Film: Treno di notte per Lisbona.

Facebook, come ho già detto altre volte, non va demonizzato: come tutte le cose può essere usato correttamente e perciò svolgere un ruolo di comunicazione importante, o può essere usato come piazza di pettegolezzi o di sbraitamenti scomposti e volgari.

Ieri sera sono stata invitata a partecipare a un cineforum da un amico virtuale che non perde occasione per proporre post di interesse culturale e artistico. La cosa mi ha incuriosito e, seguendo il link proposto, ho potuto visionare il film: TRENO DI NOTTE PER LISBONA – regista Bille August, interprete principale Jeremy Irons.

Ne ho letto una stroncatura incredibile su “My Movies”, che mi pare eccessivamente severa, visto che propone comunque dei temi sempre validi: l’imprevedibilità dei casi della vita, la difesa della libertà contro la violenza della dittatura, il valore dei ricordi e la constatazione che solo la generazione che ha vissuto la Resistenza, ne comprende il valore, mentre per le giovani generazioni tutto quel periodo eroico fa parte di un mondo lontano.

Il tranquillo professore svizzero, abbandonato dalla moglie perchè troppo noioso, si ritrova a mettere a repentaglio la sua tranquilla routine quotidiana per conoscere meglio l’autore di un libro capitatogli tra le mani e per questo arriva a Lisbona, dove scopre la vicenda di un gruppo di amici che erano entrati nella Resistenza ai tempi della dittatura di Salazar. Dopo aver ricostruito attraverso le testimonianza dei superstiti le vicende di quei giovani, è portato a confrontare la sua vita grigia e senza scossoni con la loro e, forse (il film non lo dice), pensa di voltare pagina accogliendo l’invito di una donna conosciuta durante il soggiorno a Lisbona.

Non mi intendo di tecniche cinematografiche e non sono riuscita a cogliere le incongruenze evidenziate dal critico di My Movies, ma posso dire di aver seguito con interesse il film e di essermi sentita coinvolta.

Pomeriggi al cinema.

Da otto anni la commissione cultura della Prepositura di Erba propone una encomiabile iniziativa volta a incentivare la frequenza degli anziani al cinema. Uscire la sera è spesso un problema per chi ha una certa età e allora ecco una proposta di cinque pomeriggi al teatro Excelsior per vedere film che propongono tematiche importanti, ma con l’intento di non annoiare.

Chi è interessato  può leggere: brochure-dei-film-del-mercoledi

Film: Eden (2012)

Una ragazzina di origini asiatiche, accetta un passaggio in auto da un giovane conosciuto in un bar. Chiusa nel bagagliaio viene portata in un magazzino adibito a bordello, dove sono tenute  schiave tante altre ragazze costrette a prostituirsi e sottoposte alle più crudeli torture. Dopo un fallito tentativo di fuga, Eden (così viene chiamata) si rassegna alla schiavitù, confortata solo dall’amicizia con una giovanissima messicana, compagna di sventura.

Eden ha ormai 19 anni e capisce che la sua fine è ormai vicina, infatti le ragazze “più vecchie” vengono uccise e sepolte nel lago perchè non si può lasciarle andare: potrebbero far scoprire i responsabili dell’organizzazione che le ha schiavizzate, un’organizzazione capillare di cui fa parte anche il capo della polizia locale. A questo punto Eden cerca di rendersi utile al suo carceriere, di conquistarne la fiducia e viene così a scoprire anche un traffico di compra-vendita di neonati.

Ormai però l’organizzazione criminale è alle strette e le ragazze stanno per essere deportate a Dubai, ma Eden riesce a fuggire insieme  all’amica messicana  e può finalmente telefonare a casa, dove  non speravano più di rivederla….

È un film tratto da una storia vera e intende denunciare il fenomeno criminale della tratta delle bianche che si svolge tra il Messico e gli Stati Uniti. Sembra incredibile che  degli esseri umani possano arrivare a tali livelli di crudeltà e di abiezione, invece è tutto tragicamente vero e accade anche qui da noi sia con la tratta dei migranti sia con la tratta delle ragazze straniere che vengono costrette a prostituirsi lungo le nostre strade.

 

Film: SILKWOOD.

Quando la realtà supera ogni fantasia….

silkwoodOggi ho rivisto su RAI Movie un film di trent’ anni fa, oltremodo avvincente e nello stesso tempo angosciante, se si tiene presente che non si tratta di una storia inventata, ma di una storia realmente accaduta negli USA.

E’ la storia di un’ operaia che lavora in una centrale nucleare, esposta continuamente al pericolo di radiazioni; gli incidenti si ripetono e un giorno anche lei rimane contaminata, ma i medici e i responsabili della centrale minimizzano: è solo una contaminazione superficiale, nessun pericolo.

