UTE: Il Parkinson – La peste in Camus

Scoperta nel 1817 da James Parkinson, la malattia che da lui ha preso il nome è la più diffusa tra le malattie degenerative dopo l’Alzheimer. Essa è caratterizzata da rigidità muscolare, tremori e bradicinesia (lentezza dei movimenti), difficoltà a iniziare e a terminare il movimento, disturbi dell’equilibrio, andatura impacciata e postura modificata. Tutto ciò è provocato dall’alterazione dell’equilibrio chimico del nostro cervello, che provoca una degenerazione neuronale della sostanza nigra.

Le cause: ereditarietà, lesioni cerebrali, fattori ambientali.. Tra questi ultimi troviamo l’esposizione ad erbicidi o metalli particolari e un’alimentazione troppo ricca di grassi animali. Sono state individuate come concause le encefaliti, le lesioni da trauma ed emorragie.

I sintomi sono diversi da persona a persona, ma è importante non trascurare i primi campanelli di allarme: tremolio di mani, braccia, gambe, mascella, viso, rigidità di braccia e gambe, lentezza di movimento, scarsa coordinazione e difficoltà di linguaggio, cambiamento di umore e di personalità. Un solo sintomo non ha significato.

Per prevenire l’insorgere della malattia è importante una dieta equilibrata, povera di grassi e zuccheri semplici, ma ricca di amidi e fibre.  E’ bene fare tre pasti principali con due spuntini intermedi.

La ricerca ha messo a disposizione molti farmaci, che  servono a controllare i sintomi, ma non possono arrestare  l’evoluzione della malattia.  Ci sono farmaci diversi per le varie fasi della malattia; la cura deve essere personalizzata ed eseguita sotto costante controllo medico, date le controindicazioni di tali prodotti.  E’ bene che il malato porti sempre con sè un documento che attesti la terapia cui è sottoposto.

Le cure sono più efficaci se si interviene tempestivamente. Ultimamente è stata introdotta una nuova terapia chiamata Gondola AMPS che prevede la stimolazione meccanica di due punti nella pianta dei piedi con beneficio per il movimento e l’equilibrio.

La lezione del dr. Rigamonti è stata molto interessante ed esaustiva e al termine i presenti hanno posto domande per ulteriori chiarimenti.

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Con la lezione di oggi si conclude il ciclo di lezioni che don Ivano ha dedicato alle pestilenze nella storia e nella letteratura.  Oggi è stato il turno della pestilenza raccontata da Camus nel suo libro più famoso: LA PESTE.

SE Tucidide e  Boccaccio hanno raccontato una peste vissuta in prima persona, se Manzoni ha raccontato una peste descritta in documenti storici, Camus ha raccontato una peste mai avvenuta, immaginata dallo scrittore e presa come metafora del male che affligge la società umana.

Camus ambienta il suo romanzo nella città algerina di Orano, ma  la cultura che permea il racconto non è quella islamica, ma quella occidentale degli occupanti francesi e il cattolicesimo di uno dei protagonisti: il gesuita Panelou. Non compaiono mai riferimenti ad ideologie o alla guerra che devasta il mondo mentre lui scrive la sua opera. Camus parla dell’ineluttabilità del male.

Il personaggio principale è il dr. Rieux, tormentato da un’inquietudine interiore derivante dal non saper dare un senso alla tragedia che sta vivendo, ma egli è al tempo stesso pienamente immerso nella sofferenza dei suoi concittadini: è nella solidarietà nel dolore che trova la forza per continuare a svolgere il suo ruolo. Padre Panelou non è un prete tradizionalista, ma è un cultore della scienza e della filosofia: rappresenta un cristianesimo esigente, lontano dal fanatismo e dai roghi del passato, ma lontano anche dal libertinismo moderno.

Devo a questo punto fare un piccolo appunto al nostro sempre bravissimo docente: forse per mancanza di tempo non ha potuto fare menzione della straordinaria capacità di scrittore di Camus, che ci ha regalato pagine di una bellezza sublime.

