Una sera a teatro: “ECCE HOMO”

Confesso che non l’ avevo mai sentita nominare, prima che mi parlassero di lei a proposito di altri suoi spettacoli. E’ una donna minuta, ma che sembra riempire il palcoscenico con le sue movenze , con la sua voce docile nell’ assumere mille sonorità diverse, con la magia della parola …. Si chiama Lucilla Giagnoni e ieri sera mi ha affascinato nel suo recital intitolato “ECCE HOMO”

Una mamma la sera prima di dormire racconta una storia alla sua bimba. E’ la storia dell’ uomo ad iniziare dagli albori della preistoria e parallelamente racconta la storia di un burattino che diventa umano. La narrazione è intersecata da brani di testi sacri (l’ autrice ed interprete del testo è un’ appassionata studiosa di testi antichi).

L’ homo sapiens prevale  alla fine sulle altre specie di uomini per trasformarsi poi in homo oeconomicus; Pinocchio trova la sua redenzione nel farsi carico del destino del padre Geppetto e la parola sacra trova la sua apoteosi finale nel discorso delle beatitudini e su questo tema prende avvio l’ esortazione alla bambina, diventata ormai adolescente, perchè sappia prendere il volo e vivere appieno la sua vita.

E’ un’ ora e mezza di parole e basta…. Non c’è altra scenografia se non un pannello luminoso su cui scorrono immagini stilizzate ed essenziali, non ci sono altri personaggi in scena se non la Giagnoni e la sua capacità istrionesca di trasformarsi senza bisogno di trucco o travestimenti. L’ atmosfera è molto ben rimarcata dalle  musiche che sottolineano i passaggi più suggestivi.

Gli applausi finali lunghi e calorosissimi mi sono sembrati  del tutto meritati.

Tragedia a Lecco.

Edlira a Lecco ha ucciso le sue tre figlie. Davanti a tanto orrore non ci sono parole. E’ inimmaginabile il livello di disperazione e di sconvolgimento mentale che può portare una madre a sopprimere i figli che ha portato in seno, che ha nutrito e accudito . Chi è portatrice di vita, come può trasformarsi in portatrice di morte?

Voleva punire il marito che la stava abbandonando? Voleva morire e portare con sè le sue figlie? Non lo so…….so però che sento una grande pena per quelle bambine, per quella madre e per la abissale solitudine in cui si è svolta questa vicenda.

Una mamma felice.

Sono sulla banchina della stazione ad aspettare il treno. Una folata di vento gelido mi  inducead allacciarmi meglio il colletto del cappotto e davanti a me una signora di età indefinibile, ma certo ancora giovane, sta facendo lo stesso mio gesto. Sorriderci a vicenda è del tutto naturale e questo rende altrettanto naturale cominciare a dialogare tra di noi. Lei, con due grosse valigie al seguito, mi chiede a che ora  il treno  arriva a Milano e quanto tempo si  impiega per andare dalla stazione Cadorna alla stazione Centrale con la metropolitana.

Già…la metropolitana la preoccupa un po’. Lei viene da un piccolo paese e non è certo abituata a prendere la sotterranea. La tranquillizzo dicendole che c’ è sempre qualcuno all’ingresso a cui chiedere informazioni  e che è comprensibile sentirsi un po’ a disagio quando  si affrontano situazioni nuove.

All’ arrivo del treno saliamo  insieme, ci  accomodiamo l’ una accanto all’ altra e nel giro di quaranta minuti, tanto dura il mio tragitto, ci  raccontiamo le nostre vite.

Lei è venuta per via di un lutto che ha colpito la sorella ,ma abita sulla Costiera Amalfitana e sta ritornando a casa.  Io le racconto che sto andando a trovare un nipotino appena nato e le si illuminano gli occhi: anche lei ha avuto la gioia di diventare mamma!! Si è sposata tardi e sembrava che non avrebbe potuto mai avere figli, poi dopo molte traversie , ecco il miracolo! Le sembrava di toccare il cielo con un dito e non le pesava nessun sacrificio . E anche ora che il bimbo ha quasi tre anni ogni volta che lo guarda a lei sembra di essere in paradiso. Le piacerebbe avere altri figli, ma l’ età non è più dalla sua.

Parliamo anche della situazione critica in cui versa il nostro paese per la mancanza di lavoro; intanto  il treno attraversa i paesi della Brianza resi un po’ tristi dalla giornata grigia e arriva alla stazione in cui io devo scendere; ci lasciamo scambiandoci auguri e saluti affettuosi, con la sensazione di esserci capite, anche se io non conosco il suo nome e lei non conosce il mio.

Io me la ricorderò sempre come “la mamma felice del sud”

 

Per le giovani mamme…..

Credo che non ci sia al mondo niente di più bello  di una mamma che allatta il suo bambino. Sono due vite in stretta simbiosi che si danno reciprocamente la gioia di esistere. Siamo fortunate noi donne che possiamo vivere momenti così intensi. Dedico questa poesia alle mie figlie, a mia nuora e a tutte le giovani donne che accolgono con coraggio e amore il dono di una nuova vita…

Per una mamma (Angiolo Silvio Novaro)
Suonano nel tuo cuore
campane di gioia.

