Tutto il dolore del mondo.

Ieri sera la Via Crucis al Colosseo ha dato voce a tutte le sofferenze del mondo.

A portare la croce nelle tradizionali 14 stazioni, si sono alternate persone provenienti da tutte le zone più martoriate della terra:  da quelle afflitte dalla guerra a quelle devastate dal terrorismo che costringe intere popolazioni ad abbandonare le proprie case e ad affrontare viaggi pericolosi in balia di trafficanti senza scrupoli e di ogni avversità.

Ancora una volta al dolore del Crocifisso si è unito il dolore di un’umanità oppressa  non tanto da un fato ineluttabile, ma dall’ egoismo di chi coi soprusi e con la violenza più spietata vuole imporre le ragioni del proprio meschino tornaconto.

Chi raccoglierà il grido di dolore del mondo che ieri sera abbiamo ascoltato? Chi vorrà veramente far trionfare diritto e giustizia? Dietro le parole di tanti politici che proclamano il loro desiderio di pace ci sarà davvero una ferma volontà di perseguirla con onestà e fermezza?

Possiamo solo sperarlo e pregare.

Centro Italiano Femminile: una storia gloriosa.

E’ tempo di tesseramento per il CIF (Centro Italiano Femminile).

Molti si chiederanno :- Cos’è il CIF? – e forse assoceranno questo nome a un vecchio detersivo.

Infatti è un’associazione gloriosa, ma in declino come una principessa decaduta e squattrinata. Rovistando nei suoi archivi si scopre tuttavia quanto sia stato importante il suo apporto   nel campo dell’assistenza ai bambini, quanto abbia fatto per promuovere la partecipazione delle donne alla vita politica, rendendole più consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.

La sua nascita risale ai tempi difficili della fine della Seconda Guerra Mondiale, quando  tutto era da ricostruire e le donne potevano finalmente esercitare il loro diritto di voto.  Ecco qualche nota storica rintracciata in internet su quel periodo :

Il Centro Italiano Femminile (CIF), fondato ufficialmente nel 1945 dalle donne cattoliche e presieduto da Maria Federici,  deputata alla Costituente, fu un’organizzazione collaterale dell’Azione Cattolica e, quindi, di appoggio alla DC. La data ufficiale della costituzione del CIF risale al dicembre 1945, momento dell’approvazione formale di Pio XII, ma già dall’autunno dell’anno precedente a Roma le donne cattoliche avevano dato vita al movimento e il 16 marzo del 1945 su Azione Femminile (organo del Movimento Femminile DC) era comparso l’appello alle adesioni.
Chiari i compiti del nuovo movimento: coordinare e concentrare le iniziative benefiche, le opere sociali, l’attività assistenziale ed educativa delle associazioni femminili. Il CIF inoltre, in vista delle nuove responsabilità civili e dei nuovi compiti sociali ai quali le donne erano chiamate, si proponeva di promuovere “la soluzione dei problemi della vita femminile e sociale secondo lo spirito e la dottrina cristiana”, nonché “di preparare la donna mediante lo studio, la propaganda e l’azione, all’esercizio dei diritti civili e politici e all’adempimento dei doveri” conseguenti.

Ora naturalmente le donne  sono molto più emancipate, rispetto agli anni ’40 del secolo scorso, ma il CIF continua ad operare  soprattutto nelle scuole superiori proponendo corsi di avviamento al volontariato e di supporto psicologico. Noi del CIF di Erba ci gloriamo di aver dato un contributo determinante nella fondazione dell’Università della Terza Età e di continuare a supportarla con impegno appassionato.

Per tutto questo io continuo a iscrivermi al CIF ed estendo il mio invito a fare altrettanto alle amiche che, bontà loro, leggono questa pagina.

Dio e la Costituzione non discriminano.

Come si può leggere in questo articolo di “La Provincia di Como”,  a Erba e a Cantù, città amministrate dalla destra, gli Italiani di fede musulmana sono discriminati al punto che non è loro consentito di celebrare il Ramadan, perchè il Comune non concede loro un posto per riunirsi in preghiera.

Addurre motivi pretestuosi per negare questo diritto Costituzionale significa creare discriminazioni che possono sfociare in giustificate manifestazioni di protesta, significa non volere l’integrazione di cittadini considerati (è il caso di dirlo) “figli di un Dio minore”.

Come spesso dice don Ivano nelle sue lezioni all’UTE, Dio non è cattolico, non è protestante, non è musulmano: Dio, se esiste ( e io credo che esista), è DIO di tutti ed è Uno Solo, siamo noi, nella nostra ristrettezza mentale a dargli etichette diverse.

So che i partiti di opposizione, sia a Cantù che a Erba, stanno appoggiando le giuste rivendicazioni dei nostri concittadini islamici e spero che riescano a far rispettare la Costituzione anche in terra leghista.

Aggiornamento: Il TAR ha sospeso l’ordinanza del comune, quindi i musulmani di Cantù e di Erba potranno celebrare il loro Ramadan

Fine della siccità?

Che siamo tutti preoccupati per la scarsità di piogge (per non dire assenza) in questo inverno, almeno qui nelle nostre zone, è inutile dirlo. Vediamo tutti i fiumi al minimo della portata come se fossimo in agosto e, solo per dirne una, io ho dovuto (prima volta nella mia vita) innaffiare l’aiuola per consentire a primule e viole di fiorire.

Se si protraesse questa situazione credo che saremmo in grave difficoltà nei prossimi mesi estivi, ma qualche meteorologo ci dà qualche motivo per ben sperare … a noi conviene credergli e fare qualche danza della pioggia.

