Film: Qualcosa di meraviglioso.

Oggi è iniziata la rassegna di film proposti nell’ambito dell’iniziativa, rivolta in particolare agli anziani, ma aperta a tutti, nota come “Pomeriggi al cinema”, organizzata dalla comunità pastorale di S. Eufemia in collaborazione con varie associazioni cittadine.

Il primo film proposto, “Qualcosa di meraviglioso”, trae spunto da una storia vera.

Nura è un cittadino del Bangladesh e rimane coinvolto in una manifestazione di piazza, la polizia lo identifica e forse per intimorirlo tenta di rapire suo figlio, che ne resta all’oscuro. questo induce Nura a partire dal suo paese per mettere in salvo suo figlio Fahim, piccolo genio degli scacchi, lasciando la moglie e altri due figli in patria con la promessa che  si riuniranno appena Nura si sarà sistemato.

Il viaggio è lungo e faticoso, ma arrivano a Parigi, dove però l’inserimento non è facile per Nura che non ha permesso di soggiorno  e non trova lavoro. La Croce Rossa li ospita temporaneamente e Fahim comincia a frequentare una scuola di scacchi presso un vecchio campione, Sylvain, impersonato mirabilmente da Dépardieu, che intuisce le grandi capacità del ragazzo.

Intanto però il padre riceve l’ordine di espulsione e vive per la strada mentre Fahim trova ospitalità tra gli amici, ma il fatto di essere clandestino  gli impedirebbe di partecipare ai campionati di scacchi se non fosse che Sylvain trova il modo di far cambiare i regolamenti.

Fahim diventa campione di Francia e la sua storia balza agli onori della cronaca, inducendo il primo ministro a favorire la regolarizzazione della posizione di Nura e Fahim, che alla fine potranno ricongiungersi col resto della famiglia.

E’ un film molto recente, che tratta uno dei temi più dolorosi del nostro tempo (l’immigrazione) mettendo in luce le sofferenze di chi si vede lasciato ai margini, braccato come un malfattore pur non avendo commesso crimini, minacciato addirittura di essere privato dei propri figli non per mancanze proprie, ma per l’ottusità della burocrazia. Come ho già detto, Dépardieu interpreta magnificamente il maestro di scacchi, burbero ma dal cuore generoso, così come risultano molto credibili i due attori che interpretano i ruoli di Nura e Fahim.

Ai nostri giorni è facile trovare chi pensa che gli immigrati siano tutti fannulloni che vengono in Europa per farsi mantenere, ma io penso che questo sia un modo miope, superficiale e ingiusto  di vedere le cose: io penso che chi sta bene nel proprio paese non cerca di andarsene, sapendo di andare incontro a una vita  piena di pericoli e di disagi.

La cosa che più rattrista e scandalizza è che spesso tra le file dei più accaniti odiatori degli immigrati ci sono tanti cattolici, che forse non hanno messo in connessione la loro testa col loro cuore e col Vangelo.

 

 

 

 

Film: Un profilo per due.

Ieri sera ho visto un film francese:”Un profilo per due” che può offrire qualche spunto di riflessione.

La storia è presto riassumibile: Pierre è un vecchio, che vive nel ricordo della moglie defunta, crogiolandosi nella sua solitudine e nella sua malinconia. Si è isolato dal resto del mondo e si sta lasciando andare sempre più.

La figlia, che lo va a trovare spesso e che gli fa le pulizie di casa, un giorno gli regala un vecchio computer e manda da lui il compagno di sua figlia, un trentenne di nome Alex , per insegnargli ad usarlo.

Pierre ben presto impara a navigare su internet e, spacciandosi per Alex, trova su un sito di incontri una fisioterapista trentenne di nome Flora. Pierre sa scrivere pensieri pieni di sensibilità e la ragazza ne rimane affascinata, tanto che chiede di poterlo incontrare nella sua città, Bruxelles.

un profilo per duePierre capisce benissimo che la sua età (ottant’anni circa) non gli consentirà di continuare quel gioco amoroso che pure è così vitale per lui, infatti  gli sta ridando la voglia di vivere, perciò convince Alex, dietro compenso, ad accompagnarlo a Bruxelles e a sostituirlo nell’incontro con Flora. Alex, da parte sua è molto restio: lui  è fidanzato con la nipote di Pierre, anche se quel rapporto non è proprio perfetto.

