Nonna Luna. (Samuele Hogan)

Questo è il testo della poesia italiana proposta a Samuele dal suo insegnante;

Nonna Luna

Come una volta, Nonna Luna arriva/ Dalla finestra carica/ di storie e memorie

Coraggio, figliola, /Non aver paura/Ti farò compagnia/ Ovunque tu sia! / 

Nonna luna/ racconta e canta/ poesie che fanno sentire/ a casa in terra straniera.

Ed ecco come Samuele l’ha tradotta ed elaborata:

luna entra dalla finestraLike once upon a time /Here comes grandmother moon. /Its gentle light welcoming,/ Breaking up the darkness,/ Shining a path to life, and safeness

The warmness of its light engulfs me 

My worries are burned /But my hopes shine through the night/ Grandmother moon / Looks over us /Keeps us company

That makes us feel / At home in a strange land

Prove d’arte.

In questi giorni sto coinvolgendo i miei nipoti, Samuele e Davide (13 e 14 anni), nella pubblicazione di loro composizioni su questo blog, che è nato proprio pensando a tutti i miei nipoti.

Davide si è scoperto poeta/filosofo e mi manda le sue riflessioni; Samuele mi ha mandato i suoi disegni: alcuni sono molto ben eseguiti, altri sono molto originali come tema e come impostazione. Ne

tempo di coronavirus
tempo di coronavirus

pubblico qui  un paio, visto che, dopo averli aperti con Paint, la piattaforma di questo blog non mi consente di pubblicare gli altri.

cane di SamuFoto da Diana Catellani

Eufemino 2020: una cerimonia particolare.

Si è da poco conclusa a Lariofiere di Erba la cerimonia della consegna dell’Eufemino d’ oro, che  ha avuto inizio con l’inno di Mameli e con un minuto di silenzio durante il quale scorrevano sullo schermo i tanti nomi di coloro che sono morti a causa del coronavirus.

E’ stato un momento particolarmente  emozionante, poi la sindaca Veronica Airoldi ha consegnato la massima onorificenza cittadina all’ospedale Fatebenefratelli, per l’opera svolta nel fronteggiare la pandemia. A seguire è stato consegnato un segno di riconoscenza ai rappresentanti di tutte le categorie di operatori sanitari che hanno lavorato in ospedale, con sacrifici inimmaginabili, per portare aiuto ai malati che affollavano i reparti covid  allestiti in gran fretta.

Un segno di ringraziamento è stato consegnato anche a tutti i medici di base, ai rappresentanti della Protezione Civile, del Lariosoccorso, del personale delle scuole, delle farmacie cittadine, degli impiegati comunali, dei commercianti, degli artigiani, dei supermercati, insomma a tutti coloro che nei momenti più difficili hanno garantito alla comunità il mantenimento dei servizi essenziali.

Grande commozione ha poi suscitato la consegna di due targhe ricordo alla memoria di due persone stroncate dal COVID, contratto mentre si dedicavano a soccorrere  le persone che chiedevano aiuto: il dr. Ivan Mauri di Erba, ma operante a Brivio, e una volontaria della Protezione Civile cittadina, salutata con un applauso particolarmente sentito dai suoi colleghi e dai presenti tutti.

Tutti gli intervenuti, che hanno preso la parola, hanno comunque reso omaggio anche alla cittadinanza di Erba, che si è dimostrata generosa, solidale e rispettosa delle norme.

 

Il Parco Gabbia.

Eupilio_Parco-Gabbia_2020-5-768x432Era quasi un anno che non andavo a passeggio sulla riva del lago del Segrino, e sono rimasta sorpresa di vedere i lavori che vi sono stati realizzati.

Una volta c’era solo un brutto campo sterrato pieno di buche (e di fango quando pioveva) a costeggiare la strada di accesso, ora al suo posto, c’è un bel giardinetto con piante, panchine, un ponticello che scavalca un ruscelletto e porta verso unaltro piccolo parco pieno di verde, con una ripida  riva erbosa: è il Parco Gabbia, inaugurato questa primavera alla fine del lockdown.

Lì, su quella discesa, i miei cucciolotti (Davide e Samuele) si sono divertiti un sacco a lasciarsi ruzzolare giù sull’erba . Quando si rialzavano in piedi avevano il capogiro, quindi spesso perdevano l’equilibrio e cadevano di nuovo.

Non credo che la sistemazione di quell’angolo sia costata tanto, ma è stata certamente una bella idea quella di valorizzare così anche tutta la passeggiata, che ora offre anche la possibilità di una sosta piacevole nel verde.

Giornata Internazionale della famiglia: una videoconferenza interessante.

E’ da poco terminata la videoconferenza  indetta dal “Forum delle famiglie” in occasione della “Giornata internazionale della Famiglia”.

