L’ abete.

Ecco come deve apparire da vicino l' abete abbattuto

Durante uno dei quotidiani temporali che allietano quest’ estate mai cominciata,  qualche sera fa, a un tratto, uno schianto terribile fece tremare i vetri della casa: pensai a un fulmine caduto proprio qui vicino  e sperai che non avesse provocato qualche guaio.

Naturalmente non ci pensai più… poi andando dopo un paio di giorni sul balcone, notai che c’ era qualcosa  di diverso, ma non riuscii a capire subito cosa fosse cambiato…. dopo un po’ mi resi conto che  sulla collina a sinistra  riuscivo a vedere dei palazzi che non avevo mai visto prima….Abbassai lo sguardo e capii: sul verde della collina spiccava il colore giallastro di un tronco squarciato e ai suoi piedi giaceva la parte superiore dell’ enorme abete che da sempre aveva dominato la collinetta.

Pareva un gigante abbattuto e umiliato. Certamente doveva essere un abete secolare a giudicare dalla sua mole, chissà a quante bufere aveva resistito, eppure in un attimo aveva dovuto arrendersi.

Ora ogni tanto si sentono le voci di chi si affaccenda attorno a quel gigante con arnesi vari per ricavarne legna  e per rimuovere ciò che non può servire.  La vista di quel tronco straziato , che protende la sua ferita verso il cielo , mi rattrista  e mi fa ripensare a una poesia che penso abbiamo studiato tutti sui banchi di scuola.:

La quercia caduta

di Giovanni Pascoli

Dov’era l’ombra, or sé la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo:era pur grande!

Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo:era pur buona!

Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell’aria, un pianto… d’una capinera

che cerca il nido che non troverà.

 

Nostalgia…

Stasera ho tanti pensieri per la testa e vorrei poter essere in tanti posti contemporaneamente…ed ecco che mi è capitato di trovare questa vecchia canzone un po’ malinconica, in linea con il mio stato d’ animo.  Cliccando qui potete ascoltarla nella interpretazione di Milly. Qui di seguito riporto il testo in dialetto, ma non mi pare troppo difficile capirlo anche per chi non fosse meneghino…

Nostalgia de MilanStasera sont in vena de fa el sentimental
la nòtt l’è insci serena ma mi me senti mal!
Te scrivi cara mama, sont stuff de restaa chì:
el me Milan el me ciama visin a ti!O mama mia mi sont lontaan,
ma g’hoo la nostalgia del mè Milan;
mi voraria turnà doman:
t’el giuri, curaria col coeur in man!

Vedè la Madonina, sentì el mé bell dialett,
svègliass ona mattina in del me lett!
O mama mia, inscì lontan,
t’el giuri, piangiaria puur de vess a Milan!

La par ‘na stupidada se pensi ai mè bastion,
e foo ‘na sifolada per cascià giò el magon!
E quand ven giò la sira ricòrdi i bei tosann,
rivedi la ringhera di mè vint’ann!

O mama mia mi sont lontaan,
ma g’hoo la nostalgia del mè Milan;
mi voraria turnà doman:
t’el giuri, curaria col coeur in man!

Vedè la Madonina, sentì el mé bell dialett,
svègliass ona mattina in del me lett!
O mama mia, inscì lontan, t’el giuri, piangiaria
pur de vess a Milan!

 

 

 

Poesia: Generale.

Qui vicino a noi la gente sta morendo sotto le bombe, sta morendo nelle strade della Siria e di Gaza, sta morendo nelle scuole, nei parchi-gioco, nelle proprie case…..molti tra i morti sono bambini ai quali è stato impedito di conoscere la vita e il mondo….

L’ angoscia è tanta e mi fa venire alla mente una poesia:

GENERALE  ( B. BRECHT)
Generale, il tuo carro armato
è una macchina potente
Spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Bertolt Brecht

E’ questo difetto, questa facoltà di pensare che fa sì che in una guerra ci siano vittime che muoiono sotto le bombe e altre vittime anche in chi è costretto a lanciare quelle bombe e che avrà la sua vita devastata dalle atrocità di cui diventa (spesso forzatamente) complice…

Poesie famose: Sta soffiando nel vento…

Il premio Nobel a Bob Dylan mi induce a ripubblicare questo post.

Qualcuno sta contestando questa decisione , per me invece è un giusto riconoscimento a chi si è fatto interprete dei sentimenti di un’intera generazione di ragazzi ( cui sento di appartenere) che ora hanno i capelli bianche e il viso pieno di rughe.

