Dedicato a Morricone …Quando muore un artista.

Gli artisti non muoiono mai: restano nella memoria di tutti con le opere che hanno lasciato in dono all’umanità; così è stato per i grandi dell’arte e della musica di tutti i tempi e sarà così anche per Ennio Morricone.

Quando muore un artista, non la tomba
gli servirà per esser ricordato:
la voce rimarrà, sua, che rimbomba
nelle opere d’arte che ha creato.

Si disperdano pure sopra l’onda
le ceneri del corpo ormai bruciato:
resterà la sua fama, assai profonda,
se noi vediamo ciò che ci ha lasciato

(Antonio Terracciano)

Poesia: Pensieri notturni (A. Rossini)

Ecco un altro dono prezioso: Andrea Rossini, pseudonimo che nasconde l’identità di una mia carissima amica, mi ha consentito di pubblicare questa sua poesia, pervasa da una malinconia profonda e toccante.

PENSIERI NOTTURNI.

Nel cupo e triste silenzio
di questa notte senza luna,
penso agli abbracci mancati,
alle speranze sopite,
alle lacrime racchiuse
in un cuore troppo stanco
anche solo per piangere……
mare di nottePenso ad un sorriso lontano,
ad una mano tesa, invano,
al mormorio di un’ onda
che sussurrava solo per me,
mentre il tuo nome si perdeva
nella realtà di un’ inutile illusione.

Grazie, Andrea! Spero che presto tu possa vivere momenti meno travagliati, e che la musicalità dei tuoi versi possa finalmente esprimere serenità e gioia.

 

Poesia: Sirene e ancora sirene

Da un po’ di tempo la mia amica P. non mi inviava più i suoi scritti, le sue poesie o, come lei li chiama, i suoi “sfoghi”.

Ma oggi, con mia grande gioia, ecco che nella cassetta della posta ho trovato il suo dono che io trascrivo qui.

Quegli intensi suoni prolungati delle sirene // che taSirena-dell-ambulanza-se-le-altre-auto-non-si-fermano-chi-responsabile-del-sinistro-370x230gliano l’aria ed il cuore.

Quel silenzio così pesante// e stranamente rumoroso che ti immobilizza in un clima surreale.

cielo e soleQuel cielo tanto azzurro // e quel sole forte ed indifferente che ti invitano a stupirti.

Quel vento così improvviso // da non lasciarti capire se il suo passaggio// ti lascia uno schiaffo o una carezza.

Mentre respiro il mio mondo // sul balcone di casa, avverto l’aria, mai così pulita

e una piccola lucertola inconsapevole// che immobile cerca luce e tepore sul davanzale.

Nel silenzio senza confini// il tempo si dilata e ti disorienta.

Tra tanta atmosfera di attesa// si cercano in ogni modo

gli affetti più cari e le cose più semplici.

 

Grazie, amica P! Hai saputo ben rievocare l’atmosfera terribile dei giorni passati, che contrastava con  la bellezza della natura: il cielo, il sole, il vento, la lucertola continuavano a fare  quello che hanno sempre fatto, senza curarsi delle nostre paure e la loro imperturbabilità un po’ ci rassicurava: la vita continuava e avrebbe trionfato sulla morte…… Intanto capivamo che  era il momento di dare importanza alle cose essenziali e a ciò che più conta: l’amore delle persone a noi care.

Grazie, ancora, amica carissima! Ti giunga un abbraccio affettuoso e virtuale.

 

Poesia: Nuove melodie (Emily Dickinson)

Mia mamma lo chiamava “l’uslen dal fred” (l’uccellino del freddo) ed è vero: i pettirossi si fanno vedere solo in inverno, o all’inizio della primavera, quando faticano a trovare cibo e devono avvicinarsi alle case.  Qui nel mio orto li vedo appoggiarsi sulla recinzione, con le piume gonfie e arruffate, guardare sospettosi verso la casa e scendere con un breve volo sul praticello, per poi volare via in un breve frullo d’ali.