Flora e Alex scoprono di avere un fortissimo feeling e una fortissima attrazione fisica; Alex però vuole troncare comunque quella relazione fondata sull’equivoco e sulla menzogna, ma Pierre fissa  un altro appuntamento con Flora, nel quale si farà passare per il nonno di Alex, sperando segretamente di poter svelare tutta la verità alla giovane.

Naturalmente il castello di carte messo in piedi da Pierre non può non crollare e alla fine Flora e Alex si sposeranno, mentre Pierre trova un’altra compagna più adatta a lui.

Il film fa riflettere su alcuni temi:

-l’uomo, che resta vedovo, si adatta con più fatica alla solitudine, forse perchè da sempre abituato ad avere accanto qualcuno che lo accudisce (prima la mamma poi la moglie) e spesso cade in depressione;

-molte persone di una certa età si rifiutano di accostarsi alle nuove tecnologie, ne diffidano, si sentono inadeguati e questo non fa che farle sentire emarginati, tagliati fuori da una realtà in continua evoluzione;

-l’uso di un computer consente a Pierre di venire a contatto con tutto un mondo di informazioni e di possibili relazioni che accendono di nuovo in lui l’interesse per la vita;

– non ci si può illudere di poter far tornare indietro le lancette  del tempo, di ritrovare sensazioni e situazioni vissute in gioventù, ma si può ugualmente provare, anche nella terza età,  a dare un senso alla propria esistenza in tanti modi: Pierre lo trova in una nuova compagna, ma altri possono trovarlo in nuovi interessi, in nuovi campi di impegno culturale o nel volontariato.

Questo film,  anche se non sublime, mi ha regalato due ore molto piacevoli.

“Free State of Jones”

Free-State-of-Jones-rebel-Ieri sera, su RAIMovie, ho visto un film molto interessante che parla di fatti storici da sempre ignorati. Si tratta di “Free State of Jones” di cui si può leggere la trama cliccando QUI.

In un momento in cui gli Stati Uniti sono percorsi da manifestazioni antirazziste, scatenate dalla morte di George Floyd durante il suo arresto, mi è sembrata una giusta scelta quella di trasmettere questo film, basato su eventi storici realmente accaduti e documentati con rigore.. La lotta contro la schiavitù e la segregazione razziale, anche se è uscita ufficialmente vittoriosa dalla sanguinosa guerra di secessione americana, nei fatti si è ancora molto lontani dalla piena parità di diritti e doveri tra cittadini  bianchi e cittadini di etnie diverse (neri, ispanici, asiatici).

La morte di Floyd è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso riempito in secoli di emarginazione e sfruttamento della parte della popolazione più povera, nonchè da vere proprie spedizioni punitive da parte di coloro che una volta portavano il cappuccio del Ku Klux Klan e che ora agiscono forse in maniera meno spettacolare, ma ugualmente crudele.

Purtroppo quando la rabbia esplode si arriva spesso, quasi sempre, ad eccessi insensati: saccheggi, vandalismi, abbattimento di statue…. che non fanno altro che nuocere al movimento di coloro che giustamente chiedono il rispetto dei loro diritti.

UTE: Nel 100° anniversario della nascita di Fellini: La strada.

Ieri, dopo aver superato impreviste quanto ostiche difficoltà tecniche, abbiamo potuto seguire le immagini del film forse più famoso di Fellini.

La_StradaLa trama è nota a tutti, credo, ma la sintetizzo brevemente: Gelsomina, una ragazza forse affetta da lieve handicap psichico, viene “ceduta” per diecimila lire  dalla sua poverissima famiglia  a un artista di strada di nome Zampanò. Questi è un uomo violento che spesso  la maltratta, ma Gelsomina non sa dove altro andare e soffre nel sentire l’inutilità della sua vita. Incontra però un altro artista di strada, il Matto, che insegna a Gelsomina a suonare la tromba, comprende la sua sofferenza  e le fa capire che ogni cosa, ogni essere a questo mondo serve a qualcosa: anche lei, Gelsomina, è utile a Zampanò, che altrimenti non avrebbe nessuno accanto a lui. Questo pensiero rasserena Gelsomina, ma poco dopo il Matto viene ucciso proprio da Zampanò durante una lotta furibonda scatenata dagli sberleffi del Matto.

