Poesia:Trovare la libertà (Wadia Samadi)

In questa poesia, l’autrice, che ora vive negli USA, dà voce all’ angoscia di una donna afghana: svegliarsi ogni mattina con quel pensiero fisso in testa che ti dice di scappare lontano e realizzare subito dopo che anche per quel giorno non sarà possibile; aspettare invano per anni che le cose cambino …

Ma alla fine della poesia si sente come un grido di ribellione: bisogna trovare il coraggio di riprendersi la propria vita e la propria libertà. Spero che tutte le donne (non solo in Afghanistan) possano vivere vedendo rispettato il proprio diritto ad essere libere

Mi sveglio ogni mattina progettando la mia fuga
Ma che ne sarà dei miei figli?
Chi mi crederà?
Chi mi darà una casa?
Passano gli anni e io sto ancora aspettando
Quando finirà tutto questo?

Il mio trucco non copre il mio viso livido
Il mio sorriso non nasconde il mio volto tirato.
Eppure, nessuno viene ad aiutarmi
Dicono: andrà meglio
Dicono: non parlarne
Dicono: questo era il mio destino
Dicono: una donna deve tollerare
I panni sporchi si lavano in famiglia, dicono.
Quando finirà tutto questo?

Ancora una volta, trascina il mio corpo sul pavimento.
Mi soffoca e io lo imploro di non uccidermi.
Ancora una volta, pretende il mio silenzio
Ancora una volta mi dice che non merito di vivere.

Ne ho avuto abbastanza
Non voglio tacere
Vivrò
Troverò la libertà
Tutto questo finirà oggi.

(trad. Libreriamo)

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Finding Freedom by Wadia Samadi

I wake up every morning scheming my escape
But what about my children?
Who will believe me?
Who will give me a home?
Years go by and I am still waiting
When will this end?

My makeup does not cover my bruised face
My smile does not hide my haggard visage
Yet, no one comes to help
They say: it will get better
They say: don’t talk about it
They say: this was my fate
They say: a woman must tolerate
Don’t air your dirty laundry, they say.
When will this end?

Once again, he drags my body to the floor
He chokes me and I beg him not to kill me
Once again, he demands my silence
Once again, he tells me I don’t deserve to live

I have had enough
I will not be silent
I will live
I will find freedom
This will end today.

Poesia: Il cuore che ride (C. Bukowski)

“La tua vita è la tua vita.

Non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.

Stai in guardia.

Ci sono delle uscite.

Da qualche parte c’è luce.

Forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.

Stai in guardia.

Gli dei ti offriranno delle occasioni.

Riconoscile, afferrale.

Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.

E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.

La tua vita è la tua vita.

Sappilo finché ce l’hai.

Tu sei meraviglioso

gli dei aspettano di compiacersi in te.”

Voglio dedicare questa poesia a tutte le persone che stanno attraversando momenti di sofferenza fisica o morale e vedono solo buio davanti a sé: da qualche parte c’è la luce, bisogna solo cercarla, volerla vedere e incamminarsi verso di lei. Ognuno di noi è unico, “meraviglioso” e siamo quindi preziosi per noi stessi e per chi ci sta accanto.

Poesia: La grande speranza (A. Merini)

È così diseguale la mia vita

da quello che vorrei sapere.

Eppure al di là di ogni immondizia

e sutura, c’è la grande speranza

che il tempo redima i folli

e l’amore spazzi via ogni cosa

e lasci inaspettatamente viva

una rima baciata.

Alda Merini

“Che il tempo redima i folli e che l’amore spazzi via ogni cosa”: ecco la grande speranza di Alda Merini. Ed è la mia stessa speranza.

In un momento così denso di inquietudini e di orrori, perdere la speranza sarebbe il più grave degli errori, perchè smetteremmo di fare anche quel poco di bene che le occasioni della vita ci possono consentire.

