La poesia del giorno: Canto di auspicio per un neonato

Su! Voi, sole, luna, stelle,
– voi tutti che vi muovete nei cieli,
vi prego, ascoltatemi!

In mezzo a voi è entrata una nuova vita.
Siate d’accordo, vi imploro!
Rendete piano il suo sentiero,
ché essa possa raggiungere la cima della prima collina.

Sul Voi, venti, nuvole, pioggia, nebbia,
– voi tutti che vi muovete nell’aria,
vi prego, ascoltatemi!

In mezzo a voi è entrata una nuova vita.
Siate d’accordo, vi imploro!
Rendete piano il suo sentiero,
ché essa possa raggiungere la cima della seconda collina.

Sul Voi colli, valli, fiumi, laghi, alberi, erbe,
– voi tutti sulla terra (…)
Su! Voi animali, piccoli e grandi, che abitate nel bosco (…)
Su! Voi tutti nei cieli, – voi tutti nell’aria, -voi tutti sulla terra,
vi prego tutti, ascoltatemi!

In mezzo a voi è entrata una nuova vita.
Siate d’accordo, siate tutti d’accordo, vi imploro!
Rendete piano il suo sentiero, e allora essa camminerà oltre le quattro colline.

Molto suggestivo questo canto, che testimonia quanto preziosa fosse ogni nuova vita per i “selvaggi” Omaha, indiani dell’America del Nord oggi ridotti a vivere in squallide riserve.

Da loro dovremmo imparare a valorizzare ogni elemento della natura.

Mi viene il sospetto che Jovanotti si sia ispirato a questa poesia quando ha scritto la sua canzone per la figlia Teresa : “Per te” che trovate a questo link:

 

 

Preghiera per la pace (Madre Teresa di Calcutta)

MADRE TERESAO Signore,
c’è una guerra
e io non possiedo parole.
Tutto quello che posso fare
è usare le parole
di Francesco d’Assisi.
E mentre prego
questa antica preghiera
io so che, ancora una volta,
tu trasformerai la guerra in pace
e l’odio in amore.
Dacci la pace,
o Signore,
e fa’ che le armi siano inutili
in questo mondo meraviglioso.
Amen.

Credo non servano commenti e che non ci resti che ripetere: trasforma la guerra in pace e l’odio in amore….

Poesia: Il mio amico. (E. HEARN)

Il mio amico è come la corteccia
intorno all’albero,
mi riscalda come il sole
in una giornata invernale,
mi rinfresca come l’acqua
in un caldo pomeriggio,
la sua voce è vivace come
il canto di un uccello a primavera,
lui è il mio amico,
e io il suo.

Semplice, ma tocca il cuore questa poesia sull’amicizia: davvero la consapevolezza di avere un amico o un’amica ti aiuta a superare momenti difficili, anche se si è lontani.

Poesia: Mattino di settembre (Diego Valeri)

Quel dì eravamo soli nel bosco,
Io e tu, mia cara figlia,
e andavamo tra chiaro e fosco,
pieno il cuore di meraviglia.

Scoprivi sotto le foglie i lamponi
rosa, le fragole rosse e verdi,
ti trascinavi su l’erba carponi,
lanciando dei piccoli gridi acerbi.

Io contemplavo ai miei piedi un fiore
giallo smagliante, una pigna bruna;
pensavo senza rimpianto o dolore
alla mia povera fortuna.

Poi, rilevati gli occhi, scorgevo
tra i pini radi le cime lontane,
aeree cose di cielo nel cielo,
dolci come le speranze vane.

Poi pensavo che bisogna morire,
e trasalivo d’improvviso ai tuoi strilli;
vedevo la tua testa bionda apparire
da dietro una macchia di mirtilli…

Era un mattino di settembre, in un bosco.
O forse è stato un sogno anche quello…
E s’era vero, anch’esso ora è morto.
Ma se fu un sogno, fu un sogno pur bello.

E’ dolcissima l’atmosfera di questa poesia, con la quale il poeta ricorda una passeggiata nel bosco con la figlioletta. La bimba scopre con meraviglia e gridi di gioia  i piccoli tesori nascosti tra le foglie cadute; anche il poeta contempla la bellezza del sottobosco e dei cieli, ma con la consapevolezza che tutto avrà una fine. Tutto è così bello che potrebbe essere stato solo un sogno.

 

 

 

Poesia: Solitudine (Trilussa)

Quand’ero ragazzino, mamma mia
me diceva: “Ricordati fijolo,
quando te senti veramente solo
tu prova a recità ‘n’ Ave Maria
l’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggia”.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!

Quello della mamma di Trilussa è  un consiglio da seguire: anche a me una breve preghiera sa dare conforto.

Poesia: Improvvisamente fu piena estate …( H. Hesse)

Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.

La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell’approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.

Hermann Hesse

Questa poesia mi richiama alla mente le estati vissute in campagna Tanto tempo fa… le strade polverose battute dalla luce accecante del sole, il richiamo del cuculo e il frinire delle cicale che si udivano quando il caldo costringeva la gente a chiudersi in casa e io contemplavo dalla finestra socchiusa le stoppie riarse che luccicavano..

affilare la falceA sera gli uomini tornavano a casa e si lavavano attingendo dalla tinozza l’ acqua intiepidita dal sole del giorno ormai alla fine e nell’aria risuonavano i colpi di martello sulle falci che  venivano  preparate per il lavoro del giorno seguente.

 

Poesia: Di Luglio (G. Ungaretti)

Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.

Pare proprio la descrizione di questa estate così arida che “beve” i nostri fiumi trasformandoli in nastri sassosi cosparsi di detriti mai rimossi  e rifiuti vilmente abbandonati. Solo qua è là una mesta pozzanghera offre rifugio a rane solitarie.siccità 2

Trilussa e i due sorci.

Er sorcio de città e er sorcio de campagna

Un Sorcio ricco de la capitale
invitò a pranzo un Sorcio de campagna.
- Vedrai che bel locale,
vedrai come se magna...
- je disse er Sorcio ricco - Sentirai!
Antro che le caciotte de montagna!
Pasticci dorci, gnocchi,
timballi fatti apposta,
un pranzo co' li fiocchi! una cuccagna! -
L'intessa sera, er Sorcio de campagna,
ner traversà le sale
intravidde 'na trappola anniscosta;
- Collega, - disse - cominciamo male:
nun ce sarà pericolo che poi...?
- Macché, nun c'è paura:
- j'arispose l'amico - qui da noi
ce l'hanno messe pe' cojonatura.
In campagna, capisco, nun se scappa,
ché se piji un pochetto de farina
ciai la tajola pronta che t'acchiappa;
ma qui, se rubbi, nun avrai rimproveri.
Le trappole so' fatte pe' li micchi:
ce vanno drento li sorcetti poveri,
mica ce vanno li sorcetti ricchi!



Trilussa descrive qui come funzionava il mondo ai suoi tempi, ma chissà perchè mi vien da pensare che non sia cambiato molto da allora...