Preghiera per te.

La incontravo spesso in chiesa, ma da molto tempo non la vedevo più. Oggi per caso me la sono trovata vicino e mi sono affrettata ad andarle incontro per poterle fare gli auguri, ma subito ho notato nello sguardo un’ ombra che non c’era ….mi ha detto che è morto suo figlio….Mi sono sentita gelare…poi il dolore ha cominciato a scorrere a fiumi e alla fine una richiesta:- Di’ una preghiera per me, perchè io non riesco  più a pregare….-

Quante persone che conosco si sono dovute caricare di questa croce, la più pesante!!! E per loro l’avvicinarsi delle feste è vissuto come un incubo in cui  più lacerante diventa il ricordo di chi non ci sarà più a tavola con loro…

Cara amica, certamente pregherò per te, ma spero che un giorno anche tu possa pronunciare questa preghiera che ho trovato in rete.

“ Padre, faccio fatica ad aprire gli occhi la mattina. Non è fatica fisica, ciò di cui ti parlo, ma fatica spirituale, psichica, morale, perché so che aprire gli occhi vuol dire affrontare un  nuovo giorno con il peso di una mancanza, che non si alleggerisce mai. Tale mi sembra. E, affrontare un nuovo giorno – anche se dovrei ringraziarti per questo altro tempo che mi doni ora dopo ora – in realtà mi dà angoscia tale che, il desiderio più forte è quello di chiudere per sempre gli occhi, pur di non provare la morsa che mi stringe il cuore: l’assenza del mio amato figlio.

Padre, non riesco a vivere per gli altri che mi hai lasciato accanto, sebbene io sappia che mi amano e che io amo, ma la morte che ho dentro è più  forte dell’amore per loro, e trascino così, tra un giorno e l’altro, la mia vita di doveri, senza più essere vita. Aiutami! Alleggerisci Tu questa croce che sento troppo pesante. Insegnami ad amare di nuovo, non solo me stessa, i miei cari, ma tutti i Tuoi figli

Padre, metto ai piedi della Croce del Tuo Figlio Gesù, tutto il mio dolore, tutto il mio essere, tutto il dolore e le sofferenze della mia famiglia, ma anche tutta la mia miseria senza Te… senza Luce. Amen.”

 

 

La voce delle madri.

A conferma del fatto che le buone notizie non hanno grande risonanza, solo oggi ascoltando Rai3 ho saputo di una marcia delle madri in Israele. Quattromila donne, israeliane, palestinesi e cristiane, ai primi di ottobre hanno marciato per le strade della Terra Santa cantando insieme una “Preghiera per la pace”.
Sono convinta da tempo che l’unica speranza per il cambiamento del mondo possa venire dalle donne, che da sempre hanno tra le mani le vite da accudire dalla nascita alla morte: chi più di loro può sentire l’assurdità della guerra che spegne anzitempo le vite che loro hanno protetto e nutrito con tanto sacrificio ? Forza donne! Fatevi sentire sempre più forte!

UTE: donazione organi – donna nel ‘900.

La prima lezione di oggi, tenuta dalla giovanissima docente Elena Cantaluppi, ci ha permesso di approfondire un discorso forse un po’ scomodo, ma molto importante: la donazione di organi.

Sapevate che il primo trapianto di cui si abbia memoria fu tentato dai medici Cosma e Damiano? Tentarono di trapiantare una gamba, ma naturalmente l’esperimento fallì.  La stagione dei trapianti però comincia solo intorno al 1950 in USA , dati i progressi effettuati dalla chirurgia e dall’immunologia. Si ha infatti solo nel 1954 il primo trapianto di rene negli Stati Uniti tra gemelli, infatti non era ancora stato risolto il problema del rigetto che verrà controllato solo con la scoperta della ciclosporina nel 1978.

In Italia si hanno i primi trapianti solo negli anni ’60.

Si può avere un autotrapianto di tessuti propri dell’individuo, il trapianto singenico tra individui compatibile e l’allotrapianto tra individui di specie diverse.

Per prevenire i problemi di rigetto si effettuano molti esami per stabilire la compatibilità che è di uno su quattro tra fratelli e di uno a centomila tra estranei.

