Film: Ant-Man and Wasp.

antman-and-wasp-header-5Se volete passare due ore divertenti con i vostri figli, senza pretendere di capire bene ogni passaggio tra una sequenza e l’altra, “Ant-Man and Wasp” (l’Uomo-Formica e la Vespa) è il film che fa al caso vostro.

La trama è presto detta: la moglie scienziata del professor Pym è scomparsa da trent’anni nel mondo quantistico per disinnescare un missile che avrebbe distrutto gran parte della Terra. Ora il marito (che ha inventato un laboratorio speciale e che può cambiare le dimensioni delle cose) e la figlia di lei credono di poterla rintracciare tramite Ant-Man, un divertente e affettuoso eroe pasticcione, che può cambiare le proprie dimensioni: così si assiste a una serie di rocambolesche avventure dove il super-eroe e i suoi amici diventano via via piccoli come formiche o giganti enormi. In un dilagare di effetti speciali i nostri eroi riusciranno nella loro impresa, sconfiggendo vari nemici.

Non avevo mai visto Paul Rudd, il protagonista, e mi è sembrato bravo e simpatico. Michael Douglas, nella parte di Pym, e Michelle Pfeiffer, nella parte di sua moglie Janet, interpretano due ruoli secondari, ma fa sempre piacere rivederli e constatare che il tempo è democraticamente inesorabile con tuti e lascia i suoi segni anche sui bellissimi di Hollywood.

Io mi sono divertita molto, forse più dei miei nipoti, che a fatica forse  colgono l’ironia di certe battute e di certe situazioni; in più devo dire che la sala di Cinelandia è stata per me una piacevolissima sorpresa: poltrone comodissime con larghi braccioli, il poggiapiedi e un’acustica impressionante: prima dell’inizio del film a un certo punto pare di essere davvero in mezzo a una foresta…..quasi incredibile!!!

Film: torneranno i prati…

Per concludere l’anno accademico, Don Ivano ha proposto, a sorpresa, la proiezione del film di Ermanno Olmi “torneranno i prati” (tutto scritto minuscolo, come minuscole sono le storie  dei soldati che compaiono nel film).

Racconta, con lo stile poetico e struggente del miglior Olmi, la vita nelle trincee della Grande Guerra. Soldati costretti a vivere sepolti nelle trincee, tormentati dal freddo, dal fango, dai topi, ma ancor di più vittime di capi imbelli, incompetenti, disumani, che considerano i soldati solo come “pezzi” da lanciare in assalti insensati e inutili.  Gli ordini arrivano da lontano, da stanze ben riscaldate e sicure, in cui  i capi studiano a tavolino le loro mosse, senza tenerne in minimo conto la razionalità. …. e disubbidire voleva dire essere fucilati sul posto… Dalle immagini  in bianco e nero del film, emergono le storie minime dei soldati, che anche se considerati come numeri, come pezzi senza valore, conservano intatta la loro umanità. Bellissime le scene iniziali del film, in cui un soldato napoletano in una chiara notte di luna piena  canta  “Tu ca nun chiagne” e la sua voce dilaga nel silenzio, toccando i cuori dei soldati, italiani e austriaci, che gli chiedono di cantare ancora …. E il soldato intona un’altra bellissima canzone piena di nostalgica tristezza “Fenesta ca lucive” , che tutti ascoltano mentre i loro pensieri volano lontano …La guerra insensata continua a mietere vittime innocenti, ma un giorno finirà e torneranno i prati, tornerà la vita anche su quelle montagne, ma proprio quei prati nasconderanno il ricordo di tanti giovani morti e delle loro sofferenze.

E’ uno di quei film  che ti caricano di un’emozione intensa, tanto da farti star male e che proprio per questo risultano indimenticabili.

Film: Ogni tuo respiro.

ogni-tuo-respiro-film-inno-alla-vita-620x400E’ la storia vera di Robin Cavendish, diventata film per volontà di suo figlio, oggi produttore cinematografico.

