Non avevo trovato un parcheggio vicino e mi stavo incamminando sui ciotoli delle antichissime strade di Villincino appesantita da tre grosse borse di indumenti usati. In parrocchia mi avevano indicato il punto di raccolta e lo stavo raggiungendo faticosamente pensando se ciò che stavo offrendo sarebbe stato giudicato utile …. Appena entrata nel piccolo cortile ho visto tre uomini e una donna , evidentemente stranieri, che stazionavano davanti a una porta; mentre guardavo dove dovevo entrare, subito uno di loro mi è venuto incontro ed ha preso le mie borse. Contemporaneamente la donna che teneva in braccio un bimbo piccolo mi si è avvicinata e con tanta speranza nella voce mi ha chiesto: – C’ è anche roba per bambini?- No, le ho risposto , lì non c’ era roba per bambini e il suo sorriso si è spento in una smorfia di sgomento. Allora le ho chiesto l’ età del bambino e le ho detto che forse avrei potuto procurarle qualche cosa . Sono tornata sui miei passi e sono tornata a casa; ci sono un paio di scatole di indumenti smessi dei miei nipotini nello sgabuzzino e in fretta ho cercato ciò che poteva tornare utile a quella mamma. Sono riuscita a riempire una borsa: magliette, giubbotti, calzoncini estivi e invernali e sono tornata nel centro di raccolta. La giovane mamma se ne stava andando e quando mi ha visto, mi è venuta incontro felice: la sua pelle era ancora scura proprio come un’ ora prima, ma il suo sorriso e l’ amore che esprimeva per il suo bimbo mi hanno fatto vedere in lei solo una mamma come ero stata io alla sua età e come lo sono le mie figlie oggi.
Quante Penelopi di questi tempi….
E’ stata individuata una nuova sindrome che colpisce le donne sole e anziane:
“Spesso si tratta di donne rimaste vedove, sole, malate di nostalgia del tempo passato, che non guariscono mai dal loro dolore fisico perchè lo alimentano con il malessere psicologico. La sindrome di Penelope riguarda ormai una donna ultrasettantacinquenne su cinque e fa sì che queste anziane, una volta ricoverate per una patologia acuta, poi preferiscano restare in ospedale piuttosto che tornare alla solitudine della loro casa.” http://www.corriere.it/salute/11_aprile_10/sindrome-penelope-over-65_a595058c-6389-11e0-9ce6-e69a9a96cab4.shtml
Conosco qualche candidata a questa sindrome e penso che l’ antidoto, la prevenzione migliore sia crearsi degli interessi , che ti diano l’ opportunità di incontrare persone e di frequentare associazioni e circoli che abbiano in questi interessi la loro ragion d’ essere.
Non è facile affrontare la solitudine dopo una vita passata ad accudire una famiglia ( a volte anche numerosa), ad occuparti di un marito e, dopo aver corso in affanno per anni per conciliare questi impegni con il lavoro fuori casa, trovarsi a poco a poco con la casa vuota e le giornate sempre troppo lunghe. Penso che sia più difficile ancora per chi sperimenta questa situazione in età già molto avanzata e quindi anche con le limitazioni che questo comporta: l’ indebolimento della vista e dell’ udito portano quasi inevitabilmente con sè una comprensibile tendenza all’ isolamento .
In mancanza di una rete parentale , si dovrebbe creare proprio tra donne una rete di “mutuo soccorso” tale da offrire momenti di vita sociale e di coinvolgimento in attività di vario genere per non sentirsi come “… una cosa lasciata in un angolo e dimenticata ” come diceva Ungaretti in una sua celebre poesia.
