Letture: il bello di avere la memoria corta…

Devo riconoscere che ho una gran fortuna: dimentico sistematicamente i libri che leggo e i film che mi capita di vedere. E’ per questo che ho riletto , forse per la terza volta nella mia vita il libro di Albert Camus “LA PESTE”, con lo stesso interesse che ho provato alla prima lettura : non ricordavo quasi nulla, tranne alcuni particolari delle prime pagine.

Quello che ho riscoperto è il Camus che , dopo il naufragio nell’ indifferenza (vedi “Lo straniero”),  approda alla solidarietà , che porta i protagonisti a coalizzarsi per combattere insieme il flagello della peste che ha colpito la città di Orano.  Ci sono brani che giustificano ampiamente il premio Nobel che Camus ha ricevuto nel 1957.


Tra questi io ho particolarmente apprezzato alcune descrizioni veramente mirabili; ecco ad esempio la descrizione del mare in una notte d’ autunno: Il dr. Rieux , personaggio principale , e il suo amico Tarrou, sono andati sulla spiaggia per farsi un bagno e dimenticare per un attimo il dolore e la devastazione del contagio contro cui stanno combattendo da mesi.

…..tra gli effluvi di vino e di pesce, presero la direzione del molo. Poco prima di giungervi, l’ odore dello jodio e delle alghe gli annunciò il mare; poi lo sentirono.

Il mare ansava dolcemente ai piedi dei grandi blocchi del molo, e quand’ essi li ebbero superati, gli apparve , spesso come un velluto, flessibile e liscio come una belva. Si misero sugli scogli rivolti al largo. Le acque si gonfiavano e calavano lentamente. La calma respirazione del mare faceva nascere e sparire dei riflessi oleosi alla superficie delle acque. Davanti a loro, la notte era senza limiti….”

Bellissimo…..ci vuole un genio per arrivare a questi livelli espressivi….

Letture: da ” La peste” ….l’attesa delle madri.

Da “La Peste” di  Camus…

Contesto: in città sta imperversando la peste e il dottor Rieux, stremato dai turni interminabili in ospedale,  va a trovare la sua vecchia madre….

....il dottore stava appunto guardando sua madre, tranquillamente seduta in un angolo della sala da pranzo…….con le mani appoggiate sulle ginocchia, essa aspettava. ….Guardò sua madre . I begli occhi marron fecero risalire in lui anni d’ affetto .

“Hai paura , mamma?”

Alla mia età non si teme ormai gran che”.

“Le giornate sono lunghe e io non sono mai qui”.

“Per me è lo stesso aspettarti, so che devi venire. E quando non ci sei, penso a quel che fai….”

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Casorati: l'attesa
Casorati: l’attesa

Questo passo mi ha ricordato molto mia madre. Quando la nube di Chernobil teneva in.ansia il mondo e si rincorrevano gli appelli a non mangiare l’ insalata che poteva essere contaminata, mia madre  la raccoglieva tranquillamente dicendo :- Se come dicono gli effetti negativi si potranno riscontrare tra vent’ìanni….di cosa devo aver paura? Chi ci sarà tra vent’anni?…

Lei aveva infatti 76 anni  e a quell’ età ,che fra poco sarà anche la mia, poche cose possono spaventare, nè la peste, nè le radiazioni atomiche…

Bella anche l’ espressione con cui la vecchia signora dice  che aspettare è già come essere in compagnia del figlio che sta per arrivare…. Da quando ci si deve arrendere all’ inevitabilità dell’ allontanamento dei figli e alla solitudine, anche l’ attesa è un modo dolce di riempire il  tempo di una madre..

Letture: La casa degli Angeli.

Bangkok significa “città degli angeli” e in una delle sue strade vi è da qualche anno una benemerita istituzione: LA CASA DEGLI ANGELI.

Costruita con i fondi messi a disposizione dalla diocesi di Venezia, è sorta per ospitare i bambini affetti da handicap molto gravi, che una suora emiliana (di S. Croce di Carpi) cura con dedizione , ospitando non solo i piccoli pazienti, ma anche le loro mamme.

Nella cultura buddista è il karma che determina la disabilità e pertanto non ci si può fare nulla, anzi se la madre si dedica alla cura del piccolo disabile, spesso viene allontanata dalla famiglia.

Ecco allora che da 7 anni nella “Casa degli Angeli” queste mamme trovano il modo di essere aiutate da Maria Angela Bertelli, suora fisioterapista,  condividendo le loro sofferenze con le altre mamme, che stanno vivendo la loro stessa terribile esperienza.

Nel libro scritto da Maria Angela sono riportate le storie dei bambini ospiti e delle loro mamme, che arrivano alla casa in preda alla disperazione e a poco a poco trovano la forza per essere di aiuto non solo ai propri piccoli , ma anche ai figli delle altre donne ospiti. Col tempo  tornano a sorridere  e a sperare. Alcune di loro, conquistate dall’ amore e dalla disponibilità di Maria Angela vogliono comprenderne il segreto e scoprono così anche un modo diverso di intendere la vita e la religione.