Si possono trapiantare: Fegato, cuore, polmoni, pancreas, intestino, cornea, midollo osseo , cellule staminali (per questo in tutto il mondo si stanno costituendo banche di sangue proveniente dal cordone ombelicale). Tutte le religioni accettano la donazione di organi e tutti i cittadini dovrebbero esprimere la loro volontà di donare o meno i propri organi al momento della morte, per evitare di addossare a familiari e parenti questa difficile decisione . Molti sono restii ad iscrivere il proprio nome nella lista dei donatori per paura che l’espianto degli organi avvenga quando ancora ci sono possibilità di vita, ma questo è impossibile, dato il grande numero di esami che un’intera équipe di medici deve effettuare prima di dichiarare la morte cerebrale di un individuo.

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Il prof. Cossi oggi ci ha illustrato i risultati della sua ricerca su “La donna nel secondo dopoguerra, protagonista della società dei consumi e della cultura di massa”

Nel 1962 il filosofo e sociologo francese Edgar Morin si occupa di cultura di massa e afferma che dall’inizio del 900 si rileva un progressivo innalzamento della donna verso i diritti dell’uomo e parallelamente l’uomo diventa più sensibile, più sentimentale. Tuttavia nella cultura di massa la donna è per certi versi protagonista, ma anche “oggetto” (si pensi all’uso dell’immagine femminile in pubblicità). La cultura “alta” disprezza la cultura di massa, perchè gli intellettuali temono di perdre la loro centralità.

La donna, anche nei mezzi di comunicazione, viene ancora rappresentata sempre nel ruolo di casalinga, ma nel frattempo riesce ad occupare sempre più un posto anche nella società, diventa sempre meno sottomessa e sempre più libera. Determinanti anche dal punto di vista economico sono le sue scelte quando va a fare la spesa, quando adotta gli elettrodomestici e quando organizza la sua casa secondo criteri di ottimizzazione delle risorse e degli spazi disponibili.

La donna impara poi a prendersi cura della sua bellezza imitando le dive del cinema, viste come le antesignane dell’indipendenza delle donne.

In Europa l’evoluzione delle donne segue un proprio percorso, in conseguenza dei due conflitti mondiali che hanno comportato per due volte la necessità per le donne di fare un passo indietro per lasciare i posti di lavoro ai reduci e agli invalidi.

In Francia negli anni ’30 nasce la prima fabbrica di cosmetici e la stampa femminile aveva una tiratura di ottocentomila copie! Nel 1938 comparve sulle riviste la posta del cuore: lettere anonime che raccontavano le sofferenze delle donne.

In Italia col fascismo le donne devono iscriversi alle formazioni femminili, che si esibiscono in pubblico, ma in casa la donna resta la moglie che deve fare molti figli da donare alla patria e deve fare da sè vestiti e maglie in obbedienza al regime autarchico imposto dalle autorità. E’ durante il fascismo che nascono in Italia le riviste femminili, ma le donne  sono (non  tutte) appena  alfabetizzate, quindi il linguaggio delle riviste è molto semplice e gli argomenti trattati sono quelli della quotidianità. La diffusione della stampa femminile raggiunge altissimi livelli (20 milioni di copie) intorno agli anni ’70, quando viene invasa dalla pubblicità che può occupare anche il 50% delle riviste.

 

Anche questo pomeriggio è passato in fretta ascoltando due belle e interessanti lezioni esposte con chiarezza e piacevolezza dai nostri validissimi docenti.

Dedicata a tutte le donne:Tanto gentile e tanto onesta pare

noviolenza_donneTanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.  (Dante Alighieri)

UTE: La violenza sulle donne nell’arte.

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particolare del ratto di Proserpina: il marmo non è più dura pietra, ma diventa morbida carne umana….
Apollo e dafne
Apollo corre e sta per raggiungere Dafne, che si sta trasformando in alloro per sfuggirgli….

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi la prof. Beretta ci ha guidato alla rilettura di alcune opere artistiche sul tema della violenza sulle donne. Molto eloquente la foto iniziale : una Barbie (simbolo della donna giocattolo) fatta con tante tessere ricavate da corpi di bambole  usando la tecnica del mosaico, ma è una Barbie con la bocca sanguinante e il viso pieno di lividi.