Evviva!! Tutti assolti!!! Tutti innocenti???

Se devo essere sincera questa sentenza  mi lascia disorientata: da quel che posso capire l’assoluzione non dipende dal fatto che le accuse fossero immotivate, ma dal fatto che il processo non è stato regolare, perciò solo per un vizio di forma!!!???!!!

Ora io mi chiedo chi abbia commesso un tale madornale errore e come tale errore non sia stato mai rilevato nel corso di 11 anni, durata di questo processo… che è conosciuto come Ruby ter  (che penso significhi terzo processo)

Mi viene il dubbio che l’errore non sia stato involontario, ma ben calcolato perché tutto finisse a tarallucci e vino… forse sono troppo maliziosa, ma sapete cosa diceva Andreotti: A pensar male si fa peccato, ma molto spesso si indovina….

La mia fiducia nella Giustizia italiana sta vacillando paurosamente…

Riflessioni sul voto.

Ebbene sì! Ci godremo ancora per cinque anni la sanità lombarda targata Lega e FdI!!!

Ai Lombardi deve essere piaciuta molto la gestione della pandemia da parte del governatore (ricordate i primi malati di COVID ricoverati nelle RSA??), visto che lo hanno riconfermato …. e devono aver gradito anche il fatto che non esiste una sanità a livello territoriale ….

Quanti sfottò e quanti risolini di compatimento si sono visti e sentiti sul PD partito bollito, partito in confusione, partito in liquidazione, ma mi pare che abbia tenuto, mentre chi lo dava ormai per spacciato (Terzo Polo) si ritrova ridotto ai minimi termini.

L’amarezza più grande però è constatare le dimensioni dell’astensionismo: chi si astiene è come se insultasse le tombe dei tanti che hanno dato la vita perchè potessimo votare liberamente. Tanti nel mondo lottano ancora per conquistare questo diritto e noi qui non sappiamo apprezzare la fortuna di poterlo esercitare.

Docu-film: African dreamers.

Sembra che certe cose non siano possibili, eppure  gli autori del docu-film “African Dreamers” non hanno inventato nulla. Hanno seguito per tre anni le vicende di cinque bambine di diversi paesi africani e le loro storie sono veramente tragiche: accusate di stregoneria, rapite e stuprate, abbandonate alla vita di strada, inseguite da una povertà avvilente.

Fortunatamente, per ognuna di loro un incontro fortunato con una casa di accoglienza o con persone disposte ad aiutarle segna una svolta positiva nella loro vita e possono riprendere a sognare una vita dignitosa e a fare progetti per il proprio futuro.

Ne consiglio caldamente la visione: ci si può rendere conto del perchè arrivino sulle nostre coste tanti bambini non accompagnati: fuggono dall’inferno.

La voce di Shlomo

Non so quanti venerdì notte, giorno della memoria, siano rimasti svegli fino a tardi e  siano rimasti sintonizzati su Rai1 dopo la bella trasmissione dal “Binario 21” e il film in tema che ne è seguito.

Chi fosse rimasto davanti alla Tv avrebbe potuto seguire un film-documentario veramente traumatizzante: “Il respiro di Shlomo”.

Shlomo Venezia era un ragazzo di origine italiana; catturato a Salonicco venne deportato in Germania e lì, essendo piuttosto robusto, venne messo a lavorare ai forni crematori…. credo la più orribile delle condanne: lui, schiavo, doveva assistere all’esecuzione di altri schiavi solo più deboli di lui.

Shlomo, con lucida freddezza, sul luogo in cui sorgevano i forni crematori, spiegava come avveniva l’avviamento alle camere a gas dei prigionieri, che dopo giorni e giorni di un viaggio allucinante, credevano davvero di poter fare una doccia. Si affrettavano a procurarsene una e cominciavano a pregustarne il sollievo, ma  da quelle docce veniva invece la morte. Shlomo li vedeva urlare di dolore e di paura, tendere le braccia al cielo e poi cadere tra lamenti strazianti. A quel punto interveniva il Sonderkommando, il gruppo cui apparteneva Shlomo. C’erano tanti cadaveri da rimuovere e da portare ai forni, ma prima Shlomo doveva tagliare i capelli delle donne, metterli in un sacco e periodicamente un camion veniva a portare via quei sacchi. Shlomo ha raccontato anche che al suo arrivo, uno dei prigionieri assegnato al Sonderkommando si è rifiutato di entrare nella camera a gas per cominciare il suo lavoro; un soldato tedesco gli ha ripetuto più volte il comando, ma quel ragazzo ha continuato a rimanere impietrito davanti all’orrore che si era spalancato davanti ai suoi occhi. Il soldato gli puntò la pistola alla tempia senza ottenere risposta e sparò. “E’ stato il più fortunato” ha commentato Shlomo, che ha dovuto anche accompagnare in quella camera della morte anche dei parenti … E’ stato a questo punto che gli è mancato il respiro per un attimo.

Quella freddezza nel raccontare, cui ho accennato prima, mi dava ancora più angoscia che se la  voce fosse stata rotta dall’emozione.  Qual è il livello di sofferenza che scava talmente a fondo nell’anima di un uomo fino  a costringerlo a costruirsi una corazza tanto impenetrabile? Shlomo non aveva mai parlato di quel periodo nei lager  con i suoi figli: non voleva che la sua sofferenza rompesse gli argini che aveva faticosamente costruito e  traboccasse ferendo i suoi cari.

Dicono che tornato a casa stesse molto a lungo in silenzio e immagino che nella sua mente rivedesse quel periodo della sua vita e fosse oppresso dai sensi di colpa per essere sopravvissuto all’inferno.