La professoressa Chiesa introduce la sua lezione sulla condizione della donna nella Russia medioevale con un inquadramento storico della nazione Russia.
Ci dice che il termine “Rus” e di origine finnica e che significa “uomo venuto d’oltremare”. La Rus di Kiev, infatti, fu fondata da popolazioni scandinave. Fu soprattutto la famiglia Rurikidi che iniziò la sua dinastia nell’842 su un territorio, che fu successivamente chiamato “Rus’ di Kiev”, perché comprendeva una parte dell’attuale Ucraina e aveva come capitale Kiev. Successivamente, sotto il regno di Vladimiro I si ebbe l’unificazione dello Stato. Vladimiro salì al trono nell’988 e subito dopo si convertì al Cristianesimo ortodosso. La sua conversione fu dovuta alla necessità di mantenere buoni rapporti con l’impero bizantino ortodosso e il matrimonio con Anna, sorella dell’imperatore di quell’impero.
Vladimiro obbligò tutta la popolazione a convertirsi e quando morì, nel 1055, era già venerato come Santo, prima di essere canonizzato. Ora è venerato sia dalla chiesa ortodossa che da quella cattolica. Dopo Vladimiro I salì al trono suo figlio Jaroslav. Costui, a differenza del padre che era analfabeta, ebbe la possibilità di studiare e contribuì a sviluppare culturalmente la nazione, oltre a capire l’importanza di instaurare alleanze con gli stati europei attraverso un’accurata politica matrimoniale. Alla sua morte la “Rus’ di Kiev” cominciò a declinare e si alternarono periodi di instabilità ad altri un po’ più stabili, fino a giungere alla invasione dei tataro -mongoli che portò morte e distruzione in tutto il paese.
Dopo questa introduzione, la professoressa ci descrive la condizione della donna in Russia partendo dalla preistoria. In questo periodo la popolazione era divisa in Clan. La donna, poiché madre, e quindi simbolo di fertilità, aveva un’alta considerazione sociale. Nonostante i matrimoni fossero stipulati per instaurare alleanze e non per amore, c’era parità tra i due sessi e la donna svolgeva un ruolo anche politico all’interno del suo villaggio. Inoltre, se anziana, diventava un punto di riferimento importante.
C’erano anche le donne “guaritrici”, che conoscevano gli effetti sulla salute delle erbe medicinali, ma che, oltre a curare il corpo, si interessavano anche del benessere dello spirito con preghiere e altre pratiche religiose. Esse curavano anche gli animali. Una nota negativa riguardava le vedove che, quando moriva il marito, venivano bruciate con lui.
In tutto il territorio della “Rus di Kiev” e per parecchi secoli, la condizione della donna era stata molto favorevole. Nella storia del Medioevo russo, dal X secolo al XIV secolo, l’attività sociale della donna invase l’attività maschile. Le donne potevano avere proprietà e gestirle, potevano aggregarsi alle attività dei mariti e, alla loro morte, divenirne titolari. Poi ci furono donne ambasciatrici o che governavano indipendentemente i loro principati.
Poiché il matrimonio era un contratto, esse erano libere anche sessualmente, quindi potevano avere amanti come i loro mariti. Alcune nobili donne capirono che per esercitare il potere bisognava essere istruiti e fondarono scuole per nobildonne.
Con l’avvento del Cristianesimo, queste prerogative a favore delle donne andarono a poco a poco perse. Il matrimonio , da contratto stipulato tra i due sposi, divenne un affare della Chiesa. A poco a poco, nei vertici ecclesiastici, cominciò a serpeggiare una certa avversione verso la donna (MISOGINIA), che portò lentamente la donna a essere relegata al solo ruolo di moglie e di madre e a perdere tutti i suoi diritti. Con Ivan IV il Terribile, primo zar di Russia, le donne persero definitivamente tutti i diritti.
Sotto il suo regno venne scritto e divulgato il “Domostroj”, una specie di galateo che dava rigide regole di comportamento per dare alla società un modello patriarcale in cui la donna non aveva nessun diritto, era relegata in casa, sottomessa al marito e vittima di violenza.Solo nel XVI secolo, con il regno di Pietro il grande, le donne riconquistano valore. Infatti, nel 1724, Pietro il Grande associò Caterina, sua moglie, al trono, che diventò Zarina.Dopo Caterina, per 67 anni, si susseguirono sul trono della Russia altre Zarine (Anna; Elisabetta; Caterina II) Queste donne ribaltarono il ruolo della donna in Russia.
Durante l’Illuminismo vennero fondate parecchie scuole per donne. Con l’ascesa al trono di Alessandro II, si ebbe una regressione. Le donne russe riuscirono a raggiungere l’apice dell’istruzione con l’iscrizione all’Università, solo nel XIX secolo.
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Prima di affrontare il tema specifico della lezione, il prof. Cossi ritiene di dover fare un breve excursus sulla storia della Russia, richiamando, a grandi linee, la storia della Russia, partendo però da Pietro il Grande, lo zar che per primo cercò di dare un’identità al popolo russo. Infatti, dopo il suo viaggio in Europa (di cui abbiamo già parlato in precedenti sintesi) egli introdusse numerose riforme tendenti a limitare potere della Chiesa ortodossa, per questo arrivò a costringere gli uomini a tagliare barba e baffi, cosa prima proibita per motivi religiosi. Dopo Pietro il Grande, come già detto, seguirono 67 anni in cui il potere fu detenuto da zarine; l’ultima e più importante di esse fu Caterina II, che spodestò il marito e forse lo fece uccidere; ebbe però il merito di accogliere le idee illuministe tranne quella della necessità di una Costituzione. Suo figlio, governò ben poco, ma cercò di cancellare tutte le riforme introdotte dalla madre, che odiava profondamente.
Nel 1801 salì al trono Alessandro I, che avrebbe voluto introdurre riforme per ammodernare lo Stato, ma temendo la reazione dei nobili non ne fece nulla, anzi instaurò un regime poliziesco. Anche Nicola I, salito al trono nel 1825, tentò di abolire la servitù della gleba, ma incontrò una forte opposizione dei proprietari terrieri. Anche in Russia arrivò lo spirito rivoluzionario che nel 1848 scosse tutte le capitali europee, ma ogni tentativo di protesta fu represso. Proibì gli studi umanistici e fece suo il motto: Ortodossia – Autocrazia – Popolo. Lo Zar doveva essere riverito e temuto come rappresentante di Dio sulla terra e come interprete della volontà del popolo. Contrappone all’Europa corrotta la “purezza” della Russia.
Qualche tempo dopo, anche Dostoevskij viaggiando per l’Europa fu molto deluso nel constatare come gli Europei fossero senza ideali e rincorressero solo il denaro.