Moderatore dell’incontro era il presidente del Forum, Gigi De Palo, che ha dato subito la parola alla presidente del Senato Alberti Casellati, la quale con il suo bel saluto ha voluto rendere omaggio a tutte le famiglie del nostro Paese e in particolare alle donne. E’ sulle loro spalle infatti che si è riversato il peso maggiore del lockdown di questi mesi ed è soprattutto grazie al loro impegno che il nostro Paese ha mostrato di saper accettare nuove regole e un nuovo modo di vivere la quotidianità.

Ha preso poi la parola il Card. Bassetti, presidente della CEI.  Anche il prelato ha sottolineato come le famiglie siano state l’ammortizzatore sociale più efficace in questa pandemia con la loro opera di cura e assistenza per tutti i componenti delle famiglie stesse e in particolare di quelli più fragili. Ogni famiglia poi è diventata una piccola chiesa domestica e una scuola di catechismo. Ora l’emergenza da sanitaria sta diventando emergenza economica e per questo i governanti devono mettere la famiglia al centro della loro attenzione e della loro azione, assicurando soprattutto che non vengano meno i posti di lavoro. Il Cardinale ha poi chiuso con parole di incoraggiamento e di speranza.

La ministra della famiglia e delle pari opportunità, Bonetti Elena, ha ringraziato le famiglie per il ruolo determinante avuto nel sostenere il peso del lockdown e ha evidenziato come è proprio all’interno della famiglia che va promossa la dignità della donna, valorizzandone il ruolo costruttivo. La denatalità è il sintomo della fatica che il nostro paese dimostra nell’ affrontare il futuro.

E’ intervenuto in seguito il prof. Blangiardo, presidente dell’ISTAT, il quale ha analizzato con schemi e dati quanto mai eloquenti il fenomeno della denatalità in Italia.  Se detto fenomeno era già grave prima della crisi, con questa pandemia non potrà che aggravarsi.

Le donne italiane non trovano sufficienti aiuti nel conciliare lavoro e maternità, per questo sono molte quelle che pensano di non avere figli  o che pensano di poterne avere uno soltanto, ma anche la mancanza di lavoro incide pesantemente sulla denatalità, così come la diminuzione del potere di acquisto. In questi primi mesi il fatturato delle imprese italiane è già calato del 30% e la situazione si aggraverà ancora è pertanto molto importante sostenere le famiglie, ottimizzando le risorse disponibili.

Il moderatore dell’incontro ha rilevato a questo punto che l’azione del governo interviene principalmente sulla povertà, ma per aggredire la denatalità è necessario incentivare le famiglie del ceto medio, che oggi puntano al figlio unico.

Ultimo ad intervenire è stato lo psicanalista Massimo Recalcati, che, da genitore di adolescenti, ha confessato che tutti ci siamo barcamenati alla meglio in questa crisi: nessuno ha ricette miracolose e i migliori genitori sono quelli che sono consapevoli del fatto che il mestiere del genitore è impossibile, non si può non sbagliare. Ha proseguito dicendo che la famiglia è una necessità della vita, il luogo in cui la vita viene accolta e custodita: il bimbo nascendo grida il suo “Eccomi!” e il genitore risponde con l’accoglienza, che rende quella vita unica e insostituibile. Il trauma collettivo  della pandemia ha ribaltato la nostra posizione di potenza a quella di impotenza . Abbiamo sperimentato la privazione della libertà come atto di solidarietà reciproca e abbiamo constatato sulla nostra pelle che non esiste libertà senza vincolo, senza solidarietà: nessuno può salvarsi da solo.

La condizione collettiva di angoscia causata dalla paura del contagio, ci ha cambiato anche il modo di vedere le persone: non ci sono più amici da una parte e nemici dall’altra, ma solo dei possibili portatori di virus. L’angoscia ora  può diventare depressione se si considerano gli effetti devastanti della pandemia e se solitamente il depresso è chi guarda agli insuccessi del passato, ora il depresso è colui che guarda al futuro chiedendosi: ritroveremo ancora il mondo che abbiamo conosciuto? avremo ancora un avvenire? Il genitore ha da sempre aperto le porte di casa perchè il figlio vada verso il suo futuro, ma se non c’è futuro? In questo momento i genitori devono superare la loro angoscia e testimoniare la loro speranza nel futuro; diventare genitori vuol dire accettare che il futuro non si concluda con la propria vita, ma vada oltre, nei figli, che devono poter vedere genitori che sanno ancora progettare l’avvenire, “piantare la vigna” per il futuro. E’ il personaggio biblico di Noè il modello per i genitori di oggi: egli di fronte alla catastrofe imminente costruisce un’arca, progetta la salvezza sua e della sua famiglia. Non servono sermoni, ma testimonianze di forza interiore.

Cosa dire infine ai figli riguardo a ciò che sta accadendo? Anche qui non ci sono ricette, ma tutti sappiamo che non serve nascondere la verità; i nostri figli devono sapere che anche noi abbiamo paura, ma che sapremo affrontarla. Si deve lasciar vedere anche la nostra vulnerabilità e saremo più veri e più credibili.

