Un silenzio che fa male.

Cosa dire dopo la lettura di questo articolo su Avvenire? Si può solo condividere le riflessioni dell’articolista: grande compassione e solidarietà incondizionata per il venditore di rose; grande pena per gli autori di un gesto vile e senza senso; consolazione al pensiero che il malcapitato ha trovato comunque soccorso e aiuto.

movida navigli luglio 2016 - forzamaria instagram-2Ma l’amarezza maggiore, che condivido, è per il silenzio che è seguito a questo gesto, come se non fosse degno di attenzione il fatto che si può arrivare, a 25 anni, a riempire il proprio vuoto interiore con un atto di vigliaccheria gratuita, approfittando dello stato di fragilità e debolezza di chi non è in condizione di far valere i propri diritti o anche il solo diritto di esistere.

Certo due deficienti non possono farci pensare male di un’intera generazione di giovani, ma già due sono troppi e chi ha la sfortuna di conoscerli farà bene a tenerli lontano e, se ha prove, a denunciarli.

Accadde a luglio…

Oggi si ricorda lo sterminio di Srebrenica, avvenuto 25 anni fa durante la guerra nell’ex-Jugoslavia, in una zona posta sotto la protezione dell’ONU.

Fosse comuni ora custodiscono i resti umani di oltre 8.000 persone inermi uccise dai Serbi. Questa strage terribile, avvenuta alle porte dell’Europa in tempi recenti, è ormai conosciuta da tutti e pesa sulle coscienze dell’Europa intera che non ha saputo prevenire un ritorno a barbarie che pareva dovessero non accadere più.

Ma questo mese di luglio ci farà ricordare  un altro avvenimento accaduto cento anni fa a Trieste, che ha scoperto le carte del nascente fascismo e che forse molti non conoscono (anche io non ne avevo mai sentito parlare)

Il 13 luglio 1920  a Trieste

l'incendio del Narodni dom (casa del popolo)
l’incendio del Narodni dom (casa del popolo)

Il 13 luglio 1920 la storia e la vita del Narodni dom vengono interrotte da un incendio doloso. Dopo un comizio in piazza Unità d’Italia, estremisti fascisti e nazionalisti attaccano una ventina di attività gestite da slavi (caffè, negozi, banche e ditte), il consolato jugoslavo e, soprattutto, il Narodni dom. L’incendio, domato solamente il giorno successivo, riduce in cenere gli ambienti modernamente arredati, i libri, gli strumenti musicali, gli archivi, e con essi gran parte del patrimonio culturale degli sloveni di Trieste.

Forse chi ha nostalgia dei tempi in cui i treni arrivavano in orario, dovrebbe studiare bene la storia e tutti noi comunque dovremmo tenere sempre presente che la civiltà nasce dalla capacità di convivere pacificamente rispettando le differenze che ci caratterizzano; dalla volontà di distinguere, di dividere, di alzare muri nascono sempre solo barbarie e atrocità infinite..

 

A un passo dall’abisso…

Dal mese di maggio u.s., è iniziato l’anno dedicato alla rilettura e alla riflessione sulla “Laudato si'”, la prima enciclica della Chiesa Cattolica dedicata all’ecologia.

Certamente l’occasione della pandemia ha indotto Papa Francesco a invitare tutti a ripensare il nostro rapporto con la Madre Terra e con tutto il creato, se vogliamo salvaguardare la possibilità di vivere su questo pianeta anche a chi ci seguirà nel prossimo futuro.

Certamente il Papa si è avvalso della consulenza di scienziati che hanno approfondito il problema e che hanno ben presente quanto sia urgente cambiare i nostri comportamenti, i nostri stili di vita, le nostre priorità in campo economico e sociale.

Ora più che mai è evidente che una piccola parte dell’umanità non può  pretendere di vivere satolla e felice se la stragrande maggioranza della popolazione mondiale soffre per povertà, mancanza di cibo e di acqua, malattie altrove debellate da tempo…. Ora più che mai è evidente che non si può continuare a consentire a pochi “potentissimi” di concentrare nelle proprie mani ricchezze enormi, di  saccheggiare le risorse della Terra  senza tener conto delle conseguenze della loro avidità.

