Appello alle persone di buona volontà di Erba e dintorni.

Come ho già avuto occasione di raccontare, qui a Erba , alla Casa della Gioventù, funziona una scuola di italiano per stranieri grazie anche al sostegno della Caritas parrocchiale.  Gli insegnanti sono volontari, uomini e donne (in stragrande maggioranza), che si fanno intermediari tra culture diverse al solo scopo di dare una mano a chi è venuto tra noi a cercare  un’ opportunità, una possibilità di futuro.

I volontari sono casalinghe, insegnanti in pensione, impiegate/i; ognuno si mette in gioco e fa del suo meglio, ma ognuno ha anche una vita fatta di impegni familiari e professionali e a volte capita che eventi imprevisti  o anche prevedibili rendano più  difficile il proseguimento del volontariato intrapreso.

Per questo rivolgo un accorato appello a tutti quelli che hanno la bontà di leggere queste  pagine :  chi avesse la possibilità di rendersi disponibile per lavori di segreteria, per la sorveglianza dei bambini che le mamme portano con sè o anche per insegnare nelle varie classi è pregato di  recarsi alla Casa della Gioventù negli orari di lezione:

LUNEDI’                        dalle 20.45    alle 22.30

MERCOLEDI’               dalle    9          alle 10.30    e dalle  14.15   alle 16

GIOVEDI’                      dalle    9          alle 10.30    e dalle 20.45   alle 22.30

VENERDI’                      dalle  14.15    alle 16

Ringrazio fin da ora chi volesse rispondere a questo appello con generosità : non c’ è dono più bello che regalare il proprio tempo.

Aspiranti “olgettine”.

Baby-squillo….

Ne parlavo già ieri in questo post .html su ELDAS, ma oggi voglio puntualizzare un aspetto della vicenda delle ragazzine-doccia di Milano: frequentano tutte e otto scuole superiori private. Sono ragazzine contagiate dalla mentalità imperante, secondo la quale ogni cosa è lecita pur di ottenere ciò che si vuole, insomma delle aspiranti “olgettine” (le fanciulle reclutate per le feste di Arcore).

Le scuole private non hanno personale sufficiente per sorvegliare i bagni? O conviene chiudere gli occhi per non perdere qualche cliente ….  si sa che  ciò che conta di più è sempre il bilancio di fine anno e il guadagno dei soci o dei titolari dell’ istituto.

La mia esperienza mi dice che è sempre meglio affidarsi ai servizi pubblici sia per la scuola sia per la salute; non so se sia per tutti così

Dispersione scolastica.

Dispersione scolastica

Il primo titolo di ogni giornale riguarda questa mattina la decadenza di Berlusconi dalla sua carica di senatore, ma a me pare così strano che si possa dare tanto rilievo a una notizia che segna solo una tappa intermedia per far riconquistare un minimo di dignità alle nostre istituzioni, pertanto segnalo invece una notizia preoccupante che riguarda la scuola.
La dispersione scolastica in Italia è ancora a livelli intollerabili per un paese civile; la si rileva  non solo nelle scuole secondarie, ma anche nella scuola dell’ obbligo. Il fenomeno è più accentuato al Sud ed è certo favorito da condizioni ambientali molto sfavorevoli, come ad esempio la povertà delle famiglie che spesso mandano i figli piccoli a lavorare in nero , naturalmente, e magari anche alle dipendenze della criminalità.
Per risolvere questo problema pertanto non è sufficiente denunciare il fenomeno e chiedere alle autorità locali di far rispettare l’ obbligo scolastico, ma bisogna risanare il contesto sociale, creando opportunità di lavoro alla luce del sole e combattendo la criminalità.
Siamo anche in fondo alle graduatorie per numero di laureati (e , aggiungo io, facciamo scappare quelli che conseguono il titolo) e questo, dice l’ articolista, è il vero spread che ci distanzia dagli altri paesi della UE: come non essere d’ accordo?

Andando a scuola…

In queste mattine accompagnavo io a scuola il nipotino; il prefabbricato che sostituisce il vecchio edificio lesionato dal terremoto non è molto distante e lo si può raggiungere comodamente a piedi in meno di dieci minuti.

Quando ero piccola io, erano veramente rari i genitori che accompagnavano i figli a scuola: ci accompagnavamo l’ uno con l’ altro. Si partiva da casa coi figli dei vicini, poi il drappello aumentava di numero a ogni casolare, mentre una mamma o una nonna si affacciava sulla soglia e ci accompagnava per un po’ con lo sguardo .Camminando si chiacchierava , si scherzava, ci si divertiva; ci si conosceva tutti e ci si fidava l’ uno dell’ altro.

