Ore 8:45 di venerdì 4 Marzo 2022 : tutte le radio italiane trasmettevano la stessa canzone di Jhon Lennon che dice : TUTTO QUELLO CHE STIAMO DICENDO E’ DAI UNA CHANCE (OPPORTUNITà) ALLA PACE.
Certo non sarà questo a fermare Putin, ma è un segnale: nessuno in Italia vuole questa guerra che rischia di sprofondarci in un abisso senza fine.
Noi privati cittadini possiamo fare ben poco e ci sentiamo in balia della mania di grandezza di pochi uomini troppo potenti. Davanti a questa minaccia angosciosa l’Europa dovrà rendersi conto di aver perso tempo inutilmente dando ascolto ai piccoli egoismi nazionali dei suoi membri e dovrà accelerare sull’unione politica e non solo commerciale dei suoi membri.
In attesa di passi decisi in questa direzione non possiamo fare altro che cantare insieme
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Hit it
C’mon, ev’rybody’s talking about
Ministers, sinisters, banisters and canisters
Bishops and Fishops and Rabbis and Popeyes and bye-bye, bye-byes
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Let me tell you now
Ev’rybody’s talking ’bout
Revolution, evolution, masturbation, flagellation, regulation, integrations
Meditations, United Nations, congratulations
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Ev’rybody’s talking ’bout
John and Yoko, Timmy Leary, Rosemary, Tommy Smothers, Bobby Dylan, Tommy Cooper
Derek Taylor, Norman Mailer, Alan Ginsberg, Hare Krishna, Hare, Hare Krishna
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance (ripetere tante volte)
Al link qui sotto potete ascoltare la canzone cantata da Jhon Lennon
Credo che siamo tutti col fiato sospeso: una nuova guerra in Europa potrebbe scoppiare da un momento all’altro….che angoscia!
I grandi della Terra si stanno misurando, stanno mostrando i muscoli, in un crescendo di minacce e di provocazioni. Pare che la scusa sia la possibilità che l’Ucraina entri nella NATO, ma a detta di molti questo è solo un pretesto. L’intento vero sarebbe quello di riportare la Russia ad essere potenza di primo piano come ai tempi dell’URSS.
Biden dal canto suo ha tanti problemi in casa sua che pensa di rifarsi un’immagine di uomo forte facendo la voce grossa e minacciando interventi militari.
In mezzo c’è l’Europa che ha da perdere più di tutti da un conflitto che metterebbe a repentaglio i rifornimenti di gas russo da cui molti paesi (anche l’Italia) dipendono. Viene quasi da dubitare che il vero obiettivo di questa operazione sia la disgregazione dell’Europa, che, unita, può rappresentare un soggetto di grande rilievo nel panorama globale.
Sarebbe ora che l’Europa stessa prendesse coscienza delle proprie potenzialità, stringesse bene i ranghi e si opponesse alla ormai superata logica di affidare alle armi la “soluzione” dei contrasti. Le guerre non hanno mai risolto nulla, hanno solo aggravato i problemi vecchi e ne hanno sempre creato di nuovi.
Non credo che con un po’ di buona volontà e di coraggio non si possa arrivare a un compromesso onorevole. Se è così, è doveroso percorrere questa strada tenendo presente che la guerra è sempre la via peggiore.
La radio era accesa per sentire il notiziario del mattino; mia madre mi aiutava a infilare il grembiule per andare a scuola, ed ecco che, finite le notizie, prima dell’annuncio dei programmi del mattino, una voce squillante diceva:
-Re sol d’or! Ah, COME RESPIRO!!!
Mi è venuto in mente questo slogan pubblicitario sentendo la notizia che Berlusconi ritira la sua candidatura al Colle e finalmente esco dall’apnea e respiro a pieni polmoni.
Ieri più di una rete televisiva ha dedicato le sue attenzioni all’assalto al Campidoglio di un anno fa. Le trasmissioni che ho seguito io (RAI3 e La7) sono arrivate alle stesse conclusioni: negli USA è in pericolo la stessa democrazia a causa del grande seguito che continuano ad ottenere i suprematisti bianchi che riconoscono in Trump il loro leader.
