Film: Oceania.

OceaniaIeri ho portato i nipotini a vedere “OCEANIA” il film a cartoni animati che racconta una storia ambientata tra i Maori: l’ecosistema è in grave pericolo e la piccola protagonista riuscirà, con l’aiuto di un semidio a riportare la primavera sulla Terra .  E’ una storia molto movimentata e ricca di invenzioni fantasiose.

Ai bambini è piaciuta molto; io ogni tanto perdevo il filo….complici una notte con poco sonno e le lasagne mangiate a mezzogiorno.

Film: Joy.

joy-famigliaJoy è una giovane donna che ha alle spalle un matrimonio fallito e una famiglia piuttosto complicata : una madre che cerca di dimenticare la sua solitudine passando la vita davanti alla TV e appassionandosi ai personaggi delle telenovele; due figli piccoli; un padre, piccolo imprenditore sempre in cerca di nuove storie sentimentali; un ex-marito che non sa rinunciare al suo sogno di diventare un cantante famoso, ma che non riesce a mantenersi. Per fortuna c’è una nonna che continua a rassicurarla e a incoraggiarla. Joy deve pensare a tutto, ma perde  il lavoro e la situazione diventa davvero critica, tuttavia lei, che fin da piccola ha sempre avuto una gran fantasia e una grande creatività ,  inventa un nuovo mocio e vuole brevettarlo e produrlo. In questa avventura troverà alleati e avversari , che la porteranno alla soglia del fallimento, ma lei non si arrenderà e alla fine potrà realizzare i suoi sogni.

Il film mette in risalto due modi diversi di fruire del mezzo televisivo: quello spersonalizzante della mamma maniaca delle soap e quello  attivo di Joy, che riesce ad imporre il suo prodotto tramite le televendite; c’è poi in discussione il ruolo della famiglia, più propensa a fare da palla al piede che da sostegno e viene puntualizzato anche l’aspetto maschilista del mondo degli affari, pronto ad approfittare della presunta ingenuità di Joy.

Gli interpreti principali sono tutti molto bravi, ma tra loro mi sono piaciuti in modo particolare De Niro e Isabella Rossellini: entrambi portano evidentissimi i segni della loro non più giovane età, ma disegnano con ironia e leggerezza due personaggi carichi di simpatia.

 

Film: Un bacio.

La rassegna di film in programma per il cineforum del martedì ieri sera ci ha dato l’opportunità di vedere  “Un bacio” di Ivan Cotroneo, nei panni di regista e sceneggiatore.

E’ una storia di adolescenti di oggi che usano le nuove tecnologie e a volte ne abusano, senza rendersi conto delle conseguenze.

Tre ragazzi, Lorenzo, Antonio e Blu, emarginati per diversi motivi dal resto della loro classe, formano gruppo e passano insieme momenti di spensieratezza. Poi Lorenzo, il ragazzo gay, manifesta la sua simpatia per Antonio, che lo respinge  in modo violento sia per paura di scoprirsi anche lui “diverso” da ciò che ha sempre creduto di essere, sia per la paura del giudizio degli altri compagni. L’unica che si salverà in questa storia sarà Blu, che troverà il coraggio di confidarsi con la mamma e di denunciare gli abusi subiti da colui che lei riteneva il suo fidanzato e che invece ne ha fatto uno zimbello per sè e per i suoi amici.

La vicenda è narrata in modo vivace e piacevole, con intervalli da musical gradevoli anche se la parte del ballo è un po’ carente.

Si è portati a riflettere sulle difficoltà dell’adolescenza, sulla quasi impossibilità dei genitori di prevenire le sconfitte dei figli che in quell’età si chiudono in silenzi impenetrabili e, per parte mia, mi si è riconfermata la convinzione che quella è l’età più difficile nella vita di un essere umano: tutto è così incerto, fluido, evanescente…come e dove trovare punti di riferimento, quando gli adulti ti appaiono così fragili e confusi anch’essi?

Film : INFERNO.

inferno-firenze-bannerHo visto “INFERNO” , il film diretto da Ron Howard, interpretato da Tom Hanks e ispirato a un romanzo di Dan Brown.