Gelsomina rimane talmente scossa da questo avvenimento, che si ammala. Zampanò non può prendersene cura e l’abbandona, lasciandole un po’ di soldi e la sua tromba. Anni dopo, il saltimbanco ritorna nello stesso paese e sente una donna cantare il “motivo di Gelsomina”; l’uomo pare finalmente manifestare un po’ di umanità nell’apprendere della morte della sua compagna di un tempo e finalmente piange in riva al mare… La dolcezza di Gelsomina vince la rozzezza bruta di Zampanò.

Il film si giova dell’interpretazione magistrale di Giulietta Masina e di Antony Quinn e proprio dal contrasto dei due personaggi nasce la poesia di questa opera, a cui dà un grande contributo la musica dolce e struggente di Nino Rota.

 

Film: Il Risorto.

RaiPlay offre una fantastica possibilità: quella di vedere gli spettacoli che ti interessano quando ti viene più comodo. Così la sera di Pasqua non ho potuto seguire il film “Il Risorto” alla TV , ma ho potuto seguirlo ieri pomeriggio dal computer.

Come ben si capisce dal titolo, tratta dell’avvenimento che giustifica la fede di molti milioni di cristiani e che spesso mi ha indotto a riflettere: Gesù sarà veramente risorto? Perché solo  la sua Resurrezione dimostra che LUi non è soltanto un uomo…

Il film comincia quando Pilato ha appena rimesso la condanna del Nazareno alla crocifissione  nelle mani del popolo. Il caso era anomalo e Pilato è inquieto, perciò invia un giovane tribuno a controllare quello che accade sul luogo della condanna e gli affida in seguito il compito di mettere delle guardie davanti alla tomba, affinché nessuno possa sottrarre il corpo e diffondere poi false notizie.

Ma quello che Sinedrio e Pilato temevano accade davvero: la mattina del terzo giorno la pietra tombale viene trovata rimossa e la tomba è vuota!  La notizia si diffonde ben presto e Pilato prima fa arrestare le guardie, poi ordina di fermare anche tutti quelli che parlano di quell’evento inaudito. Viene ricercato il cadavere ovunque, ma inutilmente: non se ne trova traccia.

Il tribuno continua le sue indagini dal cui risultato dipende anche la sua futura carriera e finalmente trova una delle due guardie che smentisce la sua prima testimonianza secondo la quale un gruppo di uomini armati avevano sopraffatto lui e il suo compagno e avevano poi rubato il cadavere del Nazareno; in realtà la guardia dice che, sì, davvero lui e il suo compagno si erano addormentati quella notte, ma dice anche di essere stato svegliato di soprassalto da un rumore assordante, mentre una luce abbagliante si sprigionava dalla tomba che veniva scoperchiata da una forza misteriosa.

Nel proseguimento delle indagini, il tribuno si imbatte nel gruppo degli Apostoli riuniti in una stanzetta e vede, seduto in mezzo a loro, quel Gesù che lui aveva visto morire sulla croce. Da quel momento si unisce agli apostoli e li aiuta a sfuggire ai soldati di Pilato che li inseguono: non pensa più alla sua carriera e la sua vita cambia per sempre.

Il film è abbastanza credibile nella prima parte, ma poi scade un po’ presentando degli apostoli troppo ridanciani e un Gesù che appare e scompare in una specie di gioco di magia.

Il mistero però rimane e mi chiedo: possibile che i Romani, con i loro potenti mezzi e i loro metodi sbrigativi, non abbiano potuto soffocare sul nascere la notizia della Risurrezione, se  era  falsa?

 

Pomeriggio in biblioteca: dal libro al film.

Giovedì pomeriggio in biblioteca comunale: Don Ivano Colombo ci ha guidato a scoprire analogie e differenze tra la novella di Pirandello “La giara” e la sua trasposizione cinematografica ad opera dei fratelli Taviani.

La proiezione del filmato è stato preceduto da una presentazione di Pirandello, scittore di romanzi, novelle e pièces teatrali di grande successo. La sua cultura risente dell’influenza della cultura greca e inoltre  si rifà alla corrente filosofica della fenomenologia tedesca.

A questa breve premessa è seguita una lettura davvero avvincente della novella “La Giara”, la cui prosa è talmente efficace da far vivere i personaggi come in una rappresentazione teatrale: è tipico della cultura siciliana questo gusto della teatralità. Don Ivano è riuscito a far rivivere in quella sala della biblioteca un Don Lollò sanguigno e grottesco ad un tempo.