UTE: Leopardi secondo l’analisi di Severino – Napoleone Bonaparte (1^ parte)

LeopardiLa prof. ssa Tatafiore oggi ha voluto sopperire a una lacuna piuttosto frequente nei programmi scolastici, cioè ha voluto mettere in risalto l’aspetto filosofico dell’opera di Leopardi, conosciuto quasi esclusivamente come grandissimo poeta.

Il tema viene affrontato seguendo l’analisi di Emanuele Severino, grande filosofo contemporaneo. Punti di contatto con il Leopardi si possono trovare in Parmenide, in Eraclito, e nelle tesi del Nichilismo.

Per Leopardi la verità è tutto ciò che è destinato al nulla, ci può consolare la bellezza della natura. La vita è dolore  e l’uomo che ricerca un’ impossibile felicità è destinato a soffrire.

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Il prof. Cossi, visibilmente scosso dalla notizia, appena appresa, della morte di Cesare, legge un breve ricordo del nostro amico scomparso da poco.

Inizia poi la sua lezione ricordando che il noto storico Barbero afferma che per leggere tutti i libri scritti su Napoleone Bonaparte non basta una vita.

napoleone-e1565103124130-1200x1079Nato da una famiglia di antiche radici toscane, trasferitasi in Corsica, Napoleone ha come sua lingua madre l’italiano e imparerà il francese solo più tardi. Suo padre era stato un seguace di Pasquale Paoli ai tempi della rivolta dei Corsi contro la cessione alla Francia da parte della Repubblica di Genova, ma, una volta sconfitti i rivoltosi, papà Buonaparte si schierò con i Francesi e in seguito mandò Napoleone , ancora giovanissimo, alla scuola militare.

Allo scoppio della Rivoluzione del 1789, Napoleone se sta in disparte, poi si distingue invece nella difesa di Tolone dagli Inglesi e da lì comincia la sua fulminante carriera, che lo portò, sotto il Direttorio,  alla nomina di Comandante dell’Armata d’Italia. Quest’ultima , pur essendo male armata, sotto la sua guida conseguì notevoli successi (Campagna d’Italia 1796).

Nel 1799 è uno degli artefici del colpo di stato che porta alla fine del Direttorio e alla nomina di tre Consoli:il membro più influente è proprio Napoleone che presto diventerà Primo Console con titolo ereditario.

Napoleone fu espressione della borghesia e per tutelarne gli interessi (proprietà privata) in pratica liquidò la Rivoluzione Francese e prevenne le proteste dei più poveri, mandandoli in guerra. Quando però pose sul trono di Spagna suo fratello, la borghesia gli tolse il suo appoggio.

Fu certamente un genio dell’arte della guerra e seppe rinnovare l’esercito che era sempre stato comandato solo da nobili, Napoleone invece premia il coraggio e il valore e molti suoi generali provenivano dalle classi  più umili. Era poi bravissimo a motivare i suoi uomini, a farsi amare da loro  e a infondere loro coraggio .

Il suo tallone di Achille fu sempre rappresentato dalla sua numerosa e litigiosissima famiglia.

Alla prossima settimana la continuazione di questo interessante argomento.

Ute: QUI e ORA. (Dr.ssa Lucia Todaro)

La nostra bravissima docente inizia la lezione con una storiella: due boscaioli fanno una gara a chi taglierà più alberi nell’arco di una giornata di lavoro.

I due si mettono al lavoro di buona lena; il primo non si ferma mai, vuole vincere a tuti i costi e si impegna al massimo delle sue forze. Il secondo ogni ora di lavoro si ferma per qualche minuto. Alla sera contano gli alberi abbattuti e sorprendentemente il secondo ne ha tagliati un numero maggiore. Il primo non se ne  capacita e non riesce a capire, ma il secondo gli spiega che quando si fermava, non faceva altro che affilare la sua scure….

