UTE: Verga e Mastro don Gesualdo – La spalla al centro. (le due sintesi sono di A. D’Albis)

Don Ivano continua le sue lezioni su Giovanni Verga, in occasione del centenario della morte, e ci presenta il secondo (e ultimo) romanzo del ciclo dei “vinti”. “Mastro Don Gesualdo”.

Come già detto la scorsa volta, Verga si era prefisso di scrivere 5 romanzi del ciclo dei “vinti”, analizzando una serie di personaggi che, pur appartenendo a classi sociali diverse, sono destinati ad essere trascinati via dalla storia.

I “vinti” non sono, per Verga, solo i rifiuti della società, o solo coloro che psicologicamente o socialmente sono fragili. Tutti possono entrare a far parte dei “vinti”, anche gli aristocratici, basta che abbiano la “roba”.

La “roba” è un termine siciliano per intendere la “proprietà terriera”, cioè una proprietà sulla quale c’è una costruzione, una casa, abitata dai suoi proprietari.

Come già accennato la volta scorsa, Verga non riuscì a portare a termine il suo progetto, non perché gliene mancasse il tempo, ma perché la sua vena narrativa era esaurita.

Lo scrittore si trova immerso nel clima culturale degli anni ’80 del XIX secolo. In questi anni scrive il suo capolavoro: ”I Malavoglia”, in cui è protagonista una famiglia e la storia segue l’evoluzione di questa famiglia.

Nel “Mastro Don Gesualdo” c’è un solo protagonista, legato alla “roba”, che è un “vinto”.

Lo chiamano “Mastro” perché appare alla gente come colui che ha sempre lavorato e, proprio per questo, ha le mani sporche di calcina e di gesso.

Il protagonista si identifica con il suo lavoro perché gli dà diritto alla “roba”, che gli appartiene fino ad identificarsi con essa. Continue reading “UTE: Verga e Mastro don Gesualdo – La spalla al centro. (le due sintesi sono di A. D’Albis)”

Stiamo accumulando debiti.

Che debito di gratitudine stiamo accumulando nei confronti degli Ucraini?

Che Putin fosse un pericolo per l’Europa lo si sapeva da tanto: si sa che ha finanziato i partiti sovranisti di vari paesi per influire sulle elezioni e per determinare spinte scissionistiche (Vedi Brexit).

Ora gli Ucraini stanno provando con enormi perdite umane e materiali di opporsi alle sue mire espansionistiche e noi ne traiamo la speranza che si possa evitare un allargamento del conflitto.

Ora questa emergenza pare possa smuovere i paesi europei dall’impasse che li blocca da sempre: la regola dell’unanimità per ogni decisione. E’ una regola assurda: in ogni comunità, in ogni organizzazione sociale democratica vale il voto a maggioranza (assoluta o relativa o qualificata a seconda dell’importanza delle decisioni da prendere) e non è più sostenibile che l’opposizione di un solo paese membro possa vanificare la volontà di tutti gli altri.

Se si arriverà ad abolire questa regola, anche di questo dovremo essere grati agli Ucraini.

Maya Angelou.

maya-angelou“Se hai solo un sorriso dentro di te, dallo alle persone che ami. Non essere sgarbato a casa, per poi uscire in strada e iniziare a sorridere a dei completi sconosciuti dicendo loro ‘Buon Giorno’.” (Maya Angelou)

Confesso che non conoscevo questa donna afro-americana dai mille talenti, che ha ottenuto tanti riconoscimenti e che si è cimentata in tanti campi diversi, ma ora credo che cercherò di colmare questa lacuna per conoscere meglio la sua opera e soprattutto la sua anima.

QUI è possibile leggere qualche notizia che la riguarda.