Leggere queste storie di donne povere, maltrattate, ma fortemente attaccate ai loro figli, fa capire una volta di più quanto possa essere invincibile una madre. ……e certamente l’ opera di Maria Angela ha in questo una buona parte di merito.

 

 

 

Letture: Lettera a mio figlio…..

Già ieri scrivevo il mio post,  quasi-quotidiano, sul libro che ho cominciato a leggere ieri mattina e che ho già terminato, avendo avuto molte ore libere.

Il titolo italiano è ” Lettera a mio figlio sulla felicità” di Sergio Bambarèn,  scrittore nato in Perù nel 1960 e naturalizzato australiano.

In questo libro lo scrittore racconta le tappe della sua vita  intercalate da lettere indirizzate al suo bimbo  di poco meno di un anno.

Racconta della sua infanzia felice vissuta in compagnia dell’ oceano e dei gabbiani, della sua passione sconfinata per il surf , dei suoi amati genitori , della scuola frequentata prima in Perù e poi nel Texas fino alla laurea. Poi il ritrovamento di una spilla regalatagli il primo giorno di scuola elementare dalla sua maestra e raffigurante un piccolo canguro, gli ispira il desiderio di trasferirsi in Australia alla ricerca di lavoro e di onde da cavalcare.

Qui trova un lavoro di grande prestigio che lo porta ad avere tante cose di lusso, ma che lo allontana sempre più da se stesso fino ad arrivare all’ alcolismo. A questo punto, durante una riunione di lavoro volge lo sguardo verso la finestra e vede di nuovo l’ oceano ….quell’ oceano che gli ricorda l’ infanzia  e tutte le cose belle della vita che aveva trascurato da troppo tempo e, dopo un attacco di panico, si licenzia immediatamente.

Si disfa di tutto ciò che possiede e tiene solo il necessario per poter viaggiare per un anno intorno al mondo. L’ ultima tappa di questo vagabondare lo porta in Portogallo dove si accampa su una spiaggia e continua il suo “dialogo” con l’ oceano  finchè un giorno gli si affianca sulla cresta diell’ onda , che sta cavalcando, un delfino che si mette a giocare con lui per tre giorni di seguito, poi scompare per non ricomparire più.

Questa esperienza lo fa sentire di nuovo pienamente vivo e partecipe della natura e ne scrive  per tre settimane senza interrompersi.  Tornato in Australia si trova un lavoro da fare da casa sufficiente a consentirgli di mantenersi dignitosamente , ma i suoi amici trovano il suo manoscritto e lo pubblicano a proprie spese.  “Il delfino” , primo libro di Bambarèn, diventa in breve un successo mondiale e da lì comincia la sua vita di scrittore. Ora guadagna di nuovo molti soldi con i suoi libri, ma ne  devolve il 90% in beneficienza, trattenendo per sè solo quanto basta a condurre una modestissima vita in riva all’ oceano.

Nelle lettere che indirizza al figlioletto traspare una grande sensibilità e una estrema dolcezza di sentimenti; qua e là compaiono anche citazioni di Gibran (che lui confessa essere uno dei suoi autori preferiti in gioventù) e  alcuni passi sono aforismi carichi di saggezza. e di spiritualità, che mi è già capitato di citare in questo blog.

Qui riporterò solo le parole che compaiono nella prima pagina del libro:

La vita è breve…..Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto….E non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.”

Credo che cercherò di rintracciare ” Il delfino”  …..mi pare allettante.

Essere giovani….

Oceano e gabbiani: la vista che ha accompagnato l' infanzia dell' autore.

Mio adoratoDaniel,

essere giovani non coincide con una stagione della vita. Essere giovani in realtà è una condizione mentale. Non ha niente a che vedere con quante candeline spegni a ogni compleanno o il numero di rughe che ti solcano il viso: è tutta una questione di volontà, di qualità dell’ immaginazione, di forza delle emozioni. E’ la freschezza dell’ amore profondo per la vita.

………..

…..non si invecchia in base al tempo che si ha alle spalle, si invecchia quando si inizia a dimenticare i sogni.

E’ un passo tratto dal libro “Lettera a mio figlio sulla felicità” : è la lettura che occuperà questi due giorni in cui avrò molte ore libere.  Bambarèen , che ne è l’ autore, è uno scrittore peruviano che mi sta piacendo molto per la sua sensibilità e per la sua dolcezza. Leggere le sue pagine dà serenità, fa allargare il respiro…..

Letture: Lo Straniero.