Robin aveva avuto tutto dalla vita: salute, bellezza, forza fisica, ricchezza e una moglie bellissima, ma la poliomielite di colpo fa di lui un tetraplegico, che necessita di un respiratore per continuare a vivere. Lui vorrebbe solo morire, ma sua moglie, che nel frattempo gli ha dato un figlio, lo convince a lasciare la struttura ospedaliera in cui è ricoverato e a tornare a casa per vedere  crescere suo figlio.

Qui comincia una vita nuova, assistito dalla moglie, da tutti i familiari e dagli amici; tra questi ce n’è uno capace di allestire una carrozzina munita di batterie per azionare il respiratore e Robin può lasciare la sua stanza, uscire in giardino, andare in auto e viaggiare in aereo. Può così intraprendere una battaglia in favore dei tanti tetraplegici, che, nel mondo, sono costretti a una vita ospedalizzata lontani dal proprio mondo e dai propri affetti.

Il film ha come limite il fatto di non far vedere la fatica e la sofferenza che la situazione di Robin comporta per lui e per la sua famiglia, tutto è sempre troppo idilliaco e chi ha vissuto da vicino esperienze analoghe sa bene che non è tutto così facile.

Il regista non dà certo  un’impostazione cristiana all’accettazione della sofferenza: è un film prettamente laico, pertanto la difesa che fa della vita anche in situazioni estreme è ancor di più apprezzabile.

I medici avevano previsto per  Robin una vita molto breve, invece vive a lungo e vive una vita piena di interessi e di affetti, vicino ai suoi cari. Il film termina con la sua morte, ma non definisce le modalità con cui essa è avvenuta e per questo può offrire l’occasione per una riflessione, che si terrà mercoledì sera in sala Isacchi sotto la guida di un esperto in materia: don Aramini, docente universitario.

UTE: “LEA” – film

lea-garofaloUna delle storie più sconvolgenti del nostro recente passato è quella che vede protagonista una giovane donna calabrese, nata in una famiglia di ‘ndrangheta e che, diventata madre, vuole per la figlia una vita diversa da quella che ha avuto lei. Per questo si allontana dalla famiglia e dalla sua terra sfidando le leggi terribili dell’ organizzazione criminosa.

Se volete conoscere meglio questa storia, domani all’UTE potrete assistere alla proiezione di immagini del film “LEA” che la ripercorre, mettendo in risalto il coraggio di una eroina del nostro tempo.

Film: I fiori di Kirkuk.

i-fiori-di-kirkuk“I fiori di Kirkuk”è un film ambientato nell’Iraq di Saddam Hussein, che tanto ha perseguitato l’etnia curda.

Najla, una ragazza irachena, che sta studiando medicina in Italia, torna nel suo paese per cercare il ragazzo curdo di cui si è innamorata all’università e che ora non dà più notizie di sè. Lo trova in una cittadina curda, ormai clandestino e ricercato dalla polizia; per questo lui vuole troncare la loro relazione, che può essere pericolosa per entrambi. Najla però non ci sta e vuole condividere la lotta del popolo curdo. Accanto a questo tema, il regista evidenzia anche lo stato di totale soggezione della donna nello stato iracheno: non solo non può decidere del suo patrimonio, ma non può nemmeno scegliersi il marito che vorrebbe sposare.

Najla, arruolandosi nell’esercito iracheno, riesce a salvare il suo innamorato, ma non riuscirà a salvare se stessa.

Najla sta ad impersonare lo spirito di tolleranza e di convivenza che dovrebbe governare la relazione tra etnie diverse e il regista sembra volerci dire che è dalle donne che verrà la pace.

Appuntamento al cinema.

E’ consuetudine all’UTE promuovere la capacità di leggere il linguaggio cinematografico (a diversi livelli) promuovendo la discussione su immagini di film non propriamente di botteghino, non molto conosciuti, ma senz’altro validi dal punto di vista artistico e dei contenuti.

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Immagine da: I fiori di Kirkuk

Il tema scelto per il ciclo di proiezioni di quest’anno è: “ANCORA UN CERTO MONDO FEMMINILE” e i film che Don Ivano ha scelto per noi sono i seguenti:

  •  12 febbraio  –  I FIORI DI KIRKUK  –  regia di Fariborz Kamkari – (2010).
  •  26 febbraio –  IL SEGRETO DI ESMA. – regia di Jasmila Zbanic –  (2006).
  •  12 marzo –  LETTERE DI UNO SCONOSCIUTO – regia di Zhang Yimou  (2014)
  • 19 marzo –   LEA – regia di Marco Tullio Giordana (2015).