Dopo questo episodio, la giovane si mette in contatto con i sindacati e con la promessa del loro appoggio si mette a cercare in fabbrica le prove di altre gravi irregolarità che vengono commesse. Questo però le procura molti nemici tra i superiori, ma anche tra i colleghi, che temono di perdere il posto di lavoro.

Le contaminazioni a suo danno si ripetono, finchè è chiaro che per lei non ci sono più speranze. Il sindacato la mette in contatto con un giornalista di una testata importante, lei si reca all’ appuntamento, ma durante il viaggio muore in un incidente di cui nessuno ha mai chiarito la dinamica.

Il film si intitola SILKWOOD, dal cognome dell’ operaia; l’ interprete principale è una giovane, ma già strepitosa attrice: Meryl streep; accanto a lei Kurt Russel e Cher, entrambi bravissimi.

SILKWOOD è un film coraggioso, non solo perchè denuncia il cinismo criminale di certi imprenditori, ma perchè già nel 1984 toccava con delicatezza, sensibilità e rispetto il problema dell’omosessualità. Ancora, nel racconto delle attività della protagonista come rappresentante sindacale, si mette in rilievo come i capi dell’organizzazione, siano più preoccupati di sfruttare il caso politicamente che non di affiancare la giovane in una battaglia che si fa sempre più crudele e nella quale verrà lasciata sola.

Alcune sequenze del film mi hanno richiamato alla mente la questione dell’ Ilva di Taranto: troppo spesso, ancora oggi, imprenditori criminali giocano con la vita e la salute della gente in nome di un’ avidità disumana!!

Film: L’attesa di P. Messina.

l'attesaIl film si apre con una cerimonia funebre e con un bacio a un Crocifisso, il Figlio morto sulla croce. Poi la scena cambia e ci si ritrova dentro a una villa solitaria sulle pendici dell’Etna: fuori imperversa la luce accecante del sole di primavera, dentro domina il buio, la penombra e anche gli specchi vengono oscurati in segno di lutto. In questa oscurità vive Anna, in preda a un dolore che la impietrisce…. ma arriva Jeanne, una giovanissima ragazza francese, la fidanzatina di Giuseppe che l’ha invitata come ospite a casa sua, ma Giuseppe non c’è e Anna non spiega la sua assenza se non dopo molte richieste di spiegazione: Giuseppe è dovuto andare via e tornerà per Pasqua (siamo nella settimana santa) perciò Jeanne può fermarsi ad aspettarlo. Col passare dei giorni Jeanne e Anna stringono un rapporto di amicizia, ma solo per intromissione del factotum di casa , Pietro, Jeanne capirà che Giuseppe in realtà è morto e che la madre vuole continuare a farlo vivere nei suoi pensieri non accettando la dolorosa realtà di un distacco definitivo e capisce che è proprio per conoscere meglio attraverso di lei quel figlio che non c’è più. Con l’abbraccio fra le due donne alla partenza di Jeanne, questa non rivela ad Anna di aver scoperto la verità, per consentirle di continuare a vivere nella sua illusione.

Il film si fa apprezzare per molti aspetti: la fotografia in primis. Ogni inquadratura sembra un quadro di qualche pittore fiammingo o del Caravaggio:raggi di sole penetrano dalle persiane semichiuse rivelando forme avvolte nell’oscurità ; corridoi bui fanno intravvedere da lontano la luce prorompente della Sicilia . Altro pregio è da ritrovare nella recitazione delle due protagoniste, Juliette Binoche e Lou de Laâge, entrambe inarrivabili nel gioco di sguardi e di espressioni : la loro comunicazione è più affidata a questi segni che alle parole.

Un particolare interesse rivestono  poi i riferimenti alla settimana di Passione, che culminano nella processione del Venerdì Santo. Lì in mezzo alla folla, ad Anna pare di vedersi accanto il figlio almeno per un attimo e quindi si mette a cercarlo con angoscia crescente  , forse con la stessa angoscia  con cui un’altra madre, Maria,  ha seguito suo Figlio lungo  la via del Calvario.

Il film, per la cui fruizione è stata determinante la guida di don Ivano, è piaciuto molto ai numerosi presenti, ma a me è parso un po’ freddo: forse il regista era troppo preso dalla ricerca estetica e ha trascurato  il lato comunicativo ed empatico della vicenda: solo il lungo silenzioso abbraccio finale mi ha coinvolto emotivamente.

Per questo suo primo film il regista, che ha collaborato a lungo con Sorrentino (quello di “La grande bellezza) si è ispirato a un’ opera teatrale  di Pirandello intitolata “La vita che ti diedi” di cui QUI potete trovare trama e altre notizie, QUI invece si può leggerne il testo integrale.

 

Film: LA LA LAND.

lalalandIeri sera ho visto insieme alla mia amica P. il film “LA LA LAND” (traduzione : terra del La La La?).