Madre e figlio- di Klimt

Il bimbo è nato
dischiuso come fiore
di rinata primavera.
Cullalo tra le braccia
stringilo dolce al cuore
sogna per lui limpidi cieli
tu che hai dato la vita
ad un germoglio d’amore.
……

Non è mai troppo tardi?

Alberto Manzi si commuove

Qualche giorno fa, un’ amica ha pubblicato su facebook il video linkato sopra. Vi si vede il maestro Manzi in una delle sue lezioni per adulti analfabeti che andavano sotto il titolo “Non è mai troppo tardi”. Nel video il maestro mostra i progressi nella lettura conseguiti da alcuni anziani alunni e si commuove.

La visione di questo vecchio documento mi ha suscitato diverse riflessioni: prima di tutto l’ ammirazione per il bravissimo maestro che con pazienza e con grande chiarezza e semplicità di linguaggio riusciva a farsi capire anche da chi ancora non conosceva bene nemmeno l’ italiano; altro aspetto da non trascurare è come in quel momento la TV abbia veramente svolto un servizio di pubblica utilità ; e poi una nota di costume: le donne che compaiono nel video sembrano vecchissime e il modo di vestire e di acconciarsi pare voler accentuare la loro condizione di anziane; se le confronto con le ottantenni e oltre che frequentano la nostra UTE , quelle del video sembrano le loro madri!!!

C’ è poi un risvolto autobiografico in questa vicenda. Avevo una zia, scomparsa da pochi anni; era la sorella minore di mia madre. Era nata appena finita la Grande Guerra e suo padre trentatreenne era da poco morto di spagnola, quando aspettava il congedo dal servizio militare.

Possiamo ben immaginare la situazione di mia nonna che a 31 anni si ritrovava vedova e con 5 figli da mantenere. La figlia più piccola ebbe così a risentire pesantemente della difficoltà in cui si dibatteva la famiglia e non fu mai mandata a scuola, a differenza dei fratelli più grandi. Crebbe analfabeta e ricordo che quando si seppe della trasmissione di Manzi, mia madre spesso le aveva ripetuto di approfittare di quell’ occasione e si sarebbe sentita più sicura in tante situazioni che da analfabeta la vedevano in difficoltà. La zia però era troppo poco convinta delle sue capacità e non ci provò: per lei era invece troppo tardi ormai….

A volte ripenso a lei che  spesso veniva a casa nostra usando i mezzi pubblici e mi chiedo come riuscisse a districarsi in stazione con gli orari dei treni , con gli avvisi, con l’ acquiso dei biglietti e sento che deve comunque essere stata una donna coraggiosa.

 

Una festa tra donne.

Non avevo mai festeggiato S. Agata, patrona delle donne, e non ho mai nemmeno festeggiato l’ 8 marzo. L’ altra sera però, sotto un diluvio ininterrotto sono andata con alcune amiche in un agriturismo aperto da poco in un paese qui vicino. E’ gestito da due ragazzi, fratello e sorella, freschi di studi, aiutati dai genitori.

Per fortuna alla guida dell’ auto c’ era la mia amica A. , che conosce a memoria quelle stradine strette e tortuose che si inerpicano sulla collina e alla fine siamo arrivati in un cascinale in ristrutturazione, da cui si godeva una vista magnifica di tutto il Pian d’ Erba: peccato che la visibilità, data la pioggia, non fosse perfetta…ma era una meraviglia lo stesso.

Eravamo in tante e c’ era una bella atmosfera allegra. Abbiamo mangiato ottimi piatti cucinati coi prodotti dell’ azienda e abbiamo condito il tutto con piacevolissime conversazioni.

Alla fine ho scoperto che la mamma che stava dando una mano in cucina era una mia ex-collega , che ho rivisto con enorme piacere. E’ stata una bella serata e ringrazio le mie amiche per avermi convinta a partecipare.

5 febbraio: S. Agata.

Il martirio di S. Agata nel dipinto di G.B. Tiepolo

Sant’ Agata, vissuta nel terzo secolo dopo Cristo a Catania (anno di nascita incerto tra 230 e 235), apparteneva a una famiglia agiata . Si consacrò ben presto a Dio e si dedicò all’ istruzione dei catecumeni, ma il governatore della città forse invaghito di lei o forse desideroso di impossessarsi dei beni a lei intestati , cercò di conquistarla e di convincerla ad abiurare la sua fede cristiana e ad abbracciare il paganesimo. Non riuscendo nel suo intento la sottopose a varie torture sia psicologiche che fisiche : la tradizione dice che le abbia fatto strappare i seni e infine l’ abbia mandata a morire sul rogo  nel 251.

Viene ricordata come patrona di Catania, sua città natale e come patrona delle donne. Chi volesse saperne di più può cliccare QUI.

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