Poesia triste per una triste primavera

Solitamente le poesie che parlano della primavera sono piene di colore, di gioia e di speranza per la vita che rinasce; Nazim Hikmet invece ha appena avuto un referto medico preoccupante e cammina per le strade  di Mosca battute dalla pioggia. C’è un presagio di morte (che in effetti verrà per un infarto cardiaco) e di un abbandono… l’angoscia si rivela non solo nelle parole, ma anche nell’assenza di punteggiatura, che fa sentire l’affanno di chi scrive quasi sentendosi mancare il respiro…

Sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Mosca
chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
quel che si attende verrà in un’ora inattesa
verrà tutto da solo
senza condurre con sé
coloro che già partirono
suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia
salirai le scale senza di me
un garofano sta all’ultimo piano della casa al balcone
sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Mosca
ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
sorridi a una tristezza che fuma lontano
la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.

Ho capito, Signore, (Padre D.M.Turoldo)

Questo  è l’inizio di una preghiera di Padre David Maria Turoldo, scritta presumibilmente in quel periodo che abbiamo definito pace e che era invece una “guerra fredda”, che si reggeva sulla paura. Non può esserci vera pace quando una parte del mondo vive nel benessere a spese del resto dell’umanità e non può esserci pace senza il riconoscimento del diritto alla libertà di ogni popolo.

Ho capito, Signore. La pace non me la può dare nessuno. E’ inutile che speri. I governi, gli stati, i continenti hanno bisogno di pace anche loro e non ne sono capaci. E camminano tutti su strade sbagliate.

Essi pensano che la pace si possa ottenere con le armi, incutendo paura agli altri stati e agli altri continenti. E intanto si armano, e studiano sistemi sempre più potenti e micidiali. Tutti vogliono essere forti. Dicono: solo un forte può imporre il rispetto e la pace. Come se la pace fosse un fatto di imposizione e non d’amore. Io non ho mai visto che ci sia pace per queste strade. Questo è uno squilibrio di terrore: un’altra maniera per essere schiavi; una maniera apparentemente civile. Invece è barbarie come tutte le altre barbarie.

Infatti il più forte dice al più debole: guai se ti muovi! E non ha importanza che magari la situazione del debole sia insostenibile, ingiusta, umiliante. Non ha importanza che sia, ad esempio, la fame o la mia condizione di uomo di colore a spingermi a gesti assurdi. Ma verrà, uomini, verrà – e non è lontano: io per questo prego e spero – quel giorno che l’oceano nero di miseria e di dolore si metterà in moto, uscirà dai suoi confini con il boato della disperazione. Quell’oceano della collera dei poveri, degli oppressi, dei delusi! Un oceano misteriosamente ancora calmo. Ma fino a quando? Perché non può durare così. …

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Poesia: Supplica a mia madre. (Pier Paolo Pasolini)

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

Questa è una delle poesie che ieri Christian Poggioni ci ha letto in Sala Isacchi. Essa testimonia la convinzione di Pasolini che le sue difficoltà relazionali dovessero ricondursi a quell’amore così esclusivo che legava reciprocamente sua madre e lui. Forse oggi questa spiegazione freudiana non sarebbe più tanto condivisa e forse lo stesso Pasolini oggi non scriverebbe ” …il tuo amore è la mia schiavitù”

Poesia: Sorridi, Donna! (Alda Merini)

Sorridi donna
sorridi sempre alla vita
anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.

In questa giornata della donna voglio rendere omaggio alla forza delle donne ucraine, delle donne afghane, delle donne siriane, di tutte le donne che vivono in situazioni atroci senza farsene travolgere. Anche in quelle situazioni le donne trovano le energie per proteggere i loro figli o gli anziani anche a costo di sacrifici indicibili, anche a costo della vita.
 

LA GUERRA CHE VERRÀ di Bertolt Brecht

La guerra che verrà
Non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Mentre dall’Ucraina arrivano notizie di guerra, forse vale la pena riflettere su quanto ci dice Bertold Brecht: essa porta solo sofferenze e morte soprattutto tra la gente più indifesa di entrambe le parti in campo … E’ sconsolante pensare che ancora oggi si possa pensare di risolvere i contrasti con le armi: il secolo scorso dovrebbe averci convinti che le guerre servono solo a portare allo scoperto la parte peggiore degli esseri umani …

Shoah (Davide B.)

27 gennaio : giorno di cui  il mondo dovrà sempre fare memoria.

il_campo_di_fossoli_tra_memoria_e_progettoScrivo per i morti nell’inferno di Auschwitz: persone considerate non umane dai barbari nazisti,  bambini in gabbia separati dalle madri, uomini che si sono tolti la vita per la perdita dei loro cari.

Ebrei gettati nel fuoco come legna nel camino, Ebrei bastonati come fossero cani. I nazisti spietati uccisero madri disperate e bambini malnutriti. A questo dramma, a questo  tragico peccato è stato dato il nome di SHOAH.

N.B. Nella foto il campo di concentramento di Fossoli.

Poesia: A mia sorella (Alda Merini)

Il nostro viale era il mattino,
silenzioso, mattino di aprile,
immote come fanciulle
scendevamo nell’aia
dei nostri sogni infiniti,
qualcosa ci consolava
la ridente e giocosa giovinezza,
eravamo come le capre
ci bastava un po’ d’erba
e un po’ di rorida acqua.
Adesso la tempesta ci avvelena,
e il nostro cuore é fatto sospettoso
dai mille pericoli di vita,
forse tremiamo per gli altri
ma in fondo siamo rimaste intatte
credenti in un Dio che non muore,
ma forse ci troveremo
oltre queste barriere
come angeli oscuri
che hanno patito la morte
ma che possono credere ancora
che oltre le mura del cielo
sorga una terra santa, edificante leggera,
la terra di tutti i fratelli.

(da:”la Poesia Luogo del Nulla”)

Ciao, Ilva! Buon viaggio…”.ma forse ci troveremo
oltre queste barriere
come angeli oscuri
che hanno patito la morte
ma che possono credere ancora
che oltre le mura del cielo
sorga una terra santa, edificante leggera,
la terra di tutti i fratelli.

Poesia: A volte ritorniamo… (Alfonso Brezmes)

A volte ritorniamo sulle pagine
dove una volta siamo stati felici.
È facile come lasciare che corrano
all’indietro tra le dita,
tornare ai segni che abbiamo lasciato,
a quelle brevi note con cui
volevamo indicare a un altro lettore
che proprio lì doveva fermarsi.

Basta cercarle per vedere
che non sono più le stesse:
qualcosa è cambiato in questo breve
intervallo in cui ce ne siamo andati.

Tornare è un altro modo di misurare
la grandezza incerta della ferita.

Non conoscevo questo poeta spagnolo contemporaneo, ma mi pare molto interessante. In questa poesia mette il dito su una  verità che tutti conosciamo: come i ricordi deformano la realtà di quanto si è vissuto o come l’esperienza vissuta faccia vedere in tutt’altra luce le cose del passato. Mi spiace non conoscere lo spagnolo; penso che nella lingua originale questi versi sarebbero anche più suggestivi.