Bob DylanDa molti giorni mi risuonavano nella mente alcune note , ma non ricordavo il nome della canzone , sarà effetto dell’ età…. Oggi ricordando che doveva essere un motivo di Bob Dylan o Joan Baez ho cercato su You tube e finalmente sono arrivata a dare una risposta al mio interrogativo: si tratta della famosissima (quand’ ero giovane io…) “Blowin’ in the wind” di cui ora copio e incollo il testo, che appare attuale anche oggi…

How many roads must a man walk down /Before you call him a man?

Yes, ‘n’ how many seas must a white dove sail/Before she sleeps in the sand?

Yes, ‘n’ how many times must the cannon balls fly/Before they’re forever banned?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind, /The answer is blowin’ in the wind.

How many times must a man look up /Before he can see the sky?

Yes, ‘n’ how many ears must one man have /Before he can hear people cry?

Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows /That too many people have died?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind, /The answer is blowin’ in the wind.

How many years can a mountain exist /Before it’s washed to the sea?

Yes, ‘n’ how many years can some people exist /Before they’re allowed to be free?

Yes, ‘n’ how many times can a man turn his head,/Pretending he just doesn’t see?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind,/The answer is blowin”n” in the wind…..

TRADUZIONE (che copio e incollo) :

Quante strade deve percorrere un uomo

Prima che lo si possa chiamare uomo?

Sì, e quanti mari deve sorvolare una bianca colomba

Prima che possa riposare nella sabbia?

Sì, e quante volte le palle di cannone dovranno volare

Prima che siano per sempre bandite?

La risposta, amico, sta soffiando nel vento

La risposta sta soffiando nel vento

Quante volte un uomo deve guardare verso l’alto

Prima che riesca a vedere il cielo?

Sì, e quante orecchie deve avere un uomo

Prima che possa ascoltare la gente piangere?

Sì, e quante morti ci vorranno perchè egli sappia

Che troppe persone sono morte?

La risposta, amico, sta soffiando nel vento

La risposta sta soffiando nel vento

Quanti anni può esistere una montagna

Prima di essere spazzata fino al mare?

Sì, e quanti anni la gente deve vivere

Prima che possa essere finalmente libera?

Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa

Fingendo di non vedere?

La risposta, amico, sta soffiando nel vento

La risposta sta soffiando nel vento

 

 

Poesia: Temporale.

Ci sono stati molti temporali in questi giorni e chi meglio di un poeta può descriverli? Ecco  una poesia di G. Pascoli, breve, ma efficace:

TEMPORALE

. Un bubbolìo lontano…

Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.

 

Goal ! (di Saba)

In tempo di mondiale non si può non ricordare la poesia di Saba: GOAL

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla- unita ebrezza – per trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.

Come sono ben tratteggiati i sentimenti dei protagonisti di questo momento sportivo. Bravo Saba!

Il cedro e le belle di notte.

C’ è un cedro coi rami penduli nel mio giardino. Dopo oltre trent’anni era diventato enorme e sotto i rami nuovi si nascondevano molti vecchi rami secchi, così ho deciso di chiamare il giardiniere perchè si occupasse un po’ della sua “toeletta”.  Dopo qualche ora di lavoro, l’ albero è irriconoscibile ed è scomparso anche il tappeto di aghi secchi  che si era formato alla sua base e che dava ospitalità a molte erbacce ora estirpate.  Il risultato è piacevole, ma come riempire il vuoto rimasto ai piedi dell’ albero? Idea!!! Sono spuntate tante belle di notte in un angolo dell’ orto , perchè non trapiantarle sotto il cedro?

Detto ( o meglio, pensato) e fatto! Ora non resta che aspettare…..nel frattempo però ho appreso che le belle di notte sono anche chiamate gelsomini notturni….ed ecco allora una reminiscenza scolastica   “Il gelsomino notturno” di G. Pascoli.

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento . . .
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.


Amicizia.

Oggi è stato il mio compleanno e ho ricevuto tantissimi auguri ….a tutti coloro che hanno voluto manifestarmi la loro vicinanza dedico questa breve poesia:

Un Amico

Cos’è per te un amico,
Perché tu debba cercarlo
Per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo.
Deve colmare infatti le tue necessità,
non il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia
Ci siano risate,
E condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
Il cuore trova il suo mattino
E si rinfresca

Kalhil Gibran