva sempre visto nel 25 aprile il giorno in cui aveva potuto gustare nuovamente il sapore della libertà.
Fortunatamente al mio ritorno a casa ho acceso la TV e ho ascoltato Mattarella: mi si è aperto il cuore. Grazie di esistere, Presidente!
Film: C’è ancora domani
Qualche giorno fa su Netflix era disponibile il film della Cortellesi che tanto ha fatto parlare di sé in Italia e non solo.
Mi è piaciuta la ricostruzione dell’ambiente (siamo nel 1946) di quartiere, dove si mescolano solidarietà, invidia, gelosia e dove tutti sanno tutto di tutti. Tutti infatti sanno anche cosa accade in casa di Delia: il marito Ivano coglie ogni pretesto per umiliarla e per metterla in ridicolo anche alla presenza dei tre figli, i quali sanno bene quando devono chiudersi in camera perché il padre si sta preparando a picchiare la madre. Delia apparentemente subisce questa situazione come fosse un destino ineluttabile e non finisce mai di prodigarsi per la famiglia facendo mille lavoretti oltre ad accudire la casa, il marito e i figli. Per questo la figlia maggiore le rinfaccia la sua sottomissione e la giudica, ma Delia riuscirà ad impedirle di sposare un ragazzo troppo simile ad Ivano, che la costringerebbe a ripetere lo stesso calvario della madre.
Poi arriva il colpo di scena che nobilita Delia, le fa riguadagnare la stima della figlia e il rispetto del marito. Questo finale dà senso a tutto il film e al suo titolo: nella rivendicazione dei propri diritti è riposta la speranza di un mondo migliore.
La commozione alla fine del film è immancabile, ma una cosa mi ha colpito e un po’ disturbato: nelle scene in cui Delia veniva battuta selvaggiamente dal marito, i movimenti dei due protagonisti della scena si svolgevano a ritmo di danza sulle musiche di sottofondo. Forse questa scelta è stata dettata dall’intenzione di far capire come questo modo di trattare le mogli fosse cosa abituale e comunemente accettata nel modo di intendere i rapporti familiari nel primo dopoguerra, ma non so quanti abbiano colto davvero il senso macabro di questa scelta.
A parte questo particolare, credo davvero che il successo del film sia ampiamente meritato.