Come ho sempre pensato anche io, questo rigurgito di razzismo radicale è stato rinfocolato dalla presidenza di Obama: i simpatizzanti del vecchio KKK hanno ritenuto un pericolo per la supremazia bianca il fatto che una persona di colore fosse riuscita a scalare la più alta carica del potere politico e hanno serrato le fila, incoraggiati dalla politica di Trump. Questi ancora oggi diffonde notizie false circa la legalità del risultato elettorale che ha portato Biden alla Casa Bianca e questo non fa che aumentare le fila di coloro che sono disposti a distruggere le istituzioni repubblicane e a smantellare la Costituzione.
Se le mire di questi terroristi (così sono stati definiti dai commentatori) dovessero realizzarsi, potrebbe scoppiare forse una terribile guerra civile? E quali conseguenze sono ipotizzabili sulla politica italiana e mondiale? Già adesso molti sovranisti europei sono in contatto e ottengono appoggi dai suprematisti americani, sapremo noi fermarli difendendo i principi democratici su cui si fonda la nostra convivenza civile?
Il libro in cui Prodi racconta la sua vita aiuta a capire meglio gli avvenimenti di questi ultimi decenni. La sua lunga esperienza di manager, di docente universitario, di politico ad altissimi livelli credo sia un bagaglio prezioso a cui chi si impegna in politica dovrebbe attingere a piene mani.
Particolarmente interessante è la conclusione del libro in cui Prodi dà una lettura piuttosto inquietante della situazione politica del mondo di oggi, dove le democrazie danno segni di stanchezza e dove si sta combattendo una nuova guerra fredda tra le due potenze che si contendono la supremazia : Stati Uniti e Cina.
Gli arsenali nucleari esistono ancora e gli arsenali convenzionali, infinitamente più sofisticati … si gonfiano ogni giorno….Una sfida che si gioca in tutti i campi, da quello militare a quello economico a quello tecnologico e all’uso di ogni tipo di soft power…L’unico perimetro di collaborazione oggi possibile è quello dell’ambiente. Non vedo però come si possa tendere verso obiettivi comuni sull’ambiente quando si ha in mente solo lo scontro…
E’ un quadro certamente inquietante quello con cui Prodi conclude il suo libro, decisamente in contrasto con la parte iniziale, in cui viene descritto l’ambiente familiare e sociale in cui il “professore” (così lo chiamano a Bologna) si è formato: una famiglia di ferventi cattolici immersa in un mondo che inneggiava al comunismo. E’ un po’ la mia stessa esperienza: sulla cappa del focolare, dove mia madre teneva il crocifisso, i miei vicini tenevano la foto di Stalin, ma ciò non impediva di essere buoni vicini, di aiutarsi sempre quando era necessario e di giocare insieme a carte la sera dopo cena.
Leggo che Giorgia Meloni caldeggia la candidatura di Berlusconi a Capo dello Stato e la cosa non mi stupisce, ma mi manda in confusione.
Si è sempre detto che i tre capisaldi della destra siano “Dio-patria-famiglia” e mi pare che Berlusconi sia proprio in aperta contraddizione con questo motto.
Famiglia: nel caso di Berlusconi sarebbe opportuno parlare di famiglie, ne ha avute più di una e credo che, se le sue mogli decidessero di parlare di lui, forse non sarebbero troppo indulgenti, viste le sue “cene galanti” e la sua inclinazione verso le giovanissime.
Patria: chi ama la patria paga le tasse e non corre il rischio di essere condannato per evasione fiscale, come è successo a Berlusconi. Chi ama la patria non trasferisce la sede legale della sua mega-azienda (Mediaset) in Olanda.
Dio: non credo che certi comportamenti pubblici e certe contiguità (vedi Dell’Utri condannato per mafia) del “nostro” siano proprio graditi a Dio.
Per questo penso che la posizione della Meloni sia quanto mai contraddittoria e l’unica speranza che resta a chi la pensa come me è che tutto questo parlare di Berlusconi presidente sia solo un depistaggio per mascherare le trattative sotterranee tra i partiti.
