A cavallo per i boschi…..

Tommy Nicoletti prova l' attrezzatura per la cavalcata nei boschi....

Ho già avuto modo di parlare di Gianluca Nicoletti e del suo libro “Una notte ho sognato che parlavi”, in cui egli racconta la sua esperienza di padre di un ragazzo autistico. Ora mi si ripresenta l’ occasione per riprendere l’ argomento, vista la nuova iniziativa che il giornalista e scrittore sta per intraprendere : dieci papà (uno di essi è proprio Nicoletti) con i relativi figli autistici si apprestano a vivere una settimana a cavallo tra i boschi del Lazio e dell’ Umbria sia per offrire ai propri figli l’ occasione di vivere un’ esperienza straordinaria sia per dimostrare quante cose possano fare questi ragazzi, che, una volta cresciuti, non possono più contare su alcun tipo di assistenza e di aiuto.

Sono ammirevoli questi genitori, che mettono in comune le proprie professionalità e le proprie competenze per sopperire alle lacune del servizio pubblico e per venire incontro alle difficoltà di chi combatte quotidianamente le stesse loro difficoltà di vivere con un handicap per molti versi sconosciuto .

L’ obiettivo ambizioso di questi eroici genitori è quello di realizzare una cittadella per ragazzi autistici, in cui essi possano realizzare le possibilità di felicità cui hanno diritto, nonostante la loro condizione. Spero che questa “CITTA’ FELICE” (così verrà chiamata)non resti solo un sogno.

 

Imprenditori alla ricerca dei più poveri tra i poveri

Povertà in vendita

operai cinesi in pausa.

Ho trovato molto interessante questo articolo di “Avvenire” che racconta come si stia modificando questo nostro mondo.

Credevate che la Cina fosse la terra della manodopera  a più basso costo?  Errore!!! Gli operai cinesi sono riusciti a strappare ai datori di lavoro un salario di ben 200 euro mensili!!! E ogni anno riescono a farselo aumentare di più del 10%…..

Così le grandi multinazionali che producono scarpe, vestiti, telefonini…..non potendo certo sopportare costi simili (!!!!!) spostano le loro fabbriche là dove la povertà costringe la gente ad accettare paghe orarie infinitamente più basse e vanno in Vietnam, Cambogia, paesi sudamericani o africani….

Anche Italia e Giappone 50/60 anni fa vendevano la propria povertà alle grandi fabbriche straniere, ma da allora molte cose sono cambiate e questo ci dice che anche i paesi, che oggi costituiscono la meta preferita di capitalisti-sanguisughe, in futuro potranno contrattare condizioni di lavoro migliori e allora forse si calmerà anche questo esodo biblico dai paesi più poveri verso le terre che sembrano consentire condizioni di vita più umane, anche se spesso le speranze si rivelano mere illusioni.

 

Erano sei ragazzi…..

Erano sei ragazzi molto giovani quelli morti ieri davanti alle coste catanesi. Venivano dall’ Egitto, forse per sfuggire a una situazione di imminente guerra civile. La barca si è arenata,  loro non sapevano nuotare e restare ad aspettare aiuto forse voleva dire per loro consegnarsi alla polizia ….meglio provare a guadagnare la riva…

Si dice che un viaggio di questo genere venga a costare decine di migliaia di euro …francamente non credo che chi può disporre di tali somme rischi la vita su un’ imbarcazione fatiscente: certo è più facile procurarsi un visto turistico e poi darsi alla clandestinità.

Chi sale sui barconi della morte è chi “si vende” alle organizzazioni dei trafficanti di uomini e  promette di riscattare col suo lavoro il debito  che ha contratto, andando così incontro a una vita di schiavitù , da cui difficilmente potrà uscire.

Per quanto tempo ancora dovremo assistere a queste tragedie?  L’ Africa custodisce ricchezze inestimabili e i suoi figli potrebbero godere di condizioni di vita molto più che dignitose, se fosse loro consentito di disporne secondo giustizia. Dovrebbe essere  compito primario della comunità internazionale creare in Africa condizioni per una convivenza pacifica.

Quei sei ragazzi sono stati identificati e le loro famiglie ,  verranno almeno a sapere che non devono più attendere altre notizie dall’ Italia.

 

Melone amaro.

Dietro i meloni…

Il melone è uno dei frutti estivi che prediligo, quando è buono , cioè quando è stato coltivato e raccolto nel migliore dei modi. Al momento dell’ acquisto , come tutti, ne voglio sentire il profumo e saggiare il grado di maturazione, ma non mi soffermo a pensare come sia stato prodotto. D’ ora in poi però credo che cambierò le mie abitudini…

Cliccando sul link qui in alto si può leggere la storia di un giovane laureato marocchino, che si è adattato a lavorare per anni in un’ azienda agricola mantovana che produce meloni in condizioni di quasi schiavitù e che ora si vede licenziato perchè l’ imprenditore agricolo si avvale di mano d’ opera ancora più a buon mercato, naturalmente a discapito delle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati-braccianti.

Stamattina i notiziari ci hanno fatto sapere che altri 400 immigrati sono approdati a Lampedusa e che dall’ inizio dell’ anno sono stati 12 mila gli arrivi…….e mi viene da pensare che chi accetta di sottostare a condizioni di sfruttamento così bieche, deve avere sperimentato un inferno molto più terribile della schiavitù.

Ora il giovane marocchino di cui si parla nell’ articolo ha denunciato il suo antico “padrone” e io spero che possa avere giustizia

 

Film: La parola ai giurati.