Poesia: L’orto (G. Pascoli)

Leggiamo insieme: L’orto di Giovanni Pascoli

E come l’amo il mio cantuccio d’orto,
col suo radicchio che convien ch’io tagli
via via; che appena morto, ecco è risorto:

o primavera! con quel verde d’agli,
coi papaveri rossi, la cui testa
suona coi chicchi, simile a sonagli;

con le cipolle di cui fo la resta
per San Giovanni; con lo spigo buono,
che sa di bianco e rende odor di festa;

coi riccioluti cavoli, che sono
neri, ma buoni; e quelle mie viole
gialle, ch’hanno un odore… come il suono

dei vespri, dopo mezzogiorno, al sole
nuovo d’aprile; ed alto, co’ suoi capi
rotondi, d’oro, il grande girasole

ch’è sempre pieno del ronzìo dell’api!

Ho trovato questa poesia del Pascoli, che non conoscevo. Può sembrare strano dedicare una poesia all’orto, ma per il Pascoli è un’ altra occasione per celebrare le cose semplici e buone della vita.

Anche io amo fare l’orto: è solo una piccola striscia ricavata dal praticello retrostante la casa, ma , anche se ormai mi costa un po’ di fatica, ogni anno continuo a zapparlo, a seminare, a trapiantare…

Non è certo una fonte di risparmio per me, perchè il raccolto è tanto esiguo che non copre le spese, ma è un motivo di grande soddisfazione poter assaporare un pomodoro appena raccolto, che pare non aver legami di parentela con quelli più grossi e luccicanti che trovo al supermercato. E cosa dire del profumo veramente paradisiaco del basilico col quale si può insaporire un sugo o una pietanza? Il rosmarino e la salvia poi si sono trovati molto bene nel mio fazzoletto di terra e lo si può ben capire guardando i loro cespugli sempre rigogliosi e odorosi, a cui attingo spesso e volentieri .

Da qualche anno poi pianto sempre dei cetrioli, che però crescono bene solo in un punto più riparato dal sole: maturano in estate, proprio quando vengono da me i miei nipoti che li gradiscono, così teneri, croccanti e freschi, nell’insalata.

Credo che anche le api, le vespe e le farfalle siano contente di venire nel mio orto, perché si affollano golose attorno ai fiori dei vari ortaggi in tutta la bella stagione

Il mondo di prima.

La nostra comunità è rimasta colpita da un dolore improvviso, un fulmine inaspettato che ha stroncato una vita giovane e ha segnato la vita dei figli, della moglie, dei familiari tutti.

Ricordate quel detto famoso “Non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te”? … Ed è stato proprio così: tutti si sono mobilitati, tutti si sono sentiti coinvolti nel dolore di quella perdita, tutti hanno pianto a calde lacrime per quella vita che veniva tolta a ognuno di loro.

Veder morire un figlio sembra innaturale, troppo crudele e sembra impossibile che il mondo e la vita possano continuare …. proprio come dice questo poeta:

MORTE DI OFELIA

di Auro D’Alba (Umberto Bottone, 1888-1965)

M’hanno detto che fuori c’è il mondo

il mondo di prima.

Non l’ho creduto

e mi sono accostato al davanzale.

Ho visto passare gente

che non vestiva di nero,

l’erba negli orti, i giardini fioriti

il cielo d’un azzurro spietato.

Sono fuggito per non gridare.

Ma poi son tornato a guardare

se mi fossi ingannato.

No, non può essere vero

che tutto il mondo di prima

s’agiti ancora.

Forse non sanno

gli uomini

le cose

il sole

(ma il Cielo dovrebbe sapere)

che tu non cammini più

non cammini più sulla terra

dove ridendo imparasti il dolore.

Più tardi il Cielo si è messo a tremare.

Uomini, fermatevi un attimo,

spegnetevi, stelle,

è morta la mia creatura!

(da “Poesie”, Ceschina, Milano 1961, p. 109)

Poesia: Marzo (R. Pezzani)

Ruscello tra la neve in Val di Rhêmes
Ruscello tra la neve in Val di Rhêmes

Marzo
Nel fiato di marzo la neve
diventa ruscello che ha fretta
e tutta la terra ne beve
per fare più fresca l’erbetta
che trema per nulla, stupita,
che sia così bella la vita. (Renzo Pezzani)

Che bella gioiosa immagine è riuscito a creare Renzo Pezzani con queste poche righe!

Il vento, il fiato di Marzo, scioglie la neve, che diventa un  ruscello e risveglia la vita nei prati. Lo stupore dell’erba tremula appena spuntata, è lo stupore del poeta stesso per il miracolo della natura che rinasce ogni anno. Pezzani usa parole semplici e i suoi versi scorrono come strofe di una canzone che mette allegria.

