Essere nonna.

Non ho mai conosciuto i miei nonni (maschi) , entrambi portati via dalla spagnola; ho conosciuto però le mie nonne.
Una, nonna Carolina, viveva nel paese vicino al mio e me la ricordo solo nel momento in cui , già molto anziana , è venuta per un periodo in casa nostra : ricordo solo che allora verso sera l’ accompagnavo sulla strada a passeggiare un po’, ma la sua scomparsa non mi ha colpito molto: i nostri rapporti erano stati radi e poco profondi.

L’ altra, la nonna Marcellina, abitava accanto a noi, ma era sempre molto preoccupata per tanti problemi e per quel suo gran mal di testa che spesso le faceva dire :- So che morirò presto….- Poi quel suo mal di testa sfociò in un ictus, cui sopravvisse in condizioni gravemente menomate e allora di lei ricordo le volte in cui si soffermava davanti allo specchio per salutare quella signora così gentile che vi vedeva riflessa.
Mia madre l’ ha accudita per 15 anni e capitava anche a me di aiutarla a vestirsi o a pettinarsi e ricordo quando di notte (dormivamo nella stessa stanza) venivo svegliata dalle sue mani che cercavano l’ interruttore della luce e dal suo ansimare faticoso.

Di entrambe però non ricordo gesti di particolare affetto (da noi le smancerie erano ritenute poco dignitose), o momenti particolarmente significativi, forse perchè avevano molti nipoti e sarebbe stato molto arduo coccolarli tutti.

Da molti giorni ho qui con me Davide ed Elisa e spero che portino con sè il ricordo di momenti sereni, di giorni passati facendoci compagnia e cercando di imparare sempre qualcosa di nuovo. Vorrei essere ricordata non solo come nonna biologica, ma come nonna che ha riempito qualche attimo della loro esistenza.

Col caldo , stirare è un incubo, ma una volta era anche peggio..

L’ altra notte il caldo mi ha fatto risvegliare nel cuore della notte (erano le due) con la sensazione precisa che non sarei riuscita a riaddormentarmi tanto facilmente e così dopo un po’ mi sono alzata, sono scesa al piano terra notevolmente più fresco e ho notato che una montagna di panni da stirare cercava insistentemente di attirare la mia attenzione.
Stirare di questi tempi, col caldo che fa, è proprio un brutto mestiere, perciò cosa c’ è di meglio che stirare di notte….
Ho riempito la caldaietta del ferro e in un paio d’ ore ho rimesso in ordine tutto quanto c’ era in giro. Mentre stiravo pensavo che ora tutto è così semplice: basta inserire una spina ….in altri tempi non era così.

Mia madre, quando ero piccola io, usava un ferro a carbone proprio come quello della foto.

Prendeva delle braci dalla stufa, accesa anche d’ estate per poter cucinare, aggiungeva della carbonella fino a riempire il ferro e lo agitava a mo’ di pendolo affinchè la ventilazione che si produceva all’ interno dell’ attrezzo facesse avvampare tutta la carbonella e a quel punto si poteva cominciare a stirare. Anch’ io mi cimentavo a volte in questo lavoro e mi dedicavo alla stiratura dei fazzoletti da naso che la mamma aveva già ben sistemato l’ uno sull’ altro :stirando il primo, anche quello sottostante era già pronto per essere ripiegato .
Le cose più complicate naturalmente venivano stirate dalla mamma, che utilizzava anche uno spruzzatore per inumidire le pieghe più persistenti. Non era raro però che la carbonella sprizzasse scintille dai fori del ferro e allora poteva anche capitare che si verificasse qualche piccola bruciatura sul tessuto sottostante. A volte anche la cenere cadeva sui vestiti da stirare e se non si stava attente si rischiava di dover rilavare l’ indumento.

Quando la carbonella si esauriva, bisognava rifornire di nuovo il ferro e ripetere l’ operazione di accensione della carbonella stessa. Il tutto richiedeva tempo e fatica….

Pensavo a tutto questo nel silenzio della notte e ringraziavo la tecnologia moderna che ha reso meno pesante anche questa parte del lavoro delle casalinghe.

La mattina dopo , appena ho aperto gli occhi, ho pensato con grande soddisfazione che poteva anche far caldo , caldissimo , tanto non dovevo più pensare a stirare.

Una bella serata.

Ieri sera il calcio europeo ha interessato anche i miei “cuccioli”.
Samuele a Londra tifava Italia con la mamma, che però , alla fine del primo tempo lo ha convinto che la partita era finita e che non aveva vinto nessuno (visto che si sarebbe dovuto alzare per tempo l’ indomani).
– Sì, sì, è finita con un pari – gli dicevo io su Skype. Ma lui controbatteva: – No pari :Italia non vince, bianchi non vince!!! – Forse sarà bene spiegargli il significato di “parità”….

Elisa e Davide inizialmente erano più interessati al film di cartoni che abbiamo preso in biblioteca, poi però Elisa è venuta in cucina con me e ha cominciato a seguire la partita, dimostrando buona conoscenza delle regole del gioco . Man mano che la partita procedeva , cresceva l’ ansia di gol e il nostro tifo si faceva sempre più rumoroso e così anche Davide si è convinto che si poteva seguire la partita. Il fatto è che lui era già talmente stanco e assonnato che solo saltuariamente si è unito ai nostri cori di incoraggiamento, poi è crollato….
Elisa invece ha voluto seguire fino all’ ultimo tiro dal dischetto e alla fine abbiamo esultato come tutti . Di corsa ho subito portato a letto i due cuccioli , ma per un po’ di tempo i clacson di alcuni tifosi ci hanno fatto rumorosa compagnia.

