Lourdes: tra Cielo e Terra…

Ci sono certamente pochi posti nel mondo in cui, chi ha fede in una vita che non si esaurisce con la morte del corpo ,  sente possibile l’ incontro col “DIVINO”, come se lì il cielo si fosse lasciato squarciare per lasciare intravedere la beatitudine promessa ai credenti.

Tra questi luoghi (e non credo che siano solo  cristiani), c’ è Lourdes , un piccolo borgo ai piedi dei Pirenei, che da oltre 150 anni è meta di continui, incessanti pellegrinaggi. Sono noti a tutti , credo, i fatti  per cui Lourdes è diventata famosa nel mondo, ma è nota solo a coloro che vi si sono recati la commozione provata nella cittadella-santuario.

E’ la commozione da cui ci si sente prendere assistendo o partecipando alla fiaccolata serale con migliaia e migliaia di persone che riempiono a poco a poco la grande spianata antistante il santuario.

E’ la commozione che mi ha pervasa durante la messa internazionale celebrata dal cardinale di Utrecht. La grande cappella S. Pio X (può contenere fino a 30.000 persone) era gremita in ogni ordine di posti , ogni parte della celebrazione era letta, pronunciata o cantata in lingue diverse,    ma anche se non le capivi , si sentiva che  esprimevano tutte gli stessi sentimenti, le stesse invocazioni, le stesse speranze…….

E’ la commozione di vedere tanti malati sulle carrozzine sfidare il vento freddo o il sole cocente per sostare  davanti alla Grotta, forse per chiedere la guarigione, ma più probabilmente per chiedere la forza di continuare a vivere con serenità la loro difficile condizione.

E’ una commozione che difficilmente potrò dimenticare.

 

 

What a wonderful world!!!

In questa stagione che porta con sè il risveglio della natura , credo che tutti sentiamo la meraviglia per la bellezza che ci circonda
La canzone di Lewis Armstrong è forse quella che meglio interpreta questa emozione.

Ecco il testo.
I see trees of green, red roses too
I see then bloom for me and you
And I think to myself, what a wonderful world

I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world

The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin’ hands, sayin’ How do you do?
They’re really saying I love you

I hear babies cryin’, I watch them grow
They’ll learn much more than I’ll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world!

Traduzione: Io vedo alberi verdi e anche rose rosse/ le vedo sbocciare per me e per te/ e penso tra me : Che mondo meraviglioso!/   Io vedo cieli blu e nuvole bianche / il benedetto giorno luminoso, la sacra notte scura/ e penso tra me : Che mondo  meraviglioso! / I colori dell’ arcobaleno così belli nel cielo/ sono anche sui visi della gente che passa/ E dico tra me: Che mondo meraviglioso! / Vedo amici stringersi le mani chiedendo :”Come va?” / in realtà stanno dicendo ” Ti amo”/ E dico….

 

 

Primo giorno di primavera.

E’ il primo giorno di primavera , giorno dedicato ai bambini affetti dal morbo di Down, ed è anche il giorno in cui il FAI invita tutti a visitare i luoghi d’ arte vicino a casa. La primavera da sempre ha un significato di rinnovamento, di ripartenza e come tale porta con sé tante  speranze. E’ un momento magico che ha ispirato molti poeti  ed è certo per questo che è anche il giorno della poesia.  Copio e incollo qui una parte de “Il Passero Solitario” di Leopardi , che forse meglio di tutti ha saputo esprimere tutta la bellezza della primavera….

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Primavera d’intorno

brilla nell’ aria

e per li campi esulta,
si’ ch’ a mirarla intenerisce il core
odi greggi belar, muggire armenti
e gli altri augelli contenti
a gara insieme,
per lo libero ciel
fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore

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Foglie nuove.

Oggi sono rimasta incantata dalle foglie nuove di una rosellina del mio giardinetto: erano lucenti  e morbide come nemmeno la seta più preziosa potrà mai essere….il miracolo della primavera sta per compiersi di nuovo….nonostante tutto…

Giovanni, cuor contento.