Se dopo lo “tsunami” COVID-19 pensassimo  a ritornare a fare ciò che si è fatto fino ad ora, senza cogliere l’opportunità  che ci viene offerta per fermarci sull’orlo dell’abisso, saremmo responsabili dei disastri ambientali già ampiamente prevedibili e parzialmente già in atto e meriteremmo l’estinzione che inevitabilmente ne seguirebbe.

Meglio l’ Europa….

Questo articolo, pubblicato il 5 luglio scorso, mi era sfuggito, ma ora lo segnalo perché mi ha fatto riflettere e mi ha ispirato pensieri positivi.

È Romano Prodi che parla di come è stata affrontata la pandemia in diverse parti del mondo: in Cina e in altri paesi orientali, con l’obiettivo prevalente di preservare il bene collettivo, non si è esitato a limitare drasticamente le libertà individuali; in USA invece, per difendere queste ultime, si è trascurato l’interesse della collettività. Solo in Europa, dice Prodi, si è cercato di trovare il giusto equilibrio tra libertà individuali  e bene comune e di questo, dice Prodi, dobbiamo sentirci orgogliosi. Parlando poi a Bologna, ieri, il Professore, ha aggiunto che l’Italia deve sentirsi particolarmente fiera del modo in cui ha affrontato la pandemia, adottando provvedimenti che prima tutti avevano considerato esagerati (ricordate le prese in giro di francesi, inglesi e tedeschi? ), ma che  poi tutti hanno a loro volta adottato. Ed è stato con quei provvedimenti che l’Italia, ha detto Prodi a Bologna, ha salvato l’Europa, consentendo l’arginamento della pandemia.

Leggendo l’articolo linkato sopra, mi è venuto in mente quanto ci aveva detto don Ivano Colombo in una delle sue dotte lezioni all’UTE: in Oriente la cultura dominante è sempre stata quella di considerare l’individuo  come suddito, in Europa, grazie alla cultura greca prima, e cristiana poi, si è  messo al centro l’uomo considerato come cittadino, soggetto di diritti inalienabili

“Free State of Jones”

Free-State-of-Jones-rebel-Ieri sera, su RAIMovie, ho visto un film molto interessante che parla di fatti storici da sempre ignorati. Si tratta di “Free State of Jones” di cui si può leggere la trama cliccando QUI.

In un momento in cui gli Stati Uniti sono percorsi da manifestazioni antirazziste, scatenate dalla morte di George Floyd durante il suo arresto, mi è sembrata una giusta scelta quella di trasmettere questo film, basato su eventi storici realmente accaduti e documentati con rigore.. La lotta contro la schiavitù e la segregazione razziale, anche se è uscita ufficialmente vittoriosa dalla sanguinosa guerra di secessione americana, nei fatti si è ancora molto lontani dalla piena parità di diritti e doveri tra cittadini  bianchi e cittadini di etnie diverse (neri, ispanici, asiatici).

La morte di Floyd è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso riempito in secoli di emarginazione e sfruttamento della parte della popolazione più povera, nonchè da vere proprie spedizioni punitive da parte di coloro che una volta portavano il cappuccio del Ku Klux Klan e che ora agiscono forse in maniera meno spettacolare, ma ugualmente crudele.

Purtroppo quando la rabbia esplode si arriva spesso, quasi sempre, ad eccessi insensati: saccheggi, vandalismi, abbattimento di statue…. che non fanno altro che nuocere al movimento di coloro che giustamente chiedono il rispetto dei loro diritti.

Independence Day.

Domani, 4 luglio, gli USA festeggeranno l’Independence Day, in ricordo dell’Approvazione della Dichiarazione di Indipendenza dalla Gran Bretagna.