L’apologo insegna che è necessario fermarsi ogni tanto a riprendere fiato e a preparare gli strumenti che ci aiuteranno a riprendere con più vigore. Per fare questo occorre acquisire la competenza del QUI e ORA che non ha il significato dell’hic et nunc o del carpe diem dei latini,  ma quello di non immalinconirsi a rimpiangere il passato, di non angosciarsi per l’incerto futuro, ma di vivere intensamente e con consapevolezza il presente.

Bisogna imparare a concentrarsi su ciò che stiamo facendo (age quod agis dicevano i latini) conquistando una delle fondamentali life-skill: l’autoconsapevolezza. Essa porta alla conquista del benessere psicofisico, prevenendo le malattie.

In una diapositiva proiettata dalla nostra psicopedagogista si vede Snoopy che scrive” Non c’è  momento migliore di questo per essere felici” e allora impariamo a chiederci: Cosa sto facendo? Perchè lo faccio? Come sto vivendo questo momento?

Al fine di imparare a vivere con consapevolezza il presente, dovremmo esercitarci nella meditazione. E a questo punto la dr.ssa Todaro ci ha fatto fare un piccolo esercizio: fissare un oggetto qualsiasi a portata di mano e osservarlo intensamente per 30 secondi senza distrarci. Ripetere quotidianamente questo esercizio, concentrandoci su un pensiero, su un’idea o su un oggetto, per tempi sempre più lunghi ci aiuterà a vincere lo stress che ci viene dai mille stimoli cui siamo soggetti quotidianamente, ci aiuterà a restare più calmi, a prendere decisioni più chiare e giuste, a migliorare la nostra attività cardiaca.

Potremo essere più felici se sapremo dare il giusto risalto a ciò che di positivo ha la situazione che stiamo vivendo.

Si è felici quando facciamo qualcosa o ci accade qualcosa che ci gratifica. Siamo gioiosi quando siamo consapevoli che la vita è bella in qualunque situazione ci troviamo ed è un DONO  inestimabile. Chi ha fede poi  trova la gioia nel fatto di sapersi creatura amata da Dio.

 

Da “LA NOSTRA GENTE” : Inizio il mio lavoro con umiltà e impegno!

Traggo sempre dal giornale “LA NOSTRA GENTE” questo articolo scritto dalla mia bravissima pronipote Sabrina, neolaureata e neo- assunta. Che la sua testimonianza sia di esempio ai giovani che, come lei, si stanno affacciando alla vita perchè trovino il coraggio di affrontare le difficoltà che  inevitabilmente incontreranno.

SABRINA GILIOLI, Laurea Marketing e Organizzazione d’impresa La porta si è aperta: Inizio il mio lavoro con umiltà e impegno!

9 Dicembre 2021; finalmente sono giunta al mio tanto atteso traguardo: la mia laurea.

E’ stato un percorso complicato perché sappiamo che la vita non regala niente, ma che mi ha portato ad essere una ragazza sicura di sè e consapevole delle proprie capacità.

Il giorno della mia laurea non lo dimenticherò mai; è stato un momento ricco di emozioni dove ho percepito ancora più calore da parte di tutte le persone che mi vogliono bene.

Un momento che mi sono goduta fino all’ultimo secondo, un momento che mi ha aperto la porta per il mio futuro.
Non sono una persona a cui piace perdere tempo, il mio futuro l’ho iniziato a costruire il giorno dopo la conclusione di questo percorso. Tutt’ora lo sto costruendo con la mia costanza e determinazione che non mi hanno mai abbandonata e che mi auguro mi possano accompagnare per tutto il mio percorso di crescita personale e professionale.
Avevo un obiettivo prefissato, trovare un posto di lavoro che mi permettesse di mettere in pratica tutte le conoscenze apprese in questi anni universitari.
Così mi sono impegnata in questa ricerca con dedizione e senza perdermi d’animo.

Inizialmente pensavo che sarebbe stato pressochè impossibile trovare lavoro dopo un mese dal conseguimento del titolo, invece mi si è aperta una porta per il mio futuro che mi ha riservato una grande opportunità, e questa non me la lascio sfuggire. Non mi sono mai accontentata e perseverando dopo quattro colloqui è arrivato il quinto giusto.