La trama ricorda molto il “Codice da Vinci”:  la stessa caccia al tesoro attraverso varie città italiane e straniere per rintracciare una capsula contenente un virus, un’arma biologica in grado di sterminare in breve tempo metà della popolazione mondiale , ormai troppo numerosa. Il film è tutta una sequela di fughe, rapimenti, lotte , uccisioni, scene catastrofiche che spesso disturbano la comprensione di ciò che sta accadendo.

Ci sono immagini molto belle di Firenze , di Venezia e di Istanbul; ci sono effetti speciali molto spettacolari, ma per la verità sono rimasta un po’ delusa.

Film: il drago invisibile.

Ieri a Cantù abbiamo assistito alla proiezione di un bel film della Disney: IL DRAGO INVISIBILE.

E’ una storia che richiama per alcuni tratti iniziali quella di Tarzan.

C_2_fotogallery_3003939_11_imageUn incidente d’auto provoca la morte dei genitori di Pete, un bimbo di cinque anni, che trova in un drago l’amico che gli consente di sopravvivere in una foresta americana.  Dopo sei anni il ragazzo viene trovato da una guardia forestale , che se ne prende cura e cerca di capire come abbia fatto a sopravvivere. Da un disegno di Pete si intuisce la verità, che sembra confermare i racconti del padre della guardia forestale (Robert Redford), il quale da sempre andava raccontando la storia di un suo incontro con un drago nella foresta vicina.  Elliot, il drago, che ha la facoltà di rendersi invisibile,  cerca il suo amico e per questo ha inizio una caccia al drago che finisce con la sua cattura. Ma Pete con l’aiuto di una sua amichetta e del nonno interpretato da Redford  riesce a liberarlo …non senza creare qualche problema. Il lieto fine è inevitabile e anche benefico in questo tipo di film per ragazzi e tutto si risolverà nel migliore dei modi.

Questo film è piaciuto molto ai ragazzi e ha il pregio di esaltare il coraggio, la generosità, la bontà, il rispetto per l’ambiente e per tutte le creature.

A me è piaciuto particolarmente rivedere un Robert Redford ormai vecchio, ma sempre bravo e affascinante anche se porta evidenti tutti i segni della sua età, anzi forse proprio per questa sua accettazione della vecchiaia credo di ammirarlo ora più che mai

Film: The Legend of Tarzan

Ieri sera siamo andati a vedere “The Legend of Tarzan” con grande gioia di Davide.

Gli sceneggiatori han dovuto trovare una scusa per far tornare Tarzan in Africa dopo molti anni dal suo rientro in Inghilterra nel castello di famiglia e sono andati a inventarsi una storia di vendetta legata all’uccisione del gorilla che aveva fatto da madre a Tarzan. Il colpevole di questa uccisione era stato il figlio di un capotribù e Tarzan lo aveva a sua volta ucciso.

Ora quel capotribù aiuterà l’emissario del re Leopoldo del Belgio a impadronirsi dei diamanti custoditi nella sua terra  solo se gli verrà consegnato Tarzan.  Questi dopo molte perplessità decide di partire insieme con la moglie Jane e un amico molto bravo con le pistole.

Poco dopo i festeggiamenti per l’incontro con i vecchi amici, scatta la trappola per catturare Tarzan, che però riesce a sfuggire. Viene invece catturata Jane con molti abitanti del villaggio che vengono fatti schiavi  e il film vive dei tentativi di liberarli. Ci sono molti duelli tra Tarzan e i suoi nemici , ma alla fine Tarzan riuscirà a sconfiggerli tutti con l’aiuto finale di tutti gli animali della savana e della giungla.

Il film presenta scene di grande effetto : i computer oggi compiono vere magie; ho letto su qualche giornale che non sta ottenendo tutto il successo che ci si poteva aspettare e io me lo spiego col fatto che, nonostante la fragilità della trama, il film diventa un pretesto per mettere sotto accusa la spietatezza e il cinismo dei coloni europei nella conquista dell’ Africa: forse non a tutti fa piacere guardare a un momento storico in cui noi Europei interpretavamo il ruolo dei cattivi, degli schiavisti senza scrupoli, mentre etichettavamo le nostre imprese come missioni civilizzatrici.