 

 

 

Film: Il tuttofare.

il tuttofareQuesto film è interpretato magistralmente da Sergio Castellitto, spalleggiato adeguatamente dal giovane Guglielmo Poggi. Quest’ultimo interpreta il ruolo di un praticante senza contratto alle dipendenze di un principe del foro, l’avvocato e professor Bellastella. Il ragazzo è pagato 300 euro al mese per un numero di ore di lavoro indefinito, nel senso che non c’è un orario di lavoro, ma in ogni momento deve essere a disposizione del capo. Le sue mansioni vanno dal rammentare e suggerire con precisione, per ogni situazione giuridica, gli articoli del codice cui riferirsi, al fare la spesa al mercato, al preparare la colazione per la moglie dell’avvocato: è proprio un tuttofare, ma questo non è sufficiente a fargli riconoscere un contratto  adeguato e nemmeno una paga dignitosa. Ma ad un certo punto ecco che il dr. prof. Bellastella propone al praticante tutto ciò che ha sognato da tempo: contratto definitivo e diecimila euro al mese!!! Ma naturalmente c’è una condizione: il ragazzo deve sposare l’amichetta del suo capo, immigrata dal Messico, per farle ottenere la cittadinanza italiana. Il ragazzo in un primo momento si indigna giustamente, ma poi cede all’idea dei vantaggi economici che gliene possono derivare e da lì accade tutta una serie di guai, che porteranno l’avvocato in prigione, ma subito dopo agli arresti domiciliari perchè colpito improvvisamente da una grave forma, simulata, di Altzeimer (naturalmente confermata da medici compiacenti e ben pagati) e dopo qualche tempo verrà nominato ministro. Il ragazzo invece, cui verranno addossate le responsabilità del suo capo, si trova a dover adattarsi a fare il cuoco in un ristorante.

Questo film ha il pregio di mettere il dito su una piaga che  affligge i giovani di questo paese che vogliono intraprendere una carriera professionale che implichi un tirocinio: sono sfruttati in modo indegno per anni e spesso emergono solo coloro che ottengono raccomandazioni (pur essendo dei perfetti inetti) o quelli che si adeguano alle regole di un mondo corrotto e senza ideali. Questa denuncia serissima ” castigat ridendo mores” infatti spesso riesce a essere molto divertente.

E’ meno divertente ciò che ho sentito alla radio stamattina: non si trova personale per le strutture alberghiere e turistiche in genere e ciò mette addirittura a rischio la stagione estiva di molte zone. Anche in questo caso bisogna chiedersi: è colpa dei giovani che non hanno voglia di lavorare (come dicono alcuni)? o non è forse colpa di contratti da fame (quando è tutto alla luce del sole) e di condizioni di lavoro avvilenti? Perchè mortificare così i nostri giovani e indurli a cercare all’estero un’opportunità di costruirsi un futuro?

UTE: Centenario della nascita di Beppe Fenoglio (sintesi di A. D’Albis)

In occasione del centenario della nascita di Beppe Fenoglio, il professor Porro ci regala un’altra sua magistrale lezione.

Beppe Fenoglio nacque ad Alba, nel cuor delle Langhe, nel 1922 e morì prematuramente nel 1963 per un cancro ai polmoni (era un grande fumatore!) 

Fenoglio non ha potuto conoscere la fama e i riconoscimenti che meritava perché la maggior parte delle sue opere è uscita postuma. Il professore ci presenta la prima opera pubblicata da Fenoglio nel 1952: “I 23 giorni della città di Alba”. La raccolta era stata intitolata da Fenoglio: “Racconti della guerra civile”, ma il titolo fu rifiutato dall’editore Einaudi perché gran parte della sinistra italiana era insofferente verso il termine “guerra civile”. Questa avversione durò fino a una trentina d’anni fa, quando un grande storico, Claudio Pavone, scrisse un libro sulla Resistenza intitolandolo: “Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza”.