Ora invece anche in questo piccolo centro ogni bambino viene accompagnato fino al cancello della scuola da un adulto, che molto spesso non ha tempo da perdere, nè ha tanta voglia di scherzare.

Davanti ai cancelli però i bambini si prendono la loro rivincita e si cercano, si chiamano, formano capannelli, giocano tra di loro. Da un paio di mattine c’ è poi un’ attrazione insolita: una bambina porta con sè un coniglietto a pelo lungo tenendolo al guinzaglio.Tutti lo vogliono toccare o tenere in braccio almeno per un po’ e il povero coniglio non vede l’ ora che suoni la campanella.

 All’ apertura  del portone tutti  salutano il loro accompagnatore ed entrano …. ci sono  molti bambini stranieri (cinesi e pakistani) che in genere si tengono un po’ in disparte e mi fa una certa pena vedere bimbe, anche delle prime classi , avvolte nel tradizionale “hijab” (il velo che lascia scoperto il volto) : quel velo, che non può essere frutto di una scelta a quell’ età, mi pare faccia presagire una difficile ( e forse nemmeno voluta) integrazione. 

Paura dei disabili a scuola?

Genitori cambiano scuola ai figli per la presenza di un alunno disabile.

La legge per l’ inserimento dei disabili a scuola è stata approvata più di trenta anni fa e ancora assistiamo a casi di grave intolleranza come quello accaduto nella scuola di Napoli (cliccare sul link in alto).

Ho già avuto modo di ricordare tempo fa  una mia esperienza risalente al periodo antecedente la promulgazione della legge e la riassumo qui brevemente.

Un istituto di riabilitazione e recupero di bambini con handicap aveva iscritto tra i 57 bambini residenti che dovevano frequentare la prima classe, alcuni suoi pazienti con gravi difficoltà motorie e/o di apprendimento. Eravamo in due a dover prendere in carico le due sezioni di classe prima previste dal provveditorato e l’ impresa si presentava ai limiti delle umane possibilità. Riuscimmo a convincere il collegio docenti ad assegnare l’ unica insegnante di sostegno  alle nostre sezioni  e facemmo insieme una scelta per quei tempi poco praticata. Considerammo gli iscritti come un unico gruppo da dividere in tre sottogruppi che si modificavano secondo le diverse attività e sui quali ruotavamo a turno noi tre insegnanti.

Non avevamo locali adatti, non avevamo una palestra, nè un laboratorio, ma con l’ aiuto dei bambini gli spazi venivano adeguati alle varie esigenze. Dopo un primo periodo di sconcerto fra i genitori e i colleghi, in breve tempo i nostri bambini si mostrarono entusiasti  di questa scuola un po’ movimentata e anche i genitori furono ben felici dei risultati che ottenevano tutti, perchè dovendo adeguare la didattica e le attività anche alle esigenze dei meno fortunati, ne beneficiarono tutti e tutti raggiunsero gli obiettivi programmati .

Questo “modus operandi” si protrasse per ben tre anni , finché le autorità scolastiche non si rassegnarono a riconoscere la necessità di tre classi  effettive e noi insegnanti proseguimmo a programmare per classi aperte, come avevamo fatto fin dall’ inizio.

Ricordo quel periodo come uno dei più faticosi della mia esperienza scolastica per i tanti progetti che abbiamo dovuto sottoporre ai dirigenti scolastici, ma è stato anche un periodo di grande entusiasmo, di grande sintonia con le colleghe e di grandi soddisfazioni.

Se la scuola mette a disposizione risorse adeguate, sia professionali che economiche , i genitori non devono temere nulla dall’ inserimento dei disabili, anzi devono considerare questa evenienza come una preziosa opportunità di crescita per i loro figli, crescita nel sapere e crescita in umanità.

 

Costruttori di ponti

Ieri sera si è tenuta la riunione dei volontari che si dedicheranno all’ insegnamento della lingua italiana agli stranieri. I presenti erano più di 30, ma la squadra conta un numero superiore di aderenti.

Ognuno dei presenti ha manifestato la propria disponibilità secondo le proprie possibilità, tenendo conto di impegni di lavoro o di famiglia.

Si è sottolineata la necessità di un coordinamento e di una linea di programma concordata per rendere più efficace, e quindi meno dispersivo, l’ insegnamento.