Se si dà uno sguardo alle recensioni, si capisce che ogni pellicla presenta una tematica molto attuale e interessante. Il primo appuntamento è per le 14.30 di lunedì prossimo. Venite numerosi e non ve ne pentirete!!!

 

Film: WONDER.

wonderEssere diversi è sempre difficile, soprattutto quando si è bambini e non ci si può rendere pienamente conto delle situazioni difficili in cui ci si viene a trovare e non si possono capire le reazioni di rifiuto o di faticosa sopportazione di chi ti sta vicino. Per questo a chi è già stato  trattato male da madre natura si richiede non solo il coraggio di accettarsi per quel che  è, ma anche quello di farsi accettare, nonostante tutto, dagli altri.

E’ questo il tema del film “WONDER” che ho visto oggi insieme a Samuele. Il protagonista è Auggie (diminutivo di August), un bambino affetto da una malattia rara che impedisce al suo viso di essere normalmente armonico e funzionante e per questo ha dovuto sottoporsi fin da piccolo a una serie infinita di interventi chirurgici e non ha potuto frequentare le scuole: alla sua istruzione ha provveduto sua madre, che per lui ha stravolto la sua vita. Ora però la madre di Auggie vuole  inserirlo nella scuola media e il piccolo, che in pubblico nasconde il suo viso dietro un casco, dovrà fare i conti con le cattiverie dei compagni di classe che vedono in lui solo la sua faccia deforme. Ma Auggie saprà resistere e dimostrare le sue capacità non comuni, conquistandosi la stima dei superiori e l’amicizia dei compagni.

Un bel film, interpretato superbamente da tutti gli interpreti, ma in particolar modo da una Julia Roberts che si è calata benissimo nei panni e nelle ansie di tutte le mamme con bambini diversi.

Io mi sono commossa ripetutamente (ma non c’è solo da piangere, si ride anche); Samuele invece aveva il vantaggio di conoscere bene la storia per aver letto e riletto il libro da cui il film è stato tratto e spesso mi rassicurava sull’esito felice delle sequenze più drammatiche.

Film: The Help.

Ieri sera su Rai1 ho potuto vedere un bel film : The Help.

the-helpE’ ambientato nel Mississipi negli anni sessanta, quando Martin Luther King ancora lottava per i diritti della gente di colore e quando John Kennedy sembrava portare aria nuova in America e nel mondo.

Una ragazza ottiene il suo primo lavoro in un giornale locale: deve rispondere alle lettere delle lettrici e per svolgere al meglio il suo incarico, chiede aiuto alla cameriera nera di una sua amica, visto che non c’è più in casa sua la donna di servizio (anche lei di colore) che l’ha cresciuta.  Man mano che la collaborazione tra le due donne procede, nella giornalista si affaccia un’idea: perchè non raccontare il mondo dei bianchi visto dalla parte delle donne di servizio? Ci sono storie avvincenti da scrivere, episodi che mettono in evidenza l’ipocrisia dei ricchi bianchi benpensanti, ma crudeli oltre ogni dire nel loro ottuso razzismo. Naturalmente la cosa implica notevoli rischi per chi si espone  e solo un ultimo episodio di ingiustizia verso un’amica convince la cameriera ad accettare di collaborare al progetto della giornalista.  A poco a poco però anche altre domestiche di colore vincono la paura e collaborano alla scrittura del  libro che otterrà un notevole successo editoriale  e metterà in ridicolo il perbenismo e l’ipocrisia imperante.

Il film è interpretato in maniera egregia da tutti gli interpreti, quasi tutte donne e fa riflettere sul problema certamente non ancora risolto della convivenza tra le diverse etnie, in America e nel mondo. Soprattutto evidenzia l’assurda pretesa di sentirsi superiore da parte di chi non sa educare i propri figli o organizzare la propria vita senza l’aiuto di coloro che ritiene esseri inferiori.