Questa prima opera di Fenoglio, che narra la conquista di Alba da parte dei partigiani, avvenuta il 10 ottobre 1944 e terminata il 2 novembre successivo, dopo, appunto, 23 giorni, è formata da 12 racconti brevi: sei sono dedicati alla guerra partigiana e gli altri sei descrivono la vita contadina delle Langhe. In questi racconti non c’è nessuna esaltazione della guerra partigiana, come avviene in altre opere del periodo.

Un’altra questione che sollevano questi racconti è quella della “scelta”. Non è facile scegliere e ogni scelta è individuale. La questione della “scelta” è ricorrente anche nel suo romanzo più famoso: “Il Partigiano Johnny.”

Questo romanzo è stato pubblicato postumo nel 1968 (anno della contestazione giovanile) e ha avuto una vicenda editoriale complessa e controversa. E’ un romanzo autobiografico, con un pizzico di fantasia. Esso è la continuazione di “Primavera di bellezza”, pubblicato nel 1959, che aveva come protagonista uno studente, soprannominato Johnny perché amava la letteratura inglese. Johnny è un sottoufficiale dell’esercito italiano, come Fenoglio, sbandato dopo l’8 settembre 1943, che torna nelle Langhe da partigiano e vi muore nelle prime azioni della guerra partigiana.

Ne “Il Partigiano Johnny” Fenoglio riprende questa storia e la continua, introducendo il tema della “scelta”. Johnny, infatti, prima di diventare partigiano, si nasconde in una casa in collina acquistata dai genitori. Spesso, la sera, di nascosto, si reca ad Alba dove, in un bar, incontra due suoi professori del liceo, uno comunista, l’altro più moderato. Questi incontri lo aiutano a maturare la decisione di partire, a fare la sua “scelta”. Con la sua scelta si assume anche le sue responsabilità: prima si unisce al primo gruppo di partigiani che incontra, di ideologia comunista. Poi capisce di non trovarsi bene e e si unisce ai partigiani badogliani, soprannominati “azzurri”.

Il professore sottolinea che “Primavera di bellezza” e “Il Partigiano Johnny” dovevano far parte di un’unica grande opera, nelle intenzioni di Fenoglio.

Dopo vari studi, nel 2015 esce, col titolo “Il libro di Johnny”, una versione che ripristina l’iter narrativo del personaggio, dagli anni del liceo ad Alba alla guerra civile coi partigiani. Il protagonista rappresenta lo stesso Fenoglio: è la storia della sua vita.

Infine, il professor Porro ci dà un consiglio di lettura. Date le difficoltà di lettura delle opere di Fenoglio, ci consiglia di leggere: “Una questione privata”, che racconta una storia d’amore ambientata nel contesto della Resistenza. Anch’esso esce postumo nel 1964. Calvino disse che è il libro più bello legato alla Resistenza.

 

 

UTE: Classificare gli esseri viventi (Diana) – Le donne nella musica (Angela )

Il dr. Sassi, si sa, è un appassionato studioso di insetti, conosciuto in campo internazionale ed è un onore per noi dell’UTE poterlo avere come docente.

Nell’ultima lezione ha preso spunto dalle numerosissime specie di coleotteri oggetto della sua passione, per spiegarci come si arriva alla classificazione degli esseri viventi.

Il primo a porsi il problema di come è organizzato il mondo è stato Aristotele di Stagira che ideò una “Scala della Natura” in cui sono presenti tutti gli elementi : dal suolo, passando per le piante e gli animali fino ad arrivare all’uomo. Tale classificazione è stata ritenuta valida per circa 2mila anni, ma in essa non c’è l’idea di scala evolutiva.

Chi  intraprese l’impresa di classificare le specie viventi fu Linneo, che cominciò a dare loro un nome e a descriverle. Naturalmente non riuscì a completare il suo lavoro, infatti ancora oggi si scoprono continuamente nuove specie e i ricercatori seguono ancora le regole e il metodo di Linneo: per dare il nome si ricorre alla lingua latina e si usano due termini, di cui il primo indica il genere e il secondo la specie (nomenclatura binomia). La descrizione poi deve essere “essenziale”, cioè deve contenere le caratteristiche che rendono l’essere esaminato ciò che è, trascurando i caratteri “accidentali”. Per descrivere l’homo sapiens Linneo scrisse soltanto “Nosce te ipsum”.