Mi piace qui sottolineare la preponderante presenza delle donne; ci sono anche alcuni uomini, ma sono una risicatissima minoranza. Ci sono molti insegnanti , alcuni ancora in servizio e altri invece già in pensione, ci sono studentesse universitarie e anche persone senza titoli specifici per l’ insegnamento.

Le cose da fare sono tante: oltre all’ insegnamento nelle classi, bisogna curare la parte amministrativa (compilazione dei registri, formazione dei gruppi , cura dei materiali didattici, ecc.) , ci si deve occupare dei bambini che le mamme portano con sè e ci sono anche coloro che si dedicano all’ assistenza nei compiti per i ragazzi stranieri inseriti nelle scuole dell’ obbligo o nelle scuole superiori. 

Chiunque abbia provato ad andare in un paese di cui non conosceva la lingua, può ben immaginare le difficoltà di questi nostri compagni di viaggio che questi  tempi inquieti hanno catapultato così lontano dalle proprie abitudini e dalle proprie radici: porgere loro una mano vuol dire “costruire ponti tra le culture” , come diceva tempo fa la nostra coordinatrice, vuol dire  costruire le premesse per una convivenza pacifica, per oggi e per il futuro, e  porre le basi per un arricchimento reciproco.

Anche qui è il caso di dire che “la messe è molta, ma gli operai sono pochi”, pertanto invito chiunque senta l’ importanza di questa attività a farsi avanti , presentandosi alla Casa della Gioventù.

 

Insegnare: sempre più difficile?

Ecco due insegnanti rinviate a giudizio per aver maltrattato un bambino disabile.
Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le segnalazioni di questo genere e spesso sono insegnanti anziane  che ricorrono a mezzi odiosi per mantenere il controllo della classe. Se è sempre condannabile la mancanza di rispetto verso i propri scolari, lo è ancora di più quando le vittime sono bambini molto piccoli o in difficoltà.
 Discutendone su Facebook con una cara amica (Silvana per l’ esattezza) evidenziavamo che soprattutto coi bambini della scuola dell’ obbligo è necessario avere entusiasmo, fantasia, brio ed energie per affascinare i bambini, qualità che sono più facilmente riscontrabili in persone giovani. E forse ad una certa età gl’ insegnanti dovrebbero poter scegliere se continuare l’ attività in classe a diretto contatto coi bambini o un’ attività di tipo amministrativo sia negli uffici scolastici sia in altri uffici locali come biblioteche, musei, archivi o altro….Certo il problema può essere meno sentito nelle classi  superiori.
A parte questo , visto che insegnare è il più bel mestiere del mondo, ma anche forse il più delicato e difficile, bisognerebbe che nel mondo della scuola potessero entrare solo persone con elevate doti di umanità e di sensibilità, (oltre a un elevato livello di preparazione) perchè nulla può giustificare il comportamento delle insegnanti di Vicenza . Allo stesso modo non è pensabile che una maestra giovane ed inesperta possa frustrare metà degli alunni di una prima classe elementare perchè lei deve andare avanti col programma di matematica (!!!!!) e non può perdere tempo con quelli che non la seguono (caso da me personalmente riscontrato nei giorni scorsi).

Mamme contro la dislessia.

Donne in campo contro le carenze della scuola.

Tra il dire e il fare si sa…come dice il proverbio  c’ è di mezzo il mare. Sulla carta sono scritte tante belle leggi per il diritto allo studio di tutti, per il sostegno a chi si trova in difficoltà, per assicurare a tutti percorsi scolastici che possano  valorizzare le potenzialità di ognuno.  In realtà però poi a dettare veramente legge sono i mezzi finanziari a disposizione e tutto viene demandato alla buona volontà degli insegnanti (quando questa buona volontà c’è) e allo spirito di servizio e di abnegazione delle famiglie , in modo particolare delle mamme.

E’ il caso delle due mamme di cui si parla al link riportato sopra: i loro figli sono dislessici, un disturbo non particolarmente tragico, ma che complica la vita scolastica .

Di fronte alla scarsità degli interventi statali ecco queste due donne rimboccarsi le maniche per organizzare eventi  e interventi al fine di diffondere la conoscenza della dislessia e delle strategie che possono essere adottate proficuamente per agevolare il percorso scolastico dei ragazzi che presentano questa difficoltà.

Di questa storia mi piace il fatto che queste due donne non si limitano ad aiutare i propri figli, ma si prodigano per migliorare la capacità della scuola e del personale scolastico ad accogliere tutti  i ragazzi un po’ meno fortunati : esse vivono una maternità  “estesa”, che sa preoccuparsi dei figli di tutti.