Riusciamo a immaginare cosa voglia dire per una bambina di 5 anni essere data in sposa (eufemismo per dire venduta come schiava) a un uomo più grande di lei di molti anni e vivere reclusa e in balia del suo marito/aguzzino/padrone/stupratore?
Per fortuna non riusciamo a immaginarlo tanta dev’ essere la crudeltà di una situazione simile. Eppure sono tante le bambine anche nel nostro paese costrette a subire tale imposizione in forza di tradizioni che nei paesi in cui esse sono nate stanno scomparendo, ma che restano vive più che mai in Italia e nei paesi europei meta di immigrazione.
Il mantenimento feroce di certe tradizioni tribali serve all’ immigrato per affermare la propria identità, per sentirsi membro della propria comunità , ma qui non si possono accettare usanze che ledano i diritti della persona e i diritti dei bambini in particolare.
L’ Emilia Romagna si sta dando da fare per mettere in campo strategie atte a combattere questo tristissimo fenomeno e non resta che augurarsi che si trovi molto in fretta la via giusta.
Sopravvivere allo sviluppo.
Ieri all’ UTE (Università della Terza Età) h potuto assistere a un’ interessantissima e sconvolgente lezione sull’ immigrazione odierna, che riguarda più di duecento milioni di persone nel mondo.
Tra le cause di questo fenomeno epocale c’ è anche lo sviluppo economico , che arricchisce una parte delle popolazioni investite dal fenomeno, ma ne impoverisce un’ altra parte, al punto da non lasciarle altra scelta che fuggire. A questo proposito è stato citato un libro di una famosa e apprezzatissima scrittrice indiana,VANDANA SHIVA, intitolato: “Sopravvivere allo sviluppo”.
Per conoscere meglio questa scrittrice si può cliccare QUI
Io copio/incollo da quella pagina questo breve stralcio, che mi pare significativo:
“All’inizio degli anni ’80, il nome di Vandana Shiva cominciò a circolare anche in Europa associato a quello del movimento “Chipko”. Chipko era nato come movimento di difesa e autodifesa collettiva di gruppi di donne indiane abitanti delle regioni montuose himalayane e legate alle foreste da una sorta di simbiosi, in un tipo di economia completamente diverso da quello dominante, l’economia di sussistenza. Grazie alla quale le popolazioni delle zone rurali e di montagna si garantivano una sopravvivenza dignitosa senza essere opulenta, e soprattutto sostenibile per i secoli dei secoli.
Quelle donne dunque diedero vita a un movimento perché volevano evitare che gli alberi e le foreste, da cui traevano collettivamente sostentamento tutte le famiglie, venissero tagliati dalle imprese multinazionali pronte a disboscare per fare spazio a coltivazioni di eucalipti e altre essenze con la mira di profitti a breve termine.
Due economie si scontravano; di queste, una chiedeva di essere lasciata sopravvivere in pace senza dar fastidio a nessuno e l’altra divorava sempre più territori e risorse, pretendendo di imporre se stessa come unica economia possibile. Che quest’ultima pretesa fosse, anzi sia una forma inaccettabile di violenza, è uno dei temi principali che Vandana Shiva discute nella sua opera. Ma si tratta anche del confronto fra due visioni del mondo. Perciò quelle donne, portatrici di una visione ispirata al valore del principio femminile presente anche nell’antica tradizione cosmologica indiana, cominciarono a legarsi agli alberi, nell’intento di fermare le motoseghe, cioè la distruzione delle proprie fonti di sostentamento sostenibile e anche la distruzione dei propri tesori di conoscenza e sapere, da noi definiti allora “alternativi”.”
Ecco i miei gioielli!
Donne in rete per la pace.
Invito tutti quelli che passano di qua, a cliccare su questo link Donne per la pace
Troverete un bellissimo articolo del mio amico Ivano Maddalena, che scrive su “Il Popolo Veneto”
Un’ associazione di donne per la pace, ci fa conoscere cose che nessuno dice e che invece influenzano le nostre vite. Leggete e commentate
Si comincia a parlare di non-autosufficienza.
Solo chi ha provato ad avere in casa una persona non autosufficiente , può capire quale stravolgimento comporti tale presenza nella vita di una famiglia.
Generalmente c’ è una donna che si accolla la parte maggiore di questo fardello e attorno a lei possono esserci a turno altre persone: figli, marito, fratelli, i quali devono tener conto nella loro giornata che c’ è quell’ incombenza che li aspetta.
In certe situazioni possono essere presenti anche degli operatori messi a disposizione dal comune per qualche momento , ma poi per le altre 23 ore della giornata il peso ricade sulla famiglia. Così parlare di ferie diventa un’ utopia e ritagliarsi un’ ora di svago quasi impossibile. A volte anche poter dormire di notte non è consentito.
Se la situazione si prolunga per anni e se le famiglie non sono fortemente unite ,esse rischiano di scoppiare.
Non vi è molta attenzione per questo problema, forse proprio perchè sono le donne a stringere i denti e a gestire le situazioni anche più penose, mentre in genere sono uomini quelli che potrebbero decidere interventi di sostegno.