E’ trascorso senza troppe sottolineature e senza troppi clamori un anniversario che verrà studiato dai nostri nipoti sui banchi di scuola, come uno degli eventi fondamentali del XX secolo: l’8 dicembre 1991, 30 anni fa, infatti veniva dichiarata al mondo la fine dell’URSS e del suo regime comunista che era stato figlio della rivoluzione russa del 1917.
I giovani non possono capire come sia cambiato il mondo da allora, quando due blocchi ostili si fronteggiavano in quella che fu chiamata guerra fredda, quando il rischio di una guerra atomica era un’eventualità non troppo remota.
Noi Italiani abbiamo visto cambiare rapidamente il nostro modo di stare insieme e di fare politica. Ricordo quando, prima di entrare in cabina elettorale, non pensavi tanto alle persone a cui stavi accordando la tua fiducia, quanto al fatto che col tuo voto avresti potuto sconvolgere gli equilibri del mondo intero e questo ha immobilizzato la politica del nostro paese per quasi cinquant’anni e per questo siamo dovuti passare attraverso le tragedie del terrorismo degli “opposti estremismi”, per questo la politica ci rabboniva con privilegi assurdi per certe categorie (come le baby pensioni o il riconoscimento facile di invalidità inesistenti). Allora, quando il debito pubblico si è effettivamente creato, non se ne sentiva mai parlare…
Poi il rapido crollo dell’URSS.
Qui da noi in campo politico fu come aprire i cancelli arrugginiti di una vecchia caserma. da allora gli elettori italiani si sono sbizzarriti a crearsi nuovi miti e ad abbatterli poco dopo e tutto è diventato più imprevedibile. Da allora il mondo nostrano dei partiti ha visto rivoluzioni epocali con la creazione di nuove alleanze e nuovi poli di attrazione. Non ci sono più le ideologie a orientare le scelte della gente e questo ha avuto ripercussioni di segno opposto in molti campi.
Una persona di mia conoscenza, fuggita dal suo paese che faceva parte dell’URSS, proprio nel periodo del suo crollo, racconta del caos, del disorientamento della gente, della crisi economica spaventosa e della sua scelta, per certi versi obbligata, di emigrare verso l’ovest, visto come unica possibilità di sopravvivere.
Non essendo stata impegnata politicamente e non avendo mai dovuto subire i duri trattamenti riservati ai dissidenti, quella mia amica rimpiange del mondo comunista la sicurezza del posto di lavoro alla fine del percorso scolastico: forse non avresti avuto occasioni straordinarie di successo, ma certo non eri costretto a emigrare per guadagnarti un tozzo di pane.
Che cosa è accaduto a Montesano? Che cosa lo avrà fatto tanto incattivire?
Fino a qualche tempo fa, se pensavo a Montesano, mi veniva in mente il vecchietto pensionato dal fischio irridente o la romantica turista inglese coi denti da coniglio e al solo pensarci mi trovavo a sorridere.
Ora invece lo ritroviamo arrabbiato col mondo intero, deciso a boicottare il commercio, l’economia e lo Stato italiano.
Leggo che è ormai arrivato a 76 anni di età e forse questo spiega qualcosa: non penso a qualche malattia degenerativa del sistema nervoso centrale (anche se non sarebbe impossibile), penso piuttosto che sia stato preso da una botta terribile di invidia. Ha visto Grillo diventare, da comico come lui, prima un capopolo urlante, poi un capo politico sempre meno urlante e si sarà detto: ” Perchè lui sì e io no?”. Doveva solo aspettare l’occasione buona, ed ecco che, proprio mentre si stava lambiccando il cervello per trovare un’idea ad hoc, ci arriva addosso come una valanga rovinosa la pandemia, con i vaccini e il green-pass. Il malcontento serpeggia tra una minoranza di gente che non si fida della scienza e che forse gradisce avere come punto di riferimento una figura nota, anche se del tutto incompetente in materia di virus e vaccini.
Montesano coglie al balzo l’occasione e comincia ad arringare la folla. Ma mi chiedo: quale vantaggio trarrebbero i no-vax dal vedere andare in rovina intere categorie di lavoratori e addirittura lo Stato stesso? il nesso mi sfugge.