Io ho appreso a vivere con semplicità… (Anna Achmatova)

Io ho appreso a vivere con semplicità, con saggezza,/ a guardare il cielo e a pregare Iddio,/ e a girellare a lungo innanzi sera,/ per stancare l’inutile angoscia.

Quando nel dirupo frusciano le bardane/ e declina il grappolo del sorbo giallo-rosso,/ io compongo versi festevoli sulla vita caduca,/ caduca e bellissima.

cicogna-sul-tetto-11180545Ritorno. Mi lambisce il palmo il gatto piumoso/ che ronfa con piú tenerezza, e un fuoco smagliante divampa /sulla torretta della segheria lacustre.

Soltanto di rado squarcia il silenzio /il grido d’una cicogna volata sul tetto. /E se tu busserai alla mia porta, mi sembra che non udrò nemmeno.

Col trascorrere degli anni, la Achmatova è riuscita  acquisire quella saggezza che consente di “vivere con semplicità” , gustando pienamente le cose che fanno bella la vita,  quelle che rendono piacevoli le giornate: uno sguardo al cielo sul fare della sera che fa innalzare il pensiero a Dio, il fruscio del vento tra la vegetazione, le carezze affettuose di un gatto dal pelo morbido come piume,  il verso di una cicogna che interrompe il silenzio … tutto questo rende bellissima la sua  vita anche se è “caduca”, sempre troppo breve.

Questa conquistata saggezza fa sì che la poetessa non desideri il ritorno di quel “qualcuno” che si era allontanato e che forse era stato fonte della sua “inutile angoscia”.

Mi sento molto in sintonia con i sentimenti espressi dalla Achmatova in questa poesia: anche io penso che l’esperienza dovrebbe insegnarci a  ridurre al minimo le proprie esigenze, i propri  desideri, per apprezzare e dare valore a ciò che abbiamo e che nessuno ci può togliere: la nostra serenità interiore.

 

Poesia: Raccolto (Louise Gluck)

by Snoron.com
by Snoron.com

E poi viene il gelo; del raccolto è inutile parlare.

Comincia la neve; finisce la finzione della vita.

La terra adesso è bianca; i campi splendono al sorgere della luna.

Io siedo alla finestra accanto al letto, guardo la neve cadere.

La terra è come uno specchio:

calma su calma, distacco su distacco.

Ciò che vive, vive sottoterra.

Ciò che muore, muore senza lotta.

Se non fosse stata premiata col Nobel per la letteratura, molto probabilmente pochi di noi avrebbero conosciuto  il nome di questa poetessa statunitense. Qualcuno la paragona a E. Dickinson e io non capisco il perché: la poesia di Emily Dickinson è sempre intrisa di valori positivi, di amore per la vita, di incitamenti alla solidarietà; nella poesia della Gluck si sente spesso profonda amarezza, pessimismo, si sente la fatica del vivere.

Anche in questa poesia intitolata RACCOLTO (ma poi dice subito che è inutile parlarne), per lei la vita è solo una “finzione di vita” (forse perchè destinata ad avere prima o poi una fine) e il suo sguardo è solo puntato su immagini fredde, su una terra avvolta dalla neve e dal gelo dove le forme di vita residue si nascondono sotto terra e quelle che soccombono muoiono quietamente, senza strepiti, senza dibattersi nel tentativo di resistere a un destino implacabile.

Non un sorriso qualunque (poesia)

Ecco un altro bel regalo della mia carissima amica Piera ….

NON UN SORRISO QUALUNQUE.

Nei suoi occhi / non c’è spazio, non c’è tempo/ 

Tutto è lontano/inafferrabile

Nessuna espressione / ha il suo volto/ disteso e muto.

                                                                        Quand’ecco ….

basta una carezza/ un abbraccio, / che ciò che è senza vita

si anima,/ s’illumina, / gioisce, 

nasce una dolcissima comunicazione /a cui non si vuole porre fine.

                                                                         Caro cuore,

bambino e puro/ combatti, se puoi,

non lasciarti ingannare/ dal silenzio e dal nulla,

non abbandonare / la via faticosa / del vivere.

Continua a dare luce / a chi ti sta intorno/

E fa’ che prevalgano / bontà e speranza. 

   (Piera)

Sì, Piera, ognuno di noi, anche chi pensa di non aver nulla da dare, può sempre donare un sorriso, una parola amichevole, un gesto di gentilezza e illuminare la vita di chi ci sta vicino e si sente abbandonato e inutile.

Basta un momento come quello che hai descritto tu, cara Piera, per riempire di significato un’intera giornata o forse  una vita intera, come dice  E. Dickinson in una poesia : non si è vissuto invano se avremo  aiutato un pettirosso a rientrare nel suo nido.  Nessuna vita è inutile finchè può donare o ricevere un gesto di umanità.

Grazie, Piera, per avermi regalato un momento di profonda commozione.

Poesia: L’arte dei piccoli passi

Non ti chiedo né miracoli né visioni
ma solo la forza necessaria per questo giorno!
Rendimi attento e inventivo per scegliere
al momento giusto
le conoscenze ed esperienze
che mi toccano particolarmente.
Rendi più consapevoli le mie scelte
nell’uso del mio tempo.
Donami di capire ciò che è essenziale
e ciò che è soltanto secondario.
Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura:
che non mi lasci, semplicemente,
portare dalla vita
ma organizzi con sapienza
lo svolgimento della giornata.
Aiutami a far fronte,
il meglio possibile,
all’immediato
e a riconoscere l’ora presente
come la più importante.
Dammi di riconoscere
con lucidità
che le difficoltà e i fallimenti
che accompagnano la vita
sono occasione di crescita e maturazione.
Fa’ di me un uomo capace di raggiungere
coloro che hanno perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero
ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi.