Ci sono però alcune iniziative che sembrano cercare di smuovere le acque e le voglio segnalare.
* A Bari il 18 e il 19 Aprile si discuterà di Non Autosufficienza , vista da sud
* A Torino il 18 maggio al Centro Incontri Regione Piemonte si terrà un convegno, organizzato dalla Chiesa Valdese, indirizzato agli operatori sanitari e alle famiglie. In particolare si metteranno a fuoco le modalità per sfruttare al meglio e valorizzare le possibilità residue di movimento dell’ assistito.
QUI in questo sito tutte le informazioni sulle modalità di iscrizione (termine 30 aprile).
L’ ultimo articolo di Miriam Mafai.
Ultimo articolo di Miriam Mafai.
La scomparsa di Miriam Mafai, grande giornalista e donna coraggiosa, ha addolorato tutti: a mano a mano scompaiono le grandi personalità che hanno accompagnato il nascere di questa nostra Repubblica e si rischia di sentirsi orfani, disorientati e delusi. Certo chi si è battuto per avere uno stato democratico sognava qualcosa di meglio rispetto a come vediamo ridotto il nostro paese ora…
Fa comunque bene rileggere un articolo come quello linkato sopra. E’ l’ ultimo che Miriam Mafai ha scritto per il quotidiano “La Repubblica” nel febbraio scorso e rievoca un momento terribile della nostra storia, il primo dopoguerra, nel quale la fame e la miseria più nera costringevano la gente a vivere nelle grotte e i bambini rischiavano di morire di stenti.
Vi si parla di donne coraggiose e tenaci che riuscirono a salvare molti di quei bambini portandoli in Emilia, dove vennero accolti e nutriti da famiglie generose.
Non avevo mai saputo nulla di questi fatti, ma mi fa piacere ora parlarne perché testimoniano di quali grandi cose siamo stati capaci in passato e ciò ci dà la certezza che possiamo esserne capaci ancora oggi.
Suocere d’ Italia, uniamoci!
Pare che l’ ispirazione sia stata presa da un libro di Ken Follet,dove una spia tedesca in territorio inglese uccideva le sue vittime con uno stiletto che infilava nel loro orecchio.
E’ successo a San Giuliano Milanese: una donna muore per strada apparentemente a causa di un malore, ma le successive indagini accertano che la donna è stata uccisa con uno stiletto che le ha trafitto il cuore.
Sotto indagine è ora l’ ex-marito, che la donna aveva denunciato per stalking.
E’ l’ ennesimo episodio di femminicidio: dall’ inizio dell’ anno una donna viene uccisa in Italia ogni due giorni. Se il fenomeno ha queste proporzioni credo debba scattare un allarme : nella nostra società c’è un cancro nascosto che viene passato quasi sotto silenzio, a parte alcuni casi che certi programmi televisivi privilegiano. Ma secondo me proprio parlando sempre dello stesso caso, come ha fatto ancora una volta ieri sera Vespa a ” Porta a Porta”, induce l’ opinione pubblica a credere che si tratti di un caso eccezionale. Invece si tratta di una strage nascosta che non è frutto della follia di un singolo, ma di un male sociale: troppi uomini credono ancora di avere il diritto di decidere se la loro compagna è degna di continuare a vivere oppure no.
E’ il retaggio di un’ antica mentalità che si scontra con il nuovo ruolo della donna nella società. Per questo credo che si debbano mobilitare tutti i mezzi di informazione per dare risalto a queste notizie, che invece rimangono molto spesso relegate nella cronaca locale.
Penso anche che le donne stesse possano fare molto in forma preventiva, educando prima i propri figli maschi al vero rispetto della dignità di ogni donna e al riconoscimento dei suoi diritti, e poi mettendo sotto la propria ala protettrice la propria nuora.
Può essere difficile nel caso in cui un matrimonio stia per esplodere o sia già naufragato, ma noi donne , noi suocere, dobbiamo ricordarci anche in quel momento che una donna non è una cosa che si compra con un contratto matrimoniale e proprio in quel momento dobbiamo allertarci per dire a nostro figlio che la sola forma di amore possibile è quella che desidera il bene dell’ altro anche quando questo comporta la pena di vederlo allontanarsi.
Mi piacerebbe lanciare l’ idea di questa rete di solidarietà tra suocera e nuora che poi è la solidarietà tra donne e basta: se tutte le suocere si mobilitassero in questo senso potremmo stare più tranquille anche riguardo alle nostre figlie e a noi stesse.
Come una farfalla…. d’ oro.
Medaglia d' oro. Cliccando sul link si possono vedere le immagini dell’ esercizio che ha fatto vincere la medaglia d’ oro nel pattinaggio a Carolina Kostner, prima donna italiana a vincere questo titolo.
Credo che la grazia di questa giovane donna sia comparabile a quella di una farfalla .
Per raggiungere questo traguardo, Carolina Kostner ha certo sacrificato molta parte della sua vita, ma se il risultato è questo spettacolo di bellezza e armonia può essere certa di non aver sprecato il suo tempo e le sue energie.
Grazie , Carolina, per aver rappresentato un’ immagine di Italia che ci fa onore.