Quando impareremo?

Stiamo assistendo al ripetersi della follia della guerra da troppo tempo e credo che ogni persona di buon senso si stia angosciando ogni giorno davanti alle immagini di distruzione e morte che vengono da luoghi così vicini a noi.

Al tempo della guerra in Vietnam c’era una donna, Joan Baez, che cantava : Quando impareranno? i fiori sono finiti tutti sulle tombe dei soldati morti. E a distanza di tanto tempo anche noi ci chiediamo: Quando impareremo?:

Where have all the flowers gone
Long time passing?
Where have all the flowers gone
Long time ago?
Where have all the flowers gone?
Young girls picked them every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?

Where have all the young girls gone
Long time passing?
Where have all the young girls gone
Long time ago?
Where have all the young girls gone?
Gone to young men every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?

Where have all the young men gone
Long time passing?
Where have all the young men gone
Long time ago?
Where have all the young men gone?
They are all in uniform
When will they ever learn?
When will they ever learn?

Where have all the soldiers gone
Long time passing?
Where have all the soldiers gone
Long time ago?
Where have all the soldiers gone?
Gone to graveyards every one
When will they ever learn?
When will they ever learn?

Traduzione in italiano)

Dove Sono Andati A Finire Tutti I Fiori?

Dove sono andati a finire tutti i fiori
Col passare tanto tempo?
Dove dono andati a finire tutti i fiori
Tanto tempo fa?
Dove sono andati a finire tutti i fiori?
Le giovani li hanno raccolti tutti
Quando mai impareranno?
Quando mai impareranno?

Dove sono andate a finire tutte le giovani
Col passare tanto tempo?
Dove sono andate a finire tutte le giovani
Tanto tempo fa?
Dove sono andate a finire tutte le giovani?
Sono andate tutte dai giovanotti
Quando mai impareranno?
Quando mai impareranno?

Dove sono andati a finire tutti i giovanotti
Col passare tanto tempo?
Dove sono andati a finire tutti i giovanotti
Tanto tempo fa?
Dove sono andati a finire tutti i giovanotti?
Sono tutti in uniforme
Quando mai impareranno?
Quando mai impareranno?

Dove sono andati a finire tutti i soldati
Col passare tanto tempo
Dove sono andati a finire tutti i soldati
Tanto tempo fa?
Dove sono andati a finire tutti i soldati?
Sono tutti andati al cimitero
Quando mai impareranno?
Quando mai impareranno?

Poesie: Febbraio (R. Pezzani)

Se ridi, o febbraio piccino,
col sole sia pure d’un dì,
è un riso che dura pochino,
pochino pochino così.

Appena quel tanto che basta
a fare cantare le gronde
dell’acqua mutevole e casta
che lascia la neve che fonde.

Ma basta quel primo turchino,
quel po’ d’intravvista speranza
a dare una nuova fragranza
al cuore e al destino.

E’ una piacevole poesia questa di Renzo Pezzani: alle parole semplici, si accompagna la musicalità gentile delle rime e la scelta di immagini che danno allegria. E’ evidente che parla di un febbraio d’altri tempi, quando ancora il freddo non mollava la sua presa ed era spesso il mese più difficile di tutto l’inverno.

Leggendo questa poesia mi è venuta la curiosità di saperne di più sul suo autore e ho scoperto la vita di un uomo dalle passioni forti che lo hanno trascinato in diverse avventure di segno diametralmente opposto: prima interventista e volontario nella Grande Guerra, poi pacifista e sindacalista; da simpatizzante del fascismo nascente ad oppositore del regime.

Trova infine la sua serenità nell’incontro con la religione, ma non muore il suo amore per la letteratura e la poesia, così  tenta più volte di fondare una propria casa editrice, ma ogni volta sprofonda nei debiti.

Credo sia stato il tipo di uomo che ha il coraggio di seguire il suo cuore senza fare troppi calcoli preventivi,  ma ha anche il coraggio di capire i propri errori e quindi di ritornare sui suoi passi. Se poi aggiungiamo che è emiliano come me, mi è ancora più simpatico.