A Erba si vota per eleggere il sindaco.

Ho avuto l’opportunità e il privilegio di seguire l’iter che ha portato alla stesura di un programma unico per il centro sinistra e alla scelta del candidato sindaco per la nostra città.

Ho visto mettere in campo tanto impegno, tanta tenace fiducia nei valori della democrazia, tanta capacità di mettere a fuoco i problemi della città e di individuare le possibili soluzioni.  Tracciate le linee generali del programma si doveva trovare la persona giusta che potesse farle proprie e proporle in modo credibile ai nostri concittadini e a questo punto è partita un’intensa opera di mediazione con le diverse personalità che parevano le più adatte al ruolo.

Non era facile proporre un’impresa che poteva sembrare senza possibilità di riuscita, ma l’insistenza della squadra del PD alla fine è riuscita a convincere una persona che pare proprio la più giusta per la situazione attuale della città: competente ed esperta di problemi amministrativi, umile e capace di ascolto, sguardo deciso sui problemi da risolvere e concretezza nelle soluzioni proposte.

Chissà se gli erbesi sapranno apprezzarlo?

Confronto tra candidati sindaco.

Avevo un terribile ricordo di una situazione analoga di cinque anni fa, quando era stata evidente la parzialità con cui era stato condotto allora il dibattito.

Devo invece dare atto alle giornaliste del “Giornale di Erba” di essere state veramente imparziali ed equamente distanti nei confronti di tutti e tre i candidati.

283987027_751236972917207_3575943651169762877_nLa sala del Lario Fiere che ospitava l’evento era piena  e chiaramente divisa in due tifoserie. Sono state poste ai tre candidati le stesse domande riguardanti le loro proposte politiche e a tutti è stato concesso lo stesso spazio, infatti un cronometro scandiva i minuti a disposizione di ognuno.

Doriano Torchio, al solito, è stato spontaneo e originale, ma non sono sempre apparse chiare ed organiche le  sue proposte.

Caprani è apparso insolitamente dimesso, le sue risposte a volte sono state poco pertinenti (vedi politiche giovanili: che cosa c’entravano i suoi figli?). Era come se fosse lì controvoglia, come se si sentisse a disagio.

Berna ha risposto a tono e in modo esauriente e concreto a tutte le domande che gli sono state poste, dimostrando idee chiare sulle proposte programmatiche e sul cammino da intraprendere in caso di vittoria. Qualcuno gli ha rimproverato il fatto di essersi preparato al dibattito e di avere letto le risposte, ma questo può solo dimostrare la sua serietà nell’affrontare le situazioni, non affidandosi al caso, ma con la prudenza, l’umiltà e la saggezza che esse richiedono.

Forse non riesco ad essere imparziale, visto che sono nella lista PD che sostiene Berna, ma davvero mi pare il miglior candidato per la carica di sindaco della nostra città.

La verità delle immagini.

Ascoltare alla radio il discorso di questa mattina sulla Piazza Rossa, mi ha fatto pensare a Pirandello e alla sua opera teatrale “Così è se vi pare”, nella quale ogni personaggio racconta una sua versione della realtà senza che gli spettatori possano capire quale sia la verità dei fatti.

Putin, infatti, ha parlato di una Russia minacciata, di una reazione legittima tendente a difendere la Patria da un’aggressione, di soldati che, da eroi, combattono una guerra giusta in difesa dei valori della cultura nazionale.

Ad ascoltarlo potrebbero venire dei dubbi, ma, a conferma di una versione dei fatti diversa da quella da lui raccontata, oggi c’è la tecnologia: le immagini che arrivano dall’Ucraina raccontano un’ atroce verità: c’è un invasore (la Russia) che rade a zero le città e fa strage di civili in una terra che ha il torto di voler continuare a chiamarsi Ucraina.

Stiamo accumulando debiti.

Che debito di gratitudine stiamo accumulando nei confronti degli Ucraini?

