Poesia: L’arte dei piccoli passi

Non ti chiedo né miracoli né visioni
ma solo la forza necessaria per questo giorno!
Rendimi attento e inventivo per scegliere
al momento giusto
le conoscenze ed esperienze
che mi toccano particolarmente.
Rendi più consapevoli le mie scelte
nell’uso del mio tempo.
Donami di capire ciò che è essenziale
e ciò che è soltanto secondario.
Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura:
che non mi lasci, semplicemente,
portare dalla vita
ma organizzi con sapienza
lo svolgimento della giornata.
Aiutami a far fronte,
il meglio possibile,
all’immediato
e a riconoscere l’ora presente
come la più importante.
Dammi di riconoscere
con lucidità
che le difficoltà e i fallimenti
che accompagnano la vita
sono occasione di crescita e maturazione.
Fa’ di me un uomo capace di raggiungere
coloro che hanno perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero
ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi.

Antoine dDe Sanint-Exupery

Poesia: Non uccidete il mare…

«Non uccidete il mare, /  la libellula, il vento. / Non soffocate il lamento / (il canto!) del lamantino. / Il galagone, il pino: / anche di questo è fatto l’uomo. / E chi per profitto vile / fulmina un pesce, un fiume, / non fatelo cavaliere / del lavoro. L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore. Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto. Come / potrebbe tornare a essere bella, / scomparso l’uomo, la terra»
(Giorgio Caproni)
Io spero che non si debba arrivare all’estinzione del genere umano per consentire a nostra Madre Terra di ritornare al suo splendore, all’armonia tra tutte le creature che la abitano.
Spero che sapremo cambiare rotta senza perdere ancora tempo: è nostro preciso dovere lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo in cui sia ancora possibile godere dei colori dei fiori, del profumo dei boschi, del canto degli uccelli, della maestosità delle montagne,  dell’immensità di un mare pieno di vita e della perfezione stupenda di ogni altra creatura.
L’imperativo è “non perdiamo altro tempo”, come dice Papa Francesco “Non si può pretendere di vivere da sani in un mondo malato” e la pandemia ancora in corso è un campanello di allarme che non va ignorato.

Poesia: Quelli che …

 

La mia carissima amica Piera, mi ha fatto un altro dei suoi preziosi doni: una poesia che rivela tutta la sua sensibilità e attenzione per il mondo esterno, ma anche e soprattutto per quello interiore…..

QUELLI CHE….

Quelli che al mattino avanzato//si posano e ripartono//or l’uno or l’altra//sull’antenna della TV//e si allontanano// e tornano// e si avvicinano//e si allontanano // e si invitano a vicenda// verso qualche appoggio….                                                                       … sono due tortorelle.

FarfalleQuelle che tremolanti// si girano intorno// a vicenda// creando tra di loro// grandi cerchi,// quelle che giocano volando// e spostandosi velocemente// senza mai lasciarsi,// quelle che ricamano nel cielo// con gioia// dando energia a chi le osserva ….               ….sono due piccole farfalle bianche.

Quella che pare sia la prima volta// che fa suo un momento della natura// quella che guarda con meraviglia attimi fuggevoli// e sa trasformare tanta tenerezza// in grande comprensione…                 ….quella sono io

che condivido (con la Tamaro)// la consapevolezza che solo le piccole cose// sanno dare le vertigini dell’infinito.

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Grazie, Piera!!!

Condividere una poesia è stabilire una comunione di pensieri e di sensazioni che   fanno sentire vicine anche le persone  lontane.

 

FEDERICO GARCIA LORCA – Notte d’Estate

notte d'estateL’acqua della fonte
suona il suo tamburo
d’argento.
Gli alberi
tèssono il vento
e i fiori lo tingono
di profumo.
Una ragnatela
immensa
fa della luna
una stella.

Suggestive le immagini evocate dal poeta: la fonte che suona un tamburo, i fiori che tingono di profumo il vento che s’infiltra tra i rami degli alberi e la ragnatela che regala alla luna tanti raggi luminosi fino a farla sembrare una stella.

Ci vuole davvero un grande poeta per creare queste immagini….

La bimba di Hiroshima

Stavo guardando su LA7  il documentario “HIROSHIMA”, in cui alcuni superstiti raccontavano l’orrore dell’inferno scatenatosi quel 6 agosto di 75 anni fa con il lancio della bomba atomica sulla loro città.

Il documentario non è ancora finito, ma io non ho potuto più continuare a guardarlo: ho dovuto cambiare canale. I testimoni parlavano e piangevano al ricordo di quei momenti e io mi sentivo chiudere la gola dall’angoscia….. decine di migliaia di persone letteralmente disintegrate in una frazione infinitesimale di secondo, una città ridotta a polvere, i superstiti lacerati nelle carni, ustionati, attoniti alla ricerca di un po’ d’acqua ….bere le gocce di pioggia nera intrisa della polveBomba di Hiroshimare originata da tutto quanto era evaporato alla temperatura di 4mila gradi….. In quel fungo c’era tutto quel che restava di un’intera città e dei suoi abitanti…

HO cercato sulla rete qualche autore che abbia parlato di quella tragedia e ho trovato questa poesia di NAZIM HIQMET: “La bimba di Hiroshima”


“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.

Ne avevo sette, allora: anche adesso

ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.

Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”

Si deve accogliere l’appello del poeta: tutti dovremmo firmare  perchè non ci sia mai più un’altra Hiroshima, anzi dovremmo tutti chiedere che le spese militari di ogni stato del mondo siano azzerate e che con quei soldi  si pensi a dare una vita dignitosa ai tanti poveri di questo mondo.

 

SENSAZIONE – Arthur Rimbaud

  Nelle azzurre sere d’seraestate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la sua frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, lontano come uno zingaro,
nella Natura, – lieto come con una donna.

Arthur Rimbaud

Qui Rimbaud esprime la “sensazione” che si prova a essere immersi nella natura, fino a diventarne parte, fino all’annullamento delle proprie angosce per lasciare posto all’amore universale. La sorpresa della frase finale  dice molto sulle sofferenze di uno che viveva in modo tormentato la sua identità.

 

Poesia: Ho bisogno di silenzio (A. Merini)

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina
disorietate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.


Poesia: Caracola (conchiglia) di F.G. Lorca

conchigliaMi hanno portato una conchiglia. Dentro canta
un mare di carta.
Il mio cuore
si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia

Gli oggetti hanno il potere di riportare alla mente ambienti, atmosfere, sensazioni che abbiamo vissuto. Per questo sono nati i souvenir: da ogni posto che visitiamo, cerchiamo di portare via qualche cosa che ci ricordi i giorni che vi abbiamo trascorso, le persone che abbiamo incontrato, i profumi, i sapori che abbiamo conosciuto. Anche io come il poeta guardando le conchiglie che mi sono portata dalla Thailandia, rivivo  i templi scintillanti,  i sorrisi della gente, l’accoglienza gentile e generosa, le spiagge sterminate e le tiepide acque dell’oceano…