Goal ! (di Saba)

In tempo di mondiale non si può non ricordare la poesia di Saba: GOAL

Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla- unita ebrezza – per trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.

Come sono ben tratteggiati i sentimenti dei protagonisti di questo momento sportivo. Bravo Saba!

Il cedro e le belle di notte.

C’ è un cedro coi rami penduli nel mio giardino. Dopo oltre trent’anni era diventato enorme e sotto i rami nuovi si nascondevano molti vecchi rami secchi, così ho deciso di chiamare il giardiniere perchè si occupasse un po’ della sua “toeletta”.  Dopo qualche ora di lavoro, l’ albero è irriconoscibile ed è scomparso anche il tappeto di aghi secchi  che si era formato alla sua base e che dava ospitalità a molte erbacce ora estirpate.  Il risultato è piacevole, ma come riempire il vuoto rimasto ai piedi dell’ albero? Idea!!! Sono spuntate tante belle di notte in un angolo dell’ orto , perchè non trapiantarle sotto il cedro?

Detto ( o meglio, pensato) e fatto! Ora non resta che aspettare…..nel frattempo però ho appreso che le belle di notte sono anche chiamate gelsomini notturni….ed ecco allora una reminiscenza scolastica   “Il gelsomino notturno” di G. Pascoli.

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento . . .
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.


Amicizia.

Oggi è stato il mio compleanno e ho ricevuto tantissimi auguri ….a tutti coloro che hanno voluto manifestarmi la loro vicinanza dedico questa breve poesia:

Un Amico

Cos’è per te un amico,
Perché tu debba cercarlo
Per ammazzare il tempo?
Cercalo sempre per vivere il tempo.
Deve colmare infatti le tue necessità,
non il tuo vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia
Ci siano risate,
E condivisione di momenti gioiosi.
Poiché nella rugiada
delle piccole cose
Il cuore trova il suo mattino
E si rinfresca

Kalhil Gibran

E’ il maggio odoroso….

Stasera uno scroscio di pioggia tanto breve quanto inatteso, mi ha costretta a correre fuori per ritirare i panni stesi. Appena ho aperto la porta finestra sono stata investita da un’ onda di profumi: profumo di rose, di erba e di terra bagnata….E mi è venuta in mente una frase: “Era il maggio odoroso…”  Aveva ragione il buon Leopardi : maggio è veramente ricco di profumi. La frase che mi è rimbalzata nella mente si trova nella poesia “A SILVIA” che credo sia una delle più belle e più tristi che il Leopardi ha scritto. Ricordatela insieme a me….

 

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all’opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D’in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d’amore

Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell’età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell’umane genti?
All’apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

Poesia: La gioia perfetta.

Ricordo di aver studiato , forse alle elementari,la poesia di Diego Valeri ” LA GIOIA PERFETTA”. Essa ritrae un mondo di povertà, di squallore , che però viene “nobilitato” dalla presenza dei simboli della vita che rinasce …. E’ forse un po’ “mielosa” ma gradevole…
Com’è triste il giorno di maggio   
dentro il vicolo povero e solo!
Di tanto sole neppure un raggio,
con tante rondini neanche un volo..
Pure, c’era in quello squallore,
in quell’uggia greve e amara,
un profumo di cielo in fiore,
un barlume di gioia chiara.
C’era… c’erano tante rose
affacciate a una finestra,
che ridevano come spose
preparate per la festa.
C’era, seduto sui gradini             
d’una casa di pezzenti,
un bambino piccino piccino
dai grandi occhi risplendenti.
C’era, in alto, una voce di mamma
così calma, così pura!
che cantava la ninna nanna
alla propria creatura.
E poi dopo non c’era più nulla…
Ma, di maggio, alla via poveretta
basta un bimbo, un fiore, una culla
per formarsi una gioia perfetta.

Soffia il vento…

Da tre giorni  il vento ci fa buona compagnia e spazza il cielo rendendolo più luminoso che mai.

Molti restano infastiditi dal vento, a me invece piace: mi pare che tutto intorno  sia più pulito, più nuovo. Ecco una delle poesie più famose che io ricordi sul tema del vento…

Il vento
Nel colmo della notte, a volte, accade
che ti risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, viene per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia, guardingo, fino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case intorno,
tutte le querce, chinate sulla piana.

(Rainer Maria Rilke)

Arriva maggio

il mese di maggio sta per arrivare e voglio accoglierlo con questa bellissima canzone cantata da Lucio Dalla Era de Maggio. Copio e incollo anche il testo composto da Salvatore di Giacomo.

Era de maggio, io no, nun mme ne scordo,
na canzone cantávamo a doje voce…
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n’allicordo,
fresca era ll’aria e la canzona doce…
E diceva: “Core, core!
core mio, luntano vaje,
tu mme lasse, io conto ll’ore…
chisà quanno turnarraje!”
Rispunnev’io: “Turnarraggio
quanno tornano li rrose…
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá…
Si stu sciore torna a maggio,
pure
a maggio io stóngo ccá.”

E só’ turnato e mo, comm’a na vota,
cantammo ‘nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s’avota,
ma ‘ammore vero no, nun vota vico…
De te, bellezza mia, mme ‘nnammuraje,
si t’allicuorde, ‘nnanz’a la funtana:
Ll’acqua, llá dinto, nun se sécca maje,
e ferita d’ammore nun se sana…

Nun se sana: ca sanata,
si se fosse, gioja mia,
‘mmiez’a st’aria ‘mbarzamata,
a guardarte io nun starría !
E te dico: “Core, core!
core mio, turnato io só…
Torna maggio e torna ‘ammore:
fa’ de me chello che vuó!
Torna maggio e torna ‘ammore:
fa’ de me chello che vuó ”

Le canzoni classiche napoletane hanno un fascino unico: sanno esprimere emozioni e sentimenti con una immediatezza , una dolcezza e una profondità ineguagliabili; il passare del tempo non le rende mai “vecchie”, anzi mantengono immutata la loro capacità di “parlare” al cuore della gente di ogni epoca.

Un dono.

Domani saremo in festa : l’ ultimo membro della nostra famiglia, riceverà il Battesimo. E’ a lui e ai suoi tre cuginetti che dedico questa poesia del Mahatma Gandhi .

Un dono
Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi coraggio,
mettilo nell’ animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza, e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà, e donala a chi non sa donare.
Scopri l’ amore, e fallo
conoscere al mondo.
Mahtma Gandhi