Schiavi di ieri, schiavi di oggi…

Viaggio nell’ orrore

L’ articolo, che ho linkato qui sopra, parla dell’ ultima strage di migranti su un barcone stracolmo di gente stipata come animali . La lettura dell’ articolo suscita orrore e fa ricordare alcune scene di un film di Spielberg che ho rivisto in TV proprio pochi giorni fa: Amistad.

Un gruppo di uomini neri viene giudicato in un tribunale americano per aver ucciso l’ equipaggio della nave che li stava portando a Cuba come schiavi. L’ avvocato che li difende però riesce a dimostrare che sono nati liberi e che, quindi per la Costituzione americana avevano il diritto di difendere la loro libertà. Quando con l’ aiuto di un interprete il capo dei neri riesce a raccontare la sua storia, la sua cattura, il viaggio sulla nave negriera, ecco che si assiste a scene che certo corrispondono alla realtà di quei tempi : uomini, donne, bambini stipati all’ inverosimile, senza possibilità di muoversi, incatenati , picchiati e addirittura buttati in acqua perché le provviste imbarcate non sono sufficienti .

E’ in questo punto del film che la ricostruzione storica coincide tragicamente con la realtà di oggi….. nuovi schiavi, nuovi negrieri …e la storia si ripete a distanza di due secoli trascorsi inutilmente.

Per gratitudine….

Scena dell' esperimento di telepatia:Massimo vuole indurre la scopa a muoversi con la sola forza del suo pensiero....

Vent’ anni fa moriva Troisi. Sento tanta gratitudine per lui per i momenti di grande divertimento che mi ha regalato, sia come primo attore della SMORFIA, sia come interprete di film indimenticabili come “Ricomincio da tre” o “Non ci resta che piangere” ….

Ci sono scene che mi fanno ridere anche solo rievocandole nella mente e scacciano i pensieri molesti che a volte la occupano. Chi volesse rivederne qualcuna può cliccare Qui

UTE: Videoforum: ” Una separazione”

Ieri abbiamo visto il film iraniano “Una separazione”. Non racconterò la trama che ognuno può trovare solo digitando il titolo di questa pellicola molto conosciuta e pluripremiata a livello internazionale. Racconterò invece le mie impressioni , ciò che del film mi ha più colpito…

Essere donna in Iran non è certo facile: una serie di proibizioni  imposte dalla religione di stato, rendono difficile  la sua vita . Una di queste proibizioni, quella di mostrarsi in pubblico senza chador, falsa addirittura  la ricostruzione cinematografica della vita in famiglia in questo film ambientato in una Teheran che non vediamo se non attraverso le sue vie piene di traffico, quasi esclusivamente viste attraverso l’ abitacolo di un’ automobile.

Nonostante la costrizione in cui vivono, le donne sono i personaggi più positivi:  la moglie di Nader, il protagonista,  desidera offrire alla propria figlia un futuro diverso da quello che l’ Iran può offrirle e vuole emigrare; per realizzare questo progetto è disposta anche a divorziare dal marito , anche se lo ama profondamente. Ha dalla sua un’ istruzione e una condizione economica e sociale che le consentono una certa autonomia nelle decisioni.

La signora Razieh, la colf che accudisce il padre di Nader, è invece una donna, incinta, oppressa dalla povertà (suo marito è disoccupato), dall’ integralismo religioso , dalla scarsa cultura che le impedisce di costruirsi una propria coscienza individuale, dal maschilismo del marito, al quale deve nascondere di essersi trovata un lavoro; nonostante ciò cerca di reagire alla sua situazione  anche se questo la costringe a mistificare troppo spesso la realtà.

Ci sono poi le due figlie delle due donne che assistono alle convulsioni del mondo degli adulti e che sembrano chiedersi se è in un mondo così che vogliono vivere o se è meglio andarsene , ma il regista non ci dà modo di sapere quale sarà la risposta di Termeh, la figlia di Nader, l’ unica tra le due che ha l’ opportunità di scegliere…

E’ un film di cui si potrebbe parlare ancora a lungo per la capacità del regista di risucchiare noi spettatori all’ interno delle vicende narrate e costringerci a metterci nei panni dei personaggi . Tutti siamo inevitabilmente coinvolti per cercare di valutare quale sia la verità in mezzo alle tante mezze bugie che ognuno racconta agli altri e a se stesso.

