1° Maggio 2012 : Il lavoro è per l’ uomo.

http://www.lazione.it/component/content/article/49-editoriale/5403-giovanni-paolo-ii-papa-lavoratore-papa-beato

Cliccando sul link qui sopra, si può leggere un interessante commento all’ enciclica di Giovanni Paolo II “Laborem exercens” del 1981. Tra l’ altro vi si può leggere questo brano che ho stralciato:

“Se il lavoro è ciò che dà diritto ad essere cittadino, è anche ciò che dà diritto alla libertà. In questo senso veramente il lavoro rende liberi, per cui la libertà, come fondamento della vita sociale, è già implicita nel lavoro. È questa una sacrosanta verità, profanata dalla scritta infame messa all’entrata del lager di Auschwitz.

……. Il lavoro è la persona umana, il capitale è solo mezzo, cosa. Quello esprime la dignità della persona. Questo è fattore indispensabile per il benessere, probabilmente insostituibile nell’attuale sistema produttivo, ma sempre subordinato al bene delle persone. Quando invece le esigenze del capitale diventano il criterio primo delle scelte economiche, si opera un capovolgimento dei valori che alla fine diventa anche perdita economica.”

Vorrei che anche Monti e i suoi ministri potessero leggere queste righe e meditarle: non possiamo accettare che le esigenze delle banche e dei grandi capitali portino alla disperazione persone, famiglie e interi stati… è forse l’ ora di cambiare le regole del gioco, perchè il fatto di lasciare che i beni della Terra vengano accentrati nelle avide mani di pochi non può portare a nulla di buono per il futuro.

Ragazzi traviati e possibilità di reinserimento.

Ragazzi siciliani

Cambiare ambiente per chi ha respirato illegalità e degrado fin dalla più tenera età può costituire un’ occasione per una vera rinascita. E’ questo che la regione Sicilia sta attuando per recuperare ad una vita di dignità e di lavoro dei giovani che hanno già sperimentato il carcere .

Credo che questo sia un progetto encomiabile e mi auguro che possa avere grande successo.

Si comincia a parlare di non-autosufficienza.

Solo chi ha provato ad avere in casa una persona non autosufficiente , può capire quale stravolgimento comporti tale presenza nella vita di una famiglia.
Generalmente c’ è una donna che si accolla la parte maggiore di questo fardello e attorno a lei possono esserci a turno altre persone: figli, marito, fratelli, i quali devono tener conto nella loro giornata che c’ è quell’ incombenza che li aspetta.
In certe situazioni possono essere presenti anche degli operatori messi a disposizione dal comune per qualche momento , ma poi per le altre 23 ore della giornata il peso ricade sulla famiglia. Così parlare di ferie diventa un’ utopia e ritagliarsi un’ ora di svago quasi impossibile. A volte anche poter dormire di notte non è consentito.

Se la situazione si prolunga per anni e se le famiglie non sono fortemente unite ,esse rischiano di scoppiare.

Non vi è molta attenzione per questo problema, forse proprio perchè sono le donne a stringere i denti e a gestire le situazioni anche più penose, mentre in genere sono uomini quelli che potrebbero decidere interventi di sostegno.

Ci sono però alcune iniziative che sembrano cercare di smuovere le acque e le voglio segnalare.

* A Bari il 18 e il 19 Aprile si discuterà di Non Autosufficienza , vista da sud

* A Torino il 18 maggio al Centro Incontri Regione Piemonte si terrà un convegno, organizzato dalla Chiesa Valdese, indirizzato agli operatori sanitari e alle famiglie. In particolare si metteranno a fuoco le modalità per sfruttare al meglio e valorizzare le possibilità residue di movimento dell’ assistito.
QUI in questo sito tutte le informazioni sulle modalità di iscrizione (termine 30 aprile).

Anno Europeo dell’ invecchiamento attivo .