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La professoressa di musica Maria Rosaria Cannatà ci presenta alcune donne musiciste che si sono distinte nella storia, ma che, purtroppo, proprio per il fatto di essere donne, non hanno lasciato traccia di sé e quindi sono, in gran parte, sconosciute. La docente parte dal Medioevo con Idelgarda di Bingen che nacque nel 1098 in Germania. Diventò monaca di clausura e Madre Badessa. Fu, oltre che musicista, anche scrittrice (scrisse alcuni libri che spaziavano tra varie discipline del sapere universale) e fu consigliera spirituale di personaggi famosi come Federico Barbarossa. Fin da bambina ebbe delle visioni divine. La sua opera principale è:” La sinfonia delle rivelazioni celesti”, insieme di 67 canti di lode verso Dio con testi tratti dalle sue visioni. Morì nel 1179 e nel 2012 fu dichiarata Santa e Dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI. Durante il Rinascimento troviamo Maddalena Casulana, compositrice, liutista, organista e cantante. Nacque a Siena e visse presso la corte dei Medici a Firenze, sotto la protezione di Isabella de’ Medici alla quale dedicò alcune opere. E’ ricordata perché è stata la prima donna ad aver pubblicato delle composizioni nella storia della musica occidentale. Un’altra musicista sconosciuta del Rinascimento è Anna Bolena, più nota per essere stata la seconda moglie di Enrico VIII, sovrano inglese che, per lei, provocò lo scisma dalla Chiesa Cattolica della Chiesa Anglicana. Fu accusata di tradimento dal marito e decapitata nella Torre di Londra. Mentre attendeva l’esecuzione compose una melodia dolce, delicata e malinconica intitolata: “O death, rock me asleep”. Il periodo Barocco ci consegna molte donne compositrici. La docente ricorda Francesca Caccini, compositrice, clavicembalista e cantante. Nacque da una famiglia di musicisti a Firenze. Scrisse madrigali, ballate e, cosa rara all’epoca, anche opere liriche. Fu una delle poche donne musiciste ben pagate per il periodo. Fondò anche una scuola di canto femminile. Troviamo anche Barbara Strozzi, compositrice e cantante. A lei sono attribuite otto collezioni di brani musicali. Figlia adottiva del famoso poeta e librettista Giulio Strozzi, collaborò sia col padre, sia con Cesti e Cavalli (famosi compositori). Fu cantante soprano e membro dell’Accademia degli Unisoni, fondata dal padre a Venezia, dove si organizzavano molti incontri culturali. Nelo stesso periodo ci sono: Elizabeth Jacquet de la Guerré, compositrice e clavicembalista francese; Anna Maria del Violin, violinista, compositrice e insegnante italiana, proveniente dall’orfanotrofio veneziano Ospedale della Pietà. Del periodo del classicismo ricordiamo: Maria Teresa Agnesi, clavicembalista e compositrice milanese; Marianna Martines, cantante, pianista e compositrice viennese, prima donna ammessa all’Accademia Filarmonica di Bologna; Maddalena Laura Lombardini, educata all’ Ospedale dei Mendicanti di Venezia, diventò violinista e compositrice; Maria Anna Mozart, sorella di Amadeus Mozart, molto brava, che però dovette interrompere la sua carriera per sposarsi. Nessuna sua composizione è giunta fino a noi. La docente nomina, infine, due musiciste del periodo Romantico: Fanny MandellssohnBartholdy, pianista e compositrice tedesca e Clara Wiek Schumann, compositrice e concertista molto attiva e pianista molto importante dell’era romantica. A 16 anni si innamorò di Robert Schumann, allievo di suo padre e famoso compositore, che sposò cinque anni dopo. Nel 1878 diventò docente di pianoforte al conservatorio di Francoforte. Dopo averci presentato tutte queste donne che si sono distinte come compositrici, musiciste e cantanti nel corso dei secoli, la nostra docente di musica ci ha esortato ad ascoltare alcune composizioni di queste musiciste, giacché lei, per problemi tecnici, non è riuscita a far partire la musica durante la sua interessante lezione!