Giovanni ha tredici mesi ed è un bimbo dolcissimo: sempre pronto a sorridere, sempre interessato a sperimentare nuovi modi di interagire coi suoi giocattoli e mentre li studia attentamente continua a “parlare” o a “cantare” a suo modo: emettendo gorgheggi e balbettando le parole che conosce.

Ama molto la musica e si mette a ballare seguendo il ritmo dei motivi prodotti dai suoi giocattoli o quello delle canzoncine che gli vengono cantate. Ieri facev rotolare una pallina, poi andava a recuperarla gattonando e al mio invito la dava a me che gli dicevo “grazie!” Questa parola gli piaceva molto e per farsela dire ha ripetuto tante volte questo gioco.

La storia ricorda un Giovanni senza terra, un Giovanni dalle bande nere, un Giovanni senza paura e innumerevoli altri Giovanni  variamente denominati; il nostro viene spesso chiamato dai nonni “Giovanni cuor contento”….e speriamo che lo si possa sempre chiamare così…

 

Poesia: Gabbiani di V. Cardarelli.

Tutti allineati sulla ringhiera, i gabbiani affrontano la pioggia  e  il vento  teso che soffia sulle rive del Tamigi.  Incuriosisce il fatto che siano tutti alla stessa distanza l’ uno dall’ altro, …. solo qualcuno tra loro continua a sfiorare le acque limacciose del fiume. Ho trovato questa bella poesia  ispirata ai gabbiani

Poesie: I GABBIANI  (di V. Cardarelli)
“Gabbiani” da POESIE

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

Il Resegone al tramonto…

Resegone ......immaginatelo più innevato e ...più rosato...

Oggi non ho preso il treno , come faccio di solito, per andare a Cesano M. , ma ho usato l’ auto, sia perchè mi sarebbe stato difficile arrivare all’ orario previsto, sia perchè era una bellissima giornata. Inoltre la mia vecchia e fida auto aveva dato segno nei giorni scorsi di aver bisogno di fare una bella corsa per ricaricare la batteria, sfinita dai brevi spostamenti in città.

Al ritorno c’ era un bel traffico e bisognava procedere piuttosto lentamente. A un certo punto mi son trovata sulla cima di un dosso , da cui  lo sguardo poteva spaziare fino alle montagne. Era l’ ora del tramonto. La pianura sotto di me era già in ombra , ma sullo sfondo scintillavano al sole le cime innevate delle Grigne e del Resegone, a  cui il tramonto stava regalando una incredibile sfumatura rosa: era uno spettacolo bellissimo, da mozzare il fiato !!! Peccato non aver potuto fare una sosta per scattare una foto…….

Non avrò vissuto invano….

pettirossoIn questi  giorni  freddi, arriva nell’orto, come ogni anno, un pettirosso in cerca di qualche briciola o di qualche seme. Gonfia le piume per ripararsi meglio dal freddo e, dopo aver scrutato ripetutamente intorno a sè, si avvicina timoroso al piatto, su cui metto un po’ di cibo.

Ho cercato qualcosa in rete da dedicargli; mi sarei accontentata di molto meno, invece ho trovato questa bellissima poesia di Emily Dickinson.

IL PETTIROSSO.

Se io potrò impedire

a un cuore di spezzarsi

non avrò vissuto invano.

Se allevierò il dolore di una vita,

o guarirò una pena,

o aiuterò un pettirosso caduto

a rientrare nel nido,

non avrò vissuto invano.

 

Copio qui di  seguito la versione originale in inglese:

ROBIN.

If I can stop

one heart from breaking,

I shall not live in vain.

If Ican ease one life the aching

or cool one pain,

or help one fainting robin,

unto his nest again ,

I shall not live in vain.

Quando ci verrà voglia di chiederci il significato della nostra vita, forse troppo comune, troppo ordinaria, ci farà bene ricordare questa breve , ma intensa poesia.