Ecco cosa scrive Emily Dickinson in proposito (da “Poesie sull’albero”)

NUOVE MELODIE

I have a Bird in spring
Which for myself doth sing—pettiroso__rudzik2
The spring decoys.
And as the summer nears —
And as the Rose appears,
Robin is gone.

Yet do I not repine
Knowing that Bird of mine
Though flown —
Leareth beyond the sea
Melody new for me
And will return.

Traduzione di Valentina Meloni

In primavera un uccello arriva
e per me sola innalza un canto —
Primavera chiama.
E non appena l’estate è vicina —
e la Rosa appare
Pettirosso se ne va.

Eppure non mi lamento
pur sapendo le sue ali
esser volate altrove —
di là dal mare apprende
melodie che non conosco
e so che tornerà.

Poesia: Le stelle (Mahvash Sabet)

Casualmente, navigando su internet, mi sono imbattuta in una poetessa che non conoscevo.
Mahvash Sabet è iraniana ed è stata condannata  per la sua appartenenza a una fede minoritaria nel paese. Dalla sua prigionia durata 9 anni, ha continuato a scrivere poesie. Ne pubblico una, copiata da questo sito.
                                Le stelle
stelleIl mio cuore soffre per il silenzio delle stelle,
per l’angosciosa sete del deserto
che anela allo scroscio della pioggia.
Il mio cuore soffre per il soffio del vento,
che spira sulle acque deserte.
La luna illumina il prato, nel livido tremore del lago.
La piana s’accende di una vivida luce.
Dov’è la folta chioma del salice dormiente,
che si chinava sulle verdi spalle delle acque?
Dov’è la penetrante fragranza della rosa rossa,
che impregnava il dorato giardino della gioia?
Perché trascorre nel dolore questa vita
e nel buio della notte non sorridono le stelle?
Quanta struggente malinconia traspare da questi versi! Il richiamare alla mente le cose belle della natura provoca nell’autrice, chiusa in una buia cella, un dolore profondo: lei ne è stata privata…..

Poesia: il vento portò da lontano…. (Aleksandr BloK)

E anche quest’ anno è arrivata la primavera: le ordinanze governative non hanno potuto nulla contro la sua ostinazione a voler risvegliare il mondo come sempre, come se nulla di tragico stesse accadendo.

Nella poesia che copio-incollo qua sotto, il poeta, Alexandr Blok, è triste, come lo siamo noi oggi: le sue corde cupe e profonde piangono, nel suo cuore è ancora inverno, ma il vento che porta un canto di uccelli e apre uno squarcio d’azzurro intenso nel cielo parla di speranza…. speriamo anche noi  che questa primavera possa portare il sereno nei nostri cuori, oltre che nei nostri cieli.

primavera di BotticelliIl vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.

Poesia di primavera.

A Natale mi hanno regalato una pianta che, come da consiglio del vivaista ho piantato nell’orto. Ho cercato di ripararla al meglio nelle notti più fredde, ma sembrava non fosse riuscita a sopravvivere.  Poi ho cominciato a innaffiarla nelle ore calde del giorno fino a quando non è venuta la pioggia dei giorni scorsi e ora si stanno schiudendo le prime gemme.  In questi giorni di forzato isolamento mi dà gioia andare ogni tanto a vedere quella piantina coraggiosa e mi viene in mente questa bella poesia di Quasimodo….
“Poesia di Primavera”
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era
(Salvatore Quasimodo)

Poesia: Carnevale (Gabriele D’Annunzio).

carnevale-delli_2019_02_08T11_58_09_040276_detail_boxCarnevale, vecchio pazzo,
s’è venduto il materasso
per comprare pane e vino
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve e beve e all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia…
Così muore carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
ed in polvere è tornato.


E' certo un Gabriele D'Annunzio insolito quello di questa filastrocca: credo che tutti ce lo immaginiamo come il poeta col gusto delle parole auliche, dei toni altisonanti, invece qui si è divertito a fare una filastrocca leggera e musicale che me lo rende più simpatico.