Noi anziani stiamo diventando un problema, lo ha detto anche il Fondo Monetario Internazionale.
Con l’ allungamento della vita il sistema assistenziale degli stati può saltare. La preoccupazione per ciò che può provocare questa tendenza di noi “vecchi” a voler vivere troppo a lungo ha indotto l? Europa a indire “L’ anno dell’ invecchiamento attivo”. Potete leggere le motivazioni e gli obiettivi cliccando qui

Il problema però non è nuovo: è risaputo che presso alcune popolazioni (esquimesi ad esempio) che vivevano in condizioni ambientali estreme, si era soliti abbandonare i vecchi quando non erano più in grado di contribuire alla sopravvivenza del clan.
A questo proposito nei giorni scorsi la mia prima amica elettronica Onorina, grande appassionata della cultura e delle tradizioni della sua Sardegna, mi ha fatto conoscere un’ antica leggenda che testimonia come forse anticamente anche nella sua isola fosse praticata l’ eliminazione dei vecchi, fino a quando non si scoprì che la loro esperienza poteva essere preziosa e poteva ampiamente compensare l’ indebolimento del loro corpo.

Ora si richiede a tutti noi di restare attivi il più a lungo possibile, continuando a lavorare più a lungo e, una volta arrivati all’ età della pensione, continuando a prendere parte alla vita sociale mettendo a disposizione le nostre risorse e le nostre residue energie.

Si occupa di questi problemi, da tempo e con grande competenza, la mia nuova amica elettronica Lidia Goldoni (abbiamo scoperto di essere coetanee e di essere nate a pochi chilometri di distanza) con il suo sito www.perlungavita.it.
Consiglio a tutti i non più giovanissimi di visitarlo.

Meglio insieme.

Nei locali che fino a qualche anno fa ospitavano la scuola materna di Arcellasco, chiusa quando le suore che prima la gestivano se ne sono andate, comincerà a funzionare in questo mese di Aprile un centro di aiuto per le famiglie che si trovano a dover affrontare le difficoltà di convivere con il disagio psichico.

Lo Stato, con la legge Basaglia, ha giustamente chiuso i manicomi, veri lager in cui la dignità umana veniva calpestata e vilipesa, ma non ha poi messo a disposizione dei malati quei centri di supporto necessari per impedire che tutto il peso venisse scaricato sulle famiglie.

Ora la Caritas Ambrosiana in collaborazione con la Caritas del decanato di Erba e con il Centro di Ascolto di Erba, viene a colmare un vuoto.
Negli spazi messi a disposizione si potrà offrire alle persone con disagio psichico incontri , colloqui e momenti di condivisione per stabilire nuovi rapporti di relazione interpersonale, dando nello stesso tempo un po’ di sollievo alle famiglie. Vi saranno operatori sanitari e volontari con preparazione specifica.

L’ iniziativa , che va sotto il nome di “MEGLIO INSIEME” è lodevolissima, anche se mi pare un limite il fatto che funzioni solo per un pomeriggio alla settimana (martedì).; ma si può sperare che col tempo e dopo aver valutato le prime esperienze possa essere ampliata.

Suocere d’ Italia, uniamoci!

Uccisa con uno stiletto

Pare che l’ ispirazione sia stata presa da un libro di Ken Follet,dove una spia tedesca in territorio inglese uccideva le sue vittime con uno stiletto che infilava nel loro orecchio.
E’ successo a San Giuliano Milanese: una donna muore per strada apparentemente a causa di un malore, ma le successive indagini accertano che la donna è stata uccisa con uno stiletto che le ha trafitto il cuore.
Sotto indagine è ora l’ ex-marito, che la donna aveva denunciato per stalking.

E’ l’ ennesimo episodio di femminicidio: dall’ inizio dell’ anno una donna viene uccisa in Italia ogni due giorni. Se il fenomeno ha queste proporzioni credo debba scattare un allarme : nella nostra società c’è un cancro nascosto che viene passato quasi sotto silenzio, a parte alcuni casi che certi programmi televisivi privilegiano. Ma secondo me proprio parlando sempre dello stesso caso, come ha fatto ancora una volta ieri sera Vespa a ” Porta a Porta”, induce l’ opinione pubblica a credere che si tratti di un caso eccezionale. Invece si tratta di una strage nascosta che non è frutto della follia di un singolo, ma di un male sociale: troppi uomini credono ancora di avere il diritto di decidere se la loro compagna è degna di continuare a vivere oppure no.

E’ il retaggio di un’ antica mentalità che si scontra con il nuovo ruolo della donna nella società. Per questo credo che si debbano mobilitare tutti i mezzi di informazione per dare risalto a queste notizie, che invece rimangono molto spesso relegate nella cronaca locale.

Penso anche che le donne stesse possano fare molto in forma preventiva, educando prima i propri figli maschi al vero rispetto della dignità di ogni donna e al riconoscimento dei suoi diritti, e poi mettendo sotto la propria ala protettrice la propria nuora.

