Preghiamo per Roberto!

addio-a-roberto-bernasconi-per-15-anni-a-capo-di-caritas-diocesana_8df0f54c-a5d8-11ec-a61c-81a10342e8d6_1600_636_originalSolo Stamane abbiamo appreso la notizia della scomparsa di Roberto Bernasconi, per 15 anni direttore della Caritas Diocesana di Como e marito dell’amica Laura Casartelli consigliera provinciale del Centro Italiano Femminile di Como.

E’ una grande perdita non solo per la sua famiglia, ma anche per tutta la Diocesi: la sua opera a favore dei più bisognosi è stata  instancabile e preziosa.

Noi del CIF di Erba siamo vicine all’amica Laura e domani ci ritroveremo alle ore 14:30 al centro Cardinal Ferrari per un momento di preghiera comune.

UTE: La Sicilia Normanna: Cefalù e Monreale (sintesi di Diana) – Crisi e corruzione nella chiesa (Canto XI Par. – sintesi di Angela D’Albis)

Proseguendo la presentazione dei principali monumenti della Sicilia Normanna, la prof. Beretta oggi ci ha illustrato le cattedrali di Cefalù e di Monreale.

Cefalù è un piccolo centro situato in un paesaggio bellissimo. Una leggenda dice che re Ruggero II dopo un naufragio, fosse approdato sulle spiagge di Cefalù e che per questo abbia voluto costruirvi una cattedrale, che avrebbe dovuto diventare anche il mausoleo della sua famiglia.

La costruzione ha pianta a T, sul modello dell’abbazia di Cluny, e sulla facciata si innalzano due torri gemelle. Anche nella cattedrale di Cefalù si trovano elementi arabeggianti, elementi romanici e bizantini. Lo spazio interno  è diviso in tre navate ed è caratterizzato da una serie di colonne molto alte, da un transetto appena accennato e dalla mancanza di decorazioni sulle pareti laterali. Solo l’abside è riccamente decorata da mosaici di stile bizantino in cui l’oro crea luminosità sorprendenti. L’immagine che campeggia nella cupola rappresenta il Cristo Pantocratore (onnipotente); sotto è rappresentata la Vergine (mediatrice tra terra e Cielo) attorniata dagli Arcangeli e nel registro inferiore appaiono le figure dei profeti.

Monreale: la cattedrale di Monreale sorge proprio ai bordi della città di Palermo . Fu fatta costruire da Guglielmo II (nipote di Ruggero II) e fa parte di un complesso monumentale molto ampio. La facciata è simile a quella di Cefalù, anche se una delle due torri appare incompiuta. L’esterno delle absidi è estremamente curato e decorato con archi intrecciati e marmi di diversi colori. Il chiostro è tra i più belli che siano mai stati realizzati e l’interno è tutto uno scintillio di mosaici dorati che lasciano senza fiato.

Chissà se andrò mai a vedere questa meraviglia!

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L’argomento che prende in considerazione Don Ivano in questa lezione è quello della corruzione della Chiesa letta attraverso il giudizio critico di Dante. Questa corruzione è legata all’uso e all’abuso del denaro.

Don Ivano sottolinea che l’uso del denaro non è messo in discussione, perché serve per il sostentamento: il problema è l’abuso del denaro.

Dante esprime un giudizio molto forte riguardo a questo tema, perché vede in esso la rovina della Chiesa.

Ci parla di San Francesco e San Domenico e i loro ordini riformisti che, allargandosi, si sono allontanati dallo spirito originario e si sofferma soprattutto sul movimento francescano.

All’interno dell’ordine francescano, infatti, c’erano due correnti, quella “spiritualista”, che voleva un distacco completo dal denaro tanto da non volerlo neanche usare, e quella meno rigorista.

Quindi c’erano dei frati che volevano un’adesione assoluta, sia personale che dei conventi, alla povertà, come testimoniato dallo stesso San Francesco, e frati più moderati, che intendevano la povertà assoluta impegnativa per i singoli e ammettevano la possibilità dell’ordine di disporre di propri beni

Dante sposa la tesi “spiritualista”.

