Ricchi, super-ricchi e inquinamento.

Nel Vangelo di Luca si legge:

Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione.  Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame….

Ora a puntare il dito contro i super ricchi del pianeta non sono i fautori di una rivoluzione di tipo marxista, ma  IL CONVEGNO DI GLASGOW che denuncia come lo stile di vita dei super-ricchi del mondo non sia più sostenibile: anche se possono permettersi consumi inimmaginabili per i comuni mortali, non è detto, anche in questo caso, che tutto quello che è possibile sia anche lecito.

Una gran parte delle emissioni inquinanti è dovuta a una ristrettissima minoranza di nababbi, che ora si sono inventati anche il turismo spaziale che, in caso si diffondesse, potrebbe diventare un vero pericolo per l’ecosistema planetario.

Porre un limite alla tracotanza di certi super-ricchi dovrebbe essere uno dei primi punti nelle agende degli ecologisti di oggi.

 

Vergogna!!!

Dovevano sentirsi molto furbi quelli che percepivano il reddito di cittadinanza pur essendo proprietari di vari appartamenti o titolari di imprese!!! Chissà che goduria vedersi arrivare nelle tasche soldi rubati….

Quelli che ora sono stati scoperti si sentono ancora furbi? Dovrebbero chiudersi in casa per la vergogna: hanno derubato la collettività intera. Chi ruba in una casa, danneggia poche persone, chi ruba alla collettività danneggia tutti e soprattutto i più bisognosi, quelli che hanno davvero diritto all’assistenza e che potrebbero averne maggiori benefici se i disonesti non sottraessero loro le risorse a cui avrebbero diritto.

Chi si è vigliaccamente appropriato di soldi che non gli spettavano, non solo dovrebbe restituirli con gli interessi, ma dovrebbe finire in galera come chi rapina le banche.

53 anni in Thailandia.

Il 4 Novembre di 53 anni fa, nascevano due bellissime gemelle.Laura e Monica e intanto la loro zia Suor Giovanna, suora cappuccina 25enne, stava volando in Thailandia.

Ora le sue consorelle hanno preparato questo video per festeggiare la ricorrenza. Eccolo:

UTE: Dostoevskij: l’anima russa e l’eredità spirituale. (sintesi di A. D’Albis)

In occasione del bicentenario della nascita di Fedor Dostoevskij (Mosca 11/11/1821 – San Pietroburgo 9/02/1881), il nostro docente, Don Ivano Colombo, ci ha proposto alcune lezioni su questo autore con lo scopo di farcelo conoscere meglio e per stimolarci alla lettura delle sue opere. I lettori, di tutte le età, infatti, quando si avventurano nelle sue storie, hanno difficoltà a proseguire, Solo quando riescono a superare una certa soglia, i racconti di Dostoevskij avvincono.

Dostoevskij tenta, nei suoi racconti e romanzi, di scavare e far venire allo scoperto l’anima del popolo russo. La Russia, infatti, pur appartenendo geograficamente all’Europa non è uniformabile agli altri stati europei.

Dostoevskij critica spietatamente il mondo occidentale perché sta perdendo la sua “spiritualità”, sta smarrendo la sua “anima” e sta inseguendo la rivoluzione tecnologica e il miraggio della ricchezza. Da questo mondo senza “anima” e senza “fede” provengono i “demoni” che stanno corrompendo la Russia.

Dostoevskij è un” profeta” perché percepisce tutti i mali che affliggeranno la Russia. Egli va alla ricerca dell’anima russa scrivendo romanzi e non saggi filosofici, perché il suo scopo è di suscitare attenzione e riflessione nella gente comune e non solo negli studiosi e nei filosofi.

Altri autori suoi contemporanei hanno usato la filosofia nelle loro opere. Don Ivano ne cita alcuni tra cui Leopardi che ha trasformato in poesia le sue riflessioni sulla vita.

Dostoevskij usa il romanzo perché non vuole proporre ideali che si possano trasformare in ideologie e inventa personaggi che somigliano ai suoi lettori e che vivono i loro stessi problemi. Dostoevskij si identifica con le persone e non con le idee. Egli privilegia la visione interiore, identificandosi con i suoi personaggi e vivendone totalmente il loro dramma interiore.

Il docente passa, poi, a commentare un racconto di questo autore:” Il sogno di un uomo ridicolo”. Questo racconto parla di un uomo “ridicolo”, perché considerato tale dagli altri, che, arrivato a un punto di totale indifferenza, decide di suicidarsi. Tuttavia non lo fa subito. Una notte di novembre, decide di togliersi la vita, ma incontra una bambina che piange disperata e che chiede il suo aiuto perché la sua mamma sta morendo. Questo incontro lo salva: il dolore innocente è la nostra ancora di salvezza.

L’autore ci parla anche del “sogno” che è una visione più profonda della realtà e si proietta nel futuro.

Don Ivano conclude sottolineando che Dostoevskij è un “profeta”, non solo perché vede i riflessi negativi di certe ideologie per il suo Paese, ma anche perché avverte che la possibile “salvezza” viene dalla sofferenza innocente ed è universale.

Questa è la “speranza”.

Grazie, Angela!!!

Quand’ero piccola…

piazza di RoloQuand’ero piccola, sentivo a volte mio padre raccontare di essere andato nei paesi vicini con la sua bicicletta; allora parlava dello stradone di Reggiolo o di quello di Carpi e io, che non li conoscevo, me li figuravo nella mente come luoghi lontani e anche un po’ pericolosi.