Che Putin fosse un pericolo per l’Europa lo si sapeva da tanto: si sa che ha finanziato i partiti sovranisti di vari paesi per influire sulle elezioni e per determinare spinte scissionistiche (Vedi Brexit).

Ora gli Ucraini stanno provando con enormi perdite umane e materiali di opporsi alle sue mire espansionistiche e noi ne traiamo la speranza che si possa evitare un allargamento del conflitto.

Ora questa emergenza pare possa smuovere i paesi europei dall’impasse che li blocca da sempre: la regola dell’unanimità per ogni decisione. E’ una regola assurda: in ogni comunità, in ogni organizzazione sociale democratica vale il voto a maggioranza (assoluta o relativa o qualificata a seconda dell’importanza delle decisioni da prendere) e non è più sostenibile che l’opposizione di un solo paese membro possa vanificare la volontà di tutti gli altri.

Se si arriverà ad abolire questa regola, anche di questo dovremo essere grati agli Ucraini.

Putin non è il popolo russo.

Ho trovato su Avvenire questa lettera che invita a non confondere il popolo russo con i suoi dirigenti. E’ un popolo che non ha mai conosciuto la libertà se non per sperimentarne le fatiche e gli insuccessi (la lettera parla in questo senso del periodo Gorbaciov) e trova nella guida forte e antiliberale l’unica possibilità di sopravvivere come comunità.

E’ per questo che certe prese di posizione contro singoli cittadini russi, artisti, sportivi, intellettuali mi lasciano molto perplessa.

Il NON-EXPEDIT non è più attuale … lo sanno tutti?

Cosa succede a certi cattolici?

Sono pronti a criticare i governanti, a condannare certe politiche, ma, se interpellati, non osano “metterci la faccia”, non vogliono impegnarsi direttamente. E’ come se restasse nelle loro menti una lontana reminiscenza dei tempi in cui ai cattolici era proibito impegnarsi in politica (ricordate il NON-expedit del 1874?) .

Eppure quei tempi sono lontani e già ai primi del 900 Don Sturzo potè addirittura fondare un partito grazie al Patto Gentiloni e qualche anno più tardi Pio XI ebbe a dire:

“E tale è il campo della politica, che riguarda gli interessi di tutte le società, e che sotto questo riguardo è il campo della più vasta carità, della carità politica, a cui si potrebbe dire null’altro, all’infuori della religione, essere superiore …Tutti i cristiani sono obbligati ad impegnarsi politicamente. La politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio”. (Papa Pio XI – dicembre 1927)

Certe remore sono spiegabili solo con il timore di “esporsi”, di far sapere come la si pensa, in fondo è solo una comoda forma di pigrizia e di ipocrisia.

Edificare una città fraterna

GRANIS è un GRuppo di ANImazione Sociale che organizza incontri di riflessione destinati a persone impegnate in politica, nel volontariato o nelle associazioni culturali.

Il tema di questa mattina era: EDIFICARE UNA CITTA’ FRATERNA.

Il relatore (di cui purtroppo non ricordo il nome) ha preso l’avvio dall’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, nella quale si propone una svolta netta nel modo di concepire il mondo e la realtà. Se prima si focalizzava l’attenzione sull’uomo inteso come individuo, ora si deve mettere al centro l’uomo inteso come umanità: ci si salva tutti insieme. ⌈Faccio una piccola digressione: gli Africani hanno sintetizzato questo concetto in una parola bellissima: UBUNTU che significa “non posso essere felice se gli altri non sono felici⌉. E’ importante sognare insieme “come figli di questa stessa terra”

I principi indicati nella Dottrina Sociale della Chiesa sono : personalità, sussidiarietà, solidarietà e bene comune.

Personalità: Il fondamento e il fine dell’agire sociale sono la dignità, la centralità e l’intangibilità della persona umana e la società ha il compito di creare le condizioni economiche e culturali per poter consentire il miglior sviluppo alla maggior parte di persone, che diventano soggetti di diritti e doveri.