Però come si fa a sopravvivere?

Anche i Francescani, diventando un’istituzione, dopo la morte di San Francesco, avevano bisogno di una casa e di mangiare.

Purtroppo, l’uso scorretto dei beni che vengono dati attraverso le collette, le elemosine portano la corruzione anche nei movimenti dei Francescani e dei Domenicani.

Questi ordini, così chiamati dai nomi dei loro fondatori, sono detti anche “mendicanti” perché si sostengono grazie alle elemosine e alle offerte.

Nel canto XI e un po’ nel XII del Paradiso, Dante fa parlare due santi, San Tommaso D’Aquino, domenicano e biografo di San Francesco, e San Bonaventura, francescano e biografo di San Domenico. Il tema trattato è quello della “povertà” e di San Francesco viene evidenziato soprattutto il suo distacco dai beni materiali.

Don Ivano ci spiega anche la differenza tra “monaco” e “frate”.

I “monaci” sono quelli che vivono nei monasteri, nella solitudine delle loro celle, con pochi momenti in comune con gli altri monaci, coltivando la terra che circonda il monastero i cui frutti, oltre al loro sostentamento, vengono venduti al mercato per ricavarne profitti.

I “frati” sono quelli che vivono nei “conventi”, tutti insieme, e che escono a due a due per elemosinare o che lavorano per il loro sostentamento.

Purtroppo, anche nei conventi entra la corruzione, dovuta soprattutto al fatto che, per volere del Papa, i Francescani sono costretti a fondare un ordine, controllato direttamente dal Papa.

San Francesco, invece, voleva un movimento, un gruppo di frati che avessero come regola solo il Vangelo.

Nel canto del Paradiso sopra citato, Dante fa raccontare la vita di San Francesco a San Tommaso D’Aquino, domenicano, che sottolinea che Francesco fa un’alleanza (Sacrum Commercium), cioè “sposa” madonna povertà.

La figura di “madonna povertà”, inoltre, viene presentata come una figura allegorica simile alla donna angelicata del “Dolce stil nuovo”, come Beatrice per Dante.

All’epoca di Dante c’erano tre biografie di San Francesco, due non ufficiali, mentre la terza, quella di San Bonaventura, è ritenuta quella ufficiale.

Anche Giotto e i suoi allievi hanno “raccontato” la vita di San Francesco con i loro affreschi nella Basilica Superiore e Inferiore di Assisi.

Per concludere, Dante sottolinea, nei canti XI e XII del Paradiso, che la soluzione al problema della corruzione nella Chiesa e nella Società si trova nell’esempio di San Francesco, che conquista più di tutti i trattati e di tutte le istituzioni.

Dante, che era stato accusato ingiustamente di appropriazione indebita di denaro e, per questa colpa, bandito dalla sua città e condannato a morte in contumacia, sottolinea che l’accumulo di denaro è il male per eccellenza della società e della Chiesa.

Anche oggi abbiamo bisogno non tanto di cambiare le leggi o le istituzioni, ma di avere persone credibili e capaci di vivere dentro le istituzioni con lo spirito originario di san Francesco.

Nella prossima lezione, Don Ivano ci parlerà di un altro male che affligge la società e la Chiesa, di grande attualità e interesse come questo affrontato in questa lezione!

UTE: Psicopedagogia:La speranza certa.

La situazione attuale, in cui stiamo vivendo la coda della pandemia e ci si abbatte improvvisamente sulle spalle l’incubo di una guerra che potrebbe coinvolgerci, richiede certamente dosi ingenti di speranza.

Dobbiamo ripartire per andare verso una realtà che non potrà essere la stessa di prima: è risaputo che i nostri ragazzi che ora stanno per entrare in università, tra cinque anni si troveranno ad affrontare lavori che oggi non esistono ancora.

Durante la pandemia si è parlato molto di resilienza, cioè della forza serena  che ci permette di non soccombere nelle avversità ed è stato anche ribadito più volte che la fede rafforza notevolmente la capacità di resilienza.