Si potrebbe poi parlare delle inquadrature , nelle quali predominano gli ambienti chiusi, le pareti di vetro , le porte socchiuse che individuano spazi separati tra di loro, come separati sono i mondi dei personaggi che vivono in quegli ambienti….Il titolo del film è “Una separazione”, ma in realtà sono molte le separazioni che il regista rappresenta…

UTE: videoforum: Monsieur Lazhar.

Un’ insegnante si suicida impiccandosi in classe mentre i ragazzi sono in cortile per l’ intervallo. Due scolari hanno la sfortuna di scoprire il suo cadavere. Tutta la classe rimane scossa. La sostituzione dell’ insegnante venuta a mancare non è facile, ma si presenta mr. Lazhar, un algerino che è in attesa dello status di rifugiato e che si spaccia per insegnante, avendo estrema necessità di lavorare.

I primi approcci con gli alunni di diversa cultura (l’ azione si svolge nel Quebec, regione francofona del Canada) non sono facili, ma via via si instaura una comprensione profonda: anche Lazhar ha una ferita lacerante nell’ anima. La sua famiglia in Algeria è stata sterminata.  I contenuti del suo insegnamento non sono sempre apprezzati da tutti, ma i ragazzi capiscono la sua profonda umanità, il suo voler essere al loro fianco per superare il trauma che hanno subito. E’ così che anche i due bambini rimasti più colpiti dalla tragedia riescono a gridare il loro dolore, la loro solitudine e a placare la loro angoscia. In quei bambini Lazhar rivede i suoi figli che non ci sono più. Alla fine Lazhar invita i ragazzi a scrivere una storia sull’ ingiustizia; anche lui ne scriverà una e la sottoporrà al giudizio degli alunni. Lui scrive la storia di una crisalide che non potrà mai diventare farfalla pensando forse alla figlia morta……Tutti quei bambini e anche lui stesso sono un po’ come crisalidi in attesa di scrollarsi di dosso un dolore troppo grande.

Nel film , che non conta nè su effetti particolari, nè su immagini spettacolari, contano molto gli sguardi e le parole non dette….Gli unici a non fare una bella figura sono gli adulti, i genitori soprattutto: sempre o troppo indaffarati e assenti o troppo meschini e saranno loro a far cacciare quel finto insegnante, ma grande educatore che è Monsieur Lazhar.

Il film si presta a una lettura a più livelli, infatti il regista lancia ad ogni passo delle piccole provocazioni che possono dare il via a molteplici riflessioni.

Film : A proposito di Schmidt.

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Questa sera ho rivisto un film in TV: “A proposito di Schmidt” interpretato da Jack Nicholson.

E’ la storia di un uomo di nome Warren che, appena andato in pensione, si ritrova improvvisamente vedovo. La figlia accorsa in occasione della morte della madre, presto riparte per andare in un’ altra città  a sposare un ragazzo, che il padre giudica inadatto a lei. L’ uomo si trova disorientato , non ha nulla da fare e non ha interessi particolari. Si lascia andare e vive nel disordine più estremo, finchè decide di andare dalla figlia per aiutarla a preparare il suo matrimonio, ma lei non ha nessuna fretta di vederselo bighellonare attorno. Allora Warren, a bordo del suo grosso camper va in giro per l’ America alla ricerca dei luoghi della sua giovinezza e  durante questo viaggio racconta le sue impressioni a un bambino lontano che sua moglie aveva adottato a distanza . Nell’ imminenza del matrimonio della figlia eccolo puntuale a casa della consuocera e la conoscenza della famiglia in cui la figlia si dovrà inserire non lo tranquillizza affatto. Prova a dissuaderla dal contrarre quel matrimonio, ma inutilmente e Warren per amore della figlia si adatta a partecipare alla festa, facendo finta di essere felice.