Antoine dDe Sanint-Exupery

Poesia: Non uccidete il mare…

«Non uccidete il mare, /  la libellula, il vento. / Non soffocate il lamento / (il canto!) del lamantino. / Il galagone, il pino: / anche di questo è fatto l’uomo. / E chi per profitto vile / fulmina un pesce, un fiume, / non fatelo cavaliere / del lavoro. L’amore / finisce dove finisce l’erba / e l’acqua muore. Dove / sparendo la foresta / e l’aria verde, chi resta / sospira nel sempre più vasto / paese guasto. Come / potrebbe tornare a essere bella, / scomparso l’uomo, la terra»
(Giorgio Caproni)
Io spero che non si debba arrivare all’estinzione del genere umano per consentire a nostra Madre Terra di ritornare al suo splendore, all’armonia tra tutte le creature che la abitano.
Spero che sapremo cambiare rotta senza perdere ancora tempo: è nostro preciso dovere lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo in cui sia ancora possibile godere dei colori dei fiori, del profumo dei boschi, del canto degli uccelli, della maestosità delle montagne,  dell’immensità di un mare pieno di vita e della perfezione stupenda di ogni altra creatura.
L’imperativo è “non perdiamo altro tempo”, come dice Papa Francesco “Non si può pretendere di vivere da sani in un mondo malato” e la pandemia ancora in corso è un campanello di allarme che non va ignorato.

Poesia: Quelli che …

 

La mia carissima amica Piera, mi ha fatto un altro dei suoi preziosi doni: una poesia che rivela tutta la sua sensibilità e attenzione per il mondo esterno, ma anche e soprattutto per quello interiore…..

QUELLI CHE….

Quelli che al mattino avanzato//si posano e ripartono//or l’uno or l’altra//sull’antenna della TV//e si allontanano// e tornano// e si avvicinano//e si allontanano // e si invitano a vicenda// verso qualche appoggio….                                                                       … sono due tortorelle.

FarfalleQuelle che tremolanti// si girano intorno// a vicenda// creando tra di loro// grandi cerchi,// quelle che giocano volando// e spostandosi velocemente// senza mai lasciarsi,// quelle che ricamano nel cielo// con gioia// dando energia a chi le osserva ….               ….sono due piccole farfalle bianche.

Quella che pare sia la prima volta// che fa suo un momento della natura// quella che guarda con meraviglia attimi fuggevoli// e sa trasformare tanta tenerezza// in grande comprensione…                 ….quella sono io

che condivido (con la Tamaro)// la consapevolezza che solo le piccole cose// sanno dare le vertigini dell’infinito.

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Grazie, Piera!!!

Condividere una poesia è stabilire una comunione di pensieri e di sensazioni che   fanno sentire vicine anche le persone  lontane.

 

FEDERICO GARCIA LORCA – Notte d’Estate

notte d'estateL’acqua della fonte
suona il suo tamburo
d’argento.
Gli alberi
tèssono il vento
e i fiori lo tingono
di profumo.
Una ragnatela
immensa
fa della luna
una stella.

Suggestive le immagini evocate dal poeta: la fonte che suona un tamburo, i fiori che tingono di profumo il vento che s’infiltra tra i rami degli alberi e la ragnatela che regala alla luna tanti raggi luminosi fino a farla sembrare una stella.

Ci vuole davvero un grande poeta per creare queste immagini….

La bimba di Hiroshima

Stavo guardando su LA7  il documentario “HIROSHIMA”, in cui alcuni superstiti raccontavano l’orrore dell’inferno scatenatosi quel 6 agosto di 75 anni fa con il lancio della bomba atomica sulla loro città.

Il documentario non è ancora finito, ma io non ho potuto più continuare a guardarlo: ho dovuto cambiare canale. I testimoni parlavano e piangevano al ricordo di quei momenti e io mi sentivo chiudere la gola dall’angoscia….. decine di migliaia di persone letteralmente disintegrate in una frazione infinitesimale di secondo, una città ridotta a polvere, i superstiti lacerati nelle carni, ustionati, attoniti alla ricerca di un po’ d’acqua ….bere le gocce di pioggia nera intrisa della polveBomba di Hiroshimare originata da tutto quanto era evaporato alla temperatura di 4mila gradi….. In quel fungo c’era tutto quel che restava di un’intera città e dei suoi abitanti…

HO cercato sulla rete qualche autore che abbia parlato di quella tragedia e ho trovato questa poesia di NAZIM HIQMET: “La bimba di Hiroshima”


“Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.

Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.

Ne avevo sette, allora: anche adesso

ne ho sette perché i bambini morti non
diventano grandi.

Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.

Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.

Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.

Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.”

Si deve accogliere l’appello del poeta: tutti dovremmo firmare  perchè non ci sia mai più un’altra Hiroshima, anzi dovremmo tutti chiedere che le spese militari di ogni stato del mondo siano azzerate e che con quei soldi  si pensi a dare una vita dignitosa ai tanti poveri di questo mondo.