Come tutti gli esseri viventi, l’uomo è dotato di istinto di sopravvivenza, ma ha in più in sé il desiderio della felicità;  in questi ultimi anni purtroppo, prima la pandemia e ora la guerra, hanno minato hanno minato queste due risorse e per questo è importante potenziare la nostra capacità di SPERARE.

La SPERANZA CERTA è una speranza rafforzata dalla fede in Qualcosa o Qualcuno di soprannaturale, cui affidarsi. A questo punto la dr.ssa Todaro ci ha ricordato la favola del bruco che voleva scalare una montagna e che riuscì a realizzare il suo sogno, diventando farfalla, proprio quando tutti pensavano che fosse morto.

La speranza entra in gioco quando ci si trova in difficoltà, ci spinge ad agire ed è sempre accompagnata dal timore che l’oggetto del nostro sperare non si realizzi.

La speranza riduce lo stress, migliora l’adattamento alle malattie e la qualità di vita, mettendo in moto le life-skills.

Nelle persone gravemente malate la speranza dipende da:

  • aspettative positive;
  • qualità personali;
  • spiritualità (fede)
  • obiettivi da raggiungere a breve termine;
  • assistenza fisica ed affettiva;
  • relazioni personali;
  • confort: essere liberi dal dolore.

Davanti a difficoltà gravi si può decidere di abbandonarsi alla disperazione o sperare: questo secondo modo di operare, ci spingerà a fare qualcosa, magari anche solo a fare un piccolo gesto o a elevare una preghiera e questo ci farà sentire meno impotenti.

Fa bene, la sera prima di dormire, pensare a qualcosa di positivo, secondo l’antico adagio che recita “Domani è un altro giorno”. Fa bene la mattina, quando ci si alza pensare al privilegio di essere vivi, di respirare senza fatica, di provare gioia e di avere persone da amare.

Chi è capace di speranza trova forza nell’affrontare un presente difficile,  ripensando alle cose belle della sua vita, inoltre ognuno di noi può dare affetto e  speranza agli altri.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute come benessere fisico, sociale, mentale e ha incluso l’importanza della spiritualità. La felicità non dipende da ciò che si ha, ma da come valuto ciò che ho e ho avuto.

Papa Francesco ha più volte parlato della speranza come capacità di STARE NELL’ ATTESA,  sapendo che anche i momenti difficili sono destinati a finire.

Può aiutare anche ricordare una massima di Madre Teresa di Calcutta: “Ieri non è più, domani non è ancora. Non abbiamo che il giorno d’oggi. Cominciamo!”

Anche chi non ha capacità di sperare può imparare a farlo, focalizzando la propria attenzione alle cose belle che sempre abbiamo attorno a noi.

 

All we are sayng

Ore 8:45 di venerdì 4 Marzo 2022 : tutte le radio italiane trasmettevano la stessa canzone di Jhon Lennon che dice : TUTTO QUELLO CHE STIAMO DICENDO E’ DAI UNA CHANCE  (OPPORTUNITà) ALLA PACE.
Certo non sarà questo a fermare Putin, ma è un segnale: nessuno in Italia vuole questa guerra che rischia di sprofondarci in un abisso senza fine.
Noi privati cittadini possiamo fare ben poco e ci sentiamo in balia della mania di grandezza di pochi uomini troppo potenti. Davanti a questa minaccia angosciosa l’Europa dovrà rendersi conto di aver perso tempo inutilmente dando ascolto ai piccoli egoismi nazionali dei suoi membri e dovrà accelerare sull’unione politica e non solo commerciale dei suoi membri.
In attesa di passi decisi in questa direzione non possiamo fare altro che cantare insieme
Two, one-two-three-four!
Ev’rybody’s talking ’bout
Bagism, Shagism, Dragism, Madism, Ragism, Tagism
This-ism, that-ism, is-m, is-m, is-m
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Hit it
C’mon, ev’rybody’s talking about
Ministers, sinisters, banisters and canisters
Bishops and Fishops and Rabbis and Popeyes and bye-bye, bye-byes
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Let me tell you now
Ev’rybody’s talking ’bout
Revolution, evolution, masturbation, flagellation, regulation, integrations
Meditations, United Nations, congratulations
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance
Ev’rybody’s talking ’bout
John and Yoko, Timmy Leary, Rosemary, Tommy Smothers, Bobby Dylan, Tommy Cooper
Derek Taylor, Norman Mailer, Alan Ginsberg, Hare Krishna, Hare, Hare Krishna
All we are saying is give peace a chance
All we are saying is give peace a chance (ripetere tante volte)