Oggi pomeriggio su Rai Movie ho rivisto un film che mi è sempre piaciuto e che rivedo sempre volentieri. E’ il film in bianco e nero “LA PAROLA AI GIURATI” del 1957 con la regia di Sidney Lumet e con molti interpreti conosciuti, fra cui primeggiano Henry Fonda e LeeJ. Cobb.

Si svolge tutto all’ interno di una stanza, fatta eccezione per l’ inquadratura iniziale e quella finale; in quel locale piuttosto squallido e anonimo si riunisce la giuria che deve decretare l’ innocenza o la colpevolezza di un ragazzo di colore accusato di aver ucciso il padre.

Inizialmente undici dei dodici giurati sono per un verdetto di colpevolezza: fa molto caldo, ed è faticoso restare chiusi in quella stanza; qualcuno pensa che rischia di perdere la partita , qualcun altro è solo troppo pigro e indifferente per porsi delle domande, qualcuno è spinto da pregiudizi razziali o dal desiderio di rivalsa per dolorose  vicende personali. Uno di loro però (interpretato da un bravo Henry Fonda) ha dei ragionevoli dubbi e ritiene che sia doveroso discuterne prima di condannare a morte un ragazzo.

Da qui prende il via una discussione coinvolgente, pressante, che porterà i giurati via via a riconoscere l’ inconsistenza delle testimonianze prodotte dall’ accusa e alla fine, dopo un provvidenziale temporale che simbolicamente spazza via non solo l’ afa opprimente, ma anche la malafede e l’ indifferenza dei protagonisti, si giunge a pronunciare un verdetto di innocenza.

Se ne ricava un monito al rispetto della vita , una condanna dei pregiudizi, la celebrazione di un sano spirito civico che vuol dire responsabilità verso le regole che la società si è date. Film come questo fanno grande il cinema americano, molto più dei grandi colossal con fantasmagorici effetti speciali…

Il film risale a 56 anni fa e , nonostante le leggi americane abbiano fatto enormi progressi nel senso del riconoscimento di pari diritti a tutti i cittadini senza distinzione di razza o di censo,  forse resta ancora molto da fare nella realtà, visto che proprio oggi si sono tenute varie manifestazioni negli USA per l’ assoluzione di un vigilante bianco che ha ucciso un ragazzino nero disarmato.

 

Giovani tunisine e la jihad-niqah.

Parlerò  stasera di quelle ragazze tunisine appartenenti alle famiglie più povere, che vengono convinte dai capi religiosi a correre in soccorso dei fratelli che combattono in Siria contro Assad, ma l’ aiuto che si richiede loro non è di fare da infermiere e curare i feriti o di imbracciare il fucile; niente di tutto questo: devono sacrificare se stesse per  soddisfare le esigenze sessuali dei combattenti, che certo non pensano a sposarle.

Quando restano incinte, non rimane  loro che tornare sui propri passi, ma non ci sarà nessuno ad accoglierle , perchè le famiglie si vergognano di loro e  non accettano nè queste ragazze disonorate e nemmeno i loro bambini.  Per loro si apre una vita di stenti ai margini della società.
In tutta questa storia quello che colpisce è il cinismo di quei capi religiosi (???) e il totale disprezzo che dimostrano per le giovani donne , spingendole a distruggere la propria vita in nome dei diritti dei maschi ai quali tutto è dovuto.
 Mentre scrivo vengo assalita da un vivo senso di nausea..

Famiglia cercasi…..

Una famiglia per ogni bambino…..

A Mariano Comense ci sono bambini che hanno una loro famiglia, ma questa  è temporaneamente impossibilitata a prendersene cura. Essi sono pertanto affidati alle cure di educatori, ma sentono il bisogno del calore che solo una famiglia serena può assicurare. Si cercano pertanto famiglie di buona volontà, capaci di aprirsi alla richiesta di affetto di questi bambini fino a quando  potranno ritornare con i propri genitori naturali.

Adottare un bambino è cosa ammirevole, ma lo è anche  prenderlo in affido senza pretendere di averne l’ esclusiva….

Europa sotto assedio.

Ai confini

Nell’ articolo di Repubblica linkato qui sopra si parla di una realtà che spesso tentiamo di ignorare: quella dei tanti disperati che si affollano alle frontiere dell’ Europa per sfuggire a una vita senza prospettive.  Si parla di pestaggi da parte della polizia marocchina  e spagnola nei confronti dei migranti, ma questo non è certo peggio dell’ ecatombe cui si assiste nelle acque del Mediterraneo o di ciò che accade nel Sinai, dove bande di predoni sequestrano coloro che arrivano dal sud e utilizzano per i trapianti di organo quelli che non possono pagare il riscatto.
Siamo veramente come un impero in decadenza assediato dagli affamati che sperano di poter partecipare alla divisione delle spoglie della grande malata , l’ Europa…
Invece di chiudere gli occhi e di pensare solo ai nostri guai, dovremmo anche pretendere che si ponga fine alla spogliazione dell’ Africa da parte delle multinazionali fomentatrici di guerre e da parte dei nuovi colonizzatori cinesi e non solo, ma soprattutto dovremmo convincerci che in un mondo divenuto sempre più piccolo non potrà più esserci pace senza giustizia: internet e le nuove tecnologie fanno conoscere a tutti le sperequazioni di cui buona parte del mondo è vittima e non si può pretendere che chi muore di fame stia serenamente a guardare quelli che si abbuffano dietro la porta accanto