Io ho passato due ore simpatiche , mentre Davide se lo è proprio goduto.

Film: Uno sguardo dal ponte.

E’ un film di 54 anni fa. Non l’ho visto  quando uscì, anche se ricordo i poster che lo pubblicizzavano con la bella faccia di Raf Vallone in primo piano, nè ho avuto mai modo di vederlo in TV prima di ieri.

uno sguardo dal ponteSi tratta di “Uno sguardo dal ponte” , tratto dall’omonima opera teatrale di Arthur Miller (uno dei mariti di Marilyn Monroe, per intenderci). E’ senz’altro un film che ritrae una certa mentalità siciliana (che si spera superata), ma che conserva molti spunti di interesse ancora oggi, anche se la lettura di questi temi oggi deve essere fatta sotto una luce diversa.

Se lo avessi visto quando uscì nelle sale cinematografiche nel 1962, certamente avrei colto la denuncia del maschilismo del protagonista, che pretende dalla moglie e dalla nipote (adottata dopo la morte della madre), una sottomissione assoluta; avrei inoltre visto il problema della clandestinità come una grave ingiustizia verso i poveri emigranti italiani che vedevano nell’America l’unica possibilità di sfuggire alla miseria e alla fame.

Vedendolo oggi ho invece apprezzato moltissimo l’interpretazione di Raf Vallone, che ha saputo rendere con grande efficacia il dramma del protagonista, Eddi Carbone, preso da un sentimento ambiguo per la figlia adottiva, sentimento che lui vuole definire “paterno”, ma la sua gelosia, la sua possessività fanno intendere qualcosa di diverso. Quando Eddi ospita due parenti arrivati in America come clandestini per cercare lavoro, lui in un primo momento si prodiga per aiutarli, ma quando il più giovane mostra interesse per la ragazza, che  ricambia l’affetto del giovane, Eddi è costretto a confrontarsi coi suoi sentimenti e se ne lascia sopraffare.

Interessante è anche la ricostruzione dell’atmosfera che regna nel quartiere di migranti italiani, dove la solidarietà per i clandestini è totale e dove il denunciarli è ritenuto atto infamante, imperdonabile; chi se ne rende colpevole viene isolato , disprezzato  da tutti: è un reietto.

Se 54 anni fa la clandestinità poteva essere un incubo per i nostri emigranti , oggi invece è un incubo che noi, come comunità nazionale, infliggiamo a chi viene nel nostro paese a cercare una via di scampo a guerre e miseria infinita. Da vittime , ci siamo trasformati in carnefici.

Forse 54 anni fa non avrei colto l’accento posto dal regista anche sull’omofobia di Eddi e del suo ambiente di lavoro , dove viene deriso il biondo Roberto, che canta con voce tenorile, che sa cucire e cucinare e che per questo non può essere un vero uomo.

Un’altra riflessione che il film può suggerire è questa: chi emigra, tende a conservare tradizioni, pregiudizi e mentalità della terra da cui proviene e ad esse si aggrappa per mantenere la sua identità culturale, ignorando che, nel frattempo, nella terra che ha lasciato, tutto si muove, tutto si evolve, come è giusto che avvenga in ogni società che non rinuncia a confrontarsi col mondo che cambia.

Alla fine del film, mi sono chiesta il perchè del titolo (mi è sfuggito l’inizio, dove forse ne veniva spiegato il significato); cercando su internet ho potuto capire che il ponte di cui si parla è quello che collega la ricchissima Manhattan con Brooklyn, il quartiere dei poveri portuali migranti….l’autore , dall’alto di quel ponte, guarda verso la povera umanità che vive in un altro mondo così vicino, ma anche così lontano.

 

 

 

 

 

Film: Carol.

Ieri sera ho visto il film “Carol” di cui potete trovare trama e recensione QUI.

Io ne ho molto apprezzato l’ambientazione, i costumi , la splendida recitazione delle due protagoniste e l’estrema delicatezza con cui il tema dell’omosessualità è stato trattato.

Un solo appunto: forse poteva essere un po’ più breve…alla fine (erano passate più di due ore) la mia amica ed io facevamo una gran fatica a tenere gli occhi aperti.