Al link qui sotto potete ascoltare la canzone cantata da Jhon Lennon

Con l’Ucraina nel cuore.

Ho appena portato un po’ di generi di prima necessità al punto di raccolta in via Lecco, presso il negozio della mia parrucchiera, Franca di Blustyle.

Non sono entrata, ma dalla porta ho potuto vedere che buona parte del locale è piena di scatoloni, pacchi e  buste. La gente ha capito la tragedia che si sta consumando alle porte dell’Europa e ha capito quanto sia critico questo momento, perciò cerca di dare una mano nel solo modo che è consentito a noi gente comune: donare alimenti, articoli per l’igiene personale, pannolini per bambini … e pregare.

Ogni giorno arrivano, tramite i social, tanti inviti alla preghiera e, aderendo a queste iniziative, ci si sente almeno meno impotenti. Ho incontrato ieri una mia amica che viene dall’Ucraina e aveva addirittura i lineamenti alterati dalla tensione e dal dolore di sapere i propri cari in pericolo.

Qualcuno dice che il governo non avrebbe dovuto inviare armi, ma pur essendo convintamente pacifista, penso che in questo caso l’invio delle armi equivalga a un atto di soccorso per chi non vuole soccombere nonostante lo strapotere dell’aggressore.

Stanno per iniziare delle trattative per risolvere la crisi, speriamo che prevalga il buonsenso e la buona volontà.

UTE: La Sicilia Normanna – Napoleone, Chiesa, Europa.

In un’affascinante lezione la prof. Beretta ci ha illustrato con dovizia di particolari un gioiello dell’arte normanna a Palermo: la Cappella Palatina all’interno del Palazzo Reale, testimonianza perenne di come nella Sicilia di quel tempo coesistessero culture diverse: il Sovrano non solo non le  mortifica, ma anzi le integra..

E’ da notare che nel 1130 i Normanni instaurano il loro governo sulla Sicilia, e su quasi tutta l’Italia meridionale e questo regno resterà territorialmente inalterato fino all’unità d’Italia.

Se all’esterno il Palazzo Reale non presenta nulla di particolarmente sorprendente, tutt’altro si può dire della Cappella Palatina, modesta per dimensioni, ma resa splendida dall’esplosione  di colori dei mosaici tipici dell’arte bizantina, in cui abbonda la luce dell’oro e la maestosa ieraticità delle immagini pensate per l’elevazione spirituale delle anime. Se le cupole del presbiterio  col Cristo Pantocratore , le figure dei profeti e degli evangelisti seguono lo stile bizantino, i pavimenti sono invece espressione dell’arte araba con  motivi geometrici variamente combinati e intrecciati. Anche il soffitto ligneo sulla navata centrale è di grandissimo pregio .

Tra tutti i paesi mediterranei  la Sicilia conserva  le più importanti testimonianze dell’arte araba.

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Dopo un breve pensiero sulla guerra in Ucraina, il prof. Cossi completa il discorso  sui rapporti tra Napoleone e la Chiesa, che diventano incandescenti quando l’imperatore vuole imporre al Papa il rispetto del Blocco Continentale per impedire che le navi inglesi attracchino ai porti italiani. Vista l’ostilità del Papa, Napoleone incamera i territori dello Stato Pontificio, il Pontefice risponde con la scomunica di tutti quelli che hanno contribuito alla fine del suo regno poi viene arrestato e portato come prigioniero in Francia dove resterà fino al 1814.

