Festa dell’ Europa.

L’ Unione Europea di oggi non ci piace molto: ha molti difetti, primo tra tutti quello di basare tutte le proprie regole sugli interessi delle banche e non sulle esigenze dei cittadini . Bisogna però riconoscere che quel patto siglato il 9 maggio di 64 anni fa ha consentito all’ Europa di vivere il più lungo periodo di pace che si ricordi a memoria d’ uomo e il fatto di non dover più vedere le tradotte partire cariche di giovani diretti al fronte  sulle nostre montagne mi pare sia già un risultato apprezzabilissimo. C’ è chi dice che l’ attuale crisi è assimilabile a una guerra, solo che è  combattuta a suon di spread, ma anche se così fosse e  pur essendo sempre dolorosa , mi pare di gran lunga più accettabile dei massacri di massa che hanno insanguinato il vecchio continente per millenni.

Quando penso alla Comunità Europea, mi immagino sempre l’ Europa come una vecchia madre finalmente serena, perchè ha visto i suoi figli , da sempre divisi da odio e rancori, riappacificarsi e riconoscersi parte di una stessa famiglia.

Credo che l’ Europa di oggi sia solo l’ embrione della  comunità sognata dai suoi fondatori e dipenderà dagli Europei migliorarla e renderla la nostra “casa comune” (mi pare fosse San Papa Giovanni Paolo II a chiamarla così). Io oggi festeggio l’ Europa e spero che anche i miei nipoti e i figli dei miei nipoti potranno fare altrettanto.

Chi volesse rinfrescare le proprie memorie circa la storia della UE, può cliccare QUI

La rosa.

C’è una rosa nel mio giardino; è lì da più di trent’ anni e si accontenta delle poche  cure che la mia imperizia le riserva. In certi anni produce meno fiori , in altri anni ne produce tantissimi….

Quest’ anno, come tutte le rose dei dintorni , è fiorita molto prima del solito, viste le temperature molto miti che hanno caratterizzato questa primavera e i suoi rami sono un tripudio di fiori già sbocciati e di boccioli.

Ora  in casa si sente un buon profumo di rose . visto che ne ho messo in ogni angolo….

Insegnare è un bel mestiere.

Ho fatto la maestra per molti anni ; all’ inizio dubitavo molto della mia attitudine per questo mestiere. Mi spaventava la grande responsabilità che esso comporta nei confronti dei bambini. Sbagliare con loro vuol dire pregiudicare le loro possibilità di riuscita e lasciare cicatrici nelle loro personalità in formazione…..Poi ho capito che si può sbagliare anche senza volerlo, ma che, per fortuna, c’è quasi sempre la possibilità di rimediare…Ai miei tempi nessuno ti insegnava come si fa ad insegnare ai bambini e dovevi farti le ossa sul campo; ricordo più di una notte passata a rimuginare sulle modalità da seguire per presentare ai bambini un concetto o una tecnica operativa non immediatamente intuibile o per trovare la strategia più efficace per aggirare una difficoltà. Poi arrivavano i momenti che ti ripagavano delle ansie e delle difficoltà e quelli che mi sono rimasti più impressi nella memoria sono legati ai bambini con handicap, che ti sorridevano felici quando si sentivano aiutati.

Ora , da  pensionata, mi sto dedicando , come volontaria, all’insegnamento dell’ italiano agli stranieri. La mia esperienza passata non è servita a molto: qui ho a che fare con adulti e soprattutto con adulti che hanno una conoscenza minima della nostra lingua; solo in qualche caso fortunato c’è la possibilità di comunicare anche in  francese o in inglese , più spesso invece è molto difficile trovare un terreno comune …. Anche qui i primi tempi mi sono serviti per orientarmi un po’, poi a poco a poco mi son sentita più a mio agio e stamattina una signora di mezza età , proveniente dal Marocco, dopo avermi ringraziato perchè ha finalmente capito l’ uso di una particolare struttura linguistica mi ha detto: – Tu maestra spieghi bene …- e sorridendo felice mi ha stretto a lungo la mano… e’ vero che sono volontaria e che nessuno mi paga, ma io la mia ricompensa l’ ho avuta lo stesso!!

 

Una mamma felice.

Sono sulla banchina della stazione ad aspettare il treno. Una folata di vento gelido mi  inducead allacciarmi meglio il colletto del cappotto e davanti a me una signora di età indefinibile, ma certo ancora giovane, sta facendo lo stesso mio gesto. Sorriderci a vicenda è del tutto naturale e questo rende altrettanto naturale cominciare a dialogare tra di noi. Lei, con due grosse valigie al seguito, mi chiede a che ora  il treno  arriva a Milano e quanto tempo si  impiega per andare dalla stazione Cadorna alla stazione Centrale con la metropolitana.

Già…la metropolitana la preoccupa un po’. Lei viene da un piccolo paese e non è certo abituata a prendere la sotterranea. La tranquillizzo dicendole che c’ è sempre qualcuno all’ingresso a cui chiedere informazioni  e che è comprensibile sentirsi un po’ a disagio quando  si affrontano situazioni nuove.