Mi auguro di partire da qua con tanta umiltà, con tanto da imparare, ma con grande serenità. Infine auguro a tutti i miei amici, e anche a coloro che non conosco di credere in voi stessi, e lo dice una persona che ci ha sempre creduto troppo poco in sè.

Ponetevi degli obiettivi, ma soprattutto SOGNATE. Sognate in grande.

 

Da “LA NOSTRA GENTE” – Ricordando Ilva.

A Rolo, il mio paese di origine, viene pubblicato da moltissimi anni, grazie all’impegno di tante persone di buona volontà (tra queste io conosco e stimo molto Enrico Contini), “LA NOSTRA GENTE” un periodico di ispirazione cattolica. Nell’ultimo numero compaiono articoli che ricordano Ilva, mia sorella, venuta a mancare proprio un mese fa. Quello che segue è il ricordo delle figlie Alessandra e Monica.

IMG-20220117-WA0007Era gennaio 2018… mia madre, io, mia Zia Diana e la mia migliore amica partimmo per la Thailandia. Quando le dissi che sarei andata e le chiesi se voleva venire, mi rispose subito di sì, disse: “… ma quando mi ricapita di venire fino a lì, con te, alla mia età, a trovare la Vanna (Suor Giovanna Catellani)!” Mia mamma aveva 81 anni nel 2018, compiuti là il 19 gennaio. Credo che per lei sia stato il compleanno più bello della sua vita, festeggiare il proprio 81° compleanno in Thailandia, con le sue sorelle.

Si divertiva a constatare che era la più vecchia in tutto l’aeroporto! Mia mamma era così, giovane dentro, una donna moderna, intelligente, che amava leggere ed essere informata, era coraggiosa, accogliente, creativa, amorevole. Per noi era la donna più bella di Rolo: sia da giovane sia da donna matura era sempre bella ed elegante. Era un porto sicuro dove rifugiarsi. Terza di 5 figli iniziò a lavorare a 12 anni con la macchina da cucire, lavoro che ha svolto tutta la vita. La ricordo fino a tarda notte a confezionare o alla taglia cuci, perché di giorno era occupata con noi figlie. E con i soldi guadagnati comprava le stoffe per cucirci i vestiti. Ha amato la sua famiglia infinitamente e credo che noi siamo state la sua ragione di vita. Era orgogliosa delle sue figlie, prima di Alessandra e poi di noi gemelle. Ci ha amato più della Sua vita. Ci ha insegnato l’altruismo, l’ac- coglienza, la determinazione, a lottare senza lamentarci, a perseguire i nostri obiettivi “mirando in alto”, come diceva lei! Ed era orgogliosa anche dei suoi nipoti che adorava e che mi ha aiutato a crescere. Con l’esempio ci ha insegnato ad accudire gli anziani e a curare i piccoli. Mia mamma e mio papà hanno sofferto tanto nella loro vita, per le molte vicissitudini che hanno vissuto, per i tanti problemi che la vita ti presenta e hanno dovuto affrontare la sofferenza più grande che due genitori non dovrebbero mai vivere. E’ una sofferenza che non ti lascia più . Ma lei non ce l’ha fatto pesare, ha continuato la vita cercando di renderla migliore per noi. Pur in questa immane disgrazia ha continuato ad accudire i nipoti, a preparare pranzetti succulenti, a pregare, a vivere da cristiana.

Tutte le persone vicine e lontane che l’hanno conosciuta non la dimenticano, per l’umanità che emanava, per la simpatia, per l’altruismo e la disponibilità. Non ti dimenticheremo mai cara mamma, sei sempre con noi e ora til pensiamo felice insieme alla Laura e vicino al Signore!