Rovistando nella libreria di casa, mi è capitato tra le mani “Lo Straniero” di Camus, libro che ho acquistato e letto mezzo secolo fa e di cui avevo solo un vaghissimo ricordo. Ho deciso di rileggerlo .

La storia è presto raccontata : Meursault è un giovane impiegato di Algeri dalla vita normale, apparentemente, ma affronta ogni situaziione con un distacco ytotale, come se guardasse vivere su un lontano palcoscenico. Vive nell’ indifferenza la morte della madre, il rapporto  con una bella ragazza, l’ amicizia ….. Con la stessa indifferenza arriverà a sparare , a uccidere , ad affrontare il processo e ad ascoltare la sentenza che lo condanna alla ghigliottina. Solo nell’ attesa dell’ esecuzione capitale avrà  qualche breve attimo di nostalgia per le cose belle della vita che presto dovrà abbandonare.
Pare che Camus voglia affermare l’ inevitabilità del destino di ognuno e l’ assurdità della vita e il tutto è raccontato con tale freddezza che anche chi legge non si sente mai coinvolto.
C’ è però un brano in cui questa freddezza si spezza in modo evidente….

E’ all’ alba che vengono a prenderti (gli esecutori della pena di morte), lo sapevo. E ho passato le mie notti ad aspettare quell’ alba. Non mi è mai piaciuto farmi srprendere: quando mi succede qualcosa , preferisco essere presente. Così ho finito per non dormire che un poco durante il giorno e, lungo tutte le mie nottate, ho atteso  pazientemente che la luce nascesse sul vetro del cielo. Il momento più difficile era quell’ora incerta in cui sapevo che essi operano d’ abitudine. Passata la mezzanotte, attendevo e stavo in agguato. Mai il mio orecchio aveva percepito tanti rumori, distinto suoni tanto lievi. Devo dire del resto che in fondo ho avuto fotuna durante tutto questo periodo perchè non ho mai udito dei passi. La mamma spesso diceva che non si è mai completamente infelici. Ero d’ accordo con lei …quando il cielo prendeva colore e una nuova giornata scivolava nella mia cella. Perchè……..per quanto il più lieve fruscìo mi facesse balzare alla porta, per quanto, l’ orecchia schiacciata contro il legno, attendessi perdutamente fino a udire il mio proprio respiro, spaventato di trovarlo rauco e così simile all’ ansimare di un cane, in verità il  cuore non mi scoppiava e vevo guadagnato ancora una volta ventiquattr’ore.

A questo punto dovrò ripescare l’ altro libro di Camus  ” La Peste”, che sonnecchia da tempo nella libreria…..

Letture: L’ insignificanza….di Kundera.

Rovistando tra i libri che trovano posto nelle varie librerie di casa, mi sono imbattuta in un libro , acquistato forse dai miei figli: “La festa dell’ insignificanza” di Milan Kundera.Come è mia abitudine non ho letto nessuna prefazione , ma ho cominciato a scorrere le pagine del romanzo e ben presto  mi son resa conto del perchè di questo strano titolo…..Benchè la lettura sia piacevole e scorrevolissima, non si riesce a intravedere un filo conduttore nelle varie storie dei personaggi che interagiscono tra di loro, nè tantomeno si riesce a dare un senso alle incursioni tra personaggi come Stalin, Kalinin o Kruscev.

Il senso del libro è forse condensato in questo brano:

C’è una cosa, D’Ardelo, di cui volevo parlarle da tempo. Del valore dell’insignificanza. […] l’insignificanza mi appare sotto un aspetto del tutto diverso, sotto una luce più forte, più rivelatrice. L’insignificanza, amico mio, è l’essenza della vita. E’ con noi ovunque e sempre. E’ presente anche dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna amarla, l’insignificanza, bisogna imparare ad amarla. […] Respiri, D’Ardelo, amico mio, respiri questa insignificanza che ci circonda, è la chiave della saggezza, è la chiave del buonumore…”

Senz’ altro geniale l’ autore di questo libro, ma sinceramente io preferisco un altro genere di letture….

Letture: L’ amica geniale.

Ho letto “L’ amica geniale ” di Elena Ferrante.

Sfogliando le pagine seguiamo le vicende di un intero rione della periferia napoletana e quelle delle due protagoniste , dall’ infanzia all’ adolescenza. Inizialmente la genialità è prerogativa della figlia del calzolaio, che è sempre la prima della classe e che continua a studiare da autodidatta quando le viene impedito di proseguire negli studi; l’ amichetta invece , a prezzo di sacrifici, continua a studiare. La prima verrà alla fine inghiottita dalla perenne rincorsa verso il denaro; la seconda trova nello studio la chiave di salvezza per elevarsi sulle miserie del rione e alla fine è lei l’ amica geniale…

E’ una lettura molto piacevole e avvincente , il cui finale aperto lascia il lettore con la voglia di leggere il seguito della storia delle due giovani.