Può essere difficile nel caso in cui un matrimonio stia per esplodere o sia già naufragato, ma noi donne , noi suocere, dobbiamo ricordarci anche in quel momento che una donna non è una cosa che si compra con un contratto matrimoniale e proprio in quel momento dobbiamo allertarci per dire a nostro figlio che la sola forma di amore possibile è quella che desidera il bene dell’ altro anche quando questo comporta la pena di vederlo allontanarsi.
Mi piacerebbe lanciare l’ idea di questa rete di solidarietà tra suocera e nuora che poi è la solidarietà tra donne e basta: se tutte le suocere si mobilitassero in questo senso potremmo stare più tranquille anche riguardo alle nostre figlie e a noi stesse.

Lea e Denise … e la ‘ndrangheta trema.

Lea Garofalo la donna calabrese che ha pagato con la vita il coraggio di ribellarsi alle leggi omertose della ‘ndrangheta ha avuto giustizia e i suoi assassini sono stati condannati all’ ergastolo.

Questa è già una buona notizia, ma un altro aspetto di questa vicenda deve riempirci di speranza: Denise, la figlia ventenne di Lea , ha seguito l’ esempio della madre ed è diventata anche lei testimone di giustizia contribuendo alla condanna del padre e dei suoi complici. Certo Lea Garofalo da lassù starà sorridendo fiera del coraggio della sua “bambina”: non è morta inutilmente.

La sconfitta delle cosche di ogni genere verrà dalle donne: solo loro possono trovare nell’ amore per i loro figli il coraggio di ribellarsi a organizzazioni che possono solo prospettare un futuro di morte e di sottosviluppo.

Spero che lo Stato sappia proteggere Denise, giovane donna coraggiosa , in modo che possa diventare esempio per tante altre donne che hanno avuto in sorte la sventura di crescere in famiglie mafiose.

Tre giorni sembrano pochi….

Congedo di paternità

Questo governo è davvero efficiente: riesce a “trovare la quadra” in poco tempo là dove per decenni non si è mai trovato l’ accordo . E’ per questo che riceve apprezzamenti in campo internazionale!
Questo governo però ha fatto un grave errore di valutazione (oltre alle modifiche dell’ articolo 18 che hanno creato tanti dissapori): ha pensato che la stessa efficienza del ministro Fornero fosse estendibile a tutte le donne italiane…..
Abbiamo letto nei giorni scorsi la sua pagella da liceale, sappiamo del suo brillante curriculum e forse è riuscita anche a ottimizzare i tempi della maternità e a eliminare tutti i piccoli guai che sono ad essa connessi.
Certo lei non avrà mai avuto mastiti, non avrà mai perso notti di sonno ( sua figlia , che è così brava anche adesso, avrà capito subito che quando c’ è buio bisogna dormire), non avrà mai avuto noiosi e controproducenti problemi nell’ allattamento e certo pensa che tutte le donne si debbano adeguare ai suoi standard di efficienza., altrimenti non avrebbe mai pensato di risolvere il problema delle pari opportunità obbligando i padri a prendersi TRE GIORNI DI CONGEDO CONSECUTIVI per paternità.
Quali problemi risolverà quel padre , anche lui efficientissimo, in tre giorni consecutivi?
Forse potrà imparare a sterilizzare i biberon o a rendersi conto di dove la moglie abbia sistemato pannolini e cremine e forse potrà imparare a tenere in braccio quel “cosino” che sbraita in maniera incredibile ad ogni momento, ma oltre a questo cosa potrà mai fare un padre in tre giorni consecutivi?
Se fossero tre giorni da prendere in caso di necessità, forse quel padre potrebbe accompagnare moglie e neonato/a alle prime visite di controllo Aiutando la consorte a destreggiarsi tra borse e seggiolini per auto …..
In questa forma il congedo per paternità fa un po’ ridere , diciamolo francamente.
La Fornero dice che è per far passare il messaggio della necessità che anche i padri si sentano coinvolti nella cura dei figli , ma per questo, se un padre ha un po’ di sensibilità e di senso di responsabilità, non servono quei tre giorni; se invece non sente tutto questo , anche quei tre giorni gli serviranno solo per andare un po’ di più al bar.

Caro ministro Fornero, o lei insegna alle donne italiane come risolvere in tre giorni i problemi della crescta di un figlio o bisognerà allungare il periodo di congedo obbligatorio per i padri, non crede?