Con la visione dell’opera dei fratelli Taviani abbiamo poi potuto apprezzare la recitazione di  Franco Franchi e di Ciccio Ingrassia non nelle solite vesti di giullari, ma in quelle  di attori impegnati nel rendere al meglio, riuscendoci, i due protagonisti della novella pirandelliana.

I fratelli Taviani si sono attenuti al testo nel rendere bene l’atmosfera della masseria di don Lollò, ma hanno aggiunto un loro tocco personale che ha messo in luce l’asservimento delle donne e dei lavoratori nella Sicilia del latifondo.

 

La magnifica preda

Qualche giorno fa ho rivisto per l’ennesiam volta un vecchio film “La magnifica preda” con una splendida Marylin Monroe che mi ha incantato, come sempre. nell’interpretazione di alcune canzoni: una voce piuttosto esile, ma ben intonata e garbata, che sa trasmettere una dolcezza e una malinconia infinita. Qui sotto riporto il video e il testo della canzone che la sfortunatissima attrice cantava alla fine del film.

If you listen you can hear it call.(Wailaree).
Se si ascolta si può sentire chiamare. (Wailaree).
There is a river called the river of no return,
C’è un fiume chiamato il fiume di non ritorno,
sometimes it’s peaceful and sometimes wild and free.
a volte è tranquillo e, a volte selvaggia e libera.
Love is a traveller on the river of no return,
L’amore è un viaggiatore sul fiume di non ritorno,
swept on forever to be lost in the stormy sea.(Wailaree).
spazzato per sempre a perdersi nel mare in tempesta. (Wailaree).
I can hear the river call (no return, no return).
Posso sentire la chiamata fiume (non ritorno, non ritorno).
I can hear my lover call ,”come to me”.
Posso sentire la mia chiamata amante, “Venite a me”.
I lost my love on the river,
Ho perso il mio amore sul fiume,
and forever my heart will yearn.
e per sempre il mio cuore sarà anelare.
Gone, gone forever,
Andato, andato per sempre,
down the river of no return.
lungo il fiume di non ritorno.
Wailaree,wailaree..
Wailaree, wailaree ..
You never return to me.
Non si può mai tornare a me.

Film: A spasso nei boschi.

A WALK IN THE WOODS
A WALK IN THE WOODS

“A spasso nei boschi” è un film tratto da un romanzo autobiografico di Bill Bryson e interpretato da Robert Redford e Nick Nolte.

Racconta di uno scrittore in crisi che decide di percorrere il sentiero dei Monti Appalchi (3500 Km.) per provare nuove emozioni a contatto con la natura e forse per provare a se stesso di non essere “finito” come uomo e come scrittore. Suo compagno di viaggio è un vecchio amico di gioventù che non rivedeva da anni. Nel cammino, i due incontrano viaggiatori intrepidi, animali selvatici e difficoltà di vario genere e questo li induce a ricordare la loro giovinezza, a raccontarsi le rispettive vicende personali con la confidenza che si può avere solo con chi ha diviso con te gli anni della gioventù.

A un certo punto cadono in un burrone e si credono spacciati: non riusciranno mai a risalire la parete ripida che li sovrasta…. è il momento per riconoscere i propri errori, per mettersi a nudo, per riflettere sulla immensità del cielo e dell’universo e sulla piccolezza di noi esseri umani, che spesso dimentichiamo di essere solo un granello di sabbia sperduto nel cosmo.

L’incidente pone fine alle velleità di terminare il percorso programmato, le cui difficoltà sono troppo superiori alle forze di due vecchi, ma il cammino percorso insieme non è stato inutile: ha rinsaldato un’amicizia e ha fatto apprezzare ad ognuno dei due protagonisti quanto di bello e di buono la vita continua a concedere loro.

Ho letto le recensioni non entusiasmanti di questo film, ma a me è piaciuto: l’ironia di tante situazioni e l’autoironia dei due personaggi mi ha fatto passare una serata piacevole. Certo rivedere Reford e Nolte invecchiati ti fa riandare col pensiero alla loro immagine di quando erano giovani, belli e aitanti e questo ti mette un po’ di malinconia, perchè è inevitabile pensare che il tempo ha prodotto anche su di te gli stessi guasti che ha compiuto su tali campioni di avvenenza.