Educare una donna= Cambiare un villaggio
www.noppaw.org – 1/4/2011
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NOPPAW Newsletter, 01 aprile 2011
COMUNICATO STAMPA La carovana delle donne africane verso il Nobel per la Pace 2011 Previsti incontri con università italiane, enti locali e realtà associative. Roma, 31 marzo 2011 – Il mese di maggio sarà ricco di appuntamenti che ospiteranno donne africane provenienti da diverse aree geografiche e contesti. La Campagna Noppaw (Nobel Peace Prize for African Women), promossa dal coordinamento di Ong Solidarietà e Cooperazione Cipsi e da ChiAma l’Africa, grazie ad un progetto cofinanziato dalla DGCS/MAE, sta infatti preparando una lunga carovana che porterà le donne africane in Italia e in Europa. Si partirà il 12 maggio ad Urbino con l’incontro delle donne africane con l’università e la cultura italiana, dal titolo “Educare una donna = Cambiare un villaggio”. L’incontro si terrà dalle ore 9.00 presso l’Aula Magna della facoltà di Economia di Urbino, in via Saffi, 42. Questo comunicato che mi è giunto via e.mail stamattina, mi ha fatto mlto piacere, visto che da tempo ho sottoscritto la campagna per il Nobel alle donne africane.. Spero che questa campagna sortisca l’ effetto desiderato dai sottoscrittori, perchè dal futuro e dallo sviluppo dell’ Africa dipenda anche il futuro dell’ Europa e del mondo . |
Riandare al passato per riprendere il cammino…
Sto a poco a poco riprendendo i contatti con le ex-colleghe conosciute durante gli anni lavorativi o con altre donne che hanno diviso con me momenti lontani nel tempo, ma vicini emotivamente. Mi fa piacere constatare che appaiono tutte contente di riprendere i fili di un discorso interrotto da anni senza che la lontananza ci abbia cambiate “dentro” (è inutile dire che “fuori” i segni del tempo sono ben evidenti in tutte noi).
C’ è una vicina di casa che ha fatto da baby sitter a mio figlio e che mi ha dato una mano in alcuni momenti veramente critici: anche lei è sola come me, ma ha i suoi figli vicini e questo le dà un gran vantaggio nei miei confronti…
C’ è Lucia, la prima insegnante di mia figlia G. : è ormai ottantenne e quasi cieca, ma ha una gran forza d’ animo e uno spirito indomito. Siamo andate sul lago e poi al supermercato, quello che lei conosce meglio e nel quale si muove come se avesse una vista perfetta : è veramente ammirevole per la sua grinta e per il suo costante buonumore.
C’ è poi G.C. con la quale non avevo mai intrattenuto rapporti di amicizia, ma ora anche lei sta vivendo un momento difficile e le ha fatto molto piacere il mio invito a uscire : abbiamo parlato a lungo dei nostri figli e delle nostre dolorose esperienze più recenti e credo che ci rivedremo spesso.
Oggi invece ho incontrato M.E. e F. : la prima è una collega con cui ho collaborato a lungo in piena sintonia, la seconda è la mamma di una compagna di scuola di mia figlia; la conoscevo solo di vista, ma oggi abbiamo rotto il ghiaccio.
Altre ancora mi hanno contattato e mi riservo di richiamarle quanto prima . Mi sto rendendo conto che siamo tante e che potremmo fare tante belle cose insieme; bisogna farsi venire qualche bella idea e organizzarsi per mettere a frutto tante intelligenze sottoutilizzate e tante energie preziose.
Mi sta venendo in mente un circolo , ma per fare che? Qualcuno ha qualche idea da suggerire?
Per Elisa…
Elisa Toffoli, nome d’arte, Elisa, in occasione dell’Anno internazionale delle foreste, pianta il suo albero in Kenya. Anzi, a dire il vero, pianta centinaia di alberi in Kenya. La cantautrice, compositrice, polistrumentista, arrangiatrice e produttrice discografica italiana sposa la campagna di Unimondo “1 fan 1 albero” invitando i suoi quasi 300mila fan su Facebook a fare altrettanto.
Ad ogni fan che arriva al portale Unimondo viene, infatti, piantato un albero all’equatore, in Kenya, per fermare il deserto. http://www.unimondo.org/Notizie/Elisa-Toffoli-riforesta-il-Kenya
E’ con una certa sorpresa che ho letto sul sito di Unimondo questa notizia. Siamo abituati a pensare ai protagonisti di successo del mondo della musica come a persone molto egocentriche e narcisiste dalla vita spesso sregolata e invece ecco che si viene a sapere di questa ragazza giovane, bravissima interprete delle canzoni che lei stessa compone, dai versi alla musica, sensibile alle campagne ambientaliste, ai temi della solidarietà verso i meno fortunati.