Al ritorno nella sua casa vuota , fa un triste bilancio della sua vita: non ha saputo farsi amare dalla figlia e forse nemmeno dalla moglie (di cui scopre un tradimento) perché è stato sempre egoista e ora quando morirà nessuno lo rimpiangerà: non ha lasciato nessuna traccia del suo passaggio su questa terra.  Mentre questi cupi pensieri affollano la sua mente, apre la corrispondenza che si è accumulata durante la sua assenza e trova una lettera che viene dall’ Africa: è una suora che lo ringrazia per le lettere e per la sua generosità verso il bambino che lui sostiene a distanza; allegato alla lettera c’ è un disegno che  raffigura un uomo, Warren, che tiene per mano   un bambino nero. Warren si commuove : capisce che qualcuno lo rimpiangerà e che potrà lasciare una buona traccia di sè in quel bambino lontano a cui sta offrendo una possibilità di vita e di futuro.

Il film non è indimenticabile per ciò che racconta , ma per la grande bravura di Jack Nicholson e vale la pena di essere visto.

Golden Globe!!!

E’ giunta la ntizia che il film “La grande bellezza”, di cui ho già parlato QUI, ha vinto il Golden Globe per il miglior film straniero.
Nel post che ho linkato, concludevo dicendo che forse non sarebbe stato apprezzato in America, perchè mi pareva troppo diverso dai film hollywoodiani. Mi ero sbagliata e forse la spiegazione va trovata nel fatto che all’ estero hanno potuto vedere con maggior distacco e quindi con maggiore chiarezza il grande , stridente contrasto tra la nostra tradizione culturale, i nostri splendori artistici del passato e la pochezza, la meschinità del nostro presente.
Questo è in definitiva ciò che traspare al primo impatto dalla visione di quel film, anche se vi si possono trovare anche altri motivi di riflessione.

Film: La grande bellezza

Facendo acquisti su internet mi sono imbattuta nel DVD di un film di cui avevo sentito parlare e il cui titolo mi aveva incuriosito; è in questo modo che ho acquistato “La grande bellezza” film pluripremiato in Europa e ora presente nella rosa dei candidati alla nomination all’ Oscar per il miglior film straniero.
La scena iniziale mi ha lasciata un po’ perplessa: cosa voleva significare quella panoramica su Roma con il turista che lo osserva e poi stramazza a terra? Da lì poi una serie di sequenze apparentemente slegate tra loro che ritraevano momenti della vita mondana di Roma: musica da spaccare i timpani e rimbecillire le menti, donne e uomini presi in un vortice di frenesia e dialoghi poco significativi e poi le atmosfere mistiche dei conventi, la solennità delle antichità e delle opere d’arte …. I personaggi sono tutti un po’ patetici: lo scrittore declassato a giornalista per mancanza di ispirazione, l’ attore che non viene più chiamato per fare spettacoli, la spogliarellista un po’avanti con gli anni e con problemi di salute e tutta una varietà di fauna cittadina come quella che io immagino popoli le feste di Berlusconi o Briatore. Solo alla fine si svela il mistero :la grande bellezza è un ideale estetico che il protagonista insegue e che il regista identifica forse con la città di Roma e la scena iniziale trova la sua spiegazione: il turista orientale è morto sopraffatto dalla contemplazione della grande bellezza della città.

E’ un film da vedere almeno due volte per poterlo apprezzare, perchè anche se la fotografia, la colonna sonora e la recitazione degli attori principali (Servillo, Verdone, Ferilli) sono senz’ altro di alto livello, l’ opera nel suo insieme non è di facile “lettura”. E’ per questo che non credo possa essere apprezzato molto negli USA e difficilmente potrà ambire all’ Oscar.
E’ senz’ altro un film da vedere, singolare, qualcuno lo definisce un po’ felliniano, ma io non ci ho trovato l’ ironia e il graffio satirico che spesso trapelavano dalle opere di Fellini.

Pomeriggio al cinema: FROZEN

FROZEN, l’ ultimo film firmato Walt Disney, è un film a cartoni animati che ben si inserisce tra i più apprezzati di questo glorios marchio.
E’ una fiaba vagamente ispirata a “La regina delle nevi” e la trama non è nulla di eclatante, ma le immagini, le musiche , i colori e i personaggi sono deliziosi, senza essere sdolcinati.
Non sono mancati momenti comici apprezzatissimi dal pubblico pomeridiano fatto di bambini , genitori e nonni.

Un film rasserenante da consigliare a tutti i bambini, che hanno bisogno di disintossicarsi dalle orribili immagini offerte loro dai cartoon televisivi di moda oggi.