 

La conferenza è durata un’ora e mezza, ma gli interventi sono stati tutti molto avvincenti e il tempo è volato.

 

Rosa canina.

E’ nata qualche anno fa tra le piante di alloro della siepe, certamente portata lì da qualche merlo.

Ora è diventata una bella pianta e puntualmente fiorisce a maggio, come si conviene alle rose. Ma lei è una rosa speciale: la chiamano rosa selvatica, ma a me piace di più dire “spontanea” .  Ogni anno la guardo meravigliata: è la rosa più antica, quella da cui sono derivate tutte le altre specie di rose, che ora mostrano le loro fioriture maestose. Lei no, è rimasta la semplice rosellina di milioni di anni fa, ed è riuscita ad arrivare fino a noi, sempre uguale, sempre semplice e immutabile e generosa con gli insetti che la visitano in cerca di cibo.

Guardarla è per me come tornare col pensiero alle origini della vita.

All-focus
All-focus

“Volo ” a Verona.

Sarà stato l’effetto di 50 giorni di isolamento, sarà stata l’ambientazione suggestiva nell’Arena di Verona, sarà stata la dolcezza malinconica della musica  di Puccini unita alla voce limpida di Piero del Volo,   ma ieri sera la sua interpretazione di “Lucean le stelle” mi ha veramente emozionato. Ho sentito tutto il rimpianto struggente di Cavaradossi  per i momenti più belli della sua vita, rimpianto reso ancora più dolente dall’approssimarsi della morte e dalla certezza che certi momenti non potranno  tornare mai più.

il VoloTutto lo spettacolo dei tre tenorini è stato notevole: con le loro belle voci hanno sfoderato un repertorio molto vario, mettendo in risalto le proprie caratteristiche: la voce più “scura” (si può dire così?) di Gianluca adatta  a interpretare brani romantici; la voce limpida di Piero che  canta in modo tanto naturale che le note  sembrano rotolare spontaneamente fuori dalla sua ugola; la voce squillante di Ignazio, il più brillante  dei tre,  che mette allegria . Due ore di bella musica e di belle melodie.

Repliche di questo tipo  di spettacoli non fanno certo rimpiangere la programmazione dei tempi normali, però ti viene un nodo in gola a pensare che eventi del genere, con tanta gente  riunita per fare festa, non si potranno realizzare per chissà quanto tempo.

Papa Francesco è con noi sulla stessa barca….

Copio da Avvenire:

«Da settimane sembra che sia scesa la sera… presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati… ma tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti». Le parole di papa Francesco risuonano davanti alle deserte braccia del colonnato di San Pietro bagnato dalla pioggia. Nel silenzio vuoto della piazza, dal sagrato della Basilica vaticana, come aveva annunciato, il Papa ha dato questa sera un appuntamento mondiale chiedendo a tutti i fedeli di unirsi spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Per dare voce a una invocazione comune in questo tempo di emergenza sanitaria di dimensioni planetarie.

Un’ora non ordinaria di preghiera, con l’ascolto del Vangelo, la supplica davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare nell’atrio della Basilica e infine, con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria, anche il rito della benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”, come a Natale e Pasqua, perché possa rinfoderare la sua falce la spietata pandemia del Covid-19 in atto nel mondo.
Nella sue parole papa Francesco ha ripreso il noto episodio raccontato nel Vangelo di Marco, quello di Gesù che calma la tempesta. «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città – ha commentato – si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi.

Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti – afferma ancora il Papa – come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa». Ha poi parlato di come questa tempesta abbia smascherato e lasciato scoperte le false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito «le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità… i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine» e ha lasciato «scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli».

E riprendendo ancora il passo evangelico: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» papa Francesco si è soffermato su quel «Non t’importa» detto dai discepoli pensando «che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro». «Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore – ha spiegato il Papa – Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati».

Il Vangelo, come ha evidenziato il Vescovo di Roma, chiama adesso a cogliere questo tempo di prova come «un tempo di scelta». Non è – ha affermato – il tempo del giudizio divino, «ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita».

«È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: “che tutti siano una cosa sola”».

«Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza – sottolinea nella sua meditazione il Papa – avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti».

Ansa

Accanto a se Francesco ha voluto l’icona originale della Salus Populi Romani, la nota venerata effigie mariana della Basilica di Santa Maria Maggiore che la tradizione vuole realizzata da san Luca e il Crocifisso dei Miracoli di san Marcello al Corso, alla cui intercessione prodigiosa si attribuisce la sconfitta del flagello della peste che nel 1500 mise in ginocchio non solo la Città Eterna. E che è diventato oggi il simbolo della pandemia del Coronavirus, dopo l’atto di devozione compiuto da Papa Francesco il 15 marzo scorso. La supplica si è così conclusa con una particolare benedizione dal luogo «che racconta la fede rocciosa di Pietro». Da qui – ha detto il Successore di Pietro – vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori… non lasciarci in balia della tempesta».