Bisogna dire che a quel tempo ogni paese era una piccola comunità che poteva soddisfare tutte le proprie semplici esigenze entro i  confini del luogo di appartenenza.  In centro, un buon numero di negozietti offriva quanto poteva servire per ogni necessità che non fosse già soddisfatta attingendo all’orto, alla campagna, al pollaio….

Solo pochi possedevano un’automobile, ma erano anche rare le occasioni in cui si aveva bisogno di andare fuori paese.

Ora tutto è cambiato: in centro restano solo pochi esercizi commerciali e la gente con le auto raggiunge i supermercati e i negozi dei paesi vicini con grande facilità anche più volte al giorno. Ho come l’impressione che le persone si considerino ormai come appartenenti a un’unica grande comunità distribuita in più centri (sobborghi) abitati.

Un paese con i portici.

cropped-rolo-slide-2.jpgSono di nuovo a Rolo, il paese in cui sono nata e in cui torno sempre volentieri per ritrovare atmosfere, luoghi, persone a me care.

Ho scelto questa foto perchè, al primo sguardo, si capisce che ci troviamo in Emilia: qui ogni paese ha i suoi portici e le tante biciclette dicono quanto la gente usi ed ami questo mezzo di trasporto semplice ed ecologico, abitudine indotta anche dall’ assenza di dislivelli degni di nota.

I portici erano un modo di favorire i contatti tra la gente anche quando il maltempo o la canicola li avrebbero ostacolati.

Chissà se la conformazione del territorio, che favorisce gli spostamenti e gli scambi tra le comunità, abbia influito sul carattere e la mentalità della gente…. io credo di sì.

Qui è abbastanza naturale salutare anche chi non conosci; mi è successo proprio ieri all’arrivo: mentre scendevo dall’auto, un signore anziano, passando in bicicletta, mi ha salutato con un sorriso; in Brianza, dove abito da cinquant’anni, non sarebbe mai successo: lì il saluto te lo devi conquistare con anni di frequentazioni e buoni rapporti. Un saluto e un sorriso non ti cambiano la vita, ma ti aiutano ad affrontarla con più serenità.

Film: Tutte le mie notti.

E’ una storia che lo spettatore viene portato a conoscere man mano che i protagonisti si svelano per quello che sono in realtà, al di là di quello che appaiono al primo impatto.

Sara appare inizialmente una ragazzina testimone innocente della morte di un’amica. Veronica sembra solo una signora gentile che si prende cura di una ragazza spaventata, ma presto si viene a sapere che non è per caso che ha incontrato Sara: Veronica infatti è l’avvocato dell’uomo da cui Sara stava fuggendo. Per parte sua la ragazzina non è così ingenua e sprovveduta: è una baby- prostituta ed è stata lei a convincere l’amica a partecipare a un festino e sempre lei ha portato la droga che l’ha uccisa.

L’uomo che secondo Sara la stava inseguendo è in realtà un imprenditore in grave difficoltà che per concludere un contratto che può salvare la sua impresa procura delle giovani escort a un suo potenziale partner economico. Questi, dopo la morte della ragazza,  firma il contratto, in cambio del silenzio sulla sua presenza in quella stanza.

Sarebbe interesse di tutti cercare di occultare ogni cosa ed è quello che vorrebbe fare l’imprenditore – ricattatore, ma le due donne trovano  la forza  di fare la cosa giusta e si ritrovano insieme in un commissariato di polizia, unite dal bisogno di verità e di dignità.

Solo tre attori, solo una casa in penombra come ambientazione e pochissime scene in esterno e tutto accade in poche ore di notte, eppure il racconto si snoda in modo  tale che l’attenzione dello spettatore rimane incatenata fino alla fine.

Il titolo riprende le ultime parole di Sara. il pensiero della sua amica la accompagnerà tutte le notti.

Eufemino in tempo di pandemia.

Ero presente alla consegna dell’Eufemino, l’onorificienza attribuita ogni anno alle persone o alle associazioni che si siano distinte per i loro servigi alla città.

Quest’anno non era possibile non premiare la FONDAZIONE GIUSEPPINA PRINA e la PROTEZIONE CIVILE di Erba e dei Comuni consorziati.

La pandemia infatti ha impegnato la RSA cittadina nella strenua difesa dei suoi ospiti: è stata una vera battaglia che ha richiesto il sacrificio e l’abnegazione di tutti gli operatori: dai medici, agli infermieri, agli animatori, agli inservienti, al personale amministrativo.  Lo stesso vale per la Protezione Civile e per i suoi volontari che sisono prodigati per mitigare i disagi durante il lockdown e per far funzionare l’hub vaccinale di Lario Fiere.

I discorsi delle autorità e dei rappresentanti degli enti premiati hanno ben messo a fuoco il debito di riconoscenza della città verso di loro e verso tutte le organizzazioni che si sono impegnate per fronteggiare l’emergenza pandemica e alle quali è stata consegnata una targa ricordo.

Un riconoscimento è stato dedicato anche a un operatore di Protezione Civile, che, dopo aver contratto il virus in servizio, è poi deceduto. A ritirare la targa erano presenti i figli e  la vedova commossa fino alle lacrime e in quel momento anche tra i presenti c’era chi ha dovuto ricorrere al fazzoletto per asciugarsi gli occhi.

Una nota gradevole era costituita dall’orchestra dei ragazzi della Puecher, che ha eseguito piacevolmente pezzi di autori moderni.

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Alin attesa
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