 

Pellegrinaggio 2022

Crocifissione di Gaudenzio Ferrari

Domani andremo a Vercelli in pellegrinaggio nelle antiche chiese della città, che è, forse, poco conosciuta, ma ha una storia gloriosa : VERCELLI STORIA E ARTE.

Questo è il VI pellegrinaggio che il nostro gruppo organizza in periodo quaresimale mettendo insieme la bellezza della fede e la bellezza dell’arte.

Ciò che fa pensare è che dopo una siccità di quasi quattro mesi, noi troveremo la pioggia ad accompagnarci per le vie di Vercelli, ma sarà ugualmente bello trascorrere insieme una giornata immersi nell’arte e nella preghiera.

UTE: Leopardi: La ginestra o il fiore del deserto- Camilleri

La prof. Tatafiore proseguendo il suo discorso su Leopardi filosofo, ha analizzato per noi oggi l’ultima composizione del poeta recanatese, quella che può essere definita il suo testamento poetico e filosofico: LA GINESTRA.

E’ una poesia molto lunga e complessa, fatta di versi endecasillabi e settenari divisi in sette lunghe strofe; in essa il poeta critica aspramente la cultura del suo tempo e sostiene che la ragione coglie una verità fondamentale: tutto è nulla.

Leopardi si identifica con la ginestra che cresce sul pendio deserto del Vesuvio, cosciente del fatto che il vulcano potrà distruggerla, ma la ginestra si realizza nello spargere il suo profumo e nel mostrare la sua bellezza: Così è il poeta, che pur tormentato da grandi sofferenze, gioisce nel “cantare” la sua poesia.

La ginestra, fiore del deserto, resta impavida nel suo ambiente ostile; gli uomini invece per sfuggire all’orrore della morte si rifugiano nella fede in un principio divino che possa sottrarli al loro destino, si creano illusioni che sopravvivono alle delusioni e li inducono ad amare la vita nonostante tutto.

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Abbiamo ritrovato oggi una cara, vecchia conoscenza dell’UTE: la prof.ssa Granata. La nostra docente ci ha guidato alla conoscenza di un autore contemporaneo molto conosciuto dalla gente soprattutto per il personaggio del Commissario Montalbano: Camilleri., Questi ,però, autore di  114 libri, non ha solo raccontato storie di investigazione poliziesca, ma ha scritto anche romanzi storici molto apprezzati.

Dopo alcune brevi note biografiche, con le quali la docente ha sottolineato la poliedrica attività di Camilleri e la sua sconfinata creatività espressa soprattutto in età avanzata, la prof. Granata ha poi cominciato a parlre del primo romanzo dell’autore Siciliano: Il corso delle cose.

In esso troviamo già tutto il mondo di Camilleri: la Sicilia di Porto Empedocle (Vigata), la mafia, le feste di paese a carattere religioso, la caratterizzazione puntuale dei personaggi; c’è anche  il commissario di polizia siciliano,  che lascia trapelare il suo senso di superiorità, è insofferente delle pratiche burocratiche ed è intuitivo; capisce non solo le parole, ma anche i gesti, gli atteggiamenti.

Già in questo primo romanzo (respinto prima da molti editori  e poi pubblicato nel 1978 con grande successo) Camilleri introduce qua è là dei termini in dialetto siciliano, più capace di esprimere sensazioni e sentimenti.