Sussidiarietà: Non siamo individui isolati, ma inseriti in una società che ci pervade: l’altro è parte di noi. In questa ottica anche l’economia deve cambiare prospettiva: non deve solo mirare a  creare ricchezza per alcuni, ma perseguire il bene comune. Il privato deve armonizzare con le istituzioni  i propri interventi finalizzandoli al bene comune.

Solidarietà: se anticamente il termine veniva usato solo in campo giuridico, poi con la rivoluzione francese fu esteso a indicare la condivisione del patrimonio culturale, economico, culturale e valoriale ereditato “in solido” dalle generazioni precedenti e da ritrasmettere accresciuto alle generazioni successive. Il solidarismo cattolico nasce tra fine 800 e primi del novecento come via intermedia tra socialismo e liberalismo. Solidarietà è “la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune”, fondata sul convincimento che il pieno sviluppo viene frenato dalla ricerca ossessiva del profitto e dalla sete di potere.

Il bene comune: già nell’antichità i pensatori più importanti avevano concepito la società come “un corpo” le cui membra sono chiamate a collaborare per il bene di tutto l’organismo. Per S. Tommaso il bene comune è il fine di una società in cui “la convivenza è buona, virtuosa, giusta, felice ..”

A questo punto un breve intervallo ha consentito ai convenuti di riflettere sugli spunti offerti dal relatore e al rientro in aula si sono succeduti alcuni interventi sul tema della famiglia come primo nucleo sociale in cui vivere sussidiarietà e solidarietà per realizzare il bene comune e sulla necessità di promuovere la cooperazione tra associazioni ed enti per risolvere situazioni di grave disagio e sofferenza sia in famiglia che nella scuola..  Un altro approfondito e argomentato intervento ha messo in luce quanto della Dottrina Sociale della Chiesa è stato recepito nella Costituzione Italiana.

Ci sono stati anche due interventi critici nei confronti di quei cattolici che, pur interessandosi ai problemi della società e pur dedicandosi addirittura al volontariato, tuttavia non accettano di impegnarsi direttamente nella politica, preferendo delegare ad altri questo compito che Papa Francesco ha definito “la più alta forma di carità”.

La mattinata si è conclusa, come al solito, con la partecipazione alla messa e devo dire che queste occasioni (i convegni del Granis) sono i soli casi in cui tra i fedeli  la percentuale femminile è pari allo  0,…%

Forse in queste occasioni si potrebbe anche osare un po’…ad esempio parlando di diritti e doveri perchè non dedicare due parole al diritto di proprietà? Come ha detto Papa Francesco, il diritto di proprietà  può non essere un diritto assoluto in certe situazioni, quando la proprietà privata diventa ostacolo per il bene comune….

Chi può parlare di guerra santa?

DA “AVVENIRE”: si è tenuto ieri un incontro via internet tra Papa Francesco e  Kiril, il Patriarca di Mosca che ha parlato nei giorni scorsi di guerra santa della Russia contro l’Ucraina e contro il mondo occidentale corrotto dalle varie associazioni LGBT.

Non è certo il coraggio che manca a Papa Francesco e a quanto pare ha parlato con chiarezza: anche la Chiesa Cattolica ha parlato in passato di guerra santa, ma ora non è più così.

Quante crociate hanno fatto i cristiani brandendo il Crocifisso! Ma dietro  i loro slogan si nascondevano sempre interessi economico-politici. Allora la gente poteva essere ingannata, dato il bassissimo livello di informazione e di istruzione, ma ora nessuno può più osare di parlare di guerra santa: la guerra è il MALE in assoluto e non può risolvere nessun problema. Può solo seminare morte, distruzioni, dolore … qui lo abbiamo capito tutti, speriamo che lo capiscano anche Putin e Kiril (suo alleato di ferro)