Questa è una bellissima notizia che dovrebbe rimbalzare sulle prime pagine dei giornali e della rete internet: sarebbe di ottimo esempio per i ragazzi, bombardati ad ogni piè sospinto da tanti esempi negativi
Il corpo e le donne.
Joan Collins è finita all’ ospedale per aver indossato un vestito troppo stretto.
Avere 77 anni , avere tanti soldi , avere perciò la possibilità di vivere senza dover sottostare a condizionamenti di nessun genere e costringersi invece a vere e proprie torture per nascondere e camuffare la propria età… Non lo posso capire.
Tutt’ altro discorso merita invece questa notizia : http://it.peacereporter.net/articolo/27036/Mauritania%2C+schiave+del+peso
In Mauritania le bambine vengono costrette a superalimentarsi, a costo di gravi rischi per la loro salute, perchè le convenzioni locali fanno sì che solo le donne grasse trovino marito.
Non c’ è tanto da scandalizzarsi : è solo l’ altra faccia della medaglia di ciò che succede qui da noi, dove le donne devono essere magre per poter aspirare al successo e dove qualche chilo in più può portare le ragazzine ad affrontare diete drastiche che le condurranno all’ anoressia.
Credo che sarebbe ora di stabilire che il valore e la dignità di una donna non dipendono dal suo peso e solo le donne possono ribellarsi a questi condizionamenti e rivendicare il loro diritto alla salute prima di tutto e poi il loro diritto ad essere persone e non corpi.
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Sebben che siamo donne, paura non abbiamo…
Le donne si stanno mobilitando per ribellarsi al dilagare della mentalità secondo la quale solo chinandosi al volere dei potenti si può emergere. Le donne vogliono dire ai loro figli che non è così.
Nella vita deve prevalere chi lo MERITA per il suo impegno, per la sua costanza, per la sua onestà e intelligenza, per la sua preparazione.
Le donne si mobilitano e subito si scatenano i soloni : la piazza, secondo loro, sarà piena di bigotte col dito puntato verso le “altre”.
Non sarà invece che fa un po’ paura vedere come le donne siano riuscite a coalizzarsi almeno una volta e a far sentire la loro voce? Certo c’ è chi pensa che di questo passo non si sa dove si andrà a finire… “date un dito alle donne e si prenderanno tutto il braccio”.
Mi pare una mossa per togliere importanza a una manifestazione che si annuncia imponente.
Io non sarò in piazza, ma qui, davanti al computer rispolvererò un vecchio canto popolare:
E noi che siamo donne
paura non abbiamo
per amor dei nostri figli
per amor dei nostri figli
sebben che siamo donne
paura non abbiamo
per amor dei nostri figli
in lega ci mettiamo
(Rit.)
A oilì oilì oilà e la lega crescerà
e noialtri lavoratori, e noialtri lavoratori
a oilì oilì oilà e la lega crescerà
e noialtri lavoratori vogliam la libertà….
Se volete riascoltarlo ecco qui un link :
Una data da ricordare.
E’ sempre interessante andarsi a rivedere la storia della partecipazione al voto nel nostro paese ( su Wikipedia c’ è una sintesi breve , ma chiara).
Le leggi che si sono susseguite dal 1848 in poi hanno riconosciuto il diritto all’ elettorato attivo prima a una ristretta minoranza e poi via via lo si è riconosciuto a una fetta sempre maggiore di cittadini, tenendo conto del censo, dell’ alfabetizzazione, della quota di tasse pagate e del servizio militare prestato. Solo agli inizi del Novecento si arrivò al suffragio “universale”, ma inteso sempre come riservato a tutti i “maschi” maggiorenni. Le donne non venivano mai nominate: non erano considerate cittadine, ma esseri subalterni senza capacità di opinione politica.
Solo il 1 febbraio 1945 una legge riconobbe alle donne il diritto di voto : e mi pare giusto ricordarlo!