E’ ambientato a Los Angeles; un’aspirante attrice, Mia, incontra casualmente un musicista spiantato, Sebastian. Entrambi si adattano a lavori saltuari in attesa di realizzare il loro sogno: Mia insegue un’occasione di successo e Sebastian vuole  aprire un locale dove poter finalmente suonare il Jazz, la musica che preferisce.

I due si sostengono a vicenda nel perseguire i loro obiettivi, ma se i sogni  li hanno uniti , sarà la realizzazione di quei sogni a dividere le loro vite per sempre.

La storia non ha nulla di eccezionale , ma ci sono belle musiche, belle immagini e i due protagonisti sono molto bravi sia nel canto, che nella recitazione che nel ballo. A me è piaciuto in modo particolare lui, Ryan Gosling, che non avevo mai visto in un ruolo così a tutto tondo e che, se non si è servito di una controfigura, è bravissimo amche come pianista…

Film: Segantini.

la lucia di SegantiniIeri sera a Como ho visto in compagnia di una cara amica e di suo marito il film “Segantini , il ritorno alla natura”.

Più che di un film vero e proprio si tratta di un documentario sulla vita del pittore trentino,  sui luoghi in cui ha vissuto e sulle sue opere; il tutto ha come filo conduttore la testimonianza della nipote di Segantini e di una studiosa di Segantini. Il racconto viene inframmezzato da sequenze cinematografiche relative all’ultimo periodo della sua vita vissuto in solitudine in una baita sulle Alpi.

Gli inizi furono difficilissimi (a 12 anni era un ragazzo di strada e fu messo in riformatorio) ma ebbe la fortuna di incontrare Bugatti e  la figlia di lui, che diventò la sua compagna. Il  successo arrivò quando era ancora giovanissimo fino a diventare il pittore più pagato del suo tempo. Tutta la sua breve vita fu dedicata alla sua arte e alla ricerca di un ambiente in cui vivere sempre più vicino alla natura incontaminata, da cui traeva ispirazione. Si trasferì per questo prima in Brianza  (e alcune memorabili tele sono state realizzate proprio qui nei dintorni), poi in Engadina.

Il docu-film (forse si potrebbe definire così) ha il suo maggiore pregio nella bellezza delle immagini, sia quelle relative alle opere di Segantini, sia quelle che ritraggono i paesaggi e gli ambienti

 

Film: Frantz.

FrantzSiamo nel 1919. La Grande Guerra è appena finita e  Anna, una bella ragazza di 20 anni, piange per Frantz, il fidanzato morto in combattimento, sulla cui tomba porta ogni giorno fiori freschi; e con lei piangono i genitori di Frantz , che l’hanno accolta in casa come una figlia. Un giorno arriva in paese un francese, che porta anche lui fiori sulla tomba di Frantz, ma il suo arrivo suscita ostilità in paese, dove tutti hanno perso qualcuno in guerra. Il giovane, che si chiama Pierre, cerca di incontrare il padre di Frantz, ma quando questi capisce che è francese, lo caccia in malo modo, poi però grazie ad Anna Pierre riesce a farsi ricevere e dice di essere stato un amico di Frantz, di averlo conosciuto a Parigi dove insieme hanno trascorso giorni spensierati prima della guerra. I suoi ricordi sono come balsamo per Anna e i due anziani che la ospitano: per loro sentire parlare di Frantz è un po’ come farlo rivivere. Intanto  tra Pierre e Anna nasce un sentimento tenero e timido, che però viene sconvolto dalla rivelazione scioccante del ragazzo: in realtà lui e Frantz si sono solo incontrati casualmente in trincea , per qualche attimo…. poi Pierre ha sparato al nemico Frantz , che è morto. Pierre è venuto a chiedere perdono ai genitori del ragazzo che lui stesso  ha ucciso ….Anna sola sa la verità e la terrà ben nascosta ai due anziani genitori, che continueranno ad attendere la visita di Pierre…. Anna dopo un momento di depressione va a Parigi  e lì ricomincerà a vivere guardando al futuro…

In questo film di François Ozon sono le donne a cercare di superare le lacerazioni terribili che ogni guerra produce, sono loro a comprendere che le contrapposizioni e l’odio non hanno senso e che bisogna voltare pagina perchè la vita ricominci. Gli uomini invece sono pieni di odio e di rancore, sia nel paese tedesco sia a Parigi.

Il regista vuole inoltre dimostrare come a volte la menzogna sia preferibile a una verità troppo dura, inaccettabile : mentire diventa un atto di carità e di misericordia…

Il film è quasi tutto in bianco e nero; sono a colori solo i ricordi dei giorni felici e i momenti della speranza; tutta l’ambientazione e i costumi sanno ben ricreare l’atmosfera di quegli anni bui.