Una bella serata.

2-3 Giugno 1946/ 2 giugno 2012

Era la prima volta che le donne votavano.
Dalla proclamazione del Regno d’ Italia solo gli uomini avevano avuto il diritto di voto: prima esso era riservato a una ristretta élite di privilegiati poi in fasi successive era stato esteso a strati sempre più ampi della popolazione maschile, ma di voto alle donne neanche a parlarne.

Poi il 2-3 giugno 1946, quando ci fu il referendum per scegliere l’ assetto del nostro Stato, anche le donne ebbero la possibilità di recarsi alle urne.
In paese c’ era gran fermento tra le donne, raccontava mia madre; lei, incinta, era ormai prossima al parto e chi la incontrava le diceva :
-Stai attenta a non partorire mentre sei nella cabina elettorale! –
Sapendo delle sue condizioni, tutti i partiti si erano offerti di venire a casa a prenderla con l’ automobile, ma lei non accettò : sceglierne una poteva far pensare che preferiva un partito piuttosto che un altro  e il  voto invece doveva essere segreto. Un’ anziana vicina, la Nunziata, disse a mia madre che sarebbe stata contenta di accompagnarla e così pur col suo pancione si recò a votare: andarono  a piedi lei e la Nunziata, anche se faceva caldo e la strada da fare non era proprio brevissima, ma non rinunciò a partecipare a quell’ evento memorabile che per la prima volta riconosceva alla donna il diritto di far valere il suo parere, proprio come agli uomini…cosa mai accaduta nella storia del nostro Paese. Due giorni dopo venni al mondo io…

Ora, a distanza di 66 anni, tanti diritti di cui godiamo ci paiono scontati e non diamo loro il giusto valore perchè ci siamo dimenticati delle tante battaglie, combattute da coloro che ci hanno preceduto, per poterli affermare.

Fine corso.

Oggi è terminato il corso di inglese: è stata senz’ altro un’ esperienza positiva.
Dal punto di vista dell’ apprendimento, mi ha dato l’ opportunità di organizzare il mio studio, di darmi dei punti di riferimento e di inquadrarmi le principali forme di dialogo. Certo ne devo ancora fare di strada, ma capisco qualcosa in più rispetto a un anno fa e questo mi soddisfa per il momento.
Non si può pretendere di avere la capacità e la velocità di apprendimento di quando si aveva qualche decade di meno, ma l’ importante è constatare che ci sono dei progressi.

Un altro aspetto importante è che ho conosciuto un gruppo di persone simpatiche e aperte, che amano la compagnia. Sono tutte donne che hanno figli all’ estero o che vogliono rinverdire le loro conoscenze linguistiche visto che viaggiano molto per lavoro o per turismo.
Oggi ci siamo scambiate i numeri di telefono e la promessa è di tenerci in contatto per continuare a studiare insieme e magari anche per qualche camminata in montagna.

Credo che farebbe bene a tutte le persone che come me hanno ormai molto tempo libero cominciare a imparare qualcosa di nuovo: è come trovarsi all’ inizio di una strada nuova, quando pensavi di aver già percorso buona parte di quelle conosciute.

22 maggio: S. Rita insegna ancora a perdonare.

Nella foto si vede il corpo di S. Rita così come lo si può vedere oggi. Nel giorno a lei dedicato , ho riletto la sua storia e mi pare che essa possa ancora insegnare qualcosa alle donne di oggi, specialmente a quelle colpite da lutti dovuti ad atti criminosi: Rita infatti ha saputo perdonare chi le aveva ucciso il marito e riteneva tanto importante che i suoi figli non si macchiassero le mani di sangue da preferire per loro una morte prematura.
Oltre cinque secoli fa S. Rita aveva capito che la vendetta chiama altra vendetta provocando inesorabilmente una spirale di violenza e di sangue , che solo la capacità di perdonare può interrompere.

Matrimoni civili e corsi di preparazione.

Corsi di preparazione al matrimonio civile.

Sono sempre meno le coppie che si sposano e quelle che arrivano a compiere questo passo spesso vedono naufragare il loro progetto di vita in comune .
Chi si accosta al matrimonio religioso ha, da molto tempo, il dovere di seguire un corso di preparazione , che forse non servirà a garantire la saldezza del vincolo, ma forse può servire a favorire il dialogo dei due aspiranti sposi su temi che altrimenti non affronterebbero.
Per il matrimonio civile invece non c’ era nessuna preparazione fino a qualche tempo fa, ma ora ci si sta forse accorgendo anche a livello di autorità civili di quali disastri possano essere causati da divorzi e separazioni, e si tenta di rendere più consapevoli le giovani coppie delle responsabilità e dei problemi che dovranno affrontare nella vita a due. Per questo si stanno proponendo in diverse città dei corsi di preparazione al matrimonio civile.

Proprio stasera si terrà la prima conferenza del primo corso organizzato dal comune di Como.
Mi pare un’ iniziativa lodevole.

Madri eroiche

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Nel giorno della festa della mamma, credo che nessuna storia sia più appropriata di questa per dare l’ idea di come una madre può superare difficoltà apparentemente insormontabili per amore del proprio figlio.
Una donna cieca e suo marito ipovedente sono riusciti ad allevare la propria bambina, inventandosi via via le strategie più impensate per far fronte alle sue esigenze.

Oggi voglio ricordare tutte quelle mamme , a mio avviso eroiche, che non si sono lasciate abbattere dalle difficoltà causate da handicap propri o dei propri figli e che le hanno affrontate giorno per giorno con coraggio, sorrette dall’ amore e da una speranza incrollabile.