Monica e Alessandra Bandini

Quella che segue è invece la poesia dedicata alla zia Ilva da mia figlia Grazia:

Non sarà facile lasciarti andare/ Tu che hai inondato i nostri giorni di tanti sorrisi/ Addolcito i nostri pasti con piatti sopraffini /Ricamato i nostri corpi con abiti eleganti /La tua allegria contagiosa più di ogni nostra tristezza / Sei sempre stata la più bella, come Marilyn Monroe/ Anche quando il fiore più bello ti è stato rubato /E col cuore tagliato a metà ci hai amato. La più bella sempre, anche col grigio nei tuoi occhi blu. (G.R.)

 

Una famiglia di famiglie.

E’ vero! Il momento non incoraggia gli incontri, ma se si tratta di avere l’occasione di ascoltare un’ apprezzatissima psicopedagogista che può suggerire idee valide per affrontare il difficile compito dell’educazione in questi giorni particolarmente complicati, credo che valga la pena, con tutte le cautele del caso, di superare timori e pigrizie.

Per questo invito soprattutto i genitori, ma anche i nonni e chiunque abbia interesse per i temi dell’educazione a partecipare domenica, 23 gennaio, nella parrocchia di Arcellasco, alle ore 16,  alla conferenza   di Lucia Todaro, sul tema: Una famiglia di famiglie.

Volantino Todaro

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Concerti di Capodanno.

Si è appena concluso il concerto tradizionale trasmesso dalla RAI dal teatro “La Fenice” di Venezia.

E’ stato bellissimo, emozionante, travolgente per la bravura dei musicisti, dei coristi, del corpo di ballo e dei due cantanti lirici menzionati nell’articolo linkato sopra.

Ma chi mi ha emozionato di più è stata la bravissima soprano sudafricana: ha eseguito pezzi di grande difficoltà con una apparente semplicità e una bravura degna delle più grandi cantanti liriche.
Nel brano “Una voce poco fa” tratto dal “Barbiere di Siviglia” ha veramente dato prova di grande valentia e ha sfoggiato grande tecnica e grandi capacità interpretative. Qui sotto copio il link a un video in cui lo stesso brano è interpretato magistralmente dall’indimenticabile Callas, che ha forse una voce più drammatica e morbida, ma la Yende ha dalla sua una freschezza e una gioiosità contagiose.

Appena terminato il concerto da Venezia la RAI ha trasmesso l’altrettanto tradiionale (direi storico)concerto da Vienna e quello che un tempo ritenevo un imperdibile evento beneaugurante per la vivacità delle musiche, oggi, al confronto con il concerto daa Venezia, mi è sembratp monotono, ripetitivo, manierato. Infatti i valzer, le marcette, le polke  viennesi sono musiche nate per far danzare una corte in cerca di distrazioni per cacciare la noia, la musica  lirica del repertorio veneziano è invece nata per raccontare storie e per commovere e ci riesce ancora benissimo.

Poesia: A mia sorella (Alda Merini)

Il nostro viale era il mattino,
silenzioso, mattino di aprile,
immote come fanciulle
scendevamo nell’aia
dei nostri sogni infiniti,
qualcosa ci consolava
la ridente e giocosa giovinezza,
eravamo come le capre
ci bastava un po’ d’erba
e un po’ di rorida acqua.
Adesso la tempesta ci avvelena,
e il nostro cuore é fatto sospettoso
dai mille pericoli di vita,
forse tremiamo per gli altri
ma in fondo siamo rimaste intatte
credenti in un Dio che non muore,
ma forse ci troveremo
oltre queste barriere
come angeli oscuri
che hanno patito la morte
ma che possono credere ancora
che oltre le mura del cielo
sorga una terra santa, edificante leggera,
la terra di tutti i fratelli.

(da:”la Poesia Luogo del Nulla”)

Ciao, Ilva! Buon viaggio…”.ma forse ci troveremo
oltre queste barriere
come angeli oscuri
che hanno patito la morte
ma che possono credere ancora
che oltre le mura del cielo
sorga una terra santa, edificante leggera,
la terra di tutti i fratelli.