Ecco cosa scrisse  John Adams, uno dei protagonisti di quel momento storico, alla moglie:

«Il secondo giorno di luglio del 1776 sarà l’evento più memorabile della storia dell’America. Sono portato a credere che sarà celebrato dalle generazioni future come una grande festa commemorativa. Dovrebbe essere celebrato come il giorno della liberazione, attraverso solenni atti di devozione a Dio Onnipotente. Dovrebbe essere festeggiato con pompe e parate, con spettacoli, giochi, sport, spari, campane, falò ed illuminazioni, da un’estremità di questo continente all’altra, oggi e per sempre»

Peccato che quel nobile atto di libertà abbia poi dato l’avvio a una storia segnata dal genocidio dei nativi americani e dall’ignominia della schiavitù degli africani deportati nelle piantagioni.

Spesso quando si parla di libertà ci si riempie la bocca di belle e altisonanti parole, intendendo però limitare i diritti al gruppo sociale cui si appartiene, anche a costo di negarli agli altri.

Maschi e femmine in famiglia.

La violenza contro le donne è un fenomeno molto preoccupante, conseguenza nefasta di una mentalità in via di superamento, ma  ancora fortemente radicata in molti, che concepisce la donna come essere subalterno, fatto per obbedire ed essere dominato.  Per secoli è stato così, tanto che le donne non avevano il diritto di ereditare fino alla riforma del diritto di famiglia di qualche decennio fa .  Non c’ è perciò da stupirsi se c’è ancora chi non si è adattato a concepire la donna come essere alla pari, soggetto di doveri e diritti del tutto uguali a quelli dell’uomo.

Per smantellare questa mentalità “razzista” verso le donne è senz’altro necessaria una educazione indirizzata fin dai primi anni a non inculcare nei figli l’idea che certi lavori, soprattutto in ambito domestico, siano solo per le donne e altri solo per gli uomini. Perchè ad esempio non insegnare ai propri figli, maschi e femmine, a tenere in ordine le proprie camere, o a cucinare piatti semplici, o a rammendarsi un orlo, o a far funzionare gli elettrodomestici. Sono piccole cose, che garantiscono a tutti la propria indipendenza. Un ragazzo che sa badare a se stesso anche in queste piccole cose quotidiane, non cercherà nella futura moglie una colf- non pagata e sarà forse più propenso a vederla come partner alla pari.

C’è poi chi porta questa questione a eccessi del tutto irrazionali a mio avviso: non si può cancellare la diversità tra i sessi. Io avuto figlie femmine e un figlio maschio e ora ho nipoti maschi e una nipote femmina, ebbene non ho mai visto le bambine giocare con le automobiline o i soldatini anche avendoli a disposizione, e non ho mai visto i maschi prediligere il gioco con le bambole.

Forse anche in questo campo, come in ogni situazione, non bisognerebbe mai dimenticare il buonsenso.

Medici e speculatori.

In questi mesi abbiamo ammirato tutti l’eroismo e l’abnegazione di tantissimi medici impegnati ad affrontare la pandemia, senza avere la certezza di come andasse affrontata e senza avere a disposizione i mezzi necessari per questa impresa titanica. Abbiamo anche visto medici, ormai in pensione, ritornare ad indossare il camice per portare il proprio aiuto ai colleghi e ai malati e molti di essi sono stati sopraffatti dal virus e sono andati ad ingrossare le statistiche dei deceduti.

stetoscopioE’ pensando a questi medici che hanno saputo tener fede al giuramento di Ippocrate fino all’estremo sacrificio, che mi sento assalire dall’indignazione quando invece sento di medici che,  puntando sulla paura della malattia dei propri pazienti, non esitano a speculare su di essa, esigendo parcelle stratosferiche per un consulto. A questo punto il medico non è più tale, ma solo un affarista.

Secondo me, in un paese veramente civile, si dovrebbe riconoscere ai medici un compenso adeguato al servizio preziosissimo che svolgono a favore della cittadinanza, ma non si dovrebbe consentire a nessuno di speculare sulla salute, nemmeno a quelli che si fanno passare per maghi del bisturi o dello stetoscopio.