Questi anni di apparente sconfitta, determineranno invece una rinascita della Chiesa: aumenteranno sensibilmente le vocazioni religiose, si diffondono le scuole cattoliche di base e sorgono numerosissime congregazioni femminili.

Per Napoleone la religione fu solo uno strumento di governo e di potere.

NAPOLEONE E L’EUROPA.

Napoleone riuscì a battere le monarchie di molti paesi europei sostituendo i vecchi sovrani con alcuni dei suoi numerosi fratelli o con parenti o con generali a lui fedeli.

La sua parabola ascendente terminò però nel 1812 con la disastrosa campagna di Russia dove morirono seicentomila giovani di diversi paesi europei arruolati nella Grande Armata. Da quel momento il declino diventa sempre più evidente e Napoleone conobbe prima l’esilio all’isola d’Elba e la prigionia all’isola di Sant’Elena, seguita all’illusione dei “Cento giorni” e alla sconfitta definitiva a Waterloo.

Nel 1814 la Francia viene invasa, Napoleone e tutti i re da lui nominati vengono costretti ad abdicare e inizia così La RESTAURAZIONE.

 

Un pomeriggio interessante e le due ore di lezione sono volate via in un lampo.

 

UTE: Napoleone e la Chiesa (sintesi di Diana) – I profeti (sintesi di A. D’Albis)

Prima di affrontare il tema di oggi, il prof. Cossi ha dedicato qualche momento al tema della volta scorsa per completare il discorso su Napoleone e l’Italia.

Le conseguenze del periodo napoleonico in Italia sono di segno diverso: se da una parte ha inferto un colpo durissimo ai privilegi nobiliari e ai residui di feudalesimo ancora esistenti per favorire invece una nuova borghesia, dall’altra parte ha sempre asservito l’economia italiana a quella francese.

Il Blocco Continentale poi ha avuto gravi conseguenze sulla nostra produzione di tessuti, perchè non arrivò più il cotone che importavamo dall’Inghilterra, e sui nostri porti.

Riuscì ad asservire i nostri intellettuali blandendoli con prebende e favori e sottoponendoli a una severa censura. Impose una tassazione molto gravosa che provocò rivolte popolari in certi momenti (tassa sul macinato). Bisogna tuttavia riconoscere che riuscì a porre le basi per un modello amministrativo moderno.

NAPOLEONE E LA CHIESA.

Allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789, in Francia fu costituita una Assemblea Nazionale Costituente, che in un primo tempo non si occupò di problemi religiosi, ma quando il deficit dello Stato divenne preoccupante si pensò di sanarlo requisendo i beni del clero e degli ordini religiosi. In seguito fu emanata la Costituzione Civile del Clero con la quale si riduceva il numero delle Diocesi , si introduceva lo stipendio statale per i preti, che dovevano essere eletti dai cittadini, mentre i Vescovi dovevano essere eletti dai vescovi metropolitani (Arcivescovi); al Papa restavasolo il diritto di ratificare quelle nomine. Continue reading “UTE: Napoleone e la Chiesa (sintesi di Diana) – I profeti (sintesi di A. D’Albis)”

Poesia: La sera (R.M. Rilke)

Come una indefinibile fata d'ombre...
Vien da lungi la Sera, camminando
per l'abetaia tacita e nevosa.
Poi, contro tutte le finestre preme
 le sue gelide guance e, zitta, origlia!
Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
non si attentano ancora ai loro giochi!
Le madri stanno siccome regine.
 Cade di mano alle fantesche il fuso.
La Sera ascolta, trepida pei vetri:
tutti, all'interno, ascoltano la Sera.


Rainer Maria Rilke era il poeta preferito di Etty Illesum, di cui ho parlato a lungo in questo blog. Conoscevo di lui solo poche composizioni, ma vale la pena di conoscerlo meglio. In questa poesia personifica la sera (come ne (Il risveglio del vento" personifica il vento stesso). La sera viene dalla foresta. Molto suggestiva l'immagine della fata oscura che appoggia le sue guance ai vetri e scruta all'interno della casa, dove tutti si fermano ad ascoltarla