All’ arrivo del treno saliamo  insieme, ci  accomodiamo l’ una accanto all’ altra e nel giro di quaranta minuti, tanto dura il mio tragitto, ci  raccontiamo le nostre vite.

Lei è venuta per via di un lutto che ha colpito la sorella ,ma abita sulla Costiera Amalfitana e sta ritornando a casa.  Io le racconto che sto andando a trovare un nipotino appena nato e le si illuminano gli occhi: anche lei ha avuto la gioia di diventare mamma!! Si è sposata tardi e sembrava che non avrebbe potuto mai avere figli, poi dopo molte traversie , ecco il miracolo! Le sembrava di toccare il cielo con un dito e non le pesava nessun sacrificio . E anche ora che il bimbo ha quasi tre anni ogni volta che lo guarda a lei sembra di essere in paradiso. Le piacerebbe avere altri figli, ma l’ età non è più dalla sua.

Parliamo anche della situazione critica in cui versa il nostro paese per la mancanza di lavoro; intanto  il treno attraversa i paesi della Brianza resi un po’ tristi dalla giornata grigia e arriva alla stazione in cui io devo scendere; ci lasciamo scambiandoci auguri e saluti affettuosi, con la sensazione di esserci capite, anche se io non conosco il suo nome e lei non conosce il mio.

Io me la ricorderò sempre come “la mamma felice del sud”

 

L’ astronauta-poeta.

Ieri sera mi son persa questo momento del festival , che avrei invece voluto vedere. Per fortuna la tecnologia moderna consente di conservare e rivedere le immagini che amiamo di più e io le ripropongo qui . Si tratta di Luca Parmitano , l’ astronauta che ha da poco terminato la sua missione spaziale, missione che io ho seguito tramite il suo blog.

Nel video Parmitano dice che ci vorrebbe un poeta per descrivere le meraviglie che ha potuto vedere nello spazio, ma lui è certamente anche un poeta, oltre che scienziato; lo ha dimostrato con i suoi reportage di viaggio e con le foto che ci inviava man mano. Ripeto: è un poeta e ne è un’ ulteriore testimonianza la lettera che ha scritto alle sue figlie . Ne riporto qui un breve passo

…”Vorrei potervi indicare la strada che porta al vostro futuro, ma non è questo il compito di un padre. Quello che invece vorrei darvi è la mappa che contiene tutte le strade, affinché voi possiate scegliere il percorso.”

Chi volesse leggerla per intero può cliccare QUI e vi troverà anche una frase che dovremmo dire sempre ai nostri figli:- Scegliete ciò che amate e amate ciò che avrete scelto….

Per le giovani mamme…..

Credo che non ci sia al mondo niente di più bello  di una mamma che allatta il suo bambino. Sono due vite in stretta simbiosi che si danno reciprocamente la gioia di esistere. Siamo fortunate noi donne che possiamo vivere momenti così intensi. Dedico questa poesia alle mie figlie, a mia nuora e a tutte le giovani donne che accolgono con coraggio e amore il dono di una nuova vita…

Per una mamma (Angiolo Silvio Novaro)
Suonano nel tuo cuore
campane di gioia.

Madre e figlio- di Klimt

Il bimbo è nato
dischiuso come fiore
di rinata primavera.
Cullalo tra le braccia
stringilo dolce al cuore
sogna per lui limpidi cieli
tu che hai dato la vita
ad un germoglio d’amore.
……

Fevrèr curt curt..

Febbraio era il mese più temuto dai nostri vecchi, lo testimoniano i tanti proverbi che circolano oggi sulla rete , come:

* “febbraio , febbraietto corto e maledetto”,

* “febbraio corto e amaro”  (Puglia) ,

* “febbraio è d’ ogni mese il men cortese” segnalato dall’ amica Giuliana,

* “fevrèr curt curt l’è pess ch’n turc” come dicevano i miei …(e qui salta anche fuori la paura antica delle scorribande dei pirati saraceni).

Perchè tanta avversione? mi son chiesta… e ho pensato che forse a febbraio cominciavano a scarseggiare le scorte alimentari fatte per sè e per gli animali domestici nella stagione precedente .

Forse cominciava a mancare anche la legna, quindi bisognava usarla con parsimonia  ed era più difficile contrastare il freddo ancora molto intenso.

Le galline, tutte prese a difendersi dal freddo nei loro pollai gelidi, non facevano le uova nella stagione invernale e quelle conservate nella calce venivano utilizzate solo per fare la pasta o i dolci e probabilmente erano ormai agli sgoccioli.

Nell’ orto c’ era ormai ben poco da raccogliere ed era una fortuna se ancora c’ era qualche prosciutto o qualche salame in dispensa…

Oggi con i moderni mezzi di conservazione dei cibi e con i mezzi di trasporto superveloci, possiamo trovare nei negozi qualunque tipo di alimento in ogni stagione, ma una volta tutto questo non c’ era e non lo si poteva nemmeno immaginare…