Notte di solstizio…e di poesia.

E’ notte di solstizio. Voglio salutare l’estate che arriva con due belle poesie di due grandi poeti:

notte d'estate

Ardono le sementi.

Ardono le sementi, //scricchiola il grano, //insetti azzurri cercano ombra,// toccano il fresco.

E a sera// salgono mille stelle fresche// verso il cielo cupo:// son lucciole vagabonde. // Crepita senza bruciare // la notte d’estate. (P. Neruda)

Estate .

Cicale, sorelle, nel sole// con voi mi nascondo //nel folto dei pioppi//e aspetto le stelle. ( S. Quasimodo).

Più passa il tempo e più amo le poesie brevi , brevissime come haiku o poco più. Quelle che si prolungano rischiano di diluire l’emozione che vogliono comunicare. Queste qui sopra sono come rapide pennellate sulla tela di un pittore molto sapiente….

I ricordi fanno compagnia….

bosisiolago4 tramontoQuesta notte compirò 70 anni !!! Se potessi non guardarmi mai allo specchio , forse non mi renderei conto  del tanto tempo che è passato…. perchè tante sono ancora le cose che vorrei imparare, conoscere, sperimentare…. A volte, se cammino per la strada soprappensiero e mi vedo riflessa nella vetrina di un negozio, per qualche istante non mi riconosco , perchè nel mio cervello è rimasta un’immagine di me diversa da quella che sono ora….ma poi subito mi rendo conto che  sono proprio io……una che ha ormai più ricordi che speranze o progetti e mi va benissimo così , visto che mi ritengo una donna fortunata.

Ecco : i ricordi….per me sono importanti, mi fanno compagnia….proprio come succede al poeta Tomas Tranströmer, premio Nobel 2011 per la letteratura:

I RICORDI MI VEDONO.

Un mattino di giugno, troppo presto
per svegliarsi, troppo tardi
per riprendere sonno.

Devo uscire nel verde gremito
di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.
Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli
sia assordante.

 

Aggiungo qui quanto mi ha scritto mia sorella , ricordando quella notte di 70 anni fa:

Ricordo quella notte di  tanti anni fa, quando bussavi alla porta per far parte di questo mondo, che ,allora ,nonostante le difficoltà era certamente meglio di adesso. Io lo ricordo molto bene: mi hanno portato a dormire con Alberta ed è stata una festa, poi verso mattina la notizia : – Sai questa notte ti è nata una sorellina! – Momenti indimenticabili………e che ricordano momenti felici della mia vita

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Poesia: La pioggia nel pineto (G. D’Annunzio)

Questa giornata piovosa di maggio, mi induce a ripensare a una notissima poesia, forse la più bella del D’Annunzio: LA PIOGGIA NEL PINETO. Rileggendola pare di essere davvero immersi nel verde dei nostri boschi e di ascoltare la canzone della pioggia.

pinetoTaci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.

Poesia: Donna (Madre Teresa)

madre TeresaQuesta poesia di Madre Teresa di Calcutta ben si addice alle donne che anche oggi sono venute alla Sala Argento ed è a loro che la dedico …..

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni….
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.

Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di fotografie ingiallite…..
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!

Poesia: Chimera ( A. Rossini)

Riporto qui una delle tante belle poesie di A. Rossini , pseudonimo sotto il quale pubblica sul suo blog una carissima ex-collega, con la quale ho potuto collaborare con grande piacere e soddisfazione in alcuni anni di insegnamento. Delle sue poesie, sempre  velate di malinconia se non di tristezza, amo molto la musicalità fresca e spontanea dei versi. Non traspare nessuna faticosa e artificiosa ricerca , anzi i versi scorrono lievi come onde di un ruscello appena sgorgato dalla sorgente. Grazie, Andrea, per avermi concesso l’ onore di pubblicare questa poesia.

CHIMERA (A. Rossini)

Piove sul triste giardinomargherite sotto la pioggia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

che ieri sognava l’estate,

piangono gli aghi del pino

sulle vecchie fronde bagnate.

Anche le pratoline

han chiuso le bianche corolle

e meste lucertoline

fuggon via tra le zolle.

Il cielo di nuvole pieno

non vuole farmi sognare

e cadon sui verdi campi

mille lacrime amare.

Io guardo il grigio paese

da cui non posso scappare:

è come una prigione

che non fa respirare.

Poi penso, per un momento,

ad un luogo dolce e lontano:

un ricordo che a volte ritorna,

mi chiama, sussurra pian piano.

Ma è tardi, fugge il mattino

e porta con sé la chimera,

cancella le mie illusioni.

La realtà mi appare più nera.

Piange il cielo lontano,

piange anche il mio cuore.

Sul viso compare un sorriso

che a tutti nasconde il dolore.

Poesia: la cucitrice (G. Pascoli)

Oggi  il mio pensiero va anche alle tante donne che hanno passato la vita chine su vestiti da confezionare o su biancheria da ricamare, per contribuire al bilancio familiare, naturalmente senza trascurare tutte le altre faccende domestiche e  senza contare le ore …..un punto dopo l’altro…

LA CUCITRICE (G. Pascoli)

L’alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s’arrampicano stanche;
una stella le conduce.
La cucitrice quadroTorna via dalla maestra
la covata e passa lenta;
c’è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta
è Maria che cuce e cuce.
Per chi cuci e per che cosa?
un lenzuolo? un bianco velo?
Tutto il cielo è color rosa,rosa e oro,
e tutto il cielo
sulla testa le riluce.
Alza gli occhi dal lavoro:
una lacrima? un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.

Poesia per Valeria Solesin.

Oggi, 1° Maggio, voglio onorare la festa del Lavoro, copiando qui alcune strofe di una poesia dedicata a una ragazza italiana, andata all’estero per lavorare e uccisa in un insensato attacco terroristico a Parigi…

PER VALERIA.

Perché il tuo bel volto è sbocciato,

se poi così presto è sfiorito,

distrutto da barbaro fato,

che gli occhi tuoi belli ha ferito?

Perché la tua fronte sì alta,

tuo scrigno prezioso di mente,

lo sparo vigliacco ribalta

spegnendo tua vita, repente?

………..
Perché la tua giovane mente,

brillante e piena di luce,

promessa di vita splendente

il terrore in buio riduce?

Perché un disgraziato ragazzo,

che aveva la tua stessa età,

diventa fanatico e pazzo,

e spegne tua dolce beltà?

…………

Scrivevi di donne e lavoro,

e del procreare i lor figli,

con belle parole che adoro,

ignara dei futuri perigli.

……….

Adesso il tuo angelico volto,

che emana energia positiva,

a tutta l’Italia fu tolto,

da mano vigliacca esplosiva.

………..

E or, coi tuoi occhi splendenti,

dal cielo a noi dona saggezza,

dà pace e conforto ai pareti,

non spenta sia mai la bellezza

del volto tuo, aperto e solare,

finestra su un’anima pura,

e in cielo ora impara a volare

tu, dolce italiana creatura!

Mauro Perani,

Ordinario di Ebraico,

Università di Bologna

Poesia : Uomo del mio tempo. (Quasimodo)

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Nulla è cambiato nel cuore dell’uomo, che continua a macchiarsi del sangue dei fratelli come agli albori della sua storia: sono solo cambiati gli strumenti di morte, divenuti più sofisticati e più terribili. I giovani devono perciò dimenticare i loro antenati, che hanno solo saputo seminare morte e odio