Poi  siamo tornati indietro nel tempo e abbiamo rivisto le opere del Bernini raffiguranti  i miti di Apollo e Dafne e del ratto di Proserpina e qui la bellezza e la sapienza delle forme fa passare quasi inosservata la tragedia che le due giovani stanno vivendo.  Abbiamo poi potuto ammirare molti altri capolavori di Tiziano, Rembrandt, Goya  e Klimt. Molte di queste opere si rifanno ai miti greci e romani e non pongono l’accento sulla sofferenza delle donne rapite, violentate e abusate…la sofferenza delle donne non contava molto né per i pittori (tutti maschi) nè per i destinatari e committenti di queste opere: la violenza sulle donne è come se facesse parte di un copione collaudato e immutabile da sempre. Solo in Goya appare la prima denuncia della violenza come sopruso da condannare.

 

Per un  impegno non ho potuto seguire la seconda lezione del prof. Galli.

Le donne in Turchia…

Segnalo questa questa intervista di “AVVENIRE”a una scrittrice turca . E’ interessante perchè ci dà notizie di prima mano sul suo paese recentemente sempre più inquieto e in particolare ci illustra la condizione delle donne turche oppresse  sì dalle leggi del paese, ma ancora di più dalla mentalità predominante. La scrittrice afferma che saranno le donne a cambiare le cose nel suo paese, se solo sapranno essere solidali tra loro….ed è quello che ci auguriamo tutti.

Le donne e il voto del ’46.

Copio e incollo da questo sito questo brano di un’intervista a una delle poche superstiti tra le donne che hanno votato per la prima volta nel 1946:

 

…. La battaglia delle donne italiane per il diritto di voto era cominciata già nel secolo precedente. Nel 1912 c’era stato un appello al parlamento firmato anche da Maria Montessori che chiedeva il voto per le donne. L’appello non ricevette una risposta. Sempre in quell’anno un gruppo di donne di Montemarciano in provincia di Ancona provarono a iscriversi nelle liste elettorali e la loro richiesta, inizialmente accolta, fu poi cancellata da una sentenza della cassazione. …Poi dalla fine del 1944, dopo la liberazione di Roma, si costituì un comitato formato dai movimenti femminili dei partiti del comitato di liberazione nazionale – quindi comuniste, socialiste, democristiane, liberali, democratiche del lavoro, più delle donne repubblicane insieme a due associazioni, la Fildis, federazione italiana diplomate degli istituti superiori, e all’alleanza per il suffragio. Dopo aver raccolto le firme in una petizione, il comitato si rivolse al comitato di liberazione nazionale per chiedere che venisse stabilita la possibilità per le donne di votare già nel 1946. Dopo varie discussioni alla fine il governo invitò le donne con una circolare a iscriversi alle liste elettorali, erano vent’anni che non votava nessuno, e così le donne poterono votare alle amministrative nella primavera del ’46 e poi al referendum di giugno sulla monarchia e per l’elezione dell’assemblea costituente.

Mi sembra utile rivedere queste notizie, perchè a quanto pare c’è  un po’ di confusione anche tra chi si propone come leader di formazioni politiche. Posso aggiungere al ricordo e alla testimonianza di Marisa Rodano , che anche mia madre era tra quelle donne che nel ’46 entrarono in cabina elettorale per il referendum  istituzionale e con lei c’ero anch’io che stavo per nascere.

Mia madre ricordava che c’era un po’ di eccitazione tra le donne per quell’avvenimento: tutte si rendevano conto che si trattava di un momento storico: per la prima volta veniva riconosciuta alle donne la dignità di cittadine a pieno titolo!!! Nel suo racconto non mancava però una nota ironica: si diceva in paese (ma forse era solo una leggenda nata dalla contrapposizione piuttosto accesa tra i partiti in stile Don Camillo e Peppone) che una donna , uscita dal seggio elettorale andasse manifestando a gran voce la sua soddisfazione per aver cancellato con una croce il simbolo del partito avversario….!!!!

UTE: Storia (la donna nel novecento) e Filosofia (l’abécédaire di Gilles Deluze)

Nel momento in cui l’Austria il 28 luglio del 1914 dichiara guerra alla Serbia, si è in piena estate e le femministe  (suffragette si diceva allora) sono in vacanza, godendo di un momento in cui ritengono che la loro lotta per il voto stia dando i primi risultati, infatti è prevista la loro partecipazione al voto nelle elezioni comunali che si svolgeranno in Francia nel 1916.

Il 1914 che doveva essere l’anno delle donne diventa invece l’anno della guerra e tutti i discorsi di emancipazione vengono accantonati.

Dopo il fallimento delle operazioni di attacco dell’esercito tedesco che dovevano portare alla guerra-lampo, seguono 4 anni di estenuante guerra di posizione  e in questo periodo anche le donne danno il loro apporto nelle mense, come infermiere, ma anche nelle fabbriche per poter mantenere i propri figli in assenza dei mariti al fronte. In Germania, al momento dell’assunzione delle donne, si fa loro firmare in bianco anche la lettera di licenziamento: alla fine della guerra quei posti di lavoro verranno assegnati agli uomini. In Inghilterra le donne lavorano anche nelle fabbriche di armi , mentre in Serbia e in Russia vengono arruolate nell’esercito e vengono mandate anche in prima linea.

In Inghilterra, dove si è costituito un esercito ausiliario,  si arriva a squalificarle con studi pseudo-psicologici ben e si diffondono molti sospetti sulla moralità delle donne.

Tuttavia è in questo periodo che esse riescono ad accedere alle scuole (anche all’Università) tradizionalmente riservate agli uomini, sia come studentesse che come docenti.

Nel 1917 in Francia le donne entrano nel governo.

Anche la moda cambia radicalmente : scompare il busto e le gonne si accorciano per consentire una maggiore libertà di movimento.

Con la fine della guerra le donne vengono licenziate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale , dopo l’occupazione della Francia Settentrionale, nel Sud viene proclamata la Repubblica di Vichy sotto il governo di Pétain, che vuole portare avanti un discorso di ricostruzione morale della Francia: vengono abolite molte libertà personali, si propaganda l’idea che la donna è per sua natura votata alla maternità e ha il dovere di amare il marito (che però non ha lo stesso dovere). Le donne che rifiutano la maternità sono corrotte o frivole. E’ qui che nasce la Festa della Mamma (in Europa).

Nella Resistenza le donne fanno da staffetta, ospitano i fuggiaschi, fanno spionaggio correndo enormi rischi, ma alla fine della guerra solo pochissime potranno entrare in politica, come invece faranno molti partigiani. (docente prof. Massimiliano Cossi)

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Il prof. Marco Creuso ci ha presentato la figura e il pensiero di uno dei più importanti filosofi del Novecento: Gilles Deluze.

Egli ritiene che la filosofia non sia un affare di pochi, ma apre la sua facoltà a tutti coloro che desiderano partecipare alle sue lezioni nell’Università di Vincennes. A un certo punto della sua vita raccoglie e sintetizza le sue opere e il suo pensiero nell'”Abécédaire” ( anche Voltaire aveva scritto il suo Dizionario Filosofico), esprimendo la volontà che venisse pubblicato solo dopo la sua morte, che avvenne nel 1988 per suicidio o incidente.

E’ il filosofo del ’68, l’anno della rivoluzione senza rivoluzione ; infatti egli sostiene (a ragione secondo me) che ogni rivoluzione finisce male . Afferma inoltre che non esiste un diritto umano naturale visto che il mondo ha assistito impassibile allo sterminio degli Armeni (e visto cosa è poi successo recentemente nella Penisola Balcanica): non ci sono strumenti giuridici che difendano questo diritto.

Alla voce GAUCHE del suo abecedario , Deluze afferma che la sinistra ha il compito di dare voce agli umili, ma che se è al potere non è più sinistra; dice che deve dare priorità alla soluzione dei problemi del Terzo Mondo, perchè solo così si possono risolvere i problemi che più ci interessano da vicino.

Il docente ha poi proseguito illustrando le voci  HISTOIRE  e ANIMAL facendo risaltare la grandezza del pensiero di questo filosofo, che forse molti di noi (me compresa) non avevano mai sentito nominare.

Sono state due lezioni molto interessanti e la sala  